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Autore: aki_penn    04/09/2012    3 recensioni
Kid, sinceramente, tu, da che parte stai?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Senza scarpe'
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Party scalzo

 
Il ballo della scuola era un’occasione stupida di fare sfoggio della propria ricchezza, di questo, Soul, ne era più che convinto. Questo accadeva soprattutto nel collegio più rinomato dello stato, la Shibusen, dove lui e Maka erano iscritti.
Blair, la supplente di inglese, aveva versato un’intera bottiglia di vodka nel succo di mirtillo, servito in un catino d’argento fornito, per l’occasione,  dalla ricca famiglia Nakastukasa. Il risultato, a parte tutto, era stato una mandria di ubriachi che si aggiravano per la sala da ballo barcollando e biascicando.
La più ubriaca di tutti, escluso il signor Albarn, era la madrina del ballo, come le piaceva farsi chiamare, Liz. Soul aveva fatto i complimenti a Maka per il suo vestito, che Tsubaki aveva ricavato da una tenda gialla, sul quale aveva cucito svariati girasoli di stoffa. Il ragazzo non era tipo da fare complimenti, ma gli era venuto naturale, Maka non aveva dato peso alla cosa e aveva risposto “Devi vedere Liz, confronto a lei, sono in ciabatte”. E, infatti, Liz era arrivata, in bilico su un tacco dodici, che le regalava molti centimetri in più di Kid, e un vestito lungo dorato, che non la lasciava certo inosservata.
Blair, nel mentre, era arrivata con un vestitino inguinale che lasciava audacemente scoperte le spalle, dopo due o tre piroette l’unica parte coperta, invece, erano proprio quelle.
 La vodka aveva aiutato un po’ tutti a socializzare, preside compreso che annunciava un cordiale brindisi ogni dieci minuti e chiedeva a Tsubaki come andasse il suo lavoro da babysitter. La ragazza, suo malgrado, aveva cercato di spiegare che Black*Star era il suo fidanzato, non un bambino in affidamento, ma il signor Shinigami si era girato e aveva tirato una sberla al signor Albarn che piangeva come una fontana “Perché la mia adorata bambina si è presentata al ballo con quel buzzurro…io lo so cosa vuole da lei quel maledetto!” e giù a frignare ancora.
Verso le undici, Liz aveva iniziato ad appoggiarsi, barcollante, sulle spalle di chiunque si trovasse sulla sua strada, per poi raggiungere di nuovo il tavolino del rinfresco e ricaricarsi di succo al mirtillo, perdendo le scarpe per la sala. Kid, a distanza, la seguiva recuperando le sue calzature e borbottando “Che confusione, che disordine, non sopravvivrò, non sopravvivrò”, tutto sperando che Liz rinsavisse e riprendesse il controllo della situazione.
A un certo punto, poi, Black*Star era sparito, mentre la band del reverendo Justin cominciava a suonare uno scordato, quanto fuori luogo, minuetto.  Qualche minuto dopo qualcuno giurò di aver visto Tsubaki venir risucchiata sotto al tavolo dei rinfreschi, coperto da una lunga tovaglia, tovaglia tanto lunga da non permettere di vedere cosa accadeva al di sotto di questa. Il folle minuetto aveva coperto tutti gli eventuali rumori che ne erano venuti dopo e il signor inserviente, il padre di Maka, si era addormentato su un divanetto in pelle bianca, quindi, fino a tarda mattina, nessuno aveva avuto modo di indagare sull’accaduto. Verso le quattro di notte, quando ormai la sala era vuota, Tsubaki era strisciata fuori da sotto la tovaglia, gattonando, stanca e un po’ dolorante, con i capelli piuttosto arruffati, seguita da un pimpante Black*Star che si complimentava di sé stesso. Tsubaki ringraziò il cielo che l’unica persona presente nella stanza fosse Spirit, profondamente addormentato.
Nonostante il signor Albarn non se ne fosse accorto, Soul e Maka erano spariti molto prima che la povera Tsubaki venisse risucchiata senza pietà sotto il tavolo, per rifugiarsi, lontano dal chiasso, sulla limousine del signor preside. Non dentro, proprio sopra.
