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Autore: Ornyl    07/09/2012    3 recensioni
"Finalmente,ecco la scintilla di vita che aspettavo: vidi una gamba muoversi e tolsi immediatamente il sudario, ridendo al cielo, credendomi Dio.
Guardai la creatura, ancora dormiente: la sua pelle biancastra si poteva sistemare con un po' di trucco, ma per il resto era perfetta. Una bambola, ecco cos'era: grandi occhi ornati da lunghe ciglia, capelli naturalmente boccolosi(che avrei sistemato alla bell'e meglio con un fiocco), labbra carnose e rosse. Poi ecco, lei aprì gli occhi e si guardò intorno, sbattendo le ciglia."
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi avevano colto in fragrante quando ormai l'avevo stesa.

Quando ormai era morta, morta. Per sempre.

 Le mie spalle bruciano di dolore già al pensiero della terribile stretta dei guardaboschi che erano passati giusto in quel momento, quei due bravi uomini che mi hanno fatto trascinare in questo gelido e spettrale manicomio criminale.

"Sporco figlio di puttana, non ti rendi conto che potrebbe essere tua figlia? Ti mandiamo in un posto degno di te, così la prossima volta ci penserai due volte prima di mettere le mani addosso ad una ragazzina"

 Al mio passaggio le madri del paese si stringevano i loro figli alle gonne, gli uomini mi lanciavano occhiatacce e mancò poco che mi linciassero.

Poi, eccomi qui, dottore.

Peccato che la gente non sappia che sono innocente, IO.

Quella ragazzina è, anzi fu, il vero mostro.

Mi creda,glielo assicuro!

Mi dia almeno la possibilità di raccontare la mia storia, che suonerà alle sue sagge orecchie piuttosto assurda e spettrale,ma è vera, dottore, verissima!Io sono innocente, dottore, ho peccato nel momento in cui decisi di portare quei resti morti in vita!

Ma la prego,mi dia almeno la possibilità di raccontare, cosicchè la mia anima vada all'inferno poco più sollevata.

 

Io,Alexander Campbell, appartenevo ad una nobile e rispettata famiglia. Eppure, io disprezzavo i fasti e le ricchezze dalle quali tutti i miei parenti erano attratti:la mia unica ricchezza era la scienza, insieme allo studio dell'uomo e della vita, animale e vegetale, della Terra e dell'Universo. Mentre tutti i Campbell avevano una sala del tesoro ricca d'oro, argento e merci preziose, la mia sala del tesoro consisteva nella mia immensa e fornita biblioteca, con un laboratorio annesso;mentre tutti i Campell si dilettavano con i balli e la caccia, io mi dilettavo con libri e provette ed esperimenti;mentre tutti i Campbell avevano sontuosi palazzi ricchi di decorazioni, mi accontentai di un tetro e spartano maniero, nel quale potessi esercitare l'unica mia passione e ricchezza:la conoscenza.

Questo grande amore verso la conoscenza, però, era solito rendermi abbastanza strano agli occhi della gente del paese, in particolare delle donne. All'inizio non ci feci molto caso, ma, appena oltrepassai i ventisette anni, capii che ormai era tempo di cercarmi una moglie: le mie due sorelle erano già sposate e con prole, il mio fratello più giovane stava per sposarsi(ed aveva cinque anni in meno di me!)e i miei genitori si facevano sempre più vecchi, implorandomi giorno per giorno di sposarmi e avere tanti nipotini.

