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Autore: Deb    05/09/2012    2 recensioni
“Nolan...”
“Lo sai, l’avevo immaginato che prima o poi questo sarebbe successo”.
Emily non poté fare a meno di sentire i suoi occhi bruciare un pochino.
“Voglio staccare da tutto questo”.
“Lo so”, le sorrise sinceramente. Ed Emily pensò che avrebbe voluto continuare a frequentarlo, non era poi così male stare in sua compagnia.
No, non poteva rimanere attaccata a quella vita. Ormai era finita.
In quei quattro anni, Nolan era stato l'unico a starle sempre vicino, ad aiutarla quando era in difficoltà, l'aveva confortata nei momenti più bui.
Lei gli era profondamente grata, anche se forse non glielo aveva mai fatto capire.
“Sappi, Amanda, che per qualsiasi cosa sai dove trovarmi”, sottolineò il suo vero nome; perché lui lo sapeva che, in fondo all'anima, lei sarebbe stata sempre aggrappata al suo passato.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emily Thorne, Nolan Ross, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I

Non c'era più niente che la legasse a quel luogo.
Era difficile lasciare i ricordi passati però. Ogni angolo di quella casa le ricordava il padre: David Clarke.
Emily aveva coperto tutti i mobili sotto un telo e, una volta giunta sull'uscio della porta, si voltò ed osservò, forse per l'ultima volta, la sua casa.
Prese le valige in mano e cominciò a trasportarle dentro l'auto. Non voleva più rimanere lì, non c'era nulla che la trattenesse ormai.
Quella sarebbe stata la sua ultima estate negli Hamptons.
Dopo quel giorno non avrebbe più guardato al passato; finalmente sarebbe andata avanti con la sua vita.

Erano trascorsi due mesi dalla morte di Victoria Grayson, uccisa da un colpo da arma da fuoco. Era stata aperta un'indagine sulla sua morte ed era stata archiviata come “suicidio”.
Probabilmente non riusciva a sopportare gli sguardi di tutti e l'accusa (fondata) di come avesse incastrato il padre di Amanda.
Non che Conrad avesse avuto una fine migliore. Successivamente alla scoperta di come era stato lui a finanziare la cellula terroristica che aveva fatto precipitare il volo 197, era stato finalmente processato per i crimini che aveva commesso.
Alla fine tutte le persone che dovevano cadere l'avevano fatto, in un modo o in un altro.
“Te ne vai davvero, eh?!”.
Emily si voltò in direzione della voce: “Nolan…”.
“Non saluti nessuno, te ne vai così?", la voce del suo complice era un po' incrinata. Lo sapeva che, probabilmente, non l'avrebbe più rivista. Emily voleva staccarsi da tutte le persone con le quali aveva interagito durante quei quattro anni.
“Sarei venuta da te”, mentì. Non aveva minimamente pensato di dire addio a lui o a qualcun altro.
Non amava gli addii, fondamentalmente.
“Certo”, Nolan si avvicinò alla ragazza e le accarezzò un braccio: “sono davvero sicuro che saresti venuta da me”.
La giovane Thorne aveva capito quanto fosse sarcastico, ma non le importava.
“Nolan...”
“Lo sai, l’avevo immaginato che prima o poi questo sarebbe successo”.
Emily non poté fare a meno di sentire i suoi occhi bruciare un pochino.
“Voglio staccare da tutto questo”.
“Lo so”, le sorrise sinceramente. Ed Emily pensò che avrebbe voluto continuare a frequentarlo, non era poi così male stare in sua compagnia.
No, non poteva rimanere attaccata a quella vita. Ormai era finita.
In quei quattro anni, Nolan era stato l'unico a starle sempre vicino, ad aiutarla quando era in difficoltà, l'aveva confortata nei momenti più bui.
Lei gli era profondamente grata, anche se forse non glielo aveva mai fatto capire.
“Sappi, Amanda, che per qualsiasi cosa sai dove trovarmi”, sottolineò il suo vero nome; perché lui lo sapeva che, in fondo all'anima, lei sarebbe stata sempre aggrappata al suo passato.
Forse era per questo che si era dovuta attaccare tanto a Nolan quando Jack le aveva detto, con occhi fieri e luminosi, che si sarebbe sposato con Amanda Clarke.
In quel momento, ancora lo ricordava come se fosse successo il giorno prima, avrebbe voluto sprofondare.
Se Emily avesse preso decisioni differenti con Jack non ci sarebbe stata la finta Amanda: sarebbe lei la signora Porter.
Quel fatidico giorno, Emily aveva pensato per la prima ed ultima volta che la vendetta sarebbe stata inutile, che sarebbe stato meglio se fosse tornata negli Hamptons con il suo vero nome, fregandosene dei Grayson, per vivere una vita felice e serena con la persona che amava.
“Ems, vai a salutare Jack. Ci rimarrebbe troppo male se sparissi così”.
Sorrise amaramente. Perché doveva andare da lui e vedere la coppia felice?
Ancora gli faceva male vedere quel quadretto familiare.
Aveva finto per tre anni, sorridendo felice alla vista di Amanda con in braccio il piccolo David.
Quando era nato, aveva perfino fatto fare un test di paternità. Fino all'ultimo non voleva credere che David fosse veramente il figlio biologico di Jack.
Quant'era stata patetica.

