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Autore: 9Pepe4    04/09/2012    5 recensioni
In un eccesso di insofferenza nei riguardi della sorellina, Trunks compie uno sbaglio che rimpiangerà amaramente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Trunks
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23 – Perché?

Goku sembrava abbastanza dispiaciuto di non aver avuto modo di salutare il ragazzo del futuro.
«Chissà…» disse, grattandosi la nuca. «Magari lo rivedremo… Potrebbe arrivare e annunciarci una disgrazia imminente… Non sarebbe male» aggiunse, illuminandosi all’idea.
«Non sarebbe male rivederlo» puntualizzò Bulma, quasi minacciosa. «Una disgrazia imminente lo sarebbe, invece, eccome».
Goku si affrettò a darle ragione. «Certo, certo», ma il suo sguardo distratto diceva tutt’altro.
La piccola Bra, seduta sul tappeto poco lontano e piuttosto annoiata dalla conversazione, si tirò su e uscì dal salotto. Si diresse verso la camera di Trunks, quasi per caso, tenendo gli occhi fissi sul pavimento.
Più o meno a metà percorso, uno scricchiolio la fece sobbalzare.
La bambina si lanciò accanto al muro, appiattendosi contro di esso, col cuore a mille e il respiro che accelerava… Giusto un momento prima di andare nel panico, però, capì di essere stata lei stessa a provocare il rumore che l’aveva spaventata.
Inspirò profondamente, toccandosi le guance per assicurarsi che non le fosse sfuggita nemmeno una lacrima.
Per un istante, aveva temuto… aveva temuto che… “Algid” pensò, col cuore in gola.
Quando il suo respiro tornò ad avere un ritmo normale, la bambina riprese a camminare. Dopo poco, giunse davanti alla porta della stanza del fratello ed entrò senza esitare.
Trunks era seduto sul proprio letto, ed alzò di colpo la testa, colto di sorpresa.
Lo sguardo di Bra cadde sulle mani del giovane… E la bimba sgranò gli occhi. Tra le dita del fratello, riconobbe un guantino di lana, con un cagnolino ricamato sopra. Era il suo guantino, quello del paio che indossava quando Trunks l’aveva abbandonata.
Per un istante, Bra rimase senza respirare. Poi, le sue guance s’infiammarono, mentre il fiato le tornava tutto.
«Ti odio!» gridò lei, prima che Trunks avesse il tempo di fare niente. Si chinò ad afferrare una ciabatta posata sul pavimento, e la scagliò verso Trunks. «Ti odio!» ripeté, con voce stridente.
La suola dell’oggetto colpì il giovane sulla fronte, ma lui non parve accorgersene. Si era irrigidito, e fissava la propria sorellina, le labbra dischiuse nel respiro spezzato.
«B-bra» balbettò.
«Ti odio!» strillò la bambina. Si era messa a piangere, ma quando si avvicinò al letto del fratello, lo fece per assestare un calcio contro la gamba del ragazzo. «Ti odio!» reiterò, afferrando il cuscino e prendendo a sbatterlo contro Trunks, con tutte le proprie forze.
«Ti odio, ti odio, ti odio! Tu non sei mio fratello! Non mi vuoi abbastanza bene! Ti odio!»
La bambina continuò a ripeterlo, singhiozzando, e nel frattempo continuava a dare cuscinate al fratello.
Trunks non si muoveva. O meglio, ad ogni colpo le sue spalle parevano sussultare, ma il ragazzo non cercava minimamente di evitare le percosse.
«Ti odio!»
Quando le dita cominciarono a farle male, Bra lasciò andare il cuscino. Con un grido disperato, la bambina piantò uno schiaffo sulla guancia del giovane, dandogli un dito nell’occhio.
Trunks non si mosse neanche allora.
«Ti odio!»
Senza fiato, Bra si fermò. Guardò Trunks, e lui ricambiò lo sguardo – respirava a malapena, e due lacrime silenziose gli rigavano le guance.
