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Autore: An11na    06/09/2012    4 recensioni
Gaara, un ragazzo introverso e che sembra odiare il mondo, viene mandato, contro ogni sua volontà, con i suoi fratelli a casa del padre, divorziato dalla madre, per passare l'estate...Coppia principale ItaGaa, ma è probabile che ci siano altre coppie, come sicuramente la SasuNaru, SasoDei e forse anche qualche altro piccolo pairing...Fatemi sapere che ne pensate!!!!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Itachi, Sabaku no Gaara , Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kenzo fu dimesso alcuni giorni dopo, sotto le raccomandazioni dei medici di non sforzarsi e di seguire la dieta prescritta; Temari e Kankuro partirono un paio di settimane dopo, insieme alla madre: avevano deciso, di comune accordo, che i funerali , quando sarebbe servito, si sarebbero svolti nella città dove Kenzo aveva vissuto per tanti anni, così che per tutti i conoscenti e gli amici del posto fosse più facile poter partecipare, ma, a differenza dei fratelli e della madre, Gaara non volle tornare a casa propria nel frattempo. Un po’ perché ormai  si era affezionato a quel posto, ma soprattutto perché aveva da tempo notato che il rapporto con il padre si era finalmente stabilizzato e voleva potergli stare vicino ancora per un po’, almeno finché avrebbe avuto bisogno di lui, e recuperare così almeno in parte tutto il tempo che avevano perso ignorandosi  e sputandosi addosso sentenze senza senso, o almeno era quello che Gaara aveva fatto per tanto tempo.

Non voleva però ammettere che il terzo motivo che lo spingeva a rimanere era la speranza che Itachi prima o poi lo venisse a cercare per chiarire e non contava il fatto che ormai l’estate fosse agli sgoccioli, che la maggior parte dei suoi amici ormai fosse tornata a casa e che più di una persona gli avesse da tempo comunicato che Itachi era ripartito con la sua band e non sarebbe ritornato fino all’anno dopo.

Gaara non sembrava voler perdere la speranza e ogni giorno, quando suo padre dormiva, si sedeva in riva al mare in attesa, nello stesso punto dove lui e Itachi si erano seduti tante volte ad osservare il tramonto, chiacchierando di cose senza senso o rimanendo semplicemente in silenzio; era passato più di un mese da quando si erano visti l’ultima volta e Gaara aveva avuto molto tempo per riflettere e rendersi conto di avere avuto una reazione esagerata, dettata soprattutto dal suo stato d’animo, tanto da desiderare con tutto il cuore di poter rivedere il moro per chiedergli scusa una volta per tutte.

Probabilmente Itachi non lo avrebbe voluto comunque: in fondo l’estate stava per finire e loro non avevano mai parlato di cosa fare una volta tornati a casa, anzi, probabilmente, Itachi non aveva nessuna intenzione di portare avanti la loro relazione e Gaara come avrebbe potuto dargli torto? Itachi era famoso, ricco e sicuramente circondato da persone che facevano a Gaara per stare con lui…Di certo non aveva nessuna intenzione di perdere tempo con una persona poco interessante come lui.

Questo almeno era quello che si ripeteva Gaara ogni volta che iniziava a chiedersi perché Itachi non tornasse da lui e ogni volta sentiva il petto scoppiargli dal dolore e le lacrime pungergli gli occhi, tanto che era costretto ad alzarsi dalla sua postazione e trovare un modo per distrarsi il più velocemente possibile; il più delle volte, l’occasione gliela dava Kenzo, che vedendolo così giù di morale, gli proponeva lunghe passeggiate sul bagnasciuga o a volte un semplice gelato.

Gaara ormai non poteva più negare di essersi davvero affezionato a suo padre e non solo per via della malattia: avevano parlato a lungo in quelle settimane e avevano finalmente imparato a conoscersi e a comprendersi; Kenzo gli aveva spiegato con molta calma i motivi che avevano spinto lui e sua madre e lasciarsi e perché lui avesse scelto di allontanarsi così tanto e Gaara aveva finalmente capito, non più accecato dalla rabbia e dal rancore, che suo padre non aveva mai smesso di amare sua moglie e i suoi figli e che allontanarsi da loro era stata la cosa più dolorosa che gli fosse mai capitata.

Gaara, d’altra parte, colse l’occasione per scusarsi per il suo comportamento dei primi tempi, sentendosi anche un po’ in imbarazzo, ma, da bravo padre,  Kenzo lo rassicurò dichiarando di comprendere appieno le sue motivazioni e il suo stato d’animo, promettendogli  che mai e poi mai lo avrebbe giudicato per quei motivi.

