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Autore: reby    05/09/2012    6 recensioni
Lei è Sora, studentessa di Letteratura che decide di trasferirsi ad Osaka e per questo si trova a condividere l'appartamento con un vecchio amico di famiglia.
Lui è Taichi, ad Osaka ci vive già da un anno e frequenta la facoltà di Scienze motorie.
Tra un nuovo gruppo di amici ed una città tutta nuova da vivere, per Sora comincia una nuova avventura: la convivenza.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva quella mattina di fine Ottobre quando, esausta, posai a terra le valigie davanti all'ingresso di quella che sarebbe diventata casa mia per – almeno speravo- i prossimi due anni.
Non pensavo che alla fine l'avrei fatto sul serio.
Trasferirmi intendo.
Sono sempre stata abbastanza legata alla mia città d'origine, specialmente alla mia cara Odaiba, ma le esigenze e le aspirazioni per il futuro mi hanno costretta a trasferirmi qui, ad Osaka, lontana kilometri da casa.
Non è stata una scelta facile. All'inizio non l'avevo proprio considerata, come scelta, ma dopo aver passato un intero anno cercando di adattarmi alla facoltà di Letteratura a Tokyo -con scarsi risultati- ho ripiegato.
Con mano tremante mi ritrovai a suonare il campanello stringendomi di più nel mio semplice cappotto nero.
Sentii dei rumori provenienti dall'interno dell'appartamento e una risata maschile.
Dei passi sempre più vicini..
La porta si spalancò con impeto, stavo quasi per salutare cordiale colui che sapevo essere l'attuale -unico- abitante della casa quando mi ritrovai di fronte una ragazza con un misero asciugamano attorno al corpo e delle banconote in mano.
-Ops- si limitò a dire e poi scoppiò a ridermi in faccia ritornando sui suoi passi.
Ero alquanto senza parole, mentre mi limitavo a sbattere le palpebre velocemente.
-Taichiiii,- urlò con una vocetta stridula, -c'è una ragazza sulla porta e non penso sia una dipendente della pizzeria!-
-Yuuki che stai dicend..-
Ed eccolo il nostro primo incontro.
Io sulla soglia della porta, con bocca spalancata e sopracciglia inarcate e lui, Taichi Yagami, petto nudo e boxer neri addosso.
-Merda- , farfugliò osservandomi e sparì dietro una porta per poi riapparire qualche secondo dopo con una maglietta addosso.
Io ero sempre più paralizzata.
Si avvicinò con un sorriso imbarazzato e una mano tra i capelli castani che parevano avere vita propria.
-Tu devi essere Sora..sei..sei cambiata- mormorò venendomi incontro.- Scusa io non sapevo saresti arrivata og..-
-Se vuoi vengo più tardi...credevo che tua madre ti avesse avvisato del mio arrivo..- mi ritrovai a mugugnare in risposta, con la bocca completamente asciutta.
Quella situazione mi sembrava uno scherzo del destino.
Un ridicolo deja-vu.
-Ma no, no!Anzi ehm..accomodati pure- si ritrovò a dirmi e senza che io avessi tempo di ribattere prese i miei borsoni portandoli dentro.
-Scusami un attimo- aggiunse guardandomi per un attimo e sparì dentro quella che doveva essere la sua camera da letto.
Dopo qualche minuto la ragazza di nome Yuuki vestita di tutto punto usciva un po' sbuffando e guardandomi storto.
Sembrava un gatto con il pelo arruffato.
-Ma quando ci rivedremo?- miagolava sul ciglio della porta.
Io ero di spalle e totalmente concentrata nella contemplazione della punta delle mie ballerine.
-Ti..ti chiamo presto ok?- mormorò Taichi a bassa voce ma io lo sentii lo stesso.
Sinceramente?Non mi sembrò molto convincente.
Quando chiuse la porta piombammo nel silenzio più assoluto.
Per qualche secondo.
Poi lui cominciò a farmi da cicerone per tutta la casa come se niente fosse, come se non l'avessi interrotto nel bel mezzo di chissà quale amplesso.
Dimostrava una gran faccia tosta ma stranamente non mi diede affatto fastidio, anzi era evidente il suo tentativo di mettermi a mio agio.
Non che ci riuscì poi molto ma ahimè era in gran parte colpa mia in quanto non ero mai stata granché brava a socializzare.
Parlò delle pulizie, disse che ci potevamo accordare, che il condominio era tranquillo abitato da famiglie, che la zona era ottima e a sole due fermate di metro dall’Università.
Disse anche che la sua facoltà, Scienze motorie, non era molto distante dalla mia di Letteratura e che quindi per qualsiasi problema potevo chiamarlo.
