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Autore: Neko9    02/09/2012    2 recensioni
Sasuke: cupo, serio e abile nuotatore.
Naruto: allegro, spensierato e con una singolare passione.
Due ragazzi e due obbiettivi completamente diversi, ma una sola promessa. Da mantenersi al 30° Kilometro.
[estratto]
“Sai qual è il mio sogno, Sas’ke?” gli chiese, un lieve sorriso a curvargli le labbra.
Il corvino continuò a fissarlo, apatico. “Illuminami” disse, sarcastico.
Il sorriso sul volto di Naruto si ampliò, fino a diventare spropositato. Quasi avesse preso in senso letterale l’affermazione svogliata del proprio amico.
“Sono le Olimpiadi, le Olimpiadi!”

[SasuNaru Friendship]
Genere: Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Al 30° Kilometro



Tarda Primavera

La prima volta che aveva incontrato Naruto era stato sul tetto della scuola. Vi si era rifugiato per scampare alla masnada di fan-girl che – puntualmente anche quel giorno – aveva cercato di rapirlo per passare insieme a lui la pausa pranzo. E non era certo finito in compagnia migliore!
Non l’aveva notato subito. Forse per la foga della corsa o forse perché semplicemente non aveva guardato bene. Comunque sia si era seduto, con un sospiro soddisfatto, ed aveva estratto il proprio bento e le bacchette. Poi, giunte le mani, aveva chinato il capo mormorando un lieve “ittadakima…”
“Sei Sasuke Uchiha, vero?” interrotto da una voce allegra, fin troppo per i suoi gusti, che veniva dall’alto. Aveva alzato lo sguardo, incontrando così un paio di occhi cerulei e degli sfolgoranti capelli biondi – così strani per un giapponese – che l’avevano come abbagliato.
Il ragazzo aveva sorriso, scendendo da in cima alla costruzione che dava accesso al tetto con l’agilità di un gatto, e si era presentato “Io sono Naruto! Uzumaki Naruto!”
Ancora non poteva sapere quanto quell’incontro gli avrebbe stravolto la vita.
Al giorno presente – due settimane dopo – pranzare sul tetto era diventato come un rituale. Sasuke non aveva altro posto in cui andare e, a quanto pareva, lo stesso valeva per Naruto.
“Hey, Sasuke-san! Posso darti un soprannome?” gli chiese il biondo, seduto al suo fianco in attesa dello scadere dei fatidici 3 minuti, bacchette alla mano pronto a gustarsi il ramen istantaneo al pollo che si era portato da casa. Non era al miso – gusto preferito del ragazzo – solo perché al supermercato, quando era andato a comprarlo, aveva scoperto con somma disperazione che l’avevano finito. Però il “chicken ramen” aveva un bel jingle pubblicitario, quindi perché non provarlo?
O almeno così era stato riferito a un disinteressatissimo Sasuke, che rispose al biondo senza nemmeno alzare gli occhi dal proprio pranzo.
“No”.
Naruto s’inbronciò “Ah! Sei cattivo! Io pensavo a Sas’ke!” gli disse, scoperchiando il proprio pranzo, finalmente pronto.
Il corvino sollevò appena il capo, quel tanto da lanciargli un’occhiata di fuoco “Non ti azzardare, dobe”
L’altro strinse la presa attorno al proprio ramen, guardandolo offeso “Non chiamarmi così, teme! Come diavolo fai ad essere tanto popolare col carattere che ti ritrovi? Sei peggio di un cane rognoso col mal di denti!” inveì, voltandosi dall’altra parte.