Maka se ne stava con la testa appoggiata sul tetto dell’auto lussuosa, le gambe magre appoggiavano sul finestrino del tettuccio. Per un secondo, Soul si era chiesto se stando dentro avrebbe potuto vederle le mutande, ma poi aveva cercato di scacciare quel pensiero dalla sua testa, anche perché era davvero troppo vicina.
Era diventato abbastanza grande da sentire davvero la differenza tra il dormire affianco a Black*Star o a lei. Sentiva i brividi e le ultime volte che lei si era presentata in camera sua e si era infilata, con noncuranza nel suo letto, non aveva quasi dormito, con la mano appoggiata al suo costato. Era rimasta magra anche dopo che gli anni erano passati e lui poteva sentire tutte le costole di Maka sotto le sue dita, un po’ come faceva coi tasti del pianoforte.
“Dici che dovrei togliermi le scarpe?” chiese lei, indicando i sandali dal tacco a spillo che indossava. Le facevano male, non era abituata a usare certi trampoli.
Soul alzò le spalle “Kid non si accorgerà mai che gli hai rigato l’auto” mentì, e tornò a pensare che voleva baciarla, come Black*Star faceva con Tsubaki, senza molta compostezza.
Maka lo guardò negli occhi e sorrise, prima di allungare la mano e togliersi i sandali, per guardarsi i piedi piegò la testa in avanti fino ad appoggiarla sul petto di lui, sdraiato su un fianco, a sua volta, sulla limousine. Soul sospirò e alzò la testa, cercando di non respirare il profumo dei suoi capelli. Pesca, maledetti shampoo femminili!
L’amica tornò nuovamente alla sua posizione quasi  comoda, con la pelle che si attaccava al tettuccio dell’auto “Oggi la ragazza fastidiosa non si è fatta viva, e pensare che aveva promesso di rovesciarmi il ponce in testa, se fossi venuta al ballo con te, anche se come amici”
Soul storse la bocca, un po’ per la finale precisazione di Maka, un po’ perché era stata presa in ballo la stronza. “Forse è rinsavita e ha lasciato perdere”
“Sì, infondo sono sicura sia una ragazza ragionevole” commentò lei, senza guardarlo negli occhi. Soul si morse la lingua, per evitare di dire che aveva chiesto a Patty di convincere quella a non venire. Patty aveva eseguito il favore facendo a brandelli, in modo, secondo lei, artistico, il vestito del bello dell’interessata, che si era ritrovata a piangere a casa da sola. Come poteva farsi vedere al ballo con un vestito normale? Sarebbe sembrata una stracciona come Maka.
“E poi non ha nessun motivo per essere gelosa di me, insomma, noi…” cominciò a dire Maka, Soul fece un’altra smorfia, prima di puntellarsi sul gomito sinistro e lanciarsi sulle labbra di Maka.
“Ne ha un sacco” decretò prima di schiacciarla sotto il suo peso, e per poco non caddero giù dalla macchina.
Maka si lasciò baciare, incurante del fatto che fosse il suo primo bacio, che rischiasse di fare una brutta figura, del fatto che fossero sdraiati sul tetto di una limousine e che suo padre potesse vederla. Voleva che lui l’abbracciasse, voleva che la toccasse, non avrebbe rinunciato a tutto questo, qualsiasi cosa facesse quella là, che si faceva i codini nella speranza che Soul la notasse.
“Ehi! Non mi rigate la macchina!” esclamò la voce di qualcuno evidentemente sull’orlo di una crisi di nervi.
Soul alzò la testa dal viso di Maka, suo malgrado, e la prima cosa che vide fu una Liz scalza che dormiva in piedi appoggiata alla spalla di Kid, la seconda cosa fu Kid, appunto.
“Perché dovete baciarvi sul tetto della mia limousine?” chiese un po’ nervoso. Soul si morse le labbra.
Non era un tipo romantico che voleva le cose perfette, non era uno di quelli che preparava petali di rosa e candele, non stava cercando il momento perfetto, però…
Aveva provato a baciarla sulla scala antincendio, ed era arrivata la stronza, aveva provato a baciarla al fast food, ed era arrivata la stronza, aveva provato a baciarla in piscina, ed era arrivata la stronza, lo stesso in bagno, in sala mensa, al Luna Park, in corridoio, in palestra e in infermeria.
“Kid, sinceramente, tu, da che parte stai?”
   
 
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