Mi indicò la mia stanzetta -con una finestra abbastanza grande-, adiacente alla sua e ingombra di scatoloni e cianfrusaglie varie che mi promise di far sparire al più presto, il bagno -ovviamente in condizioni disastrose- e poi il mio ripiano per poggiare le stoviglie.
La casa era molto piccola a dire il vero, ma le pareti dai colori accesi la rendevano molto accogliente e...calda.
A pelle la prima impressione fu proprio quella di una vera casa. Piccola –un solo corridoio che si apriva su una cucina con tanto di tavolo, divano e tv, infondo ad esso le nostre due camere da letto l’una accanto all’altra, e di fronte alla mia porta il bagno-. Piccola, ma pur sempre accogliente.
-Allora,- esordì una volta concluso il mini tour, -conosci qualcuno qui ad Osaka?-
Che tipo strano, mi ritrovai a pensare mentre lo osservavo versare succo di frutta in due bicchieri dai colori vivaci.
Eravamo nella mini cucina che fungeva anche da sala da pranzo. Il piano cottura era un po’ datato ma il resto dei mobili erano abbastanza nuovi e, cosa di non meno valore, di una tenue sfumatura di rosso. C’erano diversi poster attaccati alle pareti, molti dei quali raffiguranti squadre di calcio giapponesi, e qualche foto qua e là.
-No, a parte te nessuno direi- gli risposi con un'alzata di spalle e lui mi porse il bicchiere pieno.- Grazie-.
-Mi spiace solo che non ci sia champagne in casa, sai di solito porta bene- continuò con un sorriso e avvicinò il bicchiere al mio per una specie di brindisi. -Comunque, se non hai altri programmi per la serata, ti porto a fare un giro con me, così puoi fare amicizia con i miei amici.-
Bevvi lentamente in modo da poter guadagnare qualche secondo in più per riflettere sulla sua proposta.
Quella era una di quelle situazioni che mi mettevano in imbarazzo. L’idea di entrare in un gruppo già affiatato e di essere la nuova mi aveva sempre fatta sentire a disagio.
Però in effetti li non conoscevo nessuno e lui era sembrato tanto gentile…
Non mi ero accorta che nel frattempo avevo bevuto tutto il contenuto del bicchiere e che lui mi osservava dall’alto del suo con un mezzo ghigno e gli occhi scuri puntati dritti nei miei.
Mi confuse per un attimo.
-Ehm, si d’accordo grazie mille per l’invito- mi ritrovai a farfugliare mentre dentro di me urlavo.
Lui sembrò riscuotersi e si perse in uno dei suoi sorrisi a trecentosessanta gradi.
Ma sorride sempre?, pensai mentre d’istinto sorrisi anche io.
- Perfetto!Allora adesso intanto ti faccio sparire gli scatoloni, così puoi cominciare a sistemarti,- e a passo di carica si diresse in camera mia.  -Va bene se usciamo per le nove?- mi urlò dal corridoio.
-Si va benissimo!- gli risposi con un tono di voce un po’ stridulo.
Posai i bicchieri nel lavandino e aggrottai le sopracciglia. Per due secondi, mentre lui mi stava fissando, avevo scollegato il cervello.
Brutto segno, mormorò una vocina dentro di me.
Già l’intera faccenda era strana.
Quando mia madre mi propose quest’ipotesi rifiutai di getto. Vivere in casa con un ragazzo che non frequentavo da pressoché dieci anni?No grazie.
Poi però, considerando che le spese sarebbero state dimezzate, l’ottima posizione della casa e, perché no, anche le insistenze di sua sorella Hikari, avevo ceduto.
Qualche volta giocavamo a calcio insieme da bambini, no?Ricordo che mi stava simpatico.
Chissà se lui ricorda.
Con Hikari avevo un bel rapporto. Durante le cene di famiglia lei c’era sempre – a differenza del fratello che disertava ogni volta,- ed era sempre di una dolcezza disarmante.
Mi ripromisi di mandarle un sms più tardi per avvisarla che suo fratello non mi aveva ancora sbattuta fuori.
Un’ora e qualche imprecazione dopo, la mia stanza era del tutto sgombra. Aveva portato tutta la roba giù, nel piccolo garage dove a quanto pare aveva anche una moto e dopodiché aveva annunciato che avrebbe fatto una doccia e si era chiuso in bagno.
Mi buttai sul letto osservando il soffitto bianco.
Avrei comprato qualche adesivo da mettere alle pareti, magari qualche fiore colorato.
Sentii l’acqua cominciare a scrosciare dal piccolo bagno di fronte alla mia stanza e chiusi gli occhi.
Vivere con un ragazzo. Con quel Taichi.
Non sembrava male, sorvolando sull’incidente di qualche ora prima.
Beh, è un bel ragazzo, mi sussurrò la coscienza. E’ normale che abbia ragazze che gli ronzano intorno.