Alla fine si era fatta convincere.
Stava entrando nel bar dei Porter.
Non appena varcò l'uscio, gli occhi dell'uomo che amava si soffermarono su di lei.
“Ciao, Emily”, salutò con enfasi, portandosi lo strofinaccio sulla spalla.
“Ciao”.
La donna si sedette su uno sgabello e con un sorriso in volto, nemmeno lei sapeva come riuscisse a fingere così bene, chiese un drink analcolico.
“Tutto bene?”.
“Perfettamente”.
Non sapeva cosa dire.
Come avrebbe potuto cominciare il discorso?
Già lo sapeva che, comunque, Jack avrebbe fatto il cosiddetto labbretto, sinceramente dispiaciuto per la sua dipartita.
Perché aveva deciso di dar retta a Nolan? Sarebbe stato molto più semplice se se ne fosse andata senza dire nulla a nessuno.
Alla fine, decise di mentire.
In fondo, bugia in più o bugia in meno, non faceva la differenza.
“Sono venuta a salutarti”, cominciò sorseggiando subito dopo la bevanda.
Jack inarcò le sopracciglia.
“Te ne vai?”, la sua tonalità di voce era davvero dispiaciuta.
Emily sorrise amaramente e si rigirò il bicchiere tra le mani.
“Sì, Boston. Ho trovato un lavoro a cui non ho potuto dire di no”, finse. Non lo guardava negli occhi. Come poteva sopportare di osservare la sua espressione triste?
Proprio in quel preciso momento, Amanda decise di entrare.
Teneva per mano il piccolo David che lentamente avanzava. Un passo dopo l'altro.
Avrebbe mai potuto rovinare la vita a quel povero bambino che, sfortunatamente, non aveva alcun tipo di colpa?
In passato, Emily si era ritrovata a pensare di raccontare tutta la verità a Jack, così da poter finalmente vivere la vita che voleva, ma era giunta alla conclusione più ovvia.
A volte, bisognava accantonare la voglia di vendetta per non far soffrire persone innocenti.
L'aveva fatto per David, soltanto per lui.
“Zia Emily!”, urlò il bimbo allontanandosi dalla madre per correre da lei.
“David, ciao”, la donna scese dalla sedia e si abbassò in modo tale da poterlo abbracciare, il sorriso radioso che aveva sul volto era sincero e solo quel piccolo ometto riusciva a strapparglielo.
Gli voleva davvero un gran bene.

