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Autore: CiccioBaslardo    02/09/2012    0 recensioni
Un picolo esperimento.
Ho mischiato dei personaggi di un GDR ad un'ambientazione di cui sono innamorato.
Vediamo che scappa fuori^^
Spero vi piaccia...
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Lumia osservava il celo stellato della notte.

Era sorpresa. Non per la bellezza della volta celeste, che regalava un magnifico panorama illuminato e pulito, ma per un bagliore che non aveva percepito fin a quel momento.

Era insolito, solo i suoi occhi rossi rubino potevano vederlo.

In quella magnifica distesa di stelle brillavano i fuochi della vita vissuta… in quella distesa di stelle c'erano delle anime.

Anime molto potenti, con una forza che superava d'infinite volte il sue ancora grezze abilità.

Erano maestose presenze luminescenti.

 

"E' il paradiso?"

 

Il golem, seduto per terra accanto alla bambina, riusciva a percepire la sensazione di incredulità e stupore che emanava l'anima della sua padrona.

Credeva che fosse dovuto a quel magnifico celo sotto cui erano seduti, eppure c'era una tonalità di paura in quell'emanazione.

Lui non poteva verde quello che stava osservando la piccola.

 

-Che le prende mastro? Ha visto qualcosa che non le piace? … posso fare niente per soffocare le sue angosce?-

Il suo tono, anche se freddo e distaccato, era sempre premuroso come al solito. Certo, una premura forzata dal legame che lo incatenava a quella negromante, ma era simulata in modo impeccabile. Sembrava oltremodo reale.

 

-No Mario, sto solo guardando le stelle. In questo posto tutto è così bello. Che ci faccio io qui? Che ci fanno due mostri come noi in questo paradiso?-

La bambina fece precipitare lo sguardo fino a farlo schiantare al suolo, a fissare le sue scarpette di un nero lucido.

Era di nuovo triste.

-Credevo che i mostri dovessero stare all'inferno. Perché sono diversa? Perché mi è stato concesso tutto questo bene? Mario…-

I suoi occhi cominciarono a pizzicargli. Stava per piangere.

-Perché sono un mostro?-

La bambina si alzò di scatto ed andò ad abbracciare il suo unico "amico"

Il non morto, spinto dal desiderio d'affetto della sua padrona, ricambiò l'abbraccio in modo tenero.

Lumia sapeva che quel giocattolo non poteva provare emozioni, e che non aveva la ben che minima idea di quello che stesse facendo, o del perché, ma a lei bastava. In quel momento gli serviva solo un caldo abbraccio… e lo ricevette.

La sua quasi costante tristezza aveva in ogni momento la stessa fonte: ogni giorno ed ogni notte, poteva sentire le anime che aveva divorato agitarsi dentro di lei e piangere di disperazione.

Si vergognava di quello che era costretta a fare per sopravvivere. Si detestava.

Come poteva continuare a vivere in quel modo? Eppure, a costo della dannazione, non voleva smettere di sperare.

Indifferentemente da ogni altra bambina, sognava di venir un giorno liberata da quel supplizio che era costretta a vivere. Di venir librata dal suo principe azzurro… il suo "fratellone".

Già, il suo 'fratellone'. Il ricordo di lui che la minacciava non la faceva stare meglio.

 

La piccola negromante piangeva. Piangeva le sue lacrime, e quelle di coloro che continuavano a vivere in lei.

Era come se in ogni momento tutta la disperazione dei suoi prigionieri ricadesse sulla sua fragile schiena.

Un giorno si sarebbe abituata a tutto questo. Un giorno si sarebbe rassegnata ad essere in parte demone. Il suo lato umano non poteva accettarlo, ma avrebbe dovuto. Avrebbe dovuto farlo per sopravvivere.

Si, Lumia non voleva morire.

Aveva tante cose da scoprire, aveva molte strade da percorrere e sensazioni da provare. Anche se in modo "sbagliato", voleva vivere.

