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Autore: demolitionlover    18/03/2007    25 recensioni
Immaginate di dover stare per un mese in una casa con il vostro nemico del liceo. Immaginate che questo nemico sia Frank Iero. Allora, vi va di leggere sta demenza? Sono xMurderScenex e bho non sapevo che fare, così invece di stare buona, ho scritto sta ff, recensite?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Astro Zombies.
charter one.



“Permesso! Oddio, scusi!” urlavo scusandomi con le persone che urtavo mentre correvo come una pazza per una via di New York. Ero in un fottutissimo ritardo e il mio capo mi avrebbe sicuramente licenziato se non fossi arrivata in anticipo a quella dannata festa.
Una vibrazione mi fece sussultare e mi voltai per capire cosa fosse successo, era il mio palmare che stava squillando, tremando e provocando un terremoto.
“Pronto?” dissi con voce disperata
“Virgi! Dannazione, dove sei?”
Mi guardai intorno grattandomi la testa piena di fiocchi di neve e lessi un cartello.
“Non lo so! Non leggo!”
“Ora sei anche cieca?”
“Senti MIke, per favore ho freddo e non ho la macchina. Non so dove mi trovo e ho un disperato bisogno di un caffè o di una sigaretta. Ho un vestito di Chanel che non mi tiene caldo e sono altamente irritata, quindi non peggiorare la situazione” dissi scocciata alzando il tono di voce non di poco.
“Ok, Virgi ho afferrato il concetto. Senti vedo cosa posso fare, tu vai tranquilla, ti chiamo fra due secondi”
“Va bene, ciao”
Chiusi la telefonata e rimisi il telefono in borsa. Sospirai e mi guardai per la seconda volta intorno. Poi ebbi un’illuminazione. Al fondo di una piccola via tranquilla c’era un bar. Corsi verso il bar e con mia immensa gioia, scoprii che era uno Starbucks!
Mi precipitai al suo interno come un’eroinomane che non si fa da mesi e andai a fare la coda.
Il locale era caldo e piccolo, strano per essere uno Starbucks. Non c’era quasi nessuno, solo coppie innamorate e qualche anima solitaria che non aveva nessuno con cui passare la serata. Sorrisi al pensiero e guardai le schiene dei due ragazzi che mi stavano davanti. Il primo aveva i capelli biondi corti e portava degli occhiali da sole nonostante fosse dentro un locale. Il secondo era moro e portava anche lui gli occhiali da sole.
“Cosa vorreste?” chiese una ragazza dietro la cassa ai due ragazzi.
“Un frappuccino e un caffé forte, grazie” disse il biondo. Quella voce l’avevo già sentita altre volte. Io quei due ragazzi li avevo già incontrati. In quel momento non sapevo dove, ma ero certa di aver rivolto loro già la parola.
“.. Grazie, comunque ti dicev..” Il ragazzo moro si voltò e senza accorgersi della mia presenza, mi andò addosso rovesciandomi tutto il frappuccino addosso. Al momento non riuscii a dire una parola, ero rimasta terrorizzata dalla fine che aveva fatto ill “mio” vestito di Chanel. Non amavo andare in giro con vestiti firmati, ma per le occasioni speciali dovevo indossarli. E quel vestito costava un pacco di soldi e avrei dovuto riportarlo entro tre giorni. Guardai le ultime gocce marroni gocciolare sul tessuto bianco del prezioso abito.
“Merda” sussurrai mordendomi il labbro. Poi il ragazzo si decise a parlare.
“Cazzo, mi dispiace!”
Io alzai lo sguardo sconvolta e furiosa. Gli dispiaceva?
“Ti dispiace?!” dissi incredula
“Beh … si?” Feci una pausa e aprii la bocca guardandolo. Aveva ancora gli occhiali da sole addosso, non riuscivo a guardarlo negli occhi e questo mi irritava ancora di più.
“TI DISPIACE?” ripetei con tono molto più alto di prima.
“Sì!”
“E’ il minimo che tu possa fare! Hai idea di quanto costi questo abito?”