Dopo aver salutato tutte le persone a cui doveva dire addio, Emily continuava a pensare che sarebbe stato meglio andarsene senza farsi notare, salì in auto.
“Aspetta!”, certo che era proprio un tipo pesante.
“Che c'è? Dovrei andare a salutare qualcun altro?”, esasperata, ecco come si sentiva. Nolan doveva lasciarla andare via.
“Oh, andiamo. Lo sappiamo tutti e due che lo volevi salutare”.
“Te lo ripeto, Nolan. Che vuoi?”, l'uomo appoggiò le braccia al finestrino aperto e sorrise.
“Scontrosa come al solito, eh?!” sghignazzò, porgendole poi un piccolo pacco dono.
Lei lo prese in mano e cominciò a scartarlo.
“Non dovevi, davvero", affermò prima di vederne il contenuto.
“Suvvia, mi stai...”, fece una breve pausa “…abbandonando. Devi avere qualcosa che ti ricordi di me, non credi?”, scherzò. Perché stava folleggiando, vero?
“Te la posso tirare in testa? Che razza di roba è mai questa?”.
Non era dispiaciuta per il regalo, alla fine era il pensiero che contava e, fondamentalmente, essere apprezzata da Nolan non le dispiaceva.
Lui le voleva bene davvero.
Sorrise lievemente rigirandosi tra le mani quella cornice di conchiglie.
“Ah, non puoi togliere la foto. Lì dentro ci deve rimanere quella”.
Nolan le scompigliò i capelli. Cos'era diventata, un cane?
Non sapeva nemmeno perché, o quando era successo, ma si sentiva le guance umide. Da quando in qua era così sentimentale?
“Wow, Ems che si commuove per un regalo del genere! Hai per caso la febbre?”, la prese in giro l'informatico.
“Taci, Nolan”.
Le asciugò le lacrime con il palmo della mano.
“Ems, piangi pure. Non l'hai mai fatto da quando hai... vinto. Sei anche tu una persona con dei sentimenti”.
Possibile che Nolan sapesse sempre come tirarla su di morale?
“La foto, comunque, la cambierò. Non ho voglia di continuare a vederti tutti i giorni”.
L’immagine ritraeva Nolan appoggiato al muro con espressione ammiccante, o almeno aveva cercato di farla, con scarsi risultati.
“Te l'ho detto, non puoi cambiarla”.
Improvvisamente calò il silenzio. Emily continuava a guardare la foto e Nolan continuava ad osservare lei.
“Lo sai che se solo me lo chiedessi verrei con te?”.
Ems si voltò a guardarlo e cercò di confortarlo con lo sguardo.
“Voglio stare da sola, Nolan. Sola e lontana da tutto questo”.
“Sei sicura? Sei stata sola per tutti quegli anni...”, Emily lo interruppe.
“Non fare quell'espressione da cane bastonato, Nolan. I cellulari esistono per un motivo”.
La verità era che quello che si sarebbe sentito più solo di tutti era proprio Nolan, ma forse Emily non riusciva ad arrivarci.
Da quando Ems era entrata nella sua vita, era tutto cambiato.
Certo, era stato ferito, rapito e ferito ancora, ma per Nolan quel cambiamento nella sua vita era stato davvero positivo.
Aveva cominciato ad avere uno scopo, un'utilità e non era più rimasto solo.
C'era sempre Ems che girava per casa sua: triste, imbronciata, con piani di vendetta a cui lui avrebbe preso parte.
Gli piaceva averla intorno ed in quel momento, pensare che sarebbe tornato tutto come prima, gli portava una grande tristezza.
Nolan cercò il suo sorriso migliore: “Allora, arrivederci”, si scostò dall'auto in moto e lasciò andare via la sua migliore amica.
“Ciao, Nolan”.
Quando l'automobile era ormai lontana e non riusciva a vederla più, si asciugò le lacrime che avevano cominciato a scendere.
Ah, odiava essere un tipo così sentimentale.

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Buongiorno! Eccomi qui, come promesso, con il primo capitolo di questa minilong! :)
La fanfiction è betata da Ili91 ed è completa. Non sarà molto lunga. Cinque capitolo più l'epilogo.
La aggiornerò una volta a settimana, il mercoledì, tempo permettendo. Se non riuscissi ad aggiornare, comunque, lo scriverò sul mio account di facebook.
Una piccola curiosità sulla storia:
per molto tempo non ha avuto un titolo e, mentre la scrivevo, la chiamavo minilong perché volevo scrivere una long su Revenge, ma non troppo lunga. xD Direi di esserci riuscita. :p La seconda curiosità è che la fanfiction è stata scritta per la sua quasi totalità sul cellulare in quanto non avevo un minuto libro per stare al pc. Il problema di scrivere con il cellulare era che non riuscivo a mettere le maiuscole. :°
Questo primo capitolo, come d’altronde quasi tutti i primi capitoli, è abbastanza introduttivo ai fini della trama. Ems decide di andarsene dagli Hamptons una volta conclusa la sua Revenge. Spero che la fanfiction vi piaccia e questo primo capitolo è dedicato ad Ili91 che mi sta sempre vicina a darmi consigli sui miei dubbi e con il betaggio e Cla90 che non vedeva l’ora di leggere questa minilong! :D
Grazie mille!
Altre piccole precisazioni: La fanfiction è spoiler free, il che significa che in essa non ci sono spoiler sulla seconda stagione. Se nella seconda stagione ci saranno scene simili o che potrebbero ricordare la fic (ma non credo) sarà solo per una coincidenza.
Nella fanfiction non è menzionata la madre di Emily (episodio 1x22) perché non era importante ai fini della trama, quindi in questa storia Emily e Nolan non hanno mai scoperto che la madre di Emily è viva. Proprio per questo motivo c’è l’avvertimento What if? In quanto cambio un fatto importante avvenuto nella storia originale.

Baci
Deb

   
 
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