Pioveva quella mattina di fine Ottobre quando, esausta, posai a terra le
valigie davanti all'ingresso di quella che sarebbe diventata casa mia per –
almeno speravo- i prossimi due anni.
Non pensavo che alla fine l'avrei fatto sul serio.
Trasferirmi intendo.
Sono sempre stata abbastanza legata alla mia città d'origine,
specialmente alla mia cara Odaiba, ma le esigenze e le aspirazioni per il
futuro mi hanno costretta a trasferirmi qui, ad Osaka, lontana kilometri da
casa.
Non è stata una scelta facile. All'inizio non l'avevo proprio considerata,
come scelta, ma dopo aver passato un intero anno cercando di adattarmi alla
facoltà di Letteratura a Tokyo -con scarsi risultati- ho ripiegato.
Con mano tremante mi ritrovai a suonare il campanello stringendomi di
più nel mio semplice cappotto nero.
Sentii dei rumori provenienti dall'interno dell'appartamento e una
risata maschile.
Dei passi sempre più vicini..
La porta si spalancò con impeto, stavo quasi per salutare cordiale colui
che sapevo essere l'attuale -unico- abitante della casa quando mi
ritrovai di fronte una ragazza con un misero asciugamano attorno al corpo e
delle banconote in mano.
-Ops- si limitò a dire e poi scoppiò a ridermi in faccia ritornando sui
suoi passi.
Ero alquanto senza parole, mentre mi limitavo a sbattere le palpebre
velocemente.
-Taichiiii,- urlò con una vocetta stridula, -c'è una ragazza sulla porta
e non penso sia una dipendente della pizzeria!-
-Yuuki che stai dicend..-
Ed eccolo il nostro primo incontro.
Io sulla soglia della porta, con bocca spalancata e sopracciglia
inarcate e lui, Taichi Yagami, petto nudo e boxer neri addosso.
-Merda- , farfugliò osservandomi e sparì dietro una porta per poi
riapparire qualche secondo dopo con una maglietta addosso.
Io ero sempre più paralizzata.
Si avvicinò con un sorriso imbarazzato e una mano tra i capelli castani
che parevano avere vita propria.
-Tu devi essere Sora..sei..sei cambiata- mormorò venendomi incontro.-
Scusa io non sapevo saresti arrivata og..-
-Se vuoi vengo più tardi...credevo che tua madre ti avesse avvisato del
mio arrivo..- mi ritrovai a mugugnare in risposta, con la bocca completamente
asciutta.
Quella situazione mi sembrava uno scherzo del destino.
Un ridicolo deja-vu.
-Ma no, no!Anzi ehm..accomodati pure- si ritrovò a dirmi e senza che io
avessi tempo di ribattere prese i miei borsoni portandoli dentro.
-Scusami un attimo- aggiunse guardandomi per un attimo e sparì dentro
quella che doveva essere la sua camera da letto.
Dopo qualche minuto la ragazza di nome Yuuki vestita di tutto punto
usciva un po' sbuffando e guardandomi storto.
Sembrava un gatto con il pelo arruffato.
-Ma quando ci rivedremo?- miagolava sul ciglio della porta.
Io ero di spalle e totalmente concentrata nella contemplazione della
punta delle mie ballerine.
-Ti..ti chiamo presto ok?- mormorò Taichi a bassa voce ma io lo sentii
lo stesso.
Sinceramente?Non mi sembrò molto convincente.
Quando chiuse la porta piombammo nel silenzio più assoluto.
Per qualche secondo.
Poi lui cominciò a farmi da cicerone per tutta la casa come se niente
fosse, come se non l'avessi interrotto nel bel mezzo di chissà quale amplesso.
Dimostrava una gran faccia tosta ma stranamente non mi diede affatto
fastidio, anzi era evidente il suo tentativo di mettermi a mio agio.
Non che ci riuscì poi molto ma ahimè era in gran parte colpa mia in
quanto non ero mai stata granché brava a socializzare.
Parlò delle pulizie, disse che ci potevamo accordare, che il condominio
era tranquillo abitato da famiglie, che la zona era ottima e a sole due fermate
di metro dall’Università.
Disse anche che la sua facoltà, Scienze motorie, non era molto distante
dalla mia di Letteratura e che quindi per qualsiasi problema potevo chiamarlo.
Mi indicò la mia stanzetta -con una finestra abbastanza grande-, adiacente
alla sua e ingombra di scatoloni e cianfrusaglie varie che mi promise di far
sparire al più presto, il bagno -ovviamente in condizioni disastrose- e poi il
mio ripiano per poggiare le stoviglie.
La casa era molto piccola a dire il vero, ma le pareti dai colori accesi
la rendevano molto accogliente e...calda.