Lui arricciò il naso e scosse la testa
“Cinquanta dollari?”
Io aprii la bocca stupita e cercai di controllarmi. Dopotutto non l’aveva fatto apposta, mi aveva solo rovinato un vestito che costava quanto guadagno in un anno. L’amico biondo si limitava a tacere, sorseggiava il caffè e mi squadrava dall’alto al basso.
“Senti, questo vestito costa più del tuo stipendio, quindi non ti chiedo nemmeno di ripagarmelo, so che non ci riusciresti.. “
Lui interruppe la mia spiegazione ridendo. Anche il ragazzo biondo rideva. Ridevano tutte e due e la cosa mi dava ancora di più sui nervi.
“Beh? Cosa c’é di divertente?”
“Mi sa che la poveraccia sei te..” disse lui facendo un ghigno. Alzai le sopracciglia facendo finta di non aver sentito.
“Prego?”
Si tolse gli occhiali da sole e prese il portafoglio dalla tasca dei pantaloni. Sfilò una mazzetta di banconote che saranno state sui quattromila dollari. “Ecco, questo è quello che ho guadagnato oggi. Ti bastano?”
Lui parlava, ma non lo ascoltavo. Il mio sguardo era fisso sulla sua carta di credito. Una normale American Express, niente di che. Era nera. Nera. Ciò significava che era un personaggio abbastanza ricco per averla di quel colore, ma quello che mi rese pietrificata, ciò che mi fece gelare il sangue nelle vene era il nome inciso a lettere precise sul dorso della carta.
Frank Anthony Iero.
No, non poteva essere. Lui non poteva essere quel Frank.
Non quello stupido e arrogante ragazzino che avevo dovuto sopportare per cinque anni di liceo. Il ragazzo più carino dell’istituto. Il ragazzo che mi aveva preso in giro ogni giorno.
Lo guardai con occhi furiosi. Lui smise di ridere e il ragazzo biondo ebbe un sussulto. Quel sussulto che si ha poche volte, quel sussulto che si prova quando riconosci qualcuno, ma sai che quel qualcuno è arrabbiato o si porta della rabbia dietro, allora provi paura. Paura nei confronti di chi dovrà subire quella rabbia.
“Brutto figlio di puttana di uno Iero” sussurrai in modo capibile.
Frank sbarrò gli occhi . Mi guardò con quei suoi due occhi grandi e verdi che avevo sognato di vedere dolci e mi disse:” Cosa? Ma chi sei? Ci conosciamo?”
Non so esattamente cosa mi prese. Mi passarono davanti tantissime immagini. La festa di fine anno in cui lui mi aveva umiliata davanti a tutti, tutte le volte in cui avevo trovato il banco pieno di scritte offensive, gli scherzi dopo le lezioni di ginnastica. Tutto quello diventò una bomba dentro di me e decisi, in quel piccolo Starbucks, di lanciargliela.
Gli diedi un pugno forte e poi cominciai a riempirlo di piccoli schiaffetti. Il pugno gli aveva fatto sicuramente male, ma stava bene. Poi sentii due mani togliermi da lui e tenermi in disparte.
“Virginia, non ne può niente lui..” disse una voce accarezzandomi i capelli e abbracciandomi. Era il ragazzo biondo. Ma io cercai di tornare per terra a picchiarlo, ma il ragazzo biondo fu più veloce di me. Mi tenne stretta fra le sue braccia, come faceva un padre con la figlia.
“Ti ricordi di me?” sussurrò il ragazzo con ancora gli occhiali addosso. Frank giaceva per terra con il naso un po’ sanguinante e lo sguardo su di me, quella ragazza carina che lo aveva completamente sconvolto per un motivo ancora a lui ignoto.
Mi voltai verso il ragazzo alzando la testa e lui si tolse gli occhiali dal viso. Sorrisi e annuii. Come scordarsi di lui, era stato la spalla destra di Frank .
Gerard Way. Non aveva mai approvato gli scherzi di Frank, però era comunque il suo migliore amico.
“Ma che diavolo succede qua?”
