Amava quel luogo.
Era un piccolo rifugio da quel mondo interessante quanto impressionante nel quale viveva da ormai un sacco di tempo.
Quella sera c'era un bel pò di vento.
Era freddo e quella sensazione gli accarezzava gentilmente le guance, che iniziavano lentamente ad arrossarsi.
Stella si strinse nel cappotto, appoggiandosi alla vecchia e traballante ringhiera in ferro che circondava il perimetro del tetto della scientifica.
In laboratorio non era rimasto più nessuno, ad eccezione di lei e Mac.
Avevano chiuso un caso non troppo difficile, ma le scartoffie stranamente toccavano sempre a lei e al suo capo.
Si era però presa una pausa.
Non che a Mac interessante gran che.
In effetti si era chiuso nel suo ufficio e se ne stava lì, immobile, chino su quelle carte.
Era da un pò che non riuscivano più nè a parlare da soli, nè a ritagliarsi quei pochi e sfuggenti minuti alla fine della giornata.
Lui non entrava più così spesso nel suo ufficio e lei aveva iniziato a fare lo stesso.
Certo, continuavano il loro dialogo silenzioso, fatto di sguardi, ma le parole.. beh, quelle erano diventate sempre più scarse.
Tra Peyton e il lavoro, i loro contatti si erano fatti più flebili, ma per lei ugualmente intensi.
Inspirò profondamente, lasciando che i suoi polmoni si dilatassero e la aiutassero a rilassarsi.
Quei pochi momenti lassù, sul tetto, le permettavno di staccare dal mondo di cadaveri, dal mondo di problemi, dalla sua saltuaria solitudine.
Stella alzò lo sguardo e si lasciò incantare da quella luna che splendeva indisturbata nel cielo di gennaio.
Era piena quella sera e sembrava quasi la padrona assoluta di quell'immensa distesa scura.
Si sentì improvvisamente piccola di fronte a quello spettacolo e si strinse istintivamente più forte nel suo cappotto.
La porta alle sue spalle cigolò e si richiuse quasi subito.
Stella non si voltò, non le interessava chi fosse.
Lei andava lassù per godere di quella insolita tranquillità e poi gli unici ad andare lì erano degli addetti alle pulizie che lasciavano i loro attrezzi nel piccolo

ripostiglio proprio lì accanto.
I passi alle sue spalle erano leggeri e lenti.
Li sentì sempre più vicini, fino a percepirli proprio accanto a lei.
La figura, fino ad ora avvolta nel buio, si appoggiò con i gomiti alla ringhiera, proprio accanto a lei.
Stella si voltò e trovò gli occhi di Mac fissi nei suoi.
La donna lo osservò per un momento e poi tornò a riporre la sua attenzione su quella immensa palla gialla.
M: è qui che scappi allora?
L'uomo imitò Stella, stupendosi per la meravigliosa sensazione di impotenza che lassù dava la luna.
S: già..
Mac la osservò con la coda dell'occhio, notando un'espressione di totale pace.
S: quassù riesco a trovare un pò di tranquillità. Parlo con me stessa. E' piacevole.
L'uomo rimase in silenzio per un pò, lasciando che il rumore del traffico rendesse meno pesante quell'assenza di parole.
M: ho paura che a forza di scappare non riesca più a trovarti.
Stella lo guardò finalmente negli occhi, ripensando a quel sussurro pieno di sottintesi.
S: il massimo della mia fuga è questo tetto. La domanda è se tu voglia trovarmi veramente.
Mac la guardò negli occhi e fu felice di perdervisi.
Si avvicinò e passò un braccio attorno alle spalle di Stella.
La donna rimase per un secondo totalmente sorpresa, ma quel contatto le era mancato così tanto, che adesso le sembrò di avere tutto ciò di cui aveva bisogno.
Si rilassò e apoggiò la sua testa sulla spalla di Mac.
M: io ti cercherò sempre.