A Draco Malfoy piaceva molto sognare.
Spesso perdeva tempo a guardare il vuoto
completamente perso nel suo mondo di magia immaginaria e personale, un mondo
dove non esistevano Signori Oscuri, marchi o quant’altro.
Un mondo dove la sua famiglia era un modello da seguire, dove
lui era famoso e ricercato, dove fosse il migliore in tutto, e, soprattutto,
dove Harry Potter non fosse la sua nemesi ma qualcosa di ancor peggio:
suo amico.
Era a conoscenza che più fantasticava su
questo più tornare alla realtà diveniva difficile, ma ormai per lui era una
droga inconscia.
Dovunque: a Pozioni, Trasfigurazione e a
Divinazione. Ogni posto era buono per fermarsi, respirare profondamente, e
sognare.
Entrare in quel mondo così utopico
diventava tanto facile quanto bello, eppure aveva il particolare dono di
riuscire a distinguere le due realtà e accettarle entrambe.
Quel mondo idilliaco era suo, solo suo, ed era perfettamente conscio di non poterlo rendere
reale.
Non era un illuso né un pazzo sognatore,
era semplicemente un rifugio nell’immaginario in cui amava immergersi
quando poteva per sfuggire alla realtà.
Nei suoi pensieri inizialmente vinceva su
ogni cosa contro Harry Potter, la sua reale nemesi. Ogni volta, infatti,
vinceva e lui si prostrava ai suoi piedi.
Più i giorni passavano, però, più le
fantasticherie sul Grifondoro peggioravano, iniziava
ad avere di lui una visione così strana quanta personale: un ragazzo che
cercava la sua amicizia e lo vedeva come proprio idolo.
Si era reso conto lentamente di quanto, il
Potter della sua immaginazione, non fosse altro che la sua segreta speranza di
ottenere, un giorno, l’amicizia del bambino sopravvissuto e, da allora, iniziò
a fantasticare su un’ipotetica amicizia tra loro.
Su questo però, ogni tanto la sua
concretezza veniva meno. Sebbene nei caratteri generali comprendeva
perfettamente la netta distinzione tra mondo vero e fantasia, se riguardava
l’amicizia con il moretto a volte iniziava a pensare di poterla concretizzare.
Spesso s’interrogava sul perché fossero arrivati a quel punto, sul perchè fossero dichiarate nemesi e si era dato sempre la stessa
risposta: era colpa sua.
Ora, con il senno di poi, aveva capito
l’entità del danno creato dalla sua cocciutaggine e dall’educazione sbagliata,
ma era ormai troppo tardi. Troppe cose erano state fatte e dette
per poter rimediare.
Eppure i suoi sogni rimanevano nel suo
cuore come segrete speranze folli e velate emozioni mai provate seppur
immaginate.
Spesso sentiva un vero dolore al contrasto
tra le due realtà. Era come vivere una doppia vita in parallelo, un’altra vita che, purtroppo, sapeva di non poter concretizzare.
E
dunque sognava: immaginava ipotetiche conversazioni, ipotetiche battutine
scherzose, ipotetici scherzi ideati assieme…
Quando
era particolarmente depresso si creava addirittura delle conversazioni
immaginarie con il Potter che era in lui che lo consolava e gli era vicino. Un
amico vero, come non ne possedeva.
Di queste conversazioni e di queste idee ne scriveva in un diario che aveva iniziato a
scribacchiare da un po’. Era più come un racconto, una storia, una fiaba.
Ogni quanto rileggeva le pagine e si
rattristava leggermente e al contempo si rallegrava.
Aveva nostalgia di una cosa mai accaduta,
di un sogno fatto, di un fantasia esistita solo nella
sua testa. Anche quella sera rilesse alcune frasi, risfogliando le pagine alla rinfusa, per sognare ancora un
po’. Solo un po’…
- Oggi a Pozione eri agitato. -
- Già. –
- Come mai? –
- Non mi piace come Piton
ti tratta… -
- Il grande Draco Malfoy che mi prende a
cuore…che onore. –
- Hay,
Potter…perché non torni dai tuoi amici? -
- Non ne posso più di loro… -
- Come mai? –
- Perché…. –
-…? –
- Preferisco stare con te. –
- Il coccodrillo come fa? -
- Che razza di
domande sono Harry? –
- C’è una canzoncina babbana
idiota che lo chiede. Quando ero piccolo me lo
chiedevo spesso anche io. –
- E io che ne so?
Chiedimi come fa uno schiopodo sparacoda
e te lo saprò dire. –
- Non lo trovi un paradosso? Siamo a
conoscenza d’animali che i babbani nemmeno conoscono
e non sappiamo il verso di un coccodrillo. –
- Prova a chiederglielo, magari mentre ti
mangia lo senti! –
- Se mi mangiasse
tu saresti triste? –
-… E me lo chiedi
pure? –
- Non si sa mai… -
Draco sorrise leggermente, erano cose
insensate, buttate giù tranquillamente, eppure costituivano il suo tesoro il
suo più grande tesoro.
Si sentiva stupido, eppure, in qualche
modo, felice di quelle pagine.
Tuttavia…
Tuttavia
non poteva più sognare. Quel giorno lo aveva capito. Harry gli si era
avvicinato e lui per un folle istante aveva confuso le due realtà e gli aveva
sorriso. L’altro lo guardò interrogativo.
Non poteva permettersi ancora errori del
genere. Non più.
Prese la penna e scrisse…
- Quindi..è un addio? -
- Si, Harry. –
- Perché? –
- Perché ormai
per me sei una droga, un’ossessione che non posso permettermi… -
- Ti mancherò? –
- Terribilmente.-
- Anche tu mi mancherai..
–
- Non dire stupidaggini…tu non esisti ti ho creato io… -
- Mi hai creato bene. –
Draco sospirò cercando di non badare al
bruciore agli occhi.
- Certo! Tutto quello che faccio è
perfetto! -
- Adesso non montarti la testa! –
Una lacrima cadde sul foglio creando un
alone.
- Mi dispiace…-
- Lo so. –
- Non doveva mai iniziare. –
- Non dire così… non è vero che non esisto
sai? Sono esistito in te, dentro di te –
- Harry… -
- Stammi bene, Malfoy. –
- Addio… -
Alcune parole erano sbavate dalle lacrime.
Perchè era così difficile dire addio ad un personaggio fittizio? Perché era così doloroso?
Ma
doveva crescere, lo sapeva. Strano che una sciocchezza come un sorriso glielo
aveva fatto capire…
Quella notte andò a letto con la morte nel
cuore.
Si mise sotto le coperte e invocò il
sonno.
Un sonno rigorosamente privo di sogni….
Note:
E’
la prima pagina di una cosuccia che mi è venuta in mente!!
Spero vi piaccia, non aspettatevi una long fic però
^_-