Sasuke non commentò, ormai abituato agli strani paragoni dell’altro e si godette la pace momentanea che regnò fra loro, sapendo che non sarebbe durata a lungo. A quanto aveva imparato, Naruto non era uno capace di tenere la bocca chiusa per molto tempo.
“Si vede che il tuo sport è il nuoto, sai?” tornò all’attacco, infatti, meno di cinque minuti dopo. La tazza di plastica del ramen finito abbandonata davanti a sé.
“Ah sì?” non che fosse in vena di conversare, ma visto che la solita tecnica del non prestare attenzione, con Uzumaki, non funzionava, magari a fare l’interessato se ne liberava ben prima. E comunque col pranzo aveva quasi finito, quindi ancora pochi minuti di tortura.
Naruto lo guardò stupito per qualche istante, poi sorrise – con quel suo sorriso bianchissimo ed enorme, praticamente accecante – ed annuì con foga. “Sì, sì! Si vede dal tuo fisico!”
Sasuke non poté evitare al proprio viso di assumere un’aria confusa e un po’ terrorizzata. L’ultima volta che qualcuno gli aveva detto una cosa simile era stata una ragazza – un Ino qualcosa – che poi gli si era appiccicata addosso e aveva cominciato a palparlo, neanche fosse una piovra. Aveva seriamente rischiato di macchiarsi di omicidio quel giorno, se non fosse stato per un amico della ragazza – Shikamaru Nara, un tipo tranquillo e assolutamente non fastidioso – che aveva provveduto a staccargliela di dosso, per quanto sbuffando.
Il biondo rise, probabilmente per la sua espressione “Non scherzo, hai le spalle larghe e la vita stretta, come tanti nuotatori! Scommetto che le ragazze svengono quando vedono la tua schiena!” disse, alzandosi.
Sasuke sospirò internamente di sollievo, richiudendo il proprio bento e tirandosi su a sua volta. Si spazzolò un po’ i pantaloni della divisa, per togliere la polvere, poi ghignò rivolgendosi al biondo “Tu invece sei proprio mingherlino!”
L’altro non sembrò prenderlo come un insulto, ma anzi parve quasi gonfiare il petto, orgoglioso. “E’ perché sono un maratoneta. I nostri muscoli non devono esprimere potenza, ma resistenza!”
Sasuke lo guardò con tanto d’occhi. Non poté evitarselo: Naruto – il biondo, lagnoso, chiacchierone Naruto – un maratoneta. Non riusciva proprio a figurarselo in uno sport dall’aria così seria e impegnativa. Gli veniva quasi da ridere, cosa che gli fece portare una delle sue mani alla bocca per impedire che un qualunque suono ve ne uscisse. Non era nel suo stile, in fondo.
L’Uzumaki, però, lo notò e se ne offese “Non crederci, se ti pare, teme! Ma son capace di correre tanto bene quanto tu nuoti!” gli disse, prima di scappare verso la porta e scomparire, sbattendola alle proprie spalle.
Più tardi, quello stesso giorno, uscito dalla piscina dopo il consueto allenamento, si ritrovò a prendere una strada diversa rispetto alla solita. Senza nemmeno saperlo si era diretto nella direzione del campo d’atletica ed ora lo stava costeggiando, non potendo più negare a se stesso di essere curioso.
L’estate imminente aveva impedito alla sera di allungare di già le sue ombre sul terreno, ma nonostante questo l’ora era tarda e il campo appariva deserto. Stava già per andarsene, con un “quel dobe!” bofonchiato a denti stretti, quando lo scorse.
Forse era suo destino non notarlo mai, le prime volte, o forse al solito non guardava abbastanza attentamente, troppo abituato a tutto ciò che lo circondava.
