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Autore: MarkmanTaughtMe    07/09/2012    2 recensioni
Nell’estate del 1974, Ryan Ross s’imbarca in uno spossante tour in supporto del nuovo album della sua band, combattendo per sopravvivere alla pressione e alle aspettative della fama improvvisa. Mentre imbroglia con destrezza la sua band dissolvente,tra migliori amici bugiardi e ragazze di passaggio, Ryan imbocca una pericolosa e distruttiva strada, lasciandosi desiderare l’unica persona che non può lasciarsi avere.
"Sarei stato felice con un successo mediocre, un demo, dei piccoli tour, un fermo appoggio di me stesso. E’ ciò che volevo, cosa che ho probabilmente avuto da qualche parte tra il primo e il secondo album, ma che ho perso. Non me ne sono accorto. Adesso ho la mia faccia sui giornali, fan urlanti che si dimenano al mio passaggio e vorrei solo far retromarcia con quest’auto al momento che ho perso, quel momento in un club di Buffalo dove ho notato che un paio di ragazzi tra le trecento persone del pubblico stavano cantando le mie canzoni, e dove il mio cuore si è fermato raggiunta la conquista. Ma è troppo tardi adesso, e sono via. "
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brendon Urie , Brent Wilson, Jon Walker , Ryan Ross, Spencer Smith
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Threesome
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Mmmmh, salve. Non so per quale oscura decisione ho cominciato a tradurre questa ff (che in teoria è anche un libro. Anzi, una trilogia) trattandosi di un'ammazzata galattica. Molto probabilmente è perchè è una delle cose più belle che io abbia mai letto. Spero vi piaccia. Questo è il link della storia in lingua originale, e questo è l'account LJ dell'autrice (che personalmente sposerei) Anna Green.  Se vi piace mi raccomando scrivetele perchè credo le faccia molto piacere! Beh, buona lettura!














Copyright of Beggar’s Notes Inc.

Epilogue







Nessuno si è mai fidato di lasciarmi guidare un veicolo di alcun tipo; non perchè sono un pessimo guidatore, ma perché tendo a far svoltare il volante ad ogni camion che passa. Controllo il giornale tutti i giorni per leggere la notizia principale, notizia di un incidente quando semplicemente non sanno cos’è accaduto. Forse il guidatore ha perso il controllo dell’auto. A causa di uno stringimento. Per aver cercato di non metter sotto un ragazzino che corre attraversando la strada. Qualcosa per spiegare il perché la sua macchina e tutto ciò che si trovava al suo interno sono finiti spiaccicati in faccia ad un camion di surgelati canadesi sulla via che va da Montreal a Detroit.
 
 
Una volta ho guidato da Portland a Los Angeles. E’ stato un viaggio piacevole, dirigersi verso sud, l’aria che si riscalda e le persone più abbronzate. Mi ci vollero tre giorni di guida poiché continuavo a distrarmi e continuavo a deviare per il Nevada, dove mi sono sbronzato da morire con un ragazzo che aveva lavorato per tutta la vita come clown in un circo. Eravamo molto simili, lui ed io. E’ facile distrarmi perché non so mai a cosa dovrei prestare attenzione. Un nuovo modello di chitarra, il barlume di un qualcosa di migliore e di più definito, un paio di occhi marroni che hanno sempre amplificato un sorriso su labbra perfettamente modellate? Durante il mio viaggio sulla West Coast ho perso il conto delle volte in cui ho visto una macchina arrivare ed ho considerato di far girare il volante verso sinistra. Scontro. Esplosione. Fumo.
 

Non so se qualcun’altro ha mai questi pensieri mentre guida. Non l’ho mai chiesto in giro. Quando mi sono scontrato con il tour bus nel ’74, mi sono ritrovato a chiedermi se l’ho fatto di proposito oppure no. Non avevo intenzione di farlo, ma forse inconsciamente lo volevo.



Per un po’ siamo stati convinti che Joe non avrebbe più camminato.

 
Adesso sto guidando in una Chevy Rental, navigando da O’Hare verso un indirizzo scribacchiato su un tovagliolo in una scrittura confusionaria, non mia. L’auto è marrone, un marrone chiaro che assomiglia alla merda di un bambino. Era l’ultima che avevano. I tergicristallo fanno un suono sibilante mentre cercano di combattere e spazzare via la neve pesante ed umida.

“Sei nervoso?”


Non mi scomodo neanche per guardare il ragazzino sul posto del passeggero. “No”


“Brent ha detto” comincia a raccontare qualche altra bugia che qualcuno ha detto su di me. La gente ama parlare, parlare e parlare su di me. “Che durante Jackie eri così nervoso da ubriacarti prima di ogni show.”


 
“Mi lusinga” noto io, annoiato che questa non sia per niente una bugia – l’unico modo con cui riesco ad avere a che fare con la pressione di una folla di diecimila persone era l’alcol. Grazie Brent, questa mi farà sembrare una brava persona. No. Mi farà solo sembrare una vittima. Forse è una cosa positiva.