Anch'io volevo trovar moglie, ed in paese ce n'erano di belle fanciulle;ma solo una, una sola, riuscì a colpire il mio freddo cuore: Adelaide Alleyn, la contessina. Oh, Adelaide era il ritratto della perfezione: i suoi lunghi capelli neri luccicanti al sole, la sua pelle rosata, i suoi profondi occhi neri ..ma non era solo l'aspetto angelico a colpirmi: fu anche la sua intelligenza, la sua bravura nel canto, nello scrivere poesie, nel suonare il pianoforte .. insomma, Adelaide era la donna che cercavo di conquistare da tempo.Ma, come lei ben sa, egregio dottore, le donne sono molto sensibile all'opinione pubblica, soprattutto a quella delle altre donne: tutte le fanciulle del paese mi consideravano il solito scienziato pazzo, e tale ero per la mia bella Adelaide! In tutti modi cercai di farmi notare: apparendo gioviale alle feste di paese(che odiavo!), salutandola con garbo quando la incontravo, proponendomi di accompagnarla ..Eppure, era sempre molto fredda e quasi spaventata.

Una notte, quella terribile notte che mi avrebbe segnato la vita per sempre, ecco l'illuminazione: ultimamente avevo fatto alcuni esperimenti con alcuni cadaveri di animali per cercare di portarli in vita, il tutto grazie alla forza dei fulmini, e così avevo notato che quelle mezze creature morte sembravano prender vita! Bene, l'idea fu questa: avrei attirato la compassione delle donne con una ragazzina, un'adorabile cuginetta rimasta orfana .. peccato non ci fosse in realtà, quindi decisi di crearla! Ebbene sì, sarei stato Dio per una sera, avrei creato un'adorabile creatura grazie alla quale sarei divenuto per le donne di tutto il paese un uomo generoso e affidabile, capace di assicurare un futuro roseo ad una ragazzina rimasta orfana!

Studiai ogni particolare, la immaginai già viva e in piedi sul tavolo e la sera della seconda domenica di ottobre mi misi alla ricerca dei pezzi perfetti.

Grazie ad un sottopassaggio che dal mio maniero arrivata al cimitero, riuscii ad entrare senza che nessuno mi notasse. Arrivato lì, dopo aver corrotto il custode con una bottiglia di gin, ottenni la mappa sulla quale erano segnate le tombe più recenti, in particolare quelle di ragazzine dai 13 ai 16 anni.

L'oscurità non mi faceva paura, nè la puzza della morte.

Ero illuminato dalla mia scienza, che spesso tutti temevano ma che adesso mi avrebbe aiutato una volta e per tutte!Ricordo a memoria i pezzi scelti per la mia creazione: le bianche braccia della giovane signorina Morrison, quindicenne, morta da appena una settimana, poi i suoi grandi occhi scuri come pozzi; scelsi le gambe di una delle gemelle Harrison, sedicenne; profanai la tomba della ragazzina senza nome trovata nel fiume il giorno prima, scegliendo la testa(alla quale cavai solo gli occhi)e il busto,ben formato anche se con seni troppo grossi per una bambinetta. Così, misi tutti i pezzi in un sacco e ritornai al mio maniero.

Passò un giorno. 

Quando la notte scese di nuovo mi misi all'opera: cucii con l'abilità di una sarta tutte le parti, le posizionai sul tavolo e le coprii con un lenzuolo. Poi fu la scienza la vera protagonista, fu la scienza a rendermi Dio, creatore di una creatura innocente e candida, grazie alla quale avrei raggiunto i miei banali, al momento, scopi.Una potente scarica elettrica investì il corpo ed esso cominciò a tremare tutto, poi si fermò fumando.

Mi avvicinai piano al tavolo e scrutai il corpo attentamente.

Finalmente,ecco la scintilla di vita che aspettavo: vidi una gamba muoversi e tolsi immediatamente il sudario, ridendo al cielo, credendomi Dio.

Guardai la creatura, ancora dormiente: la sua pelle biancastra si poteva sistemare con un po' di trucco, ma per il resto era perfetta. Una bambola, ecco cos'era: grandi occhi ornati da lunghe ciglia, capelli naturalmente boccolosi(che avrei sistemato alla bell'e meglio con un fiocco), labbra carnose e rosse. Poi ecco, lei aprì gli occhi e si guardò intorno, sbattendo le ciglia.