Naruto era là, sul campo che correva. Adesso che lo vedeva in maglietta e pantaloncini poteva dire che aveva sì dei muscoli, ma diversi dai suoi, come allungati, affusolati, tirati dalle lunghe ore passate a correre sotto il sole, morente che fosse, e magari in ogni clima.
Forse era anche per questo che il biondino era così abbronzato.
Si fermò ad osservarlo per qualche istante, fino a che l’altro ragazzo non rallentò – passando dalla corsa a una camminata rapida e poi a una più lenta – fino a fermarsi e cominciare gli esercizi di scarico.
Decise di avvicinarsi.
“Non l’avrei mai detto, dobe” l’altro non doveva averlo notato perché sussultò, tirando su il capo ma sempre tenendo il quadricipite in allungamento.
“Teme! Che ci fai qui??” gli chiese, guardandolo con sospetto e cambiando gamba.
L’altro scrollò le spalle “Ho finito da poco allenamento e ho deciso di verificare se fosse vero il tuo essere un ‘maratoneta’. E a quanto pare lo è, per quanto trovo strano che tu corra solo attorno a questa pista.”
Naruto non lo guardò tornando a concentrarsi sui propri esercizi di allungamento “Corro su strada il sabato, quando non c’è scuola. Visto che qui non c’è un preparatore atletico per le distanze che percorro io, devo accontentarmi di usare il campo perché lasciare il plesso scolastico senza un accompagnatore pare sia fuori questione.” gli rispose, stranamente serio, sedendosi a terra, le gambe dritte davanti a lui.
“Se mi avessi detto che eri nel club di atletica leggera, avrei pensato fossi un centometrista.”
Il biondo rise a questa sua uscita “Lo dicono tutti! Ma è vero, almeno per quanto riguarda il passato.” Sasuke non disse nulla, sedendosi semplicemente al suo fianco. L’altro lo prese come un segno di interesse e proseguì. “Mi è sempre piaciuto correre ed era naturale che finissi a fare lo ‘sprinter’. Adoravo andare alla massima velocità e il vento fra i capelli, ma la cosa migliore era la sensazione di essere vivo che tutto quello mi dava.” Si girò un poco verso il proprio interlocutore e al contempo portando una gamba dietro a formare un angolo retto con quella rimasta stesa. “credo sia un po’ come per voi nuotatori all’ultima vasca. L’adrenalina, la fatica, il terreno sotto i piedi, il fiato corto, gli altri. Sono cose che scompaiono e si vede solo la fine. Il traguardo. C’è qualcosa in quell’istante che ti fa capire che davvero esiste, non so come spiegarlo fino in fondo.”.
Sasuke ripensò ad alcune delle ultime competizioni e suo malgrado annuì. Era strano trovarsi d’accordo con il biondo. Molto strano. “Poi?” chiese, per distrarsi e in parte sinceramente curioso.
“Poi ho scoperto qualcosa di migliore.” Rispose semplicemente il biondo, enigmatico.
Sasuke alzò gli occhi al cielo, rialzandosi. “Dove vai?” chiese il biondo, finendo il proprio allungamento.
“A casa.” Rispose, cominciando ad avviarsi.
“Hey teme, aspetta! Posso venire a fare il tifo per te, al prossimo campionato dei licei?” lo inseguì la voce del bondino, alta e allegra come sempre. Il corvino non si voltò ma scrollò le spalle, alzando un braccio in segno di saluto “Fai come ti pare, dobe!”
Non poté vederlo, ma immaginò la rabbia che si fece spazio sul volto dell’altro mentre questi gridò un “Spero allora che affoghi, Uchiha!” che l’avrebbe fatto sorridere, fosse stato un’altra persona.


