-Allora, sei pronta?- La voce squillante della biondina mi risvegliò dai miei pensieri.
-Certo- Afferrai la borsa e uscì dalla stanza, si profilava un'altra comune, inutile giornata.
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-Signorina Parkinson, che piacere rivederla.- Disse con un finto sorriso la professoressa di Matematica,odiavo quella donna, non tanto per la materia che insegnava ma per il suo comportamento distaccato.
-E’ un piacere anche per me-Dissi con un sorriso ancora più finto. Lei lo percepì ma fece finta di nulla. Una mano mi strinse e mi porto via. Era Hope. “Dalla padella alla brace”pensai. Quella ragazza era davvero una palla al piede. Mi odiava o almeno era quello che lasciava intendere.
-Cosa vuoi ancora?- Chiesi con finta indifferenza.
-Ho scoperto una cosa che potrebbe interessarti- Detto questo mi lanciò un foglio e se ne andò. Quella ragazza non mi piaceva, era strana. Aveva i capelli rossi, ovviamente tinti, e gli occhi nocciola che sprigionavano forza, quasi disprezzo.
Mi sedetti al mio posto e iniziai a guardare fuori, mi ero scelta il posto vicino alla finestra apposta. E iniziai a pensare alla vita fuori da quel collegio, si perchè io Aurora Sidney Parkinson, ero rinchiusa in un tetro collegio a Canterbury, periferia di Londra. Le mie origini sono americane, sono nata in Texas, a Dallas. Sono finita qui dopo la morte dei miei genitori, per circa un anno mio fratello è stato con me, poi è stato adottato e io sono rimasta sola. Lui è tutta la mia famiglia e sanno tutti che lo sto cercando, anche se senza risultati, So solo che ha due anni più di me, cioè diciotto e che si chiama Jack.
-La signorina Parkinson alla cattedra-Una voce roca mi risvegliò dai miei pensieri, era il mio professore di Lettere. Alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai alla cattedra. Ciò che accadde dopo fu molto banale, avevo studiato e non avevo mai avuto problemi con la scuola, mai. O meglio non volevo averli, volevo e dovevo uscire da lì il prima possibile.
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-Come stavo dicendo io e Aurora andiamo molto d’accordo.. Aurora dì anche tu al professore che siamo come migliori amiche, Aurora!-La voce di Nancy mi risvegliò dai miei pensieri, non avevo seguito per niente il discorso quindi mi limitai ad annuire.
-Potete andare ragazze, ah no lei signorina Parkinson dovrebbe rimanere ancora per un po’. Ho una cosa da darle-
Fui trascinata nell’ufficio del preside, l’uomo mi sorrise e mi passò un foglio molto simile a quello che mi aveva dato la folletta dai capelli rossi. Poi mi invitò ad uscire. Mentre richiudevo la porta lessi il mittente: DALLAS.