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Autore: Beads and Flowers    07/09/2012    1 recensioni
Dal testo:
"Quando la madre del ragazzino era stata bruciata viva dai puritani, essendo stata giudicata una strega, il giovane aveva capito che il perdono non era una caratteristica degli esseri umani. Aveva capito che il mondo dei sogni gli era stato negato per sempre, che da quel momento in poi lui avrebbe vissuto nel terrore, e nella fuga."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. La Casa del Fumo Rosso 




 La pelle del figlio del Male stava bruciando. Colava, nera come la cera liquida di una candela, lucida come il riflesso di occhi febbricitanti. Era divertente. Sì, il figlio della strega era divertente. Colava, colava come un ghiacciolo lasciato al sole. La pelle era balsamo profumato nelle acque di un bagno caldo, olio raffinato dalle terre orientali.
 Le grida erano cessate da ormai molto tempo. Il fuoco ora divorava la pelle del bambino maligno. Si arrampicava sul suo corpo annerito, come edera sul tronco malato di un albero. Il dolore era, all’improvviso, svanito nel nulla. La mente di Arias era come annebbiata dal fumo che lo circondava, seppure i suoi occhi fossero rimasti fino ad allora ben chiusi.
 L’assenza del volto del suo angelo, tra tutti quelli venuti apposta per vederlo bruciare, era una realtà troppo dolorosa per essere appesantita dalle prove inconfutabili dello sguardo. Mentre le fiamme divoravano il corpo di Arias, il dolore gli consumava il cuore.
 Voleva il silenzio, e la perdita di ogni percezione. Quel mondo era troppo ingiusto, troppo assurdo e misterioso per poter essere vissuto come qualcosa di reale. Avrebbe tanto voluto che tutta la sua vita fosse stata una proiezione, un’illusione, un incubo. Sì, un incubo. Presto qualche dolce mano fresca l’avrebbe sfiorato con una tenera carezza. Lui si sarebbe svegliato grazie al tocco gentile di quella persona, l’avrebbe ringraziata con tutto se stesso e poi, infine, l’avrebbe stretta a sé come se fosse stata l’ unica cosa per cui valesse la pena vivere.
 Un tocco. Una carezza.
 Svegliami da questo incubo. Ti prego, svegliami!
 Svegliami…
 Quel tocco. Lui conosceva quel tocco, quelle mani. Quell’abbraccio…
 “Nem.”
 “Sono qui, Arias. Sono qui.”
 “Nem… le fiamme, i Puritani… Nem, falli andare via. Ti prego, mi vogliono fare del male. Falli andare via.”
 “Apri gli occhi, Arias. Va tutto bene, non c’è più nessuno. Siamo soli.”
 Il ragazzo aprì gli occhi, obbedendo con cieca fiducia alle parole del suo angelo. La prima cosa che vide fu la rossa stoffa scura delle vesti di Nem, sulla cui spalla aveva appoggiato la testa. Non aveva mai visto quell’abito, prima d’ora. Era abituato ai vestiti sobri e neri dei Puritani, ma quella stoffa di porpora e dai bordi dorati gli ricordava le vesti regali di un principe.
 Alzò lo sguardo sul volto di Nem. Era più bello che mai, i verdi occhi lucenti come l’erba bagnata dalla rugiada mattutina. I capelli biondi splendevano come l’oro al sole. Il sorriso impertinente e sereno era simile a quello delle statue sacre degli angioletti sulle tombe riservate ai bambini.
 Attorno a loro, il buio. Un’oscurità vuota e profonda, in cui non si poteva far altro che precipitare. Istintivamente, Arias si aggrappò con un sussulto terrorizzato alle spalle forti di Nem, chiudendo gli occhi. Non osava guardare per terra, dove altro non c’era se non ombre maligne ed eterne.
 “Arias. Coraggio, tienimi la mano ed apri gli occhi. Non precipiterai, sta tranquillo. Ti reggerò io, non ti lascerò andare mai più.”
 Tremando, Arias ritentò di aprire gli occhi, stringendo con forza le mani sicure di Nem.
 “Nem, dove siamo? Dove sono finiti gli altri abitanti del villaggio, che cosa è successo? Io non capisco… Era tutto un sogno? Che luogo è questo?”
 “Non ti agitare, amico mio, adesso ti spiegherò ogni cosa. Non temere, puoi anche lasciarmi andare la mano, adesso. Ti posso assicurare che non cadrai nel vuoto.”