Autunno

Sasuke chiuse il getto d’acqua con uno scatto nervoso. Uscendo dalla doccia, afferrò il proprio asciugamano con rabbia e se lo legò in vita con rapidi gesti, recandosi poi verso l’armadietto che gli era stato assegnato per ritirare i propri abiti e – finalmente – rivestirsi.
Il torneo era andato male. Anzi, peggio che male, in modo orrendo.
Non aveva vinto nulla, nonostante si fosse allenato duramente e tutti i suoi tempi ultimamente registrati fossero di gran lunga superiori alla media. La sua performance era stata pessima, per non dire imbarazzante, e aveva condotto la sua squadra al fallimento.
Era arrivato terzo in una delle gare e secondo nell’altra, ma non era una consolazione sapendo che lui – quelle due stramaledettissime gare – avrebbe potuto o meglio dovuto vincerle ad occhi chiusi.
Ignorò quasi totalmente i propri compagni, salutandoli giusto di riflesso, e rispose distrattamente ai saluti cortesi dei vari avversari, nonostante non fosse proprio in vena.
Voleva uscire di lì.
Appena le porte di vetro sbatterono dietro di lui, prese una grossa boccata d’aria fresca per riempirsi i polmoni di qualcosa di diverso dal cloro. Il cambio di ambiente lo fece sentire subito meglio.
“Che ti è successo là dentro, teme?”
Tutto l’effetto benefico svanì completamente al sorgere di quella voce. “Dobe.” Ringhiò a denti stretti, girando a malapena il capo alla propria sinistra e inquadrando così il biondo, appoggiato contro il muro della piscina, le braccia conserte.
“Il mio non era un insulto, Sas’ke! E’ solo che so che puoi fare molto meglio di così!”
Il corvino non rispose e prese a camminare velocemente, Naruto che con un colpo di reni si staccò dalla parete e cominciò a seguirlo, senza alcuna difficoltà a tenere il passo.
“Hey! Hai intenzione di continuare a non rispondermi?” gli domandò il biondo “Eppure lo sappiamo entrambi che non sei stato in grado di dare il meglio di te!”
Sasuke si fermò, girandosi verso quello che coi mesi stava pian piano diventando un suo amico. “Non lo so! D’accordo?” sbottò, infine, voltandosi poi dall’altra parte per non doverlo guardare. Aveva mentito, perché in parte sapeva cosa fosse che non andava.

“Sasuke, l’ansia da gara
non può penalizzarti in questo modo.
Itachi non ha mai avuto problemi, non capisco come
tu che sei suo fratello…”
“Itachi-sempai avrebbe vinto senza sforzo.”
“Siamo fortunati che l’Uchiha maggiore si sia
già diplomato, o sarebbero stati guai.
Questo è una mezza cartuccia. ”