A pelle la prima impressione fu proprio quella di una vera casa. Piccola
–un solo corridoio che si apriva su una cucina con tanto di tavolo, divano e
tv, infondo ad esso le nostre due camere da letto l’una accanto all’altra, e di
fronte alla mia porta il bagno-. Piccola, ma pur sempre accogliente.
-Allora,- esordì una volta concluso il mini tour, -conosci qualcuno qui
ad Osaka?-
Che tipo strano, mi ritrovai a pensare mentre lo osservavo versare succo
di frutta in due bicchieri dai colori vivaci.
Eravamo nella mini cucina che fungeva anche da sala da pranzo. Il piano
cottura era un po’ datato ma il resto dei mobili erano abbastanza nuovi e, cosa
di non meno valore, di una tenue sfumatura di rosso. C’erano diversi poster
attaccati alle pareti, molti dei quali raffiguranti squadre di calcio
giapponesi, e qualche foto qua e là.
-No, a parte te nessuno direi- gli risposi con un'alzata di spalle e lui
mi porse il bicchiere pieno.- Grazie-.
-Mi spiace solo che non ci sia champagne in casa, sai di solito porta
bene- continuò con un sorriso e avvicinò il bicchiere al mio per una specie di
brindisi. -Comunque, se non hai altri programmi per la serata, ti porto a fare
un giro con me, così puoi fare amicizia con i miei amici.-
Bevvi lentamente in modo da poter guadagnare qualche secondo in più per
riflettere sulla sua proposta.
Quella era una di quelle situazioni che
mi mettevano in imbarazzo. L’idea di entrare in un gruppo già affiatato e di
essere la nuova mi aveva sempre fatta
sentire a disagio.
Però in effetti li non conoscevo nessuno
e lui era sembrato tanto gentile…
Non mi ero accorta che nel frattempo
avevo bevuto tutto il contenuto del bicchiere e che lui mi osservava dall’alto
del suo con un mezzo ghigno e gli occhi scuri puntati dritti nei miei.
Mi confuse per un attimo.
-Ehm, si d’accordo grazie mille per
l’invito- mi ritrovai a farfugliare mentre dentro di me urlavo.
Lui sembrò riscuotersi e si perse in uno
dei suoi sorrisi a trecentosessanta gradi.
Ma sorride sempre?, pensai mentre
d’istinto sorrisi anche io.
- Perfetto!Allora adesso intanto ti
faccio sparire gli scatoloni, così puoi cominciare a sistemarti,- e a passo di
carica si diresse in camera mia. -Va
bene se usciamo per le nove?- mi urlò dal corridoio.
-Si va benissimo!- gli risposi con un
tono di voce un po’ stridulo.
Posai i bicchieri nel lavandino e
aggrottai le sopracciglia. Per due secondi, mentre lui mi stava fissando, avevo
scollegato il cervello.
Brutto segno, mormorò una vocina dentro di me.
Già l’intera faccenda era strana.
Quando mia madre mi propose quest’ipotesi
rifiutai di getto. Vivere in casa con un ragazzo che non frequentavo da
pressoché dieci anni?No grazie.
Poi però, considerando che le spese
sarebbero state dimezzate, l’ottima posizione della casa e, perché no, anche le
insistenze di sua sorella Hikari, avevo ceduto.
Qualche volta giocavamo a calcio insieme
da bambini, no?Ricordo che mi stava simpatico.
Chissà se lui ricorda.
Con Hikari avevo un bel rapporto. Durante
le cene di famiglia lei c’era sempre – a differenza del fratello che disertava
ogni volta,- ed era sempre di una dolcezza disarmante.
Mi ripromisi di mandarle un sms più tardi
per avvisarla che suo fratello non mi aveva ancora sbattuta fuori.
Un’ora e qualche imprecazione dopo, la
mia stanza era del tutto sgombra. Aveva portato tutta la roba giù, nel piccolo
garage dove a quanto pare aveva anche una moto e dopodiché aveva annunciato che
avrebbe fatto una doccia e si era chiuso in bagno.
Mi buttai sul letto osservando il
soffitto bianco.
Avrei comprato qualche adesivo da mettere
alle pareti, magari qualche fiore colorato.
Sentii l’acqua cominciare a scrosciare
dal piccolo bagno di fronte alla mia stanza e chiusi gli occhi.
Vivere con un ragazzo. Con quel Taichi.
Non sembrava male, sorvolando
sull’incidente di qualche ora prima.
Beh, è un bel ragazzo, mi sussurrò la
coscienza. E’ normale che abbia ragazze
che gli ronzano intorno.
Vero. Sicuramente sarà anche popolare.
Con un sospiro nostalgico e allo stesso
tempo rabbioso ripensai al mio ex ragazzo, Kanata.