 “No! No, ti prego, non lasciarmi andare!”
 “Ti prometto che-”
 “A che serve promettere? Mi avevi anche giurato che saresti tornato.”
 Fredde, lapidarie. Parole simili a pietre aguzze colpirono con precisione il cuore del ragazzo dagli occhi verdi. Abbassò lo sguardo, non sapendo che cosa rispondere.
 “Io… io non potevo sapere… se solo avessi immaginato che una cosa simile sarebbe accaduta, io non mi sarei mai recato da mia sorella. Ti scongiuro, Arias, perdonami.”
 “…”
 “Arias…”
 “Ti perdono, Nem. Solo… promettimi che non mi lascerai mai più. Ti prego, promettimelo. Non voglio più stare da solo, e non voglio perderti. Sei il mio unico amico, adesso. E non ne voglio altri, voglio solamente te. Promettimelo.”
 “Te lo prometto, Arias.”
 Le loro mani si separarono, anche se i loro corpi rimasero molto vicini l’uno all’altro. Arias si accorse che, in effetti, sospeso in quel baratro oscuro lui non sarebbe precipitato. Un piccolo, triste sorriso si dipinse sul suo volto.
 “Questo posto… ci siamo solo noi. Non vedo ne’ fiamme, ne’ Puritani. Siamo soli.”
 “Sì.”
 “Ma perché?”
 “Davvero non capisci?”
 “… Sì. Capisco. Sono morto.”
 “Hai paura?”
 “Sì.”
 “Va tutto bene, io sono qui.”
 “Lo so. Anche per questo sono triste. Quei bastardi hanno ucciso anche te, non è vero?”
 “No. E’ stata una mia scelta. Volevo raggiungerti. Volevo starti vicino.”
 “Nem, perché l’hai fatto? Tu non lo meritavi.”
 “Nessuno merita di morire, Arias. E nessuno merita di esistere, di respirare, di ridere o di piangere. Sono cose naturali, che fanno parte della vita. Ed anche tu fai parte della mia vita, e francamente ti reputo più importante della mia stessa esistenza.
 “… Ti ringrazio, Nem. Grazie.”
 “Sai che luogo è questo?”
 “No.”
 “E’ il Limbo della Scelta. Qui ogni morto sceglie in quale regno dell’Al di Là dirigersi. La scelta è grande, ed è una sola. Una volta compiuta, non si può tornare indietro.”
 “Di quali regni parli? E perché io e te siamo insieme, se ogni morto deve scegliere da solo?”
 Nehemiah sorrise.
 “Io sono uno spirito… un po’ speciale.”
 Un movimento aggraziato e deciso della sua mano, delicata nelle tenebre. Ad esso seguì l’ apparizione istantanea di due cerchi di luce argentea, due varchi fluttuanti oltre i quali i ragazzi poterono scorgere dei mondi mai visti prima d’ allora.
 “Nem… Nem, che cosa… ?”
 “Arias, ora tu dovrai scegliere in quale regno trascorrere la tua vita eterna.”
 Incredulo, lo spirito del ragazzo guardò attraverso quei portali di luce lunare, non riuscendo più a comprendere se quel luogo fosse effettivamente l’Al di Là o un semplice frutto della sua immaginazione.  In effetti, la vista che si stagliava oltre il primo cerchio poteva appartenere solo al regno sperduto dei sogni e della fantasia.
 Vento. Un delicato vento fresco e primaverile, come il volo di una rondine sulle acque dell’Oceano. Monti cristallini, dalle pietre rilucenti di riflessi violacei e sogni dimenticati. Distese infinite di nuvole. Nuvole fresche di neve, ed illuminate dal sole di una Primavera dalla giovinezza eterna. Laghi sperduti, foreste lontane ed irraggiungibili, arcobaleni sorridenti dall’ alto dei Cieli. E folle raggianti di spiriti gioiosi, morti sereni che cantavano con tutta la loro forza, felici. Non cantavano a Dio, ne’ alla Ragione, ne’ all’ Universo. Cantavano per il puro gusto di sentirsi liberi, per provare il brivido dolce e suadente della musica.
 Cori di angeli sorvolavano quei gruppi di spiriti radiosi. Sorridevano, sereni e bellissimi come raggi di sole, agli esseri umani. Cantavano con loro, per loro. Un’unica, grande canzone: la gioia dell’ essere liberi, amati, uniti.