“Ha anche detto che va meglio con la seconda gamba. E che tu hai cominciato a bere di meno, che eri più concentrato. Sai, dopo aver incontratolui” realizza in modo sgradevole. Cerco di resistere all’istinto di far uscire la macchina fuori dalla carreggiata solo per farlo stare zitto, e quando starà facendo il suo ultimo respiro, mimando con la bocca un angosciato “perché?”, gli dirò che è perché non poteva tener ferma la sua dannata lingua. Il bianco della neve si sta trasformando in una brutta tonalità di nero somigliante ai fumi del traffico non appena colpisce il suolo, rendendo la superficie della strada scivolosa, ma tenendoci, per ora,  sulla strada . “Adesso…Gabe. Ha detto che non eri mai nervoso durante il tour Pearl. Suppongo sei cambiato.”


“Adori il suono della tua voce, eh?”


“Già” sorride lui, con ciocche castano chiaro che gli ricadono sugli occhi entusiasti. Ha un viso giovane e naturale che cerca di rendere più maturo con della barba ispida ma che irrevocabilmente lo fa sembrare piccolo e  pieno di energia, cosa sempre presente nelle sue parole e azioni. Ha delle sottili guance incavate, sottili labbra e una fronte alta abbastanza da sembrare un errore di raccordo. Mi concentro sulla guida e lui cade per un po’ nel silenzio. Quando parla sembra preoccupato. “Cosa succederebbe se avesse dimenticato tutto? O se fosse ancora arrabbiato con te?”


“Che succederebbe se fossi ancora arrabbiato io con lui?”


“Non lo sei” dice saggiamente. Odio quando ha ragione. La neve comincia a scendere più lentamente mentre io mi sistemo scomodamente sul sedile , sentendo la cintura irritandomi un lato nel collo. “Sono nervoso per te” conclude, l’eccitazione ormai scomparsa. Non ho bisogno dei suoi nervi, del suo supporto o di una spalla su cui piangere. Non ha idea quanto il suo entusiasmo mi stia dilaniando. Dà un’occhiata alla mappa che ha sul grembo. “Gira a sinistra” mi ordina, e io cambio strada. “Sai, mi chiedo come sia. Ho sentito molte cose su di lui. E’ leggermente surreale incontrare uno sconosciuto che ti sei immaginato nudo una dozzina di volte. Beh, veramente ho trovato questa foto a casa tua dove lui è nudo, perciò-“


Spingo un piede sull’acceleratore, fermandomi. Lui si mette dritto in tensione, occhi nel panico mentre si guarda intorno. “Che stai facendo.”


“Ti avevo detto di non toccare la mia fottuta roba” dico di nuovo. Di nuovo. Piccolo bastardo impiccione. “Ora smettila” gli dico indicando fuori dal finestrino un negozietto con una scritta verde in corsivo: C-A-F-É. “Vai a prenderti un caffè.” Come se avesse ulteriormente bisogno di essere iperattivo.
 


Apre la bocca drammaticamente “Sto venendo con te!”
 
 
 
Stringo in denti e sorrido “Proprio no.” Guardo lui e lui guarda me. “Fuori, Sisky! Esci!”

 

Sisky alza le braccia al cielo “Mi stai seriamente impedendo di testimoniare il ricongiungimento che farà assomigliare Romeo e Giulietta a- “
 

“Non c’è stato nessun ricongiungimento, sono morti e basta.”
 
 
 “Oh.” Dice Sisky mordendosi incerto il labbro inferiore per poi riprendersi subito. “ Non ho mai finito di vedere il film, devo ammetterlo. Parlano inglese in un modo così strano.”
 

Mi slaccio la cinta ed esco dall’auto. Chicago è fredda, dei fiocchi di neve si posano sul mio cappotto per poi scivolarci dentro. Faccio il giro dell’auto per aprire la portiera a Sisky.
 

“Okay, okay!” esclama il ragazzino alzando le mani. “Sono uscito! Guarda! Guarda come sono fuori!” Tira su con il naso nel freddo, sembrando più comico che ferito mentre mi rivolge un’occhiata seccata.


“Vengo a prenderti dopo” Gli prometto.

“Se non lo farai, so dove vive” Ha appena ricacciato il suo quadernino per gli appunti e cominciato a scribacchiarci sopra furiosamente, ignorando completamente il nevischio.


Mi fermo di fronte alla mia portiere e gli lancio un’occhiata incredula. “Non prendere appunti anche adesso”.

“E mentre il famosissimo Ryan Ross rientra nervosamente in macchina, buttando fuori il suo devoto e leale compagno da un lato della strada come un’altra ennesima groupie che ha amato ed abbandonato come un gattino. “



Non riesco a sentire il resto perchè sbatte la portiere ed io riparto. Il riflesso di Sisky s’imbroncia mentre entra nel Cafè nel mio specchietto retrovisore e io lancio un’occhiata alla mappa sul suo sedile vuoto. Non ci metto molto a rendermi conto dove sto andando.