Era una bambola, una bambolina che mi avrebbe fatto apparire come il magnanimo del paese.Dollie, così la chiamai. Prima di mostrarla al mondo le insegnai a parlare, a camminare, a pettinarsi e a fare il tè. 

Dollie imparò davvero in fretta e tutto sembrava destinato andare per il meglio, così, due settimane dopo, la feci uscire da casa. La feci vestire con un bell'abito rosa, pieno di pizzi, e le feci esplorare il paese.

Le donne, appena videro un simile angelo uscire dal mio tetro maniero, si voltarono incredule e subito giunsero verso di me tempestandomi di domande.

" Ma chi è questa fanciulla bellissima ??"

" Da dove viene??"

Io risposi che era Dollie,una mia giovane cugina proveniente dalla città, appena rimasta orfana. Io ero l'unico parente più vicino e così mi ero preso il carico di crescerla personalmente e di educarla nel migliore dei modi.

Quando io e Dollie rientrammo, lo sciame di donnine ci seguì e mostrai loro i lavori fatti al ricamo dalla mia "cuginetta".

- Oh per l'amor del cielo, sono i migliori ricami mai visti! Che fanciulla a modo, signor Campbell, sicuramente attirerà molti pretendenti!-

- Oh, signore mie ..Sono un uomo solo e, finchè non ci sarà una donna al mio fianco, non potrò abbandonare la mia graziosa cugina nelle braccia di un altro uomo ..-

Da quel giorno, i silenziosi salotti del mio maniero si riempirono di donnine in conversazione, tutte messe ad ammirare gli arrendi, ammirare Dollie e, come aspettavo, ammirarmi. Dollie era dolcissima e affabile con tutti, anche se parlava poco e si limitava a portare il tè e ricamare, il tutto sotto gli sguardi inteneriti delle donne.

La notizia arrivò a casa Alleyn e ciò che avevo atteso da tanto si avverò: Adelaide si precipitò da me per vedere la mia graziosa cuginetta e così divenne ospite abituale. Cominciammo a conoscerci e diventammo molto intimi e in cuor mio non smettevo di ringraziare l'innocente Dollie, la mia dolce creatura di morte.

Eppure, da quando Adelaide cominciò a frequentarmi, notai un brusco cambiamento nella ragazzina: cominciò a farsi terribilmente affettuosa con me, regalandomi sorrisi e a volte carezze, facendomi complimenti e apprezzamenti che nessuno si sarebbe aspettato da una "cugina".

Adelaide notava e ne sorrideva e i suoi sorrisi sembravano far infuriare Dollie,ma io non ci facevo caso.

Un giorno, mentre conversavo con Adelaide(eravamo diventati molto intimi e già qualche carezza ci era scappata, avvistata torvamente da Dollie), Dollie si presentò con un velo nero ripiegato in mano.

- Oh mio benefattore - cinguettò - Ti ho fatto un regalo, che spero tu gradisca!-

Dollie me lo porse in mano. Era una mantella nera, una bellissima mantella nera e lucente, tenuta ferma con una spilla di madreperla all'altezza del collo. 

- Oh, Dollie ..E' un regalo meraviglioso per tuo cugino!- esclamò Adelaide.

- Aspetto i commenti del cugino, signorina Alleyn. Mi importa solo la sua opinione-

Stavo per dirle belle parole, ma quando sentii l'impertinenza delle sue cambiai idea.

- Dollie! Come osi rivolgere questo tono ad Adelaide?-

Dollie abbassò lo sguardo. - Volevo i tuoi, di complimenti ..-

- Non mi importa, adesso chiedi scusa!-

Dollie fissò torvamente Adelaide. I suoi occhi erano più morti che mai.

- Mi perdoni, signorina Alleyn. Vado a prendere il tè,che ormai sarà pronto-

Quando Adelaide andò via, salii in camera di Dollie e le chiesi il motivo di quel comportamento.