Insomma, si stava creando tra di loro un buon rapporto padre/figlio e Gaara decise che in tutto il tempo che sarebbe stato loro concesso, avrebbe fatto di tutto per mantenere le cose come stavano; il tempo, in fondo, non gli mancava dal momento che Naruto e tutti gli altri erano ormai partiti da un po’, quindi Gaara passava tutte le sue giornate in compagnia del padre, che non perdeva occasione per raccontargli qualche aneddoto di quando era ragazzo, giusto per far sorridere Gaara nei suoi momenti di depressione acuta, dovuti alla mancanza di Itachi.

Arrivò così l’autunno e Gaara ancora non ne voleva sapere di tornare a casa; Kenzo non sembrava migliorare, ma nemmeno peggiorare e Gaara ormai considerava quel posto la sua nuova casa e non voleva più lasciarla e anzi arrivò perfino a risistemarla secondo i suoi gusti, con tanto di amaca sul soppalco che dava la vista sul mare e sulla quale Gaara amava passare le serate, specialmente poco prima di cena, quando il ricordo di Itachi si faceva più acuto del solito, nonostante ormai fossero passati quasi tre mesi dalla loro rottura.

Avevano anche comprato un piccolo pianoforte che Kenzo amava suonare poco prima di andare a letto; non era molto bravo, in realtà, ma conosceva qualche canzone e ogni tanto si divertiva a suonarle, o almeno ci provava, sotto allo sguardo critico di Gaara, che ogni volta si lamentava scherzosamente per il dolore ai timpani che gli stava provocando.

Quella sera non era diverse dalle altre: avevano appena finito di cenare e Kenzo si stava ancora gustando il suo bicchiere di amaro, vizio che gli era stato concesso dal figlio a patto che non esagerasse, mentre suonava un testo molto dolce e lento; sembrava più stanco e affaticato del solito e a cena non aveva mangiato praticamente niente, ma quando si sedeva davanti a quello strumento, sembrava riacquistare un po’ di vita.

 Gaara se ne stava semi sdraiato sulla sua amaca, bevendo una bottiglia di birra fresca e  ascoltando distrattamente le note che provenivano dall’interno della casa, osservando estasiato il cielo notturno particolarmente stellato e privo di nuvole.

Ripensò ancora una volta a quell’estate così piena di novità ed emozioni, positive e negative, che gli avevano fatto sembrare che fosse passata una vita, quando invece erano solo pochi mesi ed era così concentrato nei suoi pensieri che non si accorse subito che la musica era cessata ; sorrise girando la testa per guardare suo padre, ma lo stipite della porta glielo impedì “ Già stanco? Non ti facevo così pappamolle, sono solo le nove!” annunciò per prenderlo in giro, ma senza ricevere risposta “Papà?” chiamò allora, ma quando nuovamente non ricevette risposta, iniziò ad allarmarsi.

Gaara scattò in piedi facendo cadere la bottiglia di birra che ancora teneva in mano e che si infranse in mille pezzi sul pavimento del soppalco;  non sembrava riuscisse a muoversi e fissava la porta aperta dalla quale proveniva una strana aria gelida, forse dovuta all’improvviso silenzio.

Solo quando la birra che si era riversata per terra andò a bagnargli i piedi, Gaara sembrò riscuotersi e con passo tremolante si avvicinò alla porta “Papà?” chiamò di nuovo con voce più bassa e con meno sicurezza di prima; si affacciò, infine, allo stipite della porta dove rimase aggrappato per alcuni minuti osservando il padre, all’apparenza addormentato, ancora seduto davanti al pianoforte, con le mani in grembo e il viso pallido ma rilassato.

Se Gaara non fosse rimasto per alcuni minuti a fissare il petto del padre nella speranza di vederlo muoversi, avrebbe detto tranquillamente che stava dormendo, ma Kenzo non respirava e il suo corpo non si muoveva di un millimetro; Gaara dovette trarre un profondissimo sospiro prima di muovere qualche altro passo verso il padre e nemmeno si accorse che le lacrime stavano scendendo copiose sul suo viso “Papà” sussurrò, ma non come se ancora una volta volesse provare a riscuoterlo, ma semplicemente  come se volesse dichiarare ad alta voce un ultima volta che quello era suo padre e che lui era suo figlio e niente nessuno avrebbe potuto dire o fare qualcosa per cambiare le cose.

Non chiamò subito l’ambulanza: si sedette al suo fianco osservando quel viso ancora bello nonostante il pallore e la magrezza , prendendogli le mani grandi, come a voler catturare gli ultimi barlumi di calore del suo corpo e parlandogli, come avevano fatto tante volte negli ultimi mesi, tra prese in giro e battute senza senso.