 Una lacrima scese lentamente lungo la guancia di Arias, facendolo tremare di contentezza. Strinse con forza la mano di Nehemiah, sorridendo.
 “Oh, Nem… è bellissimo. E’ il Paradiso, non è vero? Tu… tu mi dicevi che Dio apre le porte del Paradiso a tutti. Credi che anche io potrei entrarvi? Ho fatto delle cose così brutte, tu credi che io possa…”
 “Certo che puoi entrare nel Regno delle Nevi Primaverili, Arias. Ogni persona può accedervi, se lo desidera. Ma prima di addentrarti in quel luogo, amico mio, voglio che tu guardi all’interno anche del secondo cerchio.”
 Obbediente come un bambino al consiglio fermo del genitore, il figlio della strega spostò lo sguardo sul secondo portale.
 Ogni cosa era cambiata.
 Un immenso palazzo oscuro, dal pavimento ricoperto di ardenti braci e rozze pietre annerite dal fumo. Un fumo rosso, che s’innalzava da fuochi invisibili ed anneriva le colonne del castello. A queste colonne di ruvida pietra grigia erano malamente legati alcuni esseri umani. Nudi, sanguinanti, respiravano quel fumo rosso che soffocava la vita ed annebbiava la ragione. Urla strazianti, agonizzanti, come di chi viene spellato vivo. Demoni alati volavano attraverso le sale di quel palazzo immenso, piangendo il destino di quei condannati.
 Gli occhi sgranati dall’orrore, Arias strinse istintivamente la mano di Nem. Il terrore delle fiamme lo aveva nuovamente assalito, il ricordo del dolore atroce era un marchio indelebile sul ricordo della sua pelle.
 “Che luogo è quello?” sussurrò.
 “La Casa del Fumo Rosso.”
 “E’ l’Inferno?”
 “E’ il nome che potresti dargli.”
 “Pensavo che Dio non spedisse nessuno all’Inferno. Tu… tu avevi detto che il Paradiso è per tutti.”
 “Ed infatti è così. Ogni persona, quando muore, viene in questo luogo oscuro per scegliere in che regno trascorrere la loro vita eterna. Chi sceglie di andare nel Regno delle Nevi Primaverili, chi nella Casa del Fumo Rosso.”
 “Chi sceglierebbe di trascorrere l’eternità in un luogo di fuoco e di dolore, piuttosto che in un mondo di musica e di serenità? Mi stai mentendo.”
 “No, Arias, io non ti mentirei mai. Sono in molti a scegliere questo luogo oscuro, e so spiegarti il perché: chi ha odiato e chi è stato odiato in vita, conserva il suo rancore anche dopo la morte. Chi vede in Paradiso il volto di una persona disprezzata, che ha rovinato mille vite altrui con gesti e parole, è spesso reso cieco dall’ira. Il senso d’ingiustizia nel vedere felice un ladro, un assassino, un torturatore è troppo forte da sopportare. Sono in molti coloro che scelgono di venire nella Casa del Fumo Rosso, piuttosto che cantare e correre al fianco dell’ uomo che ha squartato un figlio, uccido un fratello.”
 “Io non farei mai una cosa del genere.”
 “Vuoi dire che se nel Regno delle Nevi Primaverili ci fossero i tuoi carnefici, le persone che ti hanno legato ad un rogo per bruciarti, tu accetteresti di vivere al loro fianco pur di non andare all’ Inferno? Li perdoneresti?”
 Arias annuì, guardando Nehemiah dritto negli occhi. C’ era qualcosa di strano, d’ innaturale in lui. I suoi occhi verdi quasi splendevano, specchiando la luce infernale del regno dei Demoni. Il sorriso del ragazzo era malinconico ma sereno.
 “Sono contento per te, Arias. Se questa è davvero la tua scelta, allora andrai un posto bellissimo. Sarai davvero felice, lo sai? Quel regno è stupendo, e tu non avrai più alcun brutto pensiero. E’ senz’altro la cosa migliore.”
 “Sì, lo è. Davvero non capisco chi possa lasciarsi soffocare a tal punto dall’ odio da chiudere gli occhi di fronte al Paradiso.”
 Nehemiah sorrise, scuotendo lentamente la testa.