Quasi con ferocia, la bambina gli strappò di mano il guantino.
«Ti odio!» urlò, per poi lasciar cadere a terra il guanto. Iniziò a pestarlo con rabbia. «Ti odio!» ripeté, per l’ennesima volta, alzando gli occhi e piantandoli in viso al fratello.
«Ti odio…» mormorò.
Si immobilizzò, poi si girò e corse via.
Trunks restò fermo dov’era, impietrito, mentre il dolore che aveva dentro si faceva sempre più straziante. Incapace di pensare, di parlare – incapace anche di piangere –, il ragazzo si lasciò scivolare di lato.

Bra correva più veloce che poteva.
Non riusciva a capire cosa provava… Rabbia? Odio?
Sapeva solo che voleva scappare via, e non vedere Trunks mai, mai più.
Quando si trovò davanti ad uno dei bagni, entrò svelta e chiuse a chiave, andando a rannicchiarsi in un angolo. Il pavimento e le pareti erano di marmo freddo, e Bra, accaldata com’era, si sentì rabbrividire a quel contatto.
Si sentiva come se il petto le stesse per esplodere.
Era come se tutta la paura, tutto il dolore e la nostalgia che aveva provato durante la prigionia impostale da Algid fossero tornate a colpirle, più violente che mai.
Tremando a più non posso, la bambina si mise le braccia sulla testa, come per proteggersi. Era una posizione che aveva assunto spesso, quando Algid era vicino a lei…
Adesso Algid non c’era, ma Bra si sentiva lo stesso come se qualcuno le stesse riempiendo la mente di brutti ricordi.
Riusciva solo a pensare a quella sera, a quanto aveva aspettato Trunks, ancora e ancora… Al fatto che lui non era tornato…
O meglio, si corresse la bambina, era tornato sì, ma dopo tre anni!
Per poco non le sfuggì un singhiozzo.
Perché aveva un fratello così cattivo? Non poteva averne uno buono? Perché aveva questo Trunks? Perché, invece, suo fratello non era il Trunks del futuro?
Quello lì sì, che era buono.
Ripensò a quando lo aveva abbracciato… Ma a tornarle in mente furono soprattutto le parole che lui le aveva detto… Sai, certe volte le ferite emotive sono dolorose come quelle fisiche, se non di più.
La bambina si immobilizzò.
Lentamente, abbassò le braccia, togliendosi le mani da sopra la testa.
Il suo respiro riprese ad accelerare, come le succedeva quando si spaventava, quando pensava che Algid fosse tornato a prenderla.
Adesso, però, non vedeva l’alieno, dentro la propria testa.
Vedeva l’espressione stordita di Trunks, le sue guance arrossate rigate di lacrime, i suoi occhi pieni di dolore…
Bra iniziò ad agitarsi.
Cercò di star ferma, ma dopo un po’ si accorse che proprio non ci riusciva.
Si tirò in piedi ed uscì dal bagno.
Riprese a correre lungo il corridoio, e ad un certo punto sbatté contro qualcosa – o, per meglio dire, contro qualcuno.
Non se lo aspettava proprio, e incespicò all’indietro, cadendo sul sedere.
Alzò gli occhi, intontita dal dolore all’osso sacro, e si ritrovò a guardare la faccia di Goku.
«Bra» la salutò il saiyan. «Non ti sei fatta male, vero?»
La bambina sbatté le palpebre un paio di volte. Quando il dolore della botta passò, scosse la testa. «No» pigolò.
«Ah, bene» disse Goku, aprendosi in un sorriso. La prese per un braccio e la aiutò a rimettersi in piedi. «Ecco fatto… Sto cercando il bagno, comunque… Puoi dirmi dov’è?»
Bra indicò la direzione che l’uomo avrebbe dovuto prendere.