Vero. Sicuramente sarà anche popolare.
Con un sospiro nostalgico e allo stesso tempo rabbioso ripensai al mio ex ragazzo, Kanata.
Ci eravamo conosciuti durante una partita di tennis, sport che praticavo per far star buona mia madre cosicché chiudesse un occhio sulle partite di calcio a cui di tanto in tanto partecipavo.
Relazione di un anno quasi, sorpresa a casa sua una sera e bam, non era solo.
Anzi, mi venne ad aprire la porta mezzo brillo con una ragazza in biancheria intima allacciata al collo.
Ecco, quell’episodio mi spinse definitivamente ad accettare la proposta di mia madre. Se prima ero combattuta anche per via di Kanata –che stranamente non aveva mai fatto storie a riguardo, poi capii perché-, dopo la brusca fine della nostra storia accettai senza remore.
E adesso ero lì, in una città sconosciuta e con un solo ragazzo con i capelli castani incasinati in testa come surrogato di amico.


Quando alle nove Taichi bussò alla mia camera, mi stavo guardando allo specchio- tenuto in precario equilibrio da alcuni borsoni,- da più di dieci minuti.
Faceva parecchio freddo per essere solo a fine Ottobre, quindi avevo optato per delle calze abbastanza pesanti nere lavorate, stivaletti in tinta con tacco basso e un vestito grigio chiaro, misto lana che mi sfiorava le ginocchia regalatomi da mia madre poco prima di partire.
Troppo banale?Troppo poco sexy?
Ma che m’importava di essere sexy infondo?
Sciolsi nuovamente i capelli lasciandoli liberi sulle spalle che sfioravano appena e aprii la porta trovando Tai con già il cappotto addosso.
Mi sfiorò con lo sguardo dalla testa ai piedi, velocemente. Per un attimo fui tentata di aggrottare le sopracciglia come mio solito, invece mi limitai a sentire un brivido freddo. Mi guardò negli occhi, dopo.
Per pochi secondi.
-Stiamo andando in un locale con musica dal vivo, spero non ti dispiaccia- disse mentre distoglieva lo sguardo e prendeva le chiavi dal centrotavola.
Mi risultava difficile crederlo un tipo dall’imbarazzo facile, eppure l’impressione che mi fece fu proprio quella.
-Oh no affatto, mi piace la musica dal vivo.-
Era la verità. Spesso costringevo Kanata a portarmi in uno di quei bar dove di tanto in tanto c’erano serate jazz.
Mi rilassavo tantissimo.
-Sora hai una sciarpa da metterti?Vorrei andare in moto, perché è abbastanza lontano e con la metro rischiamo di far tardi perché ci lascia troppo distanti dal locale.-
In moto?Ma c’erano appena cinque gradi!
-In..moto?- biascicai, immaginandomi già in versione cubetto di ghiaccio.
Lui si voltò, forse sorpreso dal mio tono e fece una piccola risatina- Si. So che fa freddo ed io per primo la prendo poche volte di questo periodo, ma avevo capito male l’orario dell’appuntamento e Yamato mi ha appena chiamato per chiedermi che fine avessimo fatto e…-
Lo bloccai con un sorriso. Aveva parlato alla velocità della luce, grattandosi la nuca e in quel momento mi era sembrato così…tenero.
-Prendo la sciarpa e arrivo- annunciai, e lui strinse le mani a mo di preghiera sussurrando un grazie.
Fatto sta che la mia, di sciarpa, era rimasta al sicuro ad Odaiba, e quindi alla fine mi prestò una delle sue: di un acceso blu elettrico, calda e con un intenso profumo maschile sopra che riconobbi come suo.
Quando scendemmo in garage e vidi la moto l’amai subito.
Non ero un’appassionata di motori ma quella era davvero bella, anche se aveva l’aria un po’ vissuta.
-Ti piace?- mi domandò Taichi, intercettando la scia dei miei pensieri e porgendomi nel frattempo un casco integrale.
-Beh si, poi il rosso è il mio colore preferito- ammisi senza difficoltà.
Lui si fermò per un istante, giusto il tempo per mormorare “anche il mio”, prima di accendere quella che aveva definito sua figlia mentre eravamo in ascensore.
Armata di positività per quella crescente simpatia che sentivo nei confronti di Taichi, salii in sella allacciando il casco.
La voce di Taichi mi giunse un po’ ovattata per via del casco. – Se hai paura puoi aggrapparti a me!- riuscii a scorgere una nota sarcastica nella sua voce perciò gli risposi con un leggero scappellotto sulla spalla che lo fece ridere apertamente.



E’ pazzo!, mi ritrovai a pensare qualche minuto dopo, una volta inseriti nel traffico della vita notturna di Osaka.