Naruto al suo fianco sospirò. “E’ per tuo fratello, vero?”
Il corvino si voltò di scatto nuovamente verso di lui, gli occhi grandi per lo stupore “E tu come diavolo…?”
L’altro sorrise, portandosi un braccio dietro la testa, a grattarsi nervosamente la nuca in un gesto che indicava chiaramente il suo imbarazzo. “Ho fatto qualche ricerca.” gli disse, prima di incrociare le braccia ed aggiungere “E poi frequento la tua scuola, teme! E’ difficile non notare il grosso trofeo nella bacheca dell’ingresso. Lo vinse lui, no?”
Sasuke annuì, riprendendo a camminare lentamente, spostando il borsone dietro la schiena per poter mettere le mani nelle tasche.
Itachi. Il suo fratello perfetto: ottimi voti, di bell’aspetto, bravissimo anche nello sport. Aveva cominciato a nuotare proprio per ammirazione, per poter un giorno battersi contro di lui o gareggiare nella sua stessa squadra. E invece…
“Itachi ha lasciato il nuoto dopo essere entrato all’università. Al momento i miei tempi sono pari ai suoi, ma ogni volta che c’è una gara è come se fosse lì a dirmi che non è mai abbastanza.” Mormorò più a se stesso che altro.
Il biondo lo osservò in silenzio per qualche istante, poi lo copiò mettendo anche lui le proprie mani nelle tasche e alzò il capo verso l’alto.
“Sai, prima, sugli spalti, ho avuto modo di osservarti bene. Quando ancora ti preparavi alla partenza avevi uno sguardo strano, come se ti dovessi sfidare contro un nemico invisibile.” Fece una pausa “Ti da fastidio che tuo fratello abbia mollato, vero? Perché così non potrai mai sapere se poteva migliorare ancora e non avrai mai la sensazione di averlo superato, giusto?”
Sasuke si ritrovò stupito per la seconda volta. Come poteva il dobe leggerlo così a fondo?
Naruto rise. “Poi sono io lo stupido!”
Qui si infuriò “Che cazzo dici, usuratonkachi!?”
L’altro sorrise ancora – sembrava aver una passione per i sorrisi, ne faceva così tanti che ormai avrebbe dovuto fargli male il viso – e gli poggiò una mano bronzea su una spalla.
“Perché nuoti?” gli chiese.
“Che senso c’è in questa domanda, adesso?”
Il biondo scosse il capo “Rispondimi. Perché nuoti? Per battere tuo fratello?” gli domandò ancora, più serio. Sasuke restò in silenzio.
L’Uzumaki allora gli diede una lieve pacca sulla spalla e lo lasciò andare. “Allora non migliorerai e non raggiungerai mai il tuo obbiettivo.”
Il corvino si sentì offeso a questa nuova affermazione e strinse le proprie mani a pugno. Gli formicolavano e se non si fosse contenuto sarebbe potuto saltare addosso all’altro senza problemi e sfogare su di lui la propria rabbia. In fondo Naruto era così mingherlino…
“E’ perché il tuo sogno è troppo piccolo!”
Sasuke lo squadrò per qualche istante, prima di sospirare “La pianti di sparare cazzate?”
Il biondo sbuffò “Non è una cazzata! E’ che non nuoti per te stesso e pensi solo a battere tuo fratello!” cercò di spiegargli “La gente lì fuori, non vuole semplicemente vincere una gara e mettersi l’anima in pace, comprendi? Mira a obbiettivi più grandi!”
L’altro lo fulminò con gli occhi e riprese a camminare. Naruto alzò i propri al cielo prima di pararsi davanti a lui, a braccia aperte. “Eh no, teme! Adesso non scappi e stai ad ascoltarmi!” esclamò, irritando non poco l’altro.
“Levati” la sua voce si era fatta affilata come uno rasoio.
Il biondino non se ne curò “Sai qual è il mio sogno, Sas’ke?” gli chiese, un lieve sorriso a curvargli le labbra.
Il corvino continuò a fissarlo, apatico. “Illuminami” disse, sarcastico.
Il sorriso sul volto di Naruto si ampliò, fino a diventare spropositato. Quasi avesse preso in senso letterale l’affermazione svogliata del proprio amico.
“Sono le Olimpiadi, le Olimpiadi!”
Non si trattenne, gli scoppiò a ridere direttamente in faccia e Naruto non la prese nemmeno a male, con suo rinnovato stupore.
Anzi, si entusiasmò. “Ora capisci cos’è un vero obbiettivo?”
“Eh?” si era appena ripreso dall’ondata di ilarità che l’aveva sommerso, e poco abituato com’era a mostrare emozioni, gli dolevano tutti i muscoli del viso.
“E’ un qualcosa di così grande da far pensare agli altri che sia assolutamente impossibile!”
Sasuke gli passò oltre “Tu sei matto!”
Naruto rise alle sue spalle “Forse, ma intanto ogni giorno compio un passo in più verso il mio sogno! Pensaci, Sas’ke, se trovassi un obbiettivo più grande, non avresti già sorpassato tuo fratello che ha mollato tutto?”
Non si voltò, continuando a camminare, ma quelle parole gli risuonarono nelle orecchie ancora per parecchio tempo.


