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Autore: Buck    07/09/2012    1 recensioni
Settimo anno: Harry, Ron ed Hermione non torneranno ad Hogwarts, Ginny si. E dovrà dimostrare di che pasta è fatta. Agli altri, e a sè stessa. C'è una cosa che deve fare: un incantesimo che non le è mai riuscito, che la riporta con la mente a giorni che vorrebbe poter dimenticare. E' il momento di non tirarsi più indietro, di affrontare la propria paura. Ce la farà?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Mi piazzo davanti all’armadio, bacchetta alla mano. Mamma non voleva che fossi io ad eliminare il molliccio. Sa qual è la mia più grande paura, sa che cosa mi apparirebbe davanti, e vorrebbe risparmiarmelo. Eppure devo essere io a farlo, se voglio continuare a combattere in questa guerra senza fine. Devo dare l’esempio. Perché arriva un momento in cui non si può più fuggire, o nascondersi. Arriva un momento in cui non ci si può più tirare indietro dinanzi alle proprie paure: le paure vanno affrontate, una volta per tutte. È questo che insegna la guerra, e io la mia paura l’ho ignorata per troppo tempo.

L’ho nascosta dietro mille altri pensieri, preoccupazioni. L’ho dimenticata. Ma lei era sempre lì, presente, ed ora è là fuori, in carne ed ossa e, se non ho il coraggio di affrontare una sua imitazione, come potrò affrontare la realtà?

Sto qui, in piedi, e osservo le ante del mobile sbattere convulsamente, agitate. La creatura che vi abita forse già percepisce la mia paura, senza bisogno di vedermi, guardare dentro di me e leggere la mia anima. Che sia così palpabile?

“Perché lo vuoi fare, Ginny?”

Sobbalzo, voltandomi di scatto. Tonks. È stata lei a convincere gli altri a lasciarmi assolvere questo compito: dovevo immaginare che mi avrebbe seguita. Persino papà era scettico. Ricorda ancora le settimane di mutismo seguite al mio salvataggio da parte di Harry nella camera dei segreti. E teme per me. Ma rivangare quei ricordi non ha più senso, ora. Io stessa li ho lasciati alle spalle, e sono andata avanti. Faticosamente, un passo alla volta, ma sono andata avanti. Per mamma e papà. Per i miei fratelli. Per Hermione. Per chi ha ancora il coraggio di sperare e di tenere la testa alta. Per Harry.

“Lo dovevo fare molto tempo fa” rispondo, sorridendole.

I suoi capelli cambiano bruscamente colore, diventando di un rosa shocking che risulterebbe orribile su qualsiasi altra persona, ma non su di lei. Si avvicina fino ad arrivare a un passo dal mio naso, e mi posa una mano su una spalla.

“Eri una bambina quando è successo, Ginny. Non ne hai colpa. Voldemort è riuscito a irretire e uccidere adulti con ben più esperienza di quanta ne avevi tu a quel tempo”. Mi guarda dritta negli occhi, sondando il mio volto con fare gentile, un’ombra di preoccupazione a deturparle il volto. Cara, dolce Thonks… vorrei tanto che capisse.

“Lo so. E l’ho accettato. Ma questo non giustifica il fatto che ancora non riesca a disintegrare un molliccio con le mie sole forze. È un incantesimo banale, eppure non mi è mai riuscito perfettamente”. Non è la risposta che vuole, ne sono consapevole. Mi dispiace… Thonks mi è cara come una sorella, ma in questo momento, per quanto lo desideri, non trovo le parole per aprirmi del tutto con lei.

“Sappiamo entrambe che sei una strega straordinariamente abile, Ginny. Non tutti gli incantesimi possono riuscire. Il non saper padroneggiare il Riddikulus non sminuisce certo le tue capacità”. Mi guarda con piglio severo adesso, come per volermi dimostrare che non mi sta mentendo per rincuorarmi, che quello che mi sta dicendo lo pensa sul serio.

Per un attimo non mi riesce di sostenere il suo sguardo. Mi allontano, raggiungendo a piccoli passi la finestra. Scruto il cielo in cerca di risposte che solo io posso dare e che tuttavia non trovo, anche se so dove guardare: sono tutte là, dentro al mio cuore.

“Se si trattasse di un qualsiasi altro incantesimo non mi importerebbe, Thonks. Non ci darei peso. Ma il fatto che sia questo incantesimo… non è l’incantesimo in sé. E’ che, ogni volta che lo pronuncio, mi rivedo con in mano quel diario. Mi rivedo succube di un oggetto che mi teneva prigioniera. E gli obbedivo, Thonks. Non potevo sfuggirgli. Anche quando ho capito che era qualcosa di cattivo, di nero. Mi ammaliava, con la sua voce e le sue parole. Mi capiva. E mi teneva stretta a lui, stritolata in catene troppo robuste per essere spezzate. Senza poter chiedere aiuto. Senza la forza di ribellarmi. Io volevo ribellarmi, ma non ci riuscivo. Non voglio più sentirmi così, Thonks. Mai più”.

Parlo lentamente, lasciando fluire le parole, per la prima volta dopo tanto tempo. Non mi sono mai aperta così con nessuno, neppure con Hermione. Neppure con mamma o papà. E tuttavia in questo momento mi sembra la cosa giusta. Thonks mi sembra la persona giusta. Lei non mi giudicherà.

