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Autore: KayeJ    02/09/2012    3 recensioni

"Grimmjow fissò un punto indefinito nel cielo. Faceva male a ricordarlo. E soprattutto faceva male pensare al livido violaceo che si trovava lì, esattamente sotto il suo occhio.
«Einstein diceva che la stupidità umana non avesse limiti. Forse non aveva sbagliato.” Bofonchiò fra sé e sé.
Lavi lo lasciò parlare senza dire nulla. "

Grimmjow a litigato con Tatsuki. Chi meglio di un amico come Lavi può aiutarlo? E un giro in bicicletta è il rimedio giusto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arisawa Tatsuki, Jaggerjack Grimmjow, Kuchiki Rukia
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Life smell as...'
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Bicycle, biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiicycle!
 
 
 
 
 
 
«Lavi. Ascoltami bene. È mattina, è Agosto e fa un caldo allucinante. »
Grimmjow odiava essere svegliato. In qualsiasi caso. Fosse Agosto o Gennaio, caldo o freddo, le 6 del mattino o le tre del pomeriggio. Non poteva proprio sopportarlo. E Lavi lo sapeva perfettamente, però, nonostante questo non si sarebbe mai sognato di aspettare che si alzasse.
Insomma, Grimmino poteva metterci anche giorni a svegliarsi. Giorni interi. Quindi perché non dargli una mano da bravo amico?
«Eddai Grimmino! Il sole è alto, sono quasi le tre del pomeriggio –quindi ti sbagli, non è mattina- e poi ho chiamato stamattina per dire che sarei passato qui in bici oggi. »
Il micione azzurrato fece la sua comparsa in boxer e maglietta sconvolta, uscendo come una specie di mostro particolarmente incazzato da sotto le lenzuola.
«E chi ti avrebbe risposto, di grazia? » da leggersi come: “E chi dovrò uccidere per questo, di grazia?”
«Timothy. » annunciò Lavi allegro cominciando a rovistare senza alcun pudore nei suoi cassetti per lanciargli una maglietta pulita e un paio di jeans corti, strappati con un paio di forbici all’altezza del ginocchio. Ah, il sano riciclaggio!
Grimmjow si immaginò la fastidiosa voce da marmocchio del fratello che rispondeva per lui al telefono, perfettamente cosciente del fatto che gli avrebbe dato molto fastidio.
Oh, sì. L’avrebbe conciato per le feste, a tempo debito. O perlomeno, dopo che fosse riuscito a svegliarsi, impresa non facile, va riconosciuto.
Soprattutto in quei giorni.
Lavi lo fissò, neanche fosse stato Molly Weasley nell’atto di rimproverare i gemelli: «E non provare a riaddormentarti! Ti ho già anche tirato fuori la bici! »
«Dannato coniglio.” Borbottò sconfitto dall’amico e dal rintontimento da sveglia violenta « A volte Kanda ha proprio ragione a dire quanto tu sia fastidioso. »
Il rosso fischiettò scendendo le scale, come se non avesse sentito nulla: «Ti aspetto giù! », e più che un avviso, sembrava una minaccia.
 
«Umpf. » Grimmjow si guardò nello specchio del bagno, e fissò il proprio viso sconvolto.
Si toccò con una smorfia di dolore, il livido che campeggiava ancora sotto l’occhio destro. Era ormai di un bel viola intenso, che stava assumendo sfumature giallastre sui contorni.
Secondo molte ragazze quei lividi, quei suoi trofei di guerra, ciò che lui considerava il segno del suo essere “il Re”, gli davano un’aria decisamente da figo e da uomo vissuto.
E spesso anche lui quando li vedeva, si ritrovava fiero di sé. Erano una prova della sua forza e del suo coraggio.
Ma quello sotto l’occhio… beh, quello non era altro che la prova della sua stupidità.
Ficcò con forza la faccia sotto il getto d’acqua gelata.
 