Fine Inverno

Accelerò il passo, ansioso di arrivare a scuola. Nonostante la primavera non fosse così distante, il clima rimaneva inclemente e ancora una volta il cielo minacciava neve.
Almeno si sarebbe ritrovato al caldo.
Aspettando che il semaforo passasse da rosso a verde, Sasuke si ritrovò a ripensare agli ultimi mesi trascorsi, una cosa che si ritrovava a fare spesso negli ultimi tempi. Era ancora amico con Naruto e, sebbene il ragazzo non fosse più tornato sull’argomento, le sue parole avevano segnato profondamente il corvino che aveva così ripreso in considerazione tutta la propria attività sportiva.
Inutile dire che, dopo averlo fatto, era stato come liberarsi di un enorme peso e nuotare era tornato ad essere un qualcosa di piacevole e anche divertente.
Non che l’avrebbe mai confessato al biondo.
Svoltò l’angolo e si fermò, confuso.
C’era una gran folla davanti ai cancelli della scuola - per la gran parte si trattava di studenti, ma c’era anche qualche professore e forse sino il preside – e un’ambulanza che ripartì proprio in quell’istante, a sirene spiegate. Poco più in là una volante della polizia era parcheggiata vicino ai resti di una macchina, schiantatasi contro un muro del palazzo di fronte all’edificio scolastico, mentre i poliziotti sembravano intenti ad interrogare un uomo. Probabilmente il conducente.
I professori cominciarono a richiamare gli alunni a gran voce, chiedendo loro di rientrare mentre il preside – sì era proprio lui – teneva sotto braccio una ragazza, una certa Sakura che riconobbe per via degli stravaganti capelli rosa “naturali”, mentre cercava di confortarla conducendola all’interno e probabilmente fino al proprio ufficio. Lei non smetteva di piangere.
Si avvicinò a uno degli studenti che ancora erano fermi sul marciapiede, fermo a fissare ,come incantato, la larga rosa di sangue che ora impregnava il cemento.
“Che è successo?” chiese, senza riuscire a staccare a propria volta gli occhi dalla macchia vermiglia. Poteva giurare di riuscire ad avvertirne l’odore metallico nell’aria.
Questi deglutì prima di trovare la forza di rispondergli “Quella macchina stava per investire la ragazza poi uno degli altri studenti si è gettato in mezzo alla strada e l’ha spinta via. Però l’auto non ha frenato, forse a causa del ghiaccio, e l’ha preso in pieno, nonostante il tipo abbia cercato di spostarsi. La sua cartella è volata e c’era così tanto sangue…” mormorò, come se ancora nella sua testa stesse rivivendo la scena.
Lo sguardo del corvino venne allora attirato da una valigetta nera, stesa sull’asfalto non lontana dal marciapiede, come dimenticata. Una valigetta nera da cui pendeva due strap da cellulare: una ciotola di ramen e una piccola volpe arancione. Aveva paura a chiedere.
“Chi è il ragazzo?”
L’altro sembrò riscuotersi alla sua domanda “Non so il suo nome, ma lo conoscono tutti. E’ quello biondo, del club di atletica”.
A Sasuke si gelò il sangue. Un attimo dopo stava già correndo verso la fermata dell’autobus più vicina, l’ospedale come propria destinazione.
E fanculo a tutto il resto.

Non gli permisero di vederlo fino a sera e quando gli consentirono di accedere alla sua camera – più per la sua insistenza che per altro - gli chiesero di fare in fretta per non affaticarlo e per non superare di troppo l’orario visite, ormai agli sgoccioli.
Aveva annuito, finalmente entrando.
Naruto non dormiva come si era aspettato, né si trovava in uno stato di incoscienza indotto dai farmaci. Era perfettamente lucido e sveglio.
I suoi occhi si illuminarono quando lo videro. “Sas’ke! Non pensavo saresti venuto a trovarmi! Non così presto, almeno!” gli disse, gioioso e vitale come sempre, la voce appena un poco rauca.
Eppure il suo aspetto fisico la diceva lunga su come stesse realmente. Pallido, con vari tagli sul volto e braccia e la gamba destra sospesa, coperta da un telo.
“Che fai in piedi? Siediti!”
Sasuke obbedì, sedendosi al fondo del letto. Non sapeva esattamente cosa dire ed ora che finalmente era riuscito a vederlo, non sapeva nemmeno spiegarsi il motivo della sua visita.
Naruto sembrò non badare al suo silenzio, restando per qualche attimo nella medesima condizione, lo sguardo perso fuori della finestra. Il letto accanto al suo era vuoto e pertanto la vista non gli era impedita.
“Come sta Sakura-chan?”
Il corvino strinse le mani a pugno “Bene”
Il biondo sorrise “Meno male, temevo fosse stata messa sotto anche lei! L’ho spinta via, ma non ero sicuro di esservi effettivamente riuscito. La notizia mi solleva!” disse e la sua felicità urtò maggiormente l’Uchiha che lo guardò torvo.
“Perché l’hai fatto?”
“Fatto cosa?” chiese l’altro, quasi stupidamente.
“Salvarla.” Specificò allora Sasuke, portando lo sguardo sui propri pugni. Aveva le nocche rosse. “Non era qualcosa che ti riguardasse. Adesso al tuo posto ci sarebbe lei.”