Rideva e piangeva contemporaneamente, come se Kenzo fosse ancora lì con lui e lo desiderò: desiderò che suo padre potesse tronare da lui, desiderò poter abbracciare sua madre e i suoi fratelli e desiderò  che Itachi fosse lì con lui in quel momento, ad abbracciarlo e a rassicurarlo che tutto sarebbe andato bene, nonostante tutto.

Pianse, come non aveva mai fatto in vita sua, accasciato sul pavimento come se fosse stato ferito in un punto vitale, pianse così tanto e per così tanto tempo che si costrinse a chiamare qualcuno solo quando si accorse che la mano del padre, che aveva tenuto stretta per tutto il tempo, si era ghiacciata completamente.

Chiamò sua madre per prima: non voleva che fosse un infermiere sconosciuto il primo a sapere che suo padre se n’era andato ed era giusto che fosse invece la persona che aveva amato e che lo aveva amato a sua volta ad avere per prima la notizia; venne rassicurato dalla madre, che gli promise che sarebbe stata lì la mattina seguente insieme ai fratelli e solo allora Gaara chiamò l’ospedale che mandò un’ambulanza in poco tempo.

Salutare  suo padre per l’ultima volta, prima che lo coprissero con un telo bianco, fu la cosa più straziante per Gaara, che non volle ascoltare le parole di consolazione di vicini e conoscenti che gli dicevano di passare la notte da loro; si limitò ad osservare l’ambulanza allontanarsi, ad entrare in casa, spegnere le luci e rannicchiarsi nel letto del padre, dove consumò tutto le lacrime che ancora aveva in corpo.

Non chiuse occhio quella notte e alla mattina, ancora prima dell’alba, fu pronto ad accogliere sua madre e i suoi fratelli; abbracciò tutti e tre con tutte le sue forze, ma non riuscì a piangere ancora, forse perché ormai tutte le lacrime erano state consumate, così aiutò sua madre con i preparativi per il funerale e si preparò a chiamare gli amici che avevano conosciuto Kenzo e che sapeva che sarebbero venuti al funerale.

Non chiamò Itachi, però, perché non voleva risentirlo in un momento simile e nel caso in cui Itachi non avesse voluto parlargli, Gaara non avrebbe retto a un altro dolore;  chiamò Naruto, però, che gli assicurò che sarebbe venuto al funerale con Sasuke e gli altri della compagnia.

Il biondo non accennò al dirlo a Itachi e non osò chiederlo a Gaara, ma pensò che forse era il caso di avvisarlo e sapeva che né Gaara né Sasuke lo avrebbero fatto, così decise che era ora di dare una mano a sistemare le cose ed afferrò il cellulare.

 

 

 

 

Itachi scese le scale dell’immensa villa che lui e i ragazzi avevano affittato, facendo una smorfia quando il frastuono della musica gli rimbombò nei timpani e scuotendo la testa amareggiato: erano ormai tre mesi che lui e la band avevano ripreso a viaggiare e ogni sera quel gruppo di deficienti organizzava un mega festino con fiumi di alcool e bellissime ragazze in bikini, il tutto ovviamente nella loro villa.

Itachi aveva anche provato a partecipare, qualche volta, ma aveva trovato ogni singolo individuo assolutamente privo di interesse, così ogni volta si limitava a sgraffignare qualche birra e a chiudersi nella sua stanza per scrivere canzoni; e pensare che una volta era il Re di quelle feste, almeno fino a prima dell’estate….

Già….

Itachi sospirò pesantemente sentendo un nodo stringergli il petto “Gaara..” sussurrò prima di bere un goccio di birra dalla bottiglia che aveva trovato in cucina e risalire le scale; tre mesi senza sapere assolutamente niente di lui e senza avere il coraggio di chiamarlo e il dolore anziché passare, aumentava di giorno in giorno.

Itachi stava seriamente sfiorando la depressione e la cosa peggiore era che il suo stato d’animo incideva anche sulla band, che risentiva del suo malumore e ultimamente non stava facendo granché “Dove sei?” si chiese un secondo prima che il suo cellulare squillasse e Itachi allungò un braccio per afferrarlo, rimanendo a fissare per un po’ il nome di Naruto lampeggiare sullo schermo “Sì?” si decise infine a rispondere “Itachi!Meno male, hai risposto…Sasuke era convinto che non lo avresti fatto!!” disse Naruto dall’altra parte sentendosi all’improvviso un po’ imbarazzato “Dimmi, Naruto” disse Itachi con tono quasi annoiato, ma ormai era il suo tono di voce costante “Ehm…Ecco…Non sapevo come dirtelo, ma……Mi ha chiamato Gaara…E….Suo padre è morto stanotte” disse il biondo cercando di capire quali potessero essere le reazioni dall’altro capo, ma Itachi rimase in silenzio “Il funerale sarà questo venerdì e io e Sasuke andiamo perciò….Volevo chiederti se vuoi venire con noi” spiegò ancora Naruto sempre più in imbarazzo.