«Nee, Timothy.» cominciò Lavi, seduto su uno sgabello del bancone della cucina, rivolto al fratellino di Grimmjow.
«Che c’è, fiammifero?» degno fratello del panterone, proprio.
«Ma Tatsuki-chan non si è fatta vedere in questi giorni, vero?»
«Uhn? No.» il ragazzino parve guardare lungamente il suo bicchiere di succo e rifletterci «in effetti è da qualche settimana che non passa da queste parti, e che il fratellone non ne parla. Perché me lo chiedi?»
«Uhn, no. Così.» Replicò vago, facendo un sorrisone e vuotando il proprio bicchiere.
 
«Lascia stare la pulce e andiamo, dai. » esclamò, quasi veramente seccato, Grimmjow. Timothy l’avrebbe sentito al suo ritorno, oh, sicuro.
Quasi il fratello avesse sentito i suoi pensieri, balzò giù dallo sgabello alto e annunciò: «Io esco! Vado a giocare a pallone con Yuzu e Toshiro! » filando poi a razzo fuori dalla porta.
«Umpf, ne riparliamo. »
Lavi rideva sotto i baffi a quella scena.
 
 
 
 
 
 
 
«Senti un po’…» iniziò Grimmjow dopo un po’ che pedalavano per la campagna circostante «Ma hai almeno un’idea di dove stiamo andando? »
«Ovvio che sì! » fece Lavi fischiettando.
«E dove stiamo andando? »
«Mi hanno detto che c’è una specie di fossato un po’ largo e fresco da queste parti. »
«Sì, ma dov’è, Lavi? »
«Da queste parti! »
«LAVI!! »
L’amico lo distaccò di almeno una ventina di metri con uno stacco assolutamente degno di un ciclista, lasciando dietro di sé una risata.
«Grimmino, ti stai rammollendo a farti lasciare indietro così! » lo prese in giro.
Era troppo facile così però, iniziare una sfida.
 
Quando si fermarono, sotto un albero vicino ad un piccolo fosso avevano entrambi il fiatone.
«Ed ora, dove cazzo siamo? » chiese Grimmjow, ansimando ancora, mentre lasciava la bici a terra e si buttava fra l’erba alta.
Lavi sorrise, abbandonando la propria bici vicino a quella dell’amico, e andando a immergere i piedi nell’acqua fresca del fosso, dopo aver lasciato le scarpe con i calzini appallottolati da qualche parte lì attorno.
Non gli rispose. Neanche a Grimmjow dopotutto interessava realmente sapere dove fossero. Era solo stizzito, ecco tutto.
 