Me lo conferma il fatto che non mi fa domande. Non mi interrompe, e non mi spinge a parlare. Aspetta e basta.

Forse è per questo che, alla fine, trovo il coraggio di guardarla in faccia. E di sorriderle. La sua fiducia mi aiuta a ricacciare indietro le lacrime: non piangerò.

“Io combatterò, Thonks. Non mi importa di quello che dicono i miei. Loro mi vogliono tenere fuori da questa guerra, ma io non posso accontentarli. Non posso stare in disparte a guardare”.

La mia espressione è battagliera, perché sono certa che Thonks, come la mia famiglia, cercherà di farmi ragionare, premerà perché cambi idea e mi nasconda in un luogo protetto e sicuro, dove nulla di male mi potrà raggiungere e avviluppare con i suoi lunghi tentacoli di morte. E invece no… invece mi stupisce.

“Lo so” ribatte allegra, mentre i suoi capelli diventano azzurri e ricci.

Devo apparire sorpresa, perché la sua risata si fa più aperta, solare.

“Lo sappiamo tutti, Ginny. Ti abbiamo osservata, ultimamente. Sei cambiata in questi anni. Non sei più la bambina spaurita di un tempo. I tuoi genitori faranno storie, ma hanno capito che non abbasserai la testa quando sarà il momento di lottare. Credimi, anche se la sola idea li terrorizza, sono orgogliosi di te”.

Annuisco, frastornata.

“Non devi dimostrare nulla a nessuno, Ginny. Lascia che sia qualcun altro a sbarazzarsi di quel molliccio”. Il suo tono è invitante, il suo sorriso amichevole e sincero.

Sarebbe semplice, ma non sarebbe giusto. Scaccio l’offerta con un gesto stizzito della mano e del capo.

“Harry ha affrontato Voldemort di persona. Più di una volta. Chissà, forse anche a me toccherà affrontarlo, un giorno. Lui o i suoi tirapiedi”. Già, è questo che farà Harry alla fine: andrà da Lui. Non me l’ha mai detto, ma l’ho letto nel suo sguardo, nel suo volto, nei suoi gesti. Io non sono come Harry: non sono forte, coraggiosa, invincibile, buona. Però posso cercare di essere degna di lui. Posso combattere anche io, nel mio piccolo. A testa alta, con le unghie e con i denti, fino all’ultimo, quando sembra non esserci più speranza, perché, chissà, magari una fenice arriverà in volo a salvarmi. Me lo ha insegnato Harry. Il Bambino Sopravvissuto ci crede, crede che un giorno la pace possa tornare a regnare sovrana in questa terra. Crede nella giustizia. E anche io ci voglio credere. Se lui è ancora in piedi, dopo tutti questi anni, un motivo deve esserci, in fondo. Perciò, basta temere un ricordo che non può più fare male.

“Quando quel giorno arriverà, io sarò pronta. Qualsiasi cosa si metterà sul mio cammino, chiunque tenterà di fare del male a me o alla mia famiglia o ai miei amici… avrà pane per i suoi denti, Thonks. Perché io non sarò clemente, e non abbasserò la bacchetta. Se vogliono uccidermi, dovranno impegnarsi e faticare per farlo”.

Thonks annuisce con approvazione, un po’ stupita della mia reazione.

“Ci sono molti modi di lottare però, Ginny. E tu devi finire la scuola” mi fa notare.

Ed è allora che capisco quello che devo fare. Già: la scuola. Ho promesso che tornerò ad Hoghwarts ed è da lì che combatterò la mia battaglia. L’Esercito di Silente. Continuerò quello che ha iniziato Harry. Lo farò con la sua stessa ostinazione, grinta e buona volontà. Mostrerò quello che lui mi ha insegnato: che si può vacillare, cadere anche, e poi rialzarsi, più forti, più determinati di prima. Cercherò di mettere a nudo la verità, sempre e comunque, anche se fa male. Tutti insieme possiamo fare la differenza. Tutti insieme possiamo dare una mano a porre fine a tutto questo. Neville e Luna mi aiuteranno, ne sono certa.

E ora che ho deciso, che ho uno scopo, una via da seguire, basta indugiare. Mi posiziono nuovamente davanti all’armadio, e questa volta le mie gambe non tremano e la mano che regge la bacchetta è ferma.

Thonks si scosta, capendo le mie intenzioni. “Quando vuoi” dice soltanto.

Conto fino a tre. Poi le do il via. Il ragazzo bello e affascinante che si è quasi preso la mia vita, oltre che la mia anima, è qui ora, e mi guarda con scherno. Tom si fa avanti, lentamente, mi viene incontro. Ma io non ho più paura. Non esito: “Riddikulus!” grido sicura, e lo scoppio che segue le mie parole mi dice che si, ci sono riuscita. Al primo colpo.

Le braccia di Thonks mi circondano. “Era una specie di simbolo, vero?”mi chiede. “Per dare prova di chi sei diventata e chiudere con il passato, non è così? Per dimostrare che sei pronta”.

“Sai una cosa Thonks?”

“Cosa?”. I suoi capelli ora sono verdi, verdi come la speranza.

“Amavo volare, ma avevo paura di correre”

  
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