- Oh, mio benefattore, tu hai bisogno di una donna con cervello,e non una frivola contessina! Lo dico per te, mio benefattore, quella Adelaide è troppo sciocca per un uomo come te!-

- Ma taci, Dollie, su ..Sei troppo giovane per capire, suvvia .. Adelaide è una donna bella e intelligente, la conosci davvero poco!-

- Mio benefattore, ragiona! Tu meriti di più, meriti una donna più vicina ed accessibile, non quella civetta!

- No, Dollie, Adelaide non è una civetta! E sono deciso a chiedere la sua mano!-

Il bel viso innocente di Dollie si rabbuiò, diventando quasi inquietante.

- Come desideri. Dunque se accetta verrà qui?-

Annuii ed uscii dalla sua stanza, lasciandola sola.

Adelaide, dopo tanto tempo, accettò e poi si trasferì da me. Nel paese c'era aria di festa e gioia, anche perchè avevano scoperto che io, scienziato pazzo e solo, ero alla fine una brava persona. Dollie invcece era diventata intrattabile, quasi un vero mostro qual era: si limitava a servire il tè e ad essere presente durante i pasti, ma per il resto passava tutta la giornata al piano di sopra, senza mai scendere. Di solito mi chiedevo cosa facesse e quasi quasi mi preoccupavo, tanto era silenziosa. Poi però Adelaide mi richiamava alla realtà con carezze e sorrisi.

Poi giunse quel terribile giorno.

Ero andato in città per assistere al funerale di un mio vecchio zio e avevo lasciato Adelaide a casa, sola con Dollie. Promisi loro che sarei tornato prima del tramonto, e così in effetti fu.

Ad attendermi davanti l'uscio c'erano la vecchia domestica e Adelaide, che mi accolsero facendomi accomodare, stanco com'ero. Dunque domandai di Dollie.

- Caro Alexander, Dollie si è limitata a scendere solo per colazione e pranzo-

- E adesso? A breve ci sarà la cena..-

Dei passi provenienti dalla scalinata risposero per me. Dollie. C'era qualcosa di strano in lei, qualcosa di fin troppo dolce e tranquillo. Appena mi vide sorrise e corse verso di me per abbracciarmi, senza lanciare occhiatacce ad Adelaide.

- Oh, finalmente sei tornato! Dalla cucina sento un certo profumino, mio benefattore, non vedo l'ora di cenare!-

E in effetti quella cena fu tranquilla, troppo tranquilla. Talmente tranquilla da preannunciare la catastrofe imminente.

Dopo cena vidi la domestica portare un vassoio con tè e pasticcini al piano di sopra. Mi disse che lo aveva chiesto Dollie per farsi perdonare da Adelaide, quindi le aveva proposto un tè della pace dopo cena.

Dollie. Oh, Dollie, con la sua mortale innocenza.

In paese l'adoravano, i bambini la trattavano quasi come una sorella maggiore, a tutti faceva tenerezza.

Ed io, suo mentore, ero ammirato e stimato, finalmente riconosciuto come brava persona per aver accolto e salvato dalla povertà. una creatura così innocente.

Eppure, sapevo che nell'aria c'era qualcosa che non andava. Lo sentivo, ci sarebbe stata una catastrofe imminente.

Ma non feci caso a queste sensazioni e mi chiusi in laboratorio.

Un'ora dopo sentii un urlo agghiacciante provenire dalla stanza di Adelaide. Era l'urlo di Dollie.

Corsi a rotto di collo nella stanza e appena vidi la scena mi misi le mani ai capelli.

Dollie, con la faccia bianca e stravolta, era in ginocchio vicino al letto, sul quale Adelaide, con la pelle giallastra, giaceva senza sensi. Dollie corse verso di me e si buttò nelle mie braccia.

- Che disgrazia mio benefattore, che terribile disgrazia! Adelaide, oh, la cara Adelaide sembra morta!-

Le dissi di stare accanto a lei e ritornai sui miei passi, in laboratorio, alla ricerca di qualche medicina.