Itachi sospirò passandosi una mano sulla fronte e chiudendo gli occhi “No…” mormorò mordendosi il labbro inferiore e bevendo un lungo sorso della sua birra “Itachi…..So che tu e Gaara…” cercò di convincerlo  Naruto, ma Itachi lo interruppe prima che potesse finire “Ci vediamo lì…” dichiarò appoggiando con forza la birra sul tavolino e chiudendo la chiamata. Avrebbe rivisto Gaara.

 

 

 

 

Gaara stava in piedi davanti all’entrata della Chiesa in compagnia dei suoi fratelli e osservava la gente che si avvicinava soffermandosi a parlare con l’uno o con l’altro in attesa dell’inizio della cerimonia; il rosso non avrebbe mai pensato che ci fosse tanta gente affezionata a suo padre e ne fu felice.

Lanciò una breve occhiata a sua madre, che era indaffarata a salutare gli ospiti e a ricevere le dovute condoglianze e abbracciava gli amici più stretti e i parenti, poi la sua attenzione fu attirata da un auto nera che parcheggiò poco distante da lui; ne uscì subito dopo una zazzera bionda, che si fiondò su di lui e lo abbracciò con tutte le sue forze “Naruto!!Mi sei mancato anche tu, ma così mi soffochi!” si lamentò Gaara leggermente divertito “Mi dispiace tanto” gli sussurrò Naruto senza guardarlo in faccia e Gaara sorrise leggermente intenerito e ricambiò l’abbraccio salutando anche Sasuke, che nel frattempo era sceso a sua volta dall’auto.

In poco tempo anche il resto dei partecipanti arrivò in Chiesa, compresi tutti gli amici di Gaara: da Shikamaru, che non si staccò un attimo da Temari, Neji, Kiba, Ino, Sakura e per la sorpresa di Gaara, anche Sai; mancava solo una persona all’appello, ma Gaara dubitava che Itachi si sarebbe presentato, visto il modo in cui l’aveva trattato l’ultima volta.

Con la tristezza nel cuore, Gaara si avvicinò a sua madre, che lo aspettava davanti all’entrata della Chiesa e che vedendolo così giù, lo abbracciò e gli baciò la testa “Dobbiamo essere forti” gli sussurrò prima di fargli cenno di seguirla all’interno; Gaara annuì, sentendosi un po’ in colpa nei riguardi della madre, perché in quel momento la sua tristezza era più che altro dovuta all’assenza della persona che amava e non alla morte del padre.

Stava per entrare in Chiesa, quando il rombo di un motore che si fermava proprio lì davanti, lo fece voltare senza troppa speranza, ma dovette trattenersi dal portarsi una mano al cuore, che aveva iniziato a battere come impazzito, quando riconobbe l’auto sportiva di Itachi ferma di fronte a sé.

Itachi scese lentamente dalla sua auto, sospirando piano e alzando lo sguardo su Gaara solo dopo aver chiuso la macchina; rimasero a fissarsi da lontano per alcuni secondi, senza che nessuno dei due sapesse cosa fare o dire, poi Gaara venne chiamato di nuovo dalla madre e dopo un ultimo breve sguardo, fu costretta a seguirla con una strana sensazione di confusione e un po’ di speranza.

 

 

 

 

 

Lo so, lo so, lo so, non c’è bisogno di dire niente, sono davvero imperdonabile….Il fatto è che avevo un po’ perso l’ispirazione per questa storia e mi ero orientata su nuovi pairing, ma poi mi sono detta “Ehi, manca così poco, perché abbandonarla?” e in effetti, gente, manca davvero poco, un capitolo o due al massimo…So che molti di voi hanno già perso la speranza da tempo, ma prometto che questa volta andrò fino in fondo, lo giuro!!!! Spero quindi che ci sarà ancora qualcuno che vorrà leggere questa storia e che non deciderà di linciarmi!!!!! Mi dispiace davvero di non riuscire a rispondere ad ogni singola recensione dello scorso capitolo, ma sono davvero di fretta ed è già un miracolo riuscire a postare oggi!!!Prometto, però che risponderò ai vostri commenti, anche se probabilmente lo farò privatamente!!!! Grazie in anticipo a tutti quelli che leggeranno, un baciooooo!!!!!!

 

  
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