«Senti, ma cos’è successo con Tatsuki? » gli chiese Lavi dopo quella che sembrò essere un’eternità.
Grimmjow girò lo sguardo dall’altra parte, giocherellando con dei fili d’erba.
«Grimmino… guarda che lo so che è successo qualcosa. È venuta l’altro giorno a casa di Rukia e hanno parlato tutto il tempo. Tatsuki aveva una faccia così amareggiata… Ma Rukia non mi ha voluto dire nulla. »
«Ha parlato con Rukia, quindi, eh. »
«Già»
Un altro attimo di eternità. Si sentiva solo lo sciaguattare del ruscello fra i piedi di Lavi.
«Umpf. Abbiamo litigato. »
«Beh, fin lì c’ero arrivato anche io. » Ridacchiò Lavi, sebbene sapesse di star camminando in un territorio ostile «Però cos’hai combinato, per farla arrabbiare così tanto? Voglio dire, aveva uno sguardo che andava oltre la normale incazzatura. Era proprio amareggiata, Grimmino. » Concluse guardandolo dritto negli occhi.
Grimmjow fissò un punto indefinito nel cielo. Faceva male a ricordarlo. E soprattutto faceva male pensare al livido violaceo che si trovava lì, esattamente sotto il suo occhio.
«Einstein diceva che la stupidità umana non avesse limiti. Forse non aveva sbagliato.» Bofonchiò fra sé e sé.
Lavi lo lasciò parlare senza dire nulla.
«Ti ricordi la festa che ha dato Renji la settimana scorsa? Beh, aveva invitato anche me e Tatsuki, assieme a tutti gli altri, e infatti ci siamo andati assieme a voi.
Abbiamo passato una bella serata, no? Anche se c’erano quegli amici di Ikkaku che non conoscevamo e che facevano un po’ di casino, però non c’erano stati grandi problemi. Ci eravamo divertiti tutti quanti insomma.»
Grimmjow cercò con lo sguardo Lavi, come per avere una conferma su quanto dicesse.
«Però voi verso le due siete andati via prima, perché Kanda doveva portare a casa Hime o robe simili, no?»
«Eh, sì. Orihime doveva andare a lavorare poi lunedì mattina.»
«Ecco, i problemi sono iniziati lì, perché a quanto pare Ikkaku e i suoi amici avevano bevuto parecchio, e anche Renji era abbastanza allegro. Solo che sai come Ikkaku quando beve: diventa offensivo. E quella sera aveva deciso di prendere di mira Tatsuki. Io avrei già voluto prenderlo a pugni lì, forse perché ero un po’ alticcio anche io, ma lei mi aveva detto di lasciarlo perdere. Insomma, non è una novità che Ikkaku si comporti così. Poi il mattino dopo quando se ne ricorda, va a scusarsi con tutti, lo sappiamo. Il punto della questione è che ad un certo punto uno degli amici di Ikkaku ha palpato Tatsuki. Lì non ci ho più visto, e nemmeno lei.
Gli è saltata addosso, letteralmente. Ha cominciato a picchiarlo come una belva, e sai che Tatsuki non ha le manine leggere.» Un sorriso sbilenco si fece strada sul viso di Grimmjow a quelle parole.
«Il tipo però era abbastanza piazzato, e le ha tirato una gomitata nello stomaco che l’ha fatta piegare in due.»
Lavi lo guardò sorpreso. Ecco, i guai che arrivano. Sapeva quanto si arrabbiava Grimmjow quando qualcuno osava danneggiare qualcosa che lui sentiva come sua proprietà. E sapeva anche come Tatsuki odiasse, e al contempo amasse, essere considerata una sua proprietà. Era fiera della propria indipendenza, dell’essere capace di difendersi da sola e di cavarsela in qualsiasi situazione. Mostrava i propri lividi con orgoglio dopo gli incontri al dojo: erano una prova della sua indipendenza, della sua libertà.
Quindi odiava, quando Grimmjow si intrometteva in affari che lei non considerava di sua competenza. Le faceva piacere il possesso che lui provava nei suoi confronti, ma non desiderava affatto la sua protezione. “Bastava a se stessa” come diceva spesso lei.
«Non sono riuscito a guardare oltre e gli sono andato addosso. Ho spostato Tatsuki e poi gli ho restituito tutto quanto.» Grimmjow fissava il cielo davanti a sé con uno sguardo duro «Nessuno può farle del male davanti a me.»
«Però questo l’ha fatta arrabbiare giusto?» chiese Lavi.
«Sì, e pure parecchio. Quando ho finito col tipo e mi sono alzato sono andato da lei per vedere come stesse. Mi ha urlato contro qualcosa e mi ha tirato un pugno… qui» fece, toccandosi distrattamente il livido, mentre una smorfia triste si dipingeva sul suo viso.
«Volevo solo proteggerla, Lavi.» Concluse guardando l’amico. «Non volevo perderla del tutto, solo proteggerla.»
Non era la prima volta che Grimmjow si ritrovava in situazioni del genere con Tatsuki.
E in parte gli stava anche bene la cosa: si era innamorato di lei anche per questo suo carattere, così indomito e ribelle da un certo punto di vista.
«Non posso sopportare ogni volta in silenzio. Io sono il suo ragazzo, cazzo! È naturale che voglia proteggerla! È l’istinto!» ringhiò alzandosi in piedi e fissando rabbiosamente l’amico.
«Sì, ma sai anche che lei non lo accetterà mai. La ami anche per questo, no?» lo bloccò Lavi tirandolo nuovamente a sedere.
«Tatsuki vuole dimostrare che è in grado di sapersela cavare da sola, lo sai anche tu. E non credo ti piacerebbe se cominciasse a chiederti di difenderla, no?»
L’amico lo guardò, invitandolo a continuare.
«Secondo me hai sbagliato.»
«Avrei dovuto che il tizio la picchiasse?!» disse rabbioso Grimmjow.
«No, Grimmino. Ma hai sbagliato a spostarla. Avresti dovuto metterti lì al suo fianco. Se avessi picchiato il tipo assieme a lei non avrebbe reagito così, secondo me.»
 