Ci eravamo conosciuti durante una partita
di tennis, sport che praticavo per far star buona mia madre cosicché chiudesse
un occhio sulle partite di calcio a cui di tanto in tanto partecipavo.
Relazione di un anno quasi, sorpresa a
casa sua una sera e bam, non era solo.
Anzi, mi venne ad aprire la porta mezzo
brillo con una ragazza in biancheria intima allacciata al collo.
Ecco, quell’episodio mi spinse
definitivamente ad accettare la proposta di mia madre. Se prima ero combattuta
anche per via di Kanata –che stranamente non aveva mai fatto storie a riguardo,
poi capii perché-, dopo la brusca fine della nostra storia accettai senza
remore.
E adesso ero lì, in una città sconosciuta
e con un solo ragazzo con i capelli castani incasinati in testa come surrogato
di amico.
Quando alle nove Taichi bussò alla mia
camera, mi stavo guardando allo specchio- tenuto in precario equilibrio da
alcuni borsoni,- da più di dieci minuti.
Faceva parecchio freddo per essere solo a
fine Ottobre, quindi avevo optato per delle calze abbastanza pesanti nere
lavorate, stivaletti in tinta con tacco basso e un vestito grigio chiaro, misto
lana che mi sfiorava le ginocchia regalatomi da mia madre poco prima di
partire.
Troppo banale?Troppo poco sexy?
Ma che m’importava di essere sexy
infondo?
Sciolsi nuovamente i capelli lasciandoli
liberi sulle spalle che sfioravano appena e aprii la porta trovando Tai con già
il cappotto addosso.
Mi sfiorò con lo sguardo dalla testa ai
piedi, velocemente. Per un attimo fui tentata di aggrottare le sopracciglia
come mio solito, invece mi limitai a sentire un brivido freddo. Mi guardò negli
occhi, dopo.
Per pochi secondi.
-Stiamo andando in un locale con musica
dal vivo, spero non ti dispiaccia- disse mentre distoglieva lo sguardo e
prendeva le chiavi dal centrotavola.
Mi risultava difficile crederlo un tipo
dall’imbarazzo facile, eppure l’impressione che mi fece fu proprio quella.
-Oh no affatto, mi piace la musica dal
vivo.-
Era la verità. Spesso costringevo Kanata
a portarmi in uno di quei bar dove di tanto in tanto c’erano serate jazz.
Mi rilassavo tantissimo.
-Sora hai una sciarpa da metterti?Vorrei
andare in moto, perché è abbastanza lontano e con la metro rischiamo di far
tardi perché ci lascia troppo distanti dal locale.-
In moto?Ma c’erano appena cinque gradi!
-In..moto?- biascicai, immaginandomi già
in versione cubetto di ghiaccio.
Lui si voltò, forse sorpreso dal mio tono
e fece una piccola risatina- Si. So che fa freddo ed io per primo la prendo
poche volte di questo periodo, ma avevo capito male l’orario dell’appuntamento
e Yamato mi ha appena chiamato per chiedermi che fine avessimo fatto e…-
Lo bloccai con un sorriso. Aveva parlato
alla velocità della luce, grattandosi la nuca e in quel momento mi era sembrato
così…tenero.
-Prendo la sciarpa e arrivo- annunciai, e
lui strinse le mani a mo di preghiera sussurrando un grazie.
Fatto sta che la mia, di sciarpa, era
rimasta al sicuro ad Odaiba, e quindi alla fine mi prestò una delle sue: di un
acceso blu elettrico, calda e con un intenso profumo maschile sopra che
riconobbi come suo.
Quando scendemmo in garage e vidi la moto
l’amai subito.
Non ero un’appassionata di motori ma
quella era davvero bella, anche se aveva l’aria un po’ vissuta.
-Ti piace?- mi domandò Taichi,
intercettando la scia dei miei pensieri e porgendomi nel frattempo un casco
integrale.
-Beh si, poi il rosso è il mio colore
preferito- ammisi senza difficoltà.
Lui si fermò per un istante, giusto il
tempo per mormorare “anche il mio”, prima di accendere quella che aveva
definito sua figlia mentre eravamo in ascensore.
Armata di positività per quella crescente
simpatia che sentivo nei confronti di Taichi, salii in sella allacciando il
casco.
La voce di Taichi mi giunse un po’
ovattata per via del casco. – Se hai paura puoi aggrapparti a me!- riuscii a
scorgere una nota sarcastica nella sua voce perciò gli risposi con un leggero
scappellotto sulla spalla che lo fece ridere apertamente.
E’ pazzo!, mi ritrovai a pensare qualche minuto
dopo, una volta inseriti nel traffico della vita notturna di Osaka.
Eravamo sparati a tutta velocità e
rallentava pochissimo anche in vista di curve a gomito.