“Sai qual è il mio sogno, Sas’ke?”
“Sono le Olimpiadi! Le Olimpiadi!”

Naruto sospirò “Era la cosa giusta da fare”
Il corvino non commentò e il silenzio calò di nuovo fra loro, pesante. “Hai subito una lesione ai legamenti. Dicono che non potrai più correre.” Si risolse infine a dire.
Era incredibile quanto la cosa lo condizionasse.
Il biondo lo guadò incredulo per qualche istante, poi si lasciò sfuggire una breve risata che gli guadagnò un’occhiata rabbiosa.
“Non potrai correre, mai più! Niente più maratone o distanze lunghe o dio solo sa cosa e tu ti metti a ridere!” inveì, alzando la voce. “Il tuo sogno è perduto, non capisco davvero cosa tu ci trovi di divertente.” Aggiunse poi, quasi mormorando.
L’Uzumaki sospirò.
“Sai qual è la distanza che va percorsa, in una maratona?” chiese, a voce bassa, il solito tono allegro sostituto da uno più calmo e pacato. Gli dava un’aria vecchia, troppo matura.
Il corvino rispose senza esitare “42 kilometri e 195 metri”
L’altro sorrise “Sei il solito teme ‘so-tutto-io’! Non mi lasci neanche il piacere di correggerti un’approssimazione.” commentò prima di continuare “E sai qual è il punto più difficile?”
Questa volta Sasuke rimase in silenzio, fissandolo. Non riusciva a capire dove volesse arrivare l’altro con quel discorso. Non in quel determinato momento.
“E’ il 30° kilometro. E sai perché?”
Il corvino scosse il capo, sempre in attesa.
“Perché è difficile arrivarci, ma è anche dura continuare. Per questo esistono delle persone speciali, i pacemaker, che aiutano gli assi ad arrivare al 30° kilometro con un andatura regolare, che permetta poi loro di continuare la gara e, perché no, a volte anche di vincerla.”
Sasuke continuava ad essere confuso. L’argomento non gli sembrava di alcuna importanza. “E il pacemaker?”
Naruto gli rispose con un alzata di spalle “Molla. Non è allenato a superare il 30°, sarebbe un suicidio.”
“Mi sembra stupido.”
Il biondo sorrise, indulgente “Lo è e sai cosa, Sas’ke? Questo è il mio 30° kilometro.” Il corvino gli rivolse un’occhiata scettica a cui l’altro rispose facendo roteare i propri occhi azzurri. “E non guardarmi così! Sono serio! In fondo, l’esistenza non è come una maratona?” gli chiese, retoricamente, puntando nuovamente lo sguardo verso la finestra.
Fuori aveva cominciato a cadere la neve: un sottile velo si stava formando sul davanzale e alcuni fiocchi avevano iniziando ad attaccarsi al vetro.
“Se ci pensi, ognuno di noi è il pacemaker della propria vita, infatti siamo noi che decidiamo come e ‘a che passo’ affrontarla. Però prima o poi dobbiamo confrontarci con il 30° kilometro, una difficoltà più grande di noi e che appare insormontabile.”
Sasuke cominciava a capire.
“Per te era tuo fratello, per me ora è questo incidente. Un pacemaker non è senza scelta: nessuno gli impedisce di continuare. Certo, potrebbe non arrivare al traguardo, ma non è sempre meglio che fermarsi e diventare uno dei tanti spettatori della propria vita? E poi, io sono nato per essere un protagonista!” rise, piano, riportando il proprio sguardo sull’altro.
Gli tese la mano e Sasuke – un po’ esitante – l’afferrò.
“In America ho dei parenti che potranno aiutarmi. Affronterò là la fisio-terapia.” gli disse “E per quanto estenuante, dolorosa o frustrante essa possa essere, io la supererò e riprenderò possesso degli ultimi 12 kilometri e 195 metri mancanti, che in fondo non sono nemmeno la metà di quelli che ho già percorso. E poi ti raggiungerò.” Il corvino lo guardò, nuovamente confuso e Naruto rise ancora “Le Olimpiadi, stupido! Ti raggiungerò là e verrò a fare il tifo per te, a vederti vincere la medaglia d’oro. E tu verrai alla mia gara, aspettandomi al 30° kilometro e facendo il tifo per me, aiutandomi a superarlo. E’ una promessa!” concluse, sciogliendo la stretta.
Sasuke sorrise per la prima volta, un sorriso piccolo e molto simile a un ghigno, ma comunque un sorriso. “Non dovresti promettere cose anche per gli altri. Chi ti ha detto che mi vada di fare il tifo per uno come te?” gli disse, avviandosi verso l’uscita della stanza. Il suo tempo lì era scaduto, l’infermiera impaziente appena fuori dalla porta ne era un chiaro segno.
Naruto gonfiò le guance offeso “Sei sempre il solito! E io che credevo fossi migliorato!”
Sasuke alzò il braccio, nel suo solito segno di saluto “Vedi di non farmi aspettare troppo, eh! Ci vediamo dobe!” disse uscendo.
Il “teme” che Naruto gli urlò dietro gli strappò un nuovo sorriso.

