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Autore: Eliessa    07/09/2012    3 recensioni
"Sei un eroe. Ma io? Io non so più chi sono."
Non tutti i viaggi purtroppo hanno un ritorno.
Shot drammatica, scritta per partecipare al contest di (Gaea)!
Posizione in classifica 6/9.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per partecipare al contest "Mille e non più mille" di -(Gaea)-



RIMPIANTI
 
Ogni volta che fai una scelta hai sempre paura di fare quella sbagliata. Una fottuta paura che non dovresti neanche provare perché sai che in un modo o nell’altro quando scegli è sempre il meglio che vuoi.
Ma questa volta no. Questa volta hai scelto ed hai sbagliato. In parte hai sbagliato. Abbiamo sbagliato e non me lo perdonerò mai. Mai!
Tu eri un militare, una persona forte, odiavi la guerra e volevi mettere la parola fine a tanta crudeltà nel mondo. Dicevi sempre che anche una sola persona poteva fare la differenza. E tu la facevi.
Eri sposato, avevi una famiglia, due bambine.
Due splendide bambine di 4 e 6 anni, troppo piccole per essere lasciati da un padre, troppo piccole per conoscere una perdita così grande. La perdita di un padre.
Una perdita al quale non ci si può abituare mai. Ma d’altronde come fai a spiegare a dei bambini che il loro padre non tornerà più a casa, perché è morto salvando altri bambini in un altro posto del mondo? Dei bambini molto meno fortunati di loro.
Tu avevi me, una moglie di 25 anni, che amavi ed ora non potrò averti accanto.
Avevi 26 anni ed ora on ci sei più.
È bastato un estraneo, un tuo superiore a proporti di partire per non tornare mai più da me, da noi.
Eri felice di partire all’estero, felice perché avresti potuto dare il meglio di te, avresti salvato molta gente, molti bambini, ma ora non puoi salvare più nessuno.
Ti abbiamo perso per sempre.
Ora nessuno potrà più vedere la tua gioia, il tuo sorriso, la tua bontà. Nessuno potrà perdersi nel tuo meraviglioso sguardo azzurro come il cielo.
Ed io ora che farò? Io non posso più avere l’amore di quella persona a cui un tempo nella casa del Signore ho giurato amore eterno.
Non posso avere il tuo amore e non so che fare. Ho solo le nostre due bambine, e per quanto possa essere una buona madre, a loro manca un padre ed a me mio marito, il mio migliore amico.
Oggi ho comprato il solito quotidiano che leggevi fino al giorno in cui non sei partito, lo stesso quotidiano che io odiavo per le tristi notizie che riportavo e lo gettavo subito non appena lo avevi finito di leggere.
Ma oggi il dolore mi fa fare cose che non avevo mai fatto.
Lo apro ed in prima pagina si parla di te.
Sei un eroe. Un eroe mondiale, un mito per miliardi di persone, e anche per me.
In fondo hai salvato cento bambini dalle grinfie dei loro padroni che pensavano solo a maltrattarli.
Sei un eroe. Ma io? Io non so più chi sono.
Leggo l’articolo, tutti sono felici per te, peccato però che questa loro felicità, questo saperti eroe rende infelice me.
Sono pur sempre madre, quale gioia più grande? Ma ora non sono capace di gioire, non sono capace di rallegrarmi neanche davanti il sorriso di nostra figlia.
Quello che provo è solo il rimpianto.
Rimpianto per averti incoraggiato a partire.
Rimpianto perché non potrò averti mai più.
Rimpianto perché non ti ho potuto salutare neanche per l’ultima volta.
Rimpianto perché dall’ultima volta che ti ho visto sono passati 6 mesi.
E quando i tuoi colleghi hanno riportato la tua salma… a quel punto non sapevo più se volevo vedere mio marito morto.
Mi sarebbe bastata un’ultima carezza, un ultimo bacio, un piccolo gesto.
Ma nulla.
Ora parlare non ha più senso, potrò solo ricordarti ed io già sto male.
Non so vivere di ricordi. Avrei preferito che questo giorno arrivasse il più tardi possibile, quando ormai vecchia avevo tanto di quei ricordi nella mente da pensare solo ed esclusivamente a loro.
Ma oggi invece sono circondata da colleghi tuoi, da articoli da giornali, visite da parte di parenti ed amici.
Vorrebbero sostituirti, vogliono farmi sentire bene, ma sanno di perdere già in partenza.
Anche se saranno tante persone, non ti possono sostituire.
I tuoi colleghi ed io siamo seduti tutti nel nostro grande salone, quello che abbiamo arredato insieme. Le nostre bambine sono sul tappeto che giocano insieme, e per una volta riescono a non litigare per le bambole.
Quanto vorrei che tu le vedessi, che entrassi da quella porta, facendomi una sorpresa, la stessa che ci facevi quando senza avvertirci ritornavi dalle missioni di pace.
Le tue sorprese più belle, quando arrivi all’ora di cena, e ci spiavi stando sull’uscio della porta aspettando che qualcuno di noi ti vedesse e ti saltasse addosso. E come sempre io sono sempre l’ultima a vederti. Ma che importanza ha vederti per ultima quando tu sei a casa?
Ma ora non ci sarà più un tuo ritorno, né potrai vedere le nostre piccole giocare insieme, crescere, diventare grandi quando un giorno si sposeranno e diverranno madri…
Ora sono sola. Di te mi rimangono solo le nostre bambine, i vestiti che non indosserai più, la parte di letto che non occuperai più, i tuoi profumi, i tuoi libri, tutte cose che non ti appartengono. Tutte cose che ora non sono di nessuno, ma le custodirò con cura e con molta gelosia.
Non mi libererò dei tuoi oggetti, delle tue cose. Chissà forse mi aiuteranno a sentirti vicino.
Ora non mi rimane che vivere con il rimpianto che io sono l’unica colpevole dell’accaduto.
Mi sarebbe bastato dire “no” per averti ancora accanto a me.
Questa volta neanche tu volevi partire, ma io ti ho incoraggiato, ed ho sbagliato.
Ho sbagliato e devo pagare. Non so come, ma devo pagare. Un modo lo troverò prima o poi.
Lo troverò.
Però se penso ai bambini salvati questo mi rallegra, in parte però mi rallegra.
Ed ora vivo di rimpianti.
Vivo questa vita nella speranza che finisca presto.
Vivo con i nostri figli, ma nello stesso tempo sento di non vivere.
Ti amo Alessio, credimi. L’amore che il lontano 9 maggio 1994 ti ho giurato non svanirà. Non sarà la morte ad impedirmi di amarti ancora.
Alessandra.
   
 
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