Faceva freddo, sentivo l’aria ghiacciata
perforarmi le calze e rimpiangevo di aver lasciato quelle di lana al caldo
della valigia.
Dopo l’ennesimo sorpasso per il rotto
della cuffia mandai al diavolo il mio orgoglio e gli cinsi il torace con
entrambe le braccia.
E’ muscoloso, fu il primo commento della mia mente.
Avevo già avuto modo di osservarlo di sfuggita quella mattina, ma adesso
l’impressione si era trasformata in un dato concreto.
Alcune delle sue ciocche ribello uscivano
dal casco sbattendo sul mio ma non mi davano fastidio.
Mi sistemai meglio quando mi accorsi che
eravamo fermi ad un semaforo.
Sentii improvvisamente la sua mano
coperta da un guanto sulla mia e un’ondata di calore arrivarmi dritta alle
guance
Sussultai e feci per scostarmi quando lui
riportò la mano sul manubrio.
-Ti stavo chiamando ma non rispondevi,
non volevo spaventarti. Volevo chiederti se era tutto apposto.-
Ah ecco. La mia mente era già partita per
altre spiegazioni da romanzo vittoriano prima che io potessi fermarla.
-Si, scusami non avevo proprio sentito!-
esclamai sporgendomi in avanti mentre lui voltava il capo.
I nostri caschi si scontrarono e lo
sentii ridacchiare.
-Continua pure a reggerti, non mi dai
fastidio- rispose e subito dopo ripartì.
Non considerai nemmeno l’ipotesi di
raccogliere la sua provocazione ed infatti continuai a stringergli il torace
fin quando non parcheggiò di fronte ad un pub affollatissimo.
-Piaciuto il giro?- domandò sornione una
volta scesi.
-Oh si, però la prossima volta avvisami
prima così faccio testamento-.
Tra una battuta e l’altra riguardanti la
sua guida entrammo nel locale già colmo di giovani e con la musica sparata a
tutto volume.
-E’ un locale molto popolare qui ad
Osaka. Il mio migliore amico suona sempre qui, per questo abbiamo un tavolo
riservato tutto per noi-.
Camminavamo vicini e lui si tendeva
vicino al mio orecchio per farsi sentire in quella bolgia. Notai subito che molti ci guardano e lui
salutava un sacco di gente con fare cordiale.
Non sbagliavo riguardo alla sua
popolarità.
-Guarda è lui!- esclamò puntando un dito
in direzione del palco di fronte a noi, indicandomi un ragazzo biondo al
microfono, armato di chitarra.
Un altro bel ragazzo, e a giudicare
dalle urla delle ragazze che lo guardavano non ero l’unica a pensarlo.
Abbassai lo sguardo e beccai Taichi
voltato nella mia direzione, con sguardo indagatore.
-Cosa c’è?- non potei fare a meno di
domandargli.
Lui scosse le spalle, accennando un
sorriso- Niente, è solo che la maggior parte di voi ragazze alla vista di
Yamato ha un mancamento. Non capite più niente!-
Istintivamente scoppiai a ridere.
Sarà stato quel tono mezzo rassegnato che
aveva assunto mentre lo diceva, sarà stata la sua espressione indagatrice, ma
per la seconda volta nel giro di una giornata mi era sembrato tenero.
Un allegro, tenero ragazzo.
Mi asciugai una lacrima sfuggita al mio
occhio, indicandogli il bar.- Dai, beviamo qualcosa-, troppo tardi mi accorgo
che la frase seguente che pronunciai poteva benissimo essere interpretata
male.- A me piacciono i castani!-
Mi morsi la lingua e lui mi fissò per
lungo attimo per poi sorridere nuovamente.- Buono a sapersi- sussurrò, ma io
riescii comunque a sentirlo.- Prima del bar raggiungiamo gli altri che te li
presento- e detto questo mi tese una mano che non faticai a prendere tra la
mia.
SPAZIO AUTRICE
Scommetto che questa non ve
l’aspettavate!Beh, sappiate che nemmeno io me l’aspettavo. Per la prima volta
mi cimento in una long sui Digimon dalle tematiche decisamente più leggere
delle precedenti, narrata in prima persona dalla nostra Sora e completamente
AU.
Sono abbastanza tesa per questo lavoro,
un po’ perché tempo di sforare nell’OOC, un po’ perché, essendo narrata in
prima persona appunto, ho paura di risultare poco chiara sugli atteggiamenti
degli altri personaggi.
Non sarà lunga, spero di far rientrare il
tutto in cinque capitoli più un possibile epilogo ma per ora è tutto in forse.
Spero di ritrovare alcuni di voi che mi
hanno sempre seguita e che altro dire, aspetto le vostre opinioni!
A presto,
Sabrina