Una voce estranea ci fece girare tutti. Un signore vecchio con uno straccio sporco sulla spalla ci guardava in modo abbastanza scocciato. Cosa stava succedendo? Bella domanda.
Non lo sapevo nemmeno io. Cosa avrei potuto rispondergli? Scusi, ma questo ragazzo è un figlio di puttana che mi ha fatto vivere cinque anni infernali e avevo bisogno di tirargli un cazzotto.
Frank si tastò il naso ancora sanguinante e alzò le spalle facendo finta di niente non sapendo che dire.
“Niente, è che sono sposati.. E sa com’è.. I primi mesi non è facile..” disse inaspettatamente Gerard. Io e Frank lo guardammo con aria stupita e sconvolta. Una scusa migliore poteva trovarsela.
“Mh.. Sì, capisco, ma non mi create casini qua.. intesi?” disse il signore guardandoci ancora incerto. Noi tre annuimmo e, una volta che se ne andò il vecchio, io guardai sconvolta Gerard.
“Eddai, cosa potevo dire? Dopotutto tu gli hai dato un pugno per niente..” poi ridacchiò “.. e che pugno!”
“Taci, Gerard” disse finalmente Frank in tono acido.
Un silenzio calò fra di noi. Non sapevo veramente cosa dire, ero troppo incazzata. Sospirai guardando la macchia di caffé sul vestito. Gerard si accorse di me e poi mi prese per un braccio ed aiutò Frank ad alzarsi da terra.
“Sentite, andiamo a casa mia, così ci scaldiamo, chiariamo e magari mangiamo qualcosina, ok?”
“Assolutamente no! Io non voglio chiarire con quella sottospecie di animale!” esclamò Frank
“Io animale?” dissi lanciandomi un altro volta su di lui.
“BASTA!” disse separandoci violentemente. Aprì la porta e ci buttò fuori dal negozio. Ci raggiunse e poi, guardandoci minaccioso, disse: “Non me ne frega niente se vi odiate, ora andiamo a casa mia e non rompete”
Annuii obbediente e poi guardai male Frank per l’ultima volta. Lui mi fece una boccaccia e si avviò con il cappuccio sulla testa verso la fine della via. Io guardai sospirando Gerard e seguimmo Frank. ma Il mio telefono squillò per la seconda volta.
“Pronto?” dissi con tono ancora più disperato di prima.
“Virgi? Dove sei?”
Mi allontanai di un po’ per non far sentire la mia conversazione al telefono e finalmente parlai.
“Sono con due miei ex-compagni del liceo”
“Ah, beh divertiti!” disse con tono sarcastico.
“No senti MIke, c’è un problema”
“Hey, è successo qualcosa di brutto?”
“No è che.. Uno di quei due.. insomma .. gli ho dato un pugno per vendetta e ora vado a casa dell’altro, perché ho macchiato il vestito di Chanel e giuro che ora vorrei solo poterlo uccidere con le mie mani..”
“Ok, Virgi, frena. Non ho capito niente, ma non importa. Lascia stare, risolvi lì e cerca di portare intatto il vestito, ci penso io qua”
“Grazie MIke, ti amo”
“Magari lo facessi davvero” disse ridendo.
Sorrisi fra me e chiusi il telefono. Guardai la scena. Frank era appoggiato al muro che si lamentava dal dolore al naso, Gerard stava aprendo la porta principale di un palazzo a tanti piani, nel quale doveva esserci sicuramente casa sua. Era troppo strano. Mi trovavo in una via dei quartieri più ricchi di New York, con un vestito di Chanel macchiato, avevo colpito Frank Iero e stavo per entrare nella casa di Gerard, il suo migliore amico.
A quel punto avrei preferito sorbirmi due ore di conferenza sul nuovo cdi di Paris Hilton, piuttosto di stare in una casa con quella testa di cazzo di Iero.




Dunque ecco la mia nuova fanfiction. Dunque non so se Frank abbia o no l'American Express, Gerard non ha nemmeno un appartamento a New York, quindi tutta mia fantasia! Spero che vi piaccia e recensite! :D
  
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