Grimmjow parve riflettere un attimo.
Se avesse agito in quel modo, avrebbe potuto proteggerla lo stesso, e al contempo sostenerla ed essere lì al suo fianco.
Forse avrebbe dovuto smettere di pensare a Tatsuki come una principessa da salvare ogni volta da situazioni pericolose. Lavi aveva ragione. Tatsuki era abbastanza forte da poter essere una regina.   Se lui era re, lo era perché aveva una regina, un qualcuno per cui combattere. Ma la sua regina era forte abbastanza per combattere le proprie battaglie assieme a lui.
«Sono un idiota.» Disse chiaramente Grimmjow alzandosi in piedi e avvicinandosi alla bici.
«Esatto.» Concordò Lavi sorridendo e mettendosi scarpe e calzini.
«Quindi adesso torno a casa e mi rimetto a dormire.» Continuò saltando sulla bici e iniziando a pedalare, seguito dall’amico.
«EH?!»
«Assolutamente sì. Avrò bisogno di energie questa sera.» Replicò maliziosamente con un ghigno.
Lavi rise: «Sei uno sporcaccione Grimmino. Ma se riuscirai ad avvicinarti a Tatsuki forse ne avrai bisogno.»
«Come forse?! Un re riesce sempre a portare a compimento i propri obiettivi.»
«Ceeeeeeeerto. Sempre che non abbia a che fare con una donna decisa e testarda come Tatsuki-chan.»
 Grimmjow pedalò per un po’ in silenzio, mentre un sorriso aleggiava ostinato sulle sue labbra.
«Se non fosse lei, non sarebbe lo stesso.» dichiarò poi poco dopo, guardando Lavi dritto negli occhi, prima di distanziarlo con un enorme sorriso impresso sulle labbra.
«MANGIA LA POLVERE, CONIGLIO!» urlò ridendo.
 
E Lavi, da qualche parte più indietro cantava: «Bicycle, bicycle, bicycle… I want to ride my bicycle…»
Quella sera avrebbero sentito le grida di Grimmino mentre veniva usato come sacco per la boxe da Tatsuki-chan fin dall’altra parte della città.
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Author’s notes:
Completamente a caso. Non so da dove sia spuntata, ma mi piace abbastanza. O perlomeno, mi piace l’idea. E so che dovremmo aggiornare due long quali “The Dj won’t let you go home tonight” e “Ederlezi Circensis” (ebbene sì, non mi sono dimenticata anche di lei), ma siccome J manca all’appello in questi giorni, mi dedico a queste cosucce.
Il punto è che questo crossover su Bleach e D.Gray-man, che ho testato quasi per gioco, rispetto all’impegno che ci mettono autori del calibro di Neme, Angy_Valentine, M e g a m i, mi ha preso decisamente più del previsto.
Perciò può darsi che ne salti fuori una serie, chi lo sa?
Magari arriverà qualcos’altro. Magari mi fermerò qui per inettitudine.
Bah.
Forse non è poi così buono come mi sembrava inizialmente questo lavoro.
Basta. Lo pubblico e poi lascerò decidere a chi avrà il coraggio di leggere.
Il dado è tratto.
 
Kaye.
  
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