Per te, farò il tifo direttamente al traguardo.


Nekosayshello!

Salve a tutti, a chi già mi conosce a anche a chi ancora non aveva avuto questo (dis)piacere!
Neko è tornata e non con un aggiornamento (per quello ci vuole ancora un po', scusate ^^" Ma MPD non è storia sempliceXD) ma con questa piccola One-shot che spero vi sia piaciuta, nonostante tutto!^^
E' stata un'illuminazione nel vero senso della parola, visto che l'idea è nata tre giorni fa e oggi sono già qui a pubblicarla! (ad averla avuta prima, poteva diventare uno speciale per Londra 2012XD) Devo dire che mi piace. Molto anche. Sarà che ho la maratona in testa da quando ho visto il film coreano "Pacemaker" in aereo, o chissà cosa, ma mi piace!^^ Da notare però che io - Naruto - non riesco proprio a lasciarlo stare...nelle mie fic gli succede sempre qualcosa!XD (a volte di bello, eh! non solo cose brutte - anche se queste ultime prevalgono -.-").
Spero mi perdoniate per la brutta impaginazione. So che non è il massimo leggere così, ma purtroppo da questo portatile non riesco a sistemarla, non capisco come mai i soliti codici html non me li legga O.O Appena sarò a casa provvederò a sistemare, promesso! (anche se ci vorranno un po' di giorni, visto che tornerò là solo la prossima settimana ^^").
Se vi va di lasciarmi una recensioncina, vi risponderò quanto prima!^^ Altrimenti, grazie della lettura e a presto!!! [e certamente con MPD questa volta, potete starne certi ;)] =)

Vostra Neko9
   
 
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