Quella pelle giallastra non mi convinceva. Tra l'altro avevo notato sulla cute anche qualche vescicola.

La mia attenzione si spostò su un ripiano vuoto, destinato all'arsenico.

Arsenico. Mancava l'arsenico da lì.

Quella pelle giallastra, quelle vescicole .. Arsenico. E ormai era troppo tardi.

Mi precipitai giù e avvertii i domestici, già in fermento e confusi dalle urla e dalla confusione, di chiamare il parroco perchè Adelaide era morta. Morta avvelenata.

Tra le lacrime e la rabbia salii in camera, pronto a vedermela con l'assassino: l'innocente Dollie, la piccola e graziosa Dollie.

La vidi là, impalata e tranquilla, freddissima.

La presi per i polsi e la inchiodai alla parete.

- Sporco mostro ..Sei un mostro e basta, hai l'aspetto di una ragazzina ma sei un demonio .. Come ti ho creato, posso anche distruggerti-

Al suo sguardo arrogante si aggiunse una smorfia di pietà.

- Oh, mio benefattore, sappi che l'ho fatto solo per te. Tu non puoi e non devi unirti a donne del genere, mio creatore. Ti amo, e ho fatto tutto ciò perchè so che solo noi due potremmo essere felici insieme. Non uccidermi con le stesse mani con cui mi hai creata, perchè tra l'altro ne andrebbe della tua immagine ..-

Quella frase mi gelò il sangue nelle vene, e tutt'ora lo fa.

In preda alla rabbia la trascinai per i capelli e la sbattei in soffitta, chiudendola a chiave.

- Morirai di fame qui, demonio dall'aspetto di agnello! Non sono così meschino da uccidere qualcuno sotto gli occhi di tutti, come hai fatto tu!-

Ma lei, l'innocente Dollie, era troppo resistente e furba. 

Infatti, quella notte stessa, ella si buttò dalla finestra della soffitta che dà verso il bosco, in modo tale che nessuno(trane me)riuscì a vederla o sentirla.

Io imbraccai il mio fucile e dalla finestra della mia stanza la vidi, promettendo alla mia amata Adelaide di vendicarla.

Non sarebbe andata lontano, non doveva. L'avrei trovata e finita prima dell'alba e prima che iniziassero i funerali della mia adorata.

Appena mi inoltrai esaminai il terreno. Da demonio qual era, pur avendo l'aspetto di un'innocente fanciulla, aveva il passo pesante di tre uomini messi insieme. Seguii le tracce lasciate, come rami spezzati e grandi orme, quindi arrivai al lago, brillante sotto la luna.

Un fruscio mi richiamò da dietro un cespuglio. C'era lei, tremante e impaurita.

La tirai fuori dal cespuglio e la buttai a terra, poi mi misi a cavalcioni su di lei.

Dollie arrossì un attimo e mi sorrise.

- Avrei potuto renderti felice, Alexander, mio benefattore e creatore- mi accarezzò le guance con le sue dita morbide e bianche più che mai, ma le scostai violentemente.

-Adesso la pagherai per aver ucciso Adelaide, brutto mostro!-

Mi accarezzò il collo e mi sorrise un'ultima volta. 

- Quanto ti amo forse non lo sai ..Ma è un onore ritornare tra i morti per mano tua-

Le puntai il fucile addosso.

Sento ancora le sue mani su di me, come se fosse quella terribile notte.

Premetti il grilletto.

Dollie si morse un labbro.

Sparai e lo sparo riecheggiò, facendo volare impauriti gli uccelli.

Lo sento ancora vicino il suo corpo, lo sento ancora sotto di me.

La vedo ancora quella chiazza rossa sulla sua testa spaccata, e il suo sorriso metallico e innocentemente malvagio.

Dollie c'è, mio malgrado, si è impossessata di me.

   
 
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