 

-Mario ti prego… aiutami. Aiutami a rimanere umana ancora per un po'-

Sapeva che chiedere aiuto ad un pupazzo era patetico, ma come ogni bambino solo, anche lei aveva bisogno di un amico immaginario su cui sfogare il suo dolore.

-Lo farò-

Fu la gelida riposta del non morto.

Una risposta che la piccola non avrebbe mai voluto sentire pronunciata in quel modo.

Lo sapeva: era sola… ma cosa poteva fare?

Si addormentò tra le braccia del suo unico "amico" cercando in quel sonno forzato un attimo di riposo.

I sogni erano sempre così candidi e pieni di tranquillità.

In pochi attimi si rintanò in quel posto sicuro e senza preoccupazioni.

Il suo viso tornò liscio, senza l'ombra d'alcuna tristezza.

 

Il mostro accarezzava dolcemente i capelli della sua padrona. Era un gesto forzato dal bisogno d'affetto della piccola che stava dormendo tranquillamente tra le sue braccia.

Ad un tratto capì cosa stesse osservando la mezzo demone dagli occhi scarlatti.

Delle strane ombre danzavano sopra di loro, ad un'altezza irraggiungibile persino per lui.

Erano le anime di chi vegliava a protezione di quel luogo così magnificamente strano.

La danza non era affatto gioiosa. Sembrava più tosto che nelle piroette ci fosse una tristezza ed una rabbia che affliggeva i loro cuori.

 

-Cosa farete ora, maestosi danzatori della notte? Cosa affligge i vostri sentimenti in questo modo così violento?-

Il golem parlava con la coscienza di non poter essere ascoltato da quelle essenze così lontane. In realtà, quelle erano domande che si poneva da solo. Era preoccupato.

Anche se infinitamente distanti, la loro potenza poteva essere percepita senza alcuno sforzo. Come se quelle figure in realtà fossero la proiezione di una forza che si estendeva dalla terra, fino a quell'irraggiungibile altezza.

-Siamo stati noi ad agitarvi in questo modo?-

Il golem continuava a chiederselo, e più ci pensava, più era in  pena per la sua padroncina.

Se quelle anime avessero deciso di porre fine alle loro esistenze, nemmeno lui l'avrebbe potuta proteggere da quella furia.

 

-La vostra unica via d'uscita per questo mondo… è la fine di tutto-

Una voce possente risuonò in tutta la savana. Il suo tono, anche se pacifico, stava parlando di morte.

-Non potete restare, e se farete ritorno al vostro mondo, queste terre verranno distrutte. Non possono permetterlo. Prima che possiate nuocere ulteriormente a questa vita, loro vi distruggeranno- continuò la voce.

-Cosa volete da noi- sussurrò il golem.

-Non dovete temere me. Io voglio solo aiutarvi. Se volete tornare indietro dovete fidarvi di me e fare ciò che vi dico- disse la voce.

-Hai appena detto che l'unica via d'uscita è la morte… e noi dovremmo fidarci di te?- rispose il golem.

-Se mi ascolterete, vi farò tornare indietro senza che le vostre entità vengano distrutte. Tutto a suo tempo. Per ora dovrete cercare coloro che sono arrivati dal vostro mondo con voi e fare in modo che non possano più far del male a nessuno. Quelli più vicini a voi sono un umano ed un demone che vive nelle ombre. Dirigetevi verso l'albero che vi è dinnanzi e proseguite in quella direzione. Li incontrerete presto-

Dopo quelle parole, una folata di vento quasi innaturale, si levò da terra e la voce scomparve.

Il golem non si fidava, ma se avesse potuto incontrare altri che provenivano da Nova Lenora, probabilmente avrebbero potuto saperne di più su tutto quello che stava accadendo.

 

-Dormite pure cullata dai sogni mia padrona, domani sarà una giornata dura.-

  
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