La macchina nel vialetto è nera e di alta classe, nuova di quest’anno, del ’79. E’ decisamente affascinante quando parcheggio di fronte casa sua e per un assurdo momento spero che nessun abitante di Chicago che vive nella stessa strada di Brendon noti che si sta avvicinando una rock star in una sorta scatola di quattro cerchioni appiccicati ad una ruota. Sempre se è questa la casa di Brendon, cosa di cui ho qualche dubbio. Un giovane uomo con una custodia di chitarra si incammina per il viale, e aspetto che passi. E’ una terribile paranoia il pensare che potesse riconoscermi, ma non ho mai saputo cosa dire in caso i fan mi avessero fermato.
 


La musica non parla dell’uomo che c’è dietro di essa, e perciò ogni interesse che la gente prova verso di me è ingiusto. Tutto ciò che vogliono sapere, tutto ciò che devono sapere è già lì nella musica. E nessuno l’ha mai capito oltre me. Non hanno mai –

Ma non voglio più pensarci.


Porto la borsa con me fino alla porta. E’ da presuntuosi ma considerando che questi sono gli ultimo spettacoli locali, suppongo Brendon stia a casa. L’ho imparato amaramente.


La porta si apre alla quinta scampanellata.


“Ch –”


IL resto delle sentenze di Brendon sono scivolate via non appena I suoi occhi hanno indugiato su di me. Sembra un po’ invecchiato, il che mi fa realizzare quanto io sia di vecchia data. Ha una leggera occhiata stanca che rispecchia il suo intense lavoro, borse sotto i suoi occhi marroni. Dovrei sapere che la vita porta tutti a sbilanciarsi. Ma nonostante tutto assomiglia di più ad un uomo, è più maturo. Continua a farmi questo effetto. Non ci dò importanza.
 

“Ho sentito che adesso ti sei trasferito qui a Chicago.” Spiego esponendo il fatto che ho interesse quanto ne ho nell’andamento del cuore di un topo, o la temperatura di scioglimento dell’argento. Ovvero nessuno.


“Già” annuisce stancamente,evitando il mio sguardo, la preda messa all’angolo dopo un’esausta caccia dove lui è il cervo e io il lupo. Dopo così tanto, tanto tempo nessuno sembra correre. Brendon non sembra sorpreso di vedermi. Non sono un uomo prevedibile; potrebbe essere un minimo sorpreso. Almeno un po’. Solo per farmi piacere. Io sono fottutamente sorpreso di essere qui.


“Quanta cortesia per essere vecchi amici” noto io non dandogli la possibilità di replicare. “Invitami dentro per una birra.”


Brendon scuote la testa. “Sono occupato.”


Sisky aveva ragione. E’ ancora incazzato.


“Anch’io sono occupato, ma sono qui lo stesso”


Lo fisso dritto negli occhi. Il mio stomaco fa una capriola ora che sono in sua presenza, ma lui non può avvertirlo.


Brendon sospira tenendo la porta aperta e io entro nel soggiorno, trascinando la mia borsa nel salone. Essere qui, dopo aver viaggiato attraverso un intero paese per un ragazzo, l’unico ragazzo con cui mi sia mai ritrovato a guardare un cielo stellato e ad inventare nuove costellazioni e io – Dio santo. Manterrò la mia posizione e mi comporterò nel miglior modo possibile per convincermi che ciò non significa niente per me. Mi lecco le labbra, ricordando quale sia il suo sapore.
 

“Una birra, ma dopo devo andare” borbotta Brendon dirigendosi verso la cucina mentre io lo fisso pacatamente. Lui si rilassa e si gira in mia direzione, con un’occhiata esitante sul volto. “Stai venendo allo spettacolo stasera?”

“Ci contavo.”

 
Mi guarda dritto negli occhi e sono proprio lì in Ottawa, fuori al Civic Center dove si siamo baciati affiance al tour bus che non avevo ancora distrutto. Sono in una baracca a Bismarck dove gli ho offerto qualche parte di me che ha educatamente rifiutato. Sono a San Francisco, con lui in una rissa, a New York a guardarlo mentre si muove tra dischi che non aveva pianificato di comprare mentre mi ruba occhiate da dietro il bancone, e ora siamo nello stanzino pregando Dio che Eric non torni presto dal suo turno lavorativo. Brendon dice: “Posso trovarti un pass per il backstage”.


“Puoi farmene avere due? Sono venuto con questo ragazzino.”
 
 “Quale ragazzino?” la sua voce è tesa.

“Il mio stalker.”


Incredulo fa un suono “tsk”  con la lingua :“Tu sicuramente sai come trattare i tuoi amici.”
 

“E amanti, anche se non si tratta di uno di loro” dico in modo calcolato.
 

Brendon non smentisce che questo è ciò per cui mi ha fatto quella domanda. “Posso trovarne due.”


“Grazie.”


Indica la mia borsa. “Rimarrai qui stanotte?”


“Certo” dico alzando le spalle. Lui annuisce nervosamente e si dirige in cucina.


Ho sterzato la mia macchina per il suo viale, e ci siamo già scontrati di nuovo.

 
Scontro.


Esplosione.


Fumo.
  
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