Diana Nott volteggia per il salotto di casa sua, avvolta in una nube di seta blu. Danza, viene sfiorata da mani che non conosce, ride.
Non si accorge nemmeno per un secondo che suo figlio è in quella sala. Che la guarda.
Ride, danza, si diverte. È leggera come una farfalla ed altrettanto inconsistente.
Ma, proprio come le farfalle, è impossibile fare a meno di amarla. E Theodore ama sua madre, con tutto il cuore. Anche se lei è troppo felice per accorgersene.
Non può fare niente, Theodore. Può solo guardarla e tendere le mani, sperando in un suo abbraccio.

(100 parole)

Astoria Greengrass volteggia fra le sue braccia, nella Sala Grande addobbata a festa, avvolta in una nube di seta blu.
Assomiglia a Diana Nott, mentre ride e danza come se non avesse mai fatto altro.
Anche Astoria è una farfalla, Theodore lo capisce quando la vede volare via, troppo lontana per poterla raggiungere.
Theodore rimane solo, come sempre, in un angolo dal quale non riuscirà ad uscire.
È come una danza continua di cui Theodore conosce bene i passi: vive intrappolato da farfalle che voleranno via da lui. Loro arrivano, Theodore le ama, loro scappano.
E Theodore soffre, ogni volta.

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Alla fine, è rimasto solo. È lui a danzare, adesso, quella danza che si chiama “morte”. Non c’è nessuna nube di seta, solo Theodore e la pioggia che scorre sul suo volto.
Perché Theodore non piange mai.
Sospira, mentre giocherella con la bottiglietta che tiene in mano. In questo momento, Theodore sente per la prima volta la mancanza delle sue farfalle.
Apre la bottiglia ed ingoia velocemente il contenuto. E, prima che il suo cervello riesca a proporgli un’alternativa, Theodore è a terra, morto.
Ha ancora il volto bagnato dalla pioggia e, in mano, stringe un drappo di seta blu.

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