«Oh, è vero» disse Goku, allegramente. «Ora ricordo… Be’, grazie, piccola» disse, scompigliandole i capelli mentre le passava accanto.
La bambina si girò per seguirlo con lo sguardo, e improvvisamente le uscirono di bocca alcune parole farfugliate.
Goku si voltò indietro. «Come dici?» le domandò, confuso.
Bra si morse le labbra. Ripeté quanto aveva già detto, ma per la seconda volta le venne fuori solo un borbottio incomprensibile.
Goku sembrò perplesso. Gettò un’occhiata verso la direzione appena imboccata, ma poi tornò sui propri passi, sino a giungere di fronte alla bambina.
Si accoccolò persino, in modo da avere il volto all’altezza di quello di Bra.
«Come dici?» ripeté.
Bulma gli aveva detto di essere preoccupata per la figlia. Dato ciò che era successo, non poteva nemmeno provare a farla aiutare da uno psicologo. Chi poteva dire come avrebbe reagito un terrestre qualsiasi, ascoltando una bambina di sette anni che sosteneva d’essere stata rapita da un alieno?
Però, chissà, magari lui poteva darle una mano.
Bra respirò a fondo, disperatamente. «Si può morire per la tristezza?» domandò poi.
Goku sgranò gli occhi. Non si era minimamente aspettato una domanda del genere… Di colpo, parve molto più serio, e s’accigliò appena.
«Non lo so» rispose alla fine. «Mio nonno diceva che l’anima e il corpo sono collegati, che…»
«Le ferite emotive sono dolorose come quelle fisiche» farfugliò Bra, ripetendo le parole del ragazzo del futuro.
Goku le lanciò un’occhiata stupita, quindi annuì. «Già» disse, serio.
«Allora si può morire di tristezza?» insistette Bra.
Goku si portò una mano dietro la nuca. «Be’» tentennò, «non lo so…»
Bra, però, non lo ascoltò: le era appena tornata in mente una cosa.
«Certa gente si uccide!» gridò, facendo sobbalzare il saiyan.
«Cosa?» chiese Goku.
«Lo diceva Algid» rispose la bambina, prendendo a tremare. «Diceva che c’è gente che è debole e che non è capace di sopportare la tristezza e allora si uccide perché non ne può più…»
Goku si irrigidì.
Bra iniziò a tremare più forte. «Io… Io non l’ho ascoltato… P-p-perché… la mia mamma, il mio papà… Trunks… Pensavo che loro erano forti, quindi mi dicevo che non avrebbero fatto una cosa simile, p-però…»
Però, il ragazzo del futuro si era preoccupato per la sua mamma, anche se la sua mamma era forte.
Allora doveva voler dire che anche i forti, certe volte, non ne potevano più… Quindi sì, di tristezza si poteva morire davvero…
La bambina venne attraversata da una scarica d’orrore.
«Bra?» la chiamò Goku, allarmato.
Senza rispondere, lei si voltò, incespicando, e prese a correre disperatamente verso la stanza di suo fratello. Aveva ricominciato a piangere, e sentiva le lacrime che le gocciolavano dal mento…
Perché, perché, perché, perché, perché, perché, perché?
Perché non le era venuto in mente subito?
La bambina quasi si buttò addosso alla porta della stanza del fratello per aprirla ed entrare… E, vedendolo immobile sul letto, gridò con quanto fiato aveva in gola.







Spazio Autrice:
Ed eccolo qua.
Il prossimo aggiornamento, se ce la faccio, sarà Martedì 11… E, mi duole dirlo, dovrebbe essere l’ultimo (o il penultimo) capitolo.
NOTA di martedì 11: Il capitolo è quasi pronto, ma dato che devo studiare francese (domani ho un esame orale, brrrrr! =S) non credo di riuscire a finirlo per oggi, perciò l'aggiornamento è rimandato a domani, mercoledì 12. Scusate ^^"
Alla prossima!
  
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