Eravamo sparati a tutta velocità e rallentava pochissimo anche in vista di curve a gomito.
Faceva freddo, sentivo l’aria ghiacciata perforarmi le calze e rimpiangevo di aver lasciato quelle di lana al caldo della valigia.
Dopo l’ennesimo sorpasso per il rotto della cuffia mandai al diavolo il mio orgoglio e gli cinsi il torace con entrambe le braccia.
E’ muscoloso, fu il primo commento della mia mente. Avevo già avuto modo di osservarlo di sfuggita quella mattina, ma adesso l’impressione si era trasformata in un dato concreto.
Alcune delle sue ciocche ribello uscivano dal casco sbattendo sul mio ma non mi davano fastidio.
Mi sistemai meglio quando mi accorsi che eravamo fermi ad un semaforo.
Sentii improvvisamente la sua mano coperta da un guanto sulla mia e un’ondata di calore arrivarmi dritta alle guance
Sussultai e feci per scostarmi quando lui riportò la mano sul manubrio.
-Ti stavo chiamando ma non rispondevi, non volevo spaventarti. Volevo chiederti se era tutto apposto.-
Ah ecco. La mia mente era già partita per altre spiegazioni da romanzo vittoriano prima che io potessi fermarla.
-Si, scusami non avevo proprio sentito!- esclamai sporgendomi in avanti mentre lui voltava il capo.
I nostri caschi si scontrarono e lo sentii ridacchiare.
-Continua pure a reggerti, non mi dai fastidio- rispose e subito dopo ripartì.
Non considerai nemmeno l’ipotesi di raccogliere la sua provocazione ed infatti continuai a stringergli il torace fin quando non parcheggiò di fronte ad un pub affollatissimo.
-Piaciuto il giro?- domandò sornione una volta scesi.
-Oh si, però la prossima volta avvisami prima così faccio testamento-.
Tra una battuta e l’altra riguardanti la sua guida entrammo nel locale già colmo di giovani e con la musica sparata a tutto volume.
-E’ un locale molto popolare qui ad Osaka. Il mio migliore amico suona sempre qui, per questo abbiamo un tavolo riservato tutto per noi-.
Camminavamo vicini e lui si tendeva vicino al mio orecchio per farsi sentire in quella bolgia.  Notai subito che molti ci guardano e lui salutava un sacco di gente con fare cordiale.
Non sbagliavo riguardo alla sua popolarità.
-Guarda è lui!- esclamò puntando un dito in direzione del palco di fronte a noi, indicandomi un ragazzo biondo al microfono, armato di chitarra.
Un altro bel ragazzo, e a giudicare dalle urla delle ragazze che lo guardavano non ero l’unica a pensarlo.
Abbassai lo sguardo e beccai Taichi voltato nella mia direzione, con sguardo indagatore.
-Cosa c’è?- non potei fare a meno di domandargli.
Lui scosse le spalle, accennando un sorriso- Niente, è solo che la maggior parte di voi ragazze alla vista di Yamato ha un mancamento. Non capite più niente!-
Istintivamente scoppiai a ridere.
Sarà stato quel tono mezzo rassegnato che aveva assunto mentre lo diceva, sarà stata la sua espressione indagatrice, ma per la seconda volta nel giro di una giornata mi era sembrato tenero.
Un allegro, tenero ragazzo.
Mi asciugai una lacrima sfuggita al mio occhio, indicandogli il bar.- Dai, beviamo qualcosa-, troppo tardi mi accorgo che la frase seguente che pronunciai poteva benissimo essere interpretata male.- A me piacciono i castani!-
Mi morsi la lingua e lui mi fissò per lungo attimo per poi sorridere nuovamente.- Buono a sapersi- sussurrò, ma io riescii comunque a sentirlo.- Prima del bar raggiungiamo gli altri che te li presento- e detto questo mi tese una mano che non faticai a prendere tra la mia.
















SPAZIO AUTRICE
Scommetto che questa non ve l’aspettavate!Beh, sappiate che nemmeno io me l’aspettavo. Per la prima volta mi cimento in una long sui Digimon dalle tematiche decisamente più leggere delle precedenti, narrata in prima persona dalla nostra Sora e completamente AU.
Sono abbastanza tesa per questo lavoro, un po’ perché tempo di sforare nell’OOC, un po’ perché, essendo narrata in prima persona appunto, ho paura di risultare poco chiara sugli atteggiamenti degli altri personaggi.
Non sarà lunga, spero di far rientrare il tutto in cinque capitoli più un possibile epilogo ma per ora è tutto in forse.
Spero di ritrovare alcuni di voi che mi hanno sempre seguita e che altro dire, aspetto le vostre opinioni!
A presto,
Sabrina
   
 
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