 “Forse, vedendo il volto di uno di quei dannati, ogni cosa ti sarà più chiara.”
 “In che senso?”
 “Guarda laggiù.”
 Arias cercò con lo sguardo il punto che gl’indicava Nem. Una colonna, in uno degli angoli più bui di quell’immensa sala. Ad essa era legata una figura femminile, ciocche di lunghi capelli scuri che cadevano nelle fiamme sottostanti. Gli occhi chiusi, i denti digrignati in una smorfia di rabbia e dolore, la donna non pronunciava parola.
 Il grido di Arias risuonò attraverso l’Inferno, attraverso il Paradiso. Raggiunse l’orecchio di ogni demone, di ogni angelo, colpì il cuore di Nem come una freccia avvelenata.
 “NO! No, non può essere, non può essere! No! No, non voglio!”
 “Arias, io…”
 Il figlio della strega cadde a terra, le gambe non riuscivano più a sorreggerlo. Cercò con disperazione la presenza di Nem, il suo abbraccio, il suo affetto. Il ragazzo dagli occhi verdi s’inginocchiò accanto a lui, tirandolo con delicatezza a sé, carezzandogli dolcemente i capelli. Sapeva che questo sarebbe accaduto, Nem sapeva che Arias avrebbe sofferto. Ma era necessario. Non c’era altra soluzione, se non quella di mostrare al suo amato il volto agonizzante di sua madre.
 “Arias.”
 “No… mia madre… no…”
 “Arias, mi dispiace.”
 “No, no… Non è giusto. Lei non meritava nulla di tutto questo. Perché Dio l’ha punita in questo modo? Mi hai mentito, avevi detto che si poteva scegliere, avevi detto che il Paradiso era per tutti… lei non meritava l’Inferno. Ci è andata solo perché era una strega, perché era pagana, non è vero? Lei era la donna più buona del mondo, Dio è stato ingiusto con lei: l’ha punita senza alcun motivo.”
 “Arias, l’ha scelto lei. Dio non ha colpa, nessuno ha alcuna colpa in questa vicenda. Tua madre ha visto nel Regno delle Nevi Primaverili i volti di coloro che l’hanno condannata ad una vita di sofferenze e di stenti: i suoi genitori, il suo amato, i suoi carnefici. Piuttosto che condividere le gioie del Paradiso con loro, ha preferito essere bruciata in eterno nella Casa del Fumo Rosso. A volte la sofferenza è preferibile al perdono.”
 “Io… io non so cosa fare. Guardala. Guarda come grida, come sta urlando maledizioni al mondo intero. Ha paura, riesco quasi a sfiorare il suo terrore. La sua pelle si annerisce, eppure non cade nel vuoto sotto forma di cenere. Brucerà in eterno, non è vero? E io non posso fare nulla per aiutarla.”
 “Non vorresti raggiungerla? Non vorresti condividere con lei la sua angoscia, il suo dolore?”
 “Io… io…”
 “E’ comprensibile avere paura, Arias. Tutti abbiamo paura, lo sai? Anche i demoni, anche gli angeli. Nessuno può essere felice in eterno.”
 Arias lo guardò, non comprendeva. Scegliere tra il dolore eterno e l’abbandono di sua madre era troppo per lui. Avrebbe voluto rimanere per sempre in quel Limbo, tra le braccia protettive di Nem, il suo respiro calmo e regolare sul viso. Chiudere gli occhi, e dormire per sempre nel suo abbraccio.
 “Nem, io non comprendo più nulla. Ti prego, aiutami, non lasciarmi solo. Dimmi che cosa devo fare, che scelta prendere, in quale Regno recarmi. Non voglio più provare l’agonia del fuoco, ma so che mi odierei per l’ eternità abbandonando mia madre come un codardo. Che cosa devo fare?”
 “Io non posso dirtelo, Arias. E’ una decisione che puoi prendere solo tu. Io non posso intervenire sulle scelte degli umani.”
 “Perché ti riferisci agli umani in quel modo? E come fai a sapere così tante cose sul regno dei morti, come se fosse un luogo in cui spesso ti addentri? Io non capisco. Non capisco più nulla.”
 “Amico mio, la verità non è poi così complessa. Il mio vero nome è Nehemiah Asmodai Phosphorou, e sono il Principe della Casa del Fumo Rosso. I miei genitori sono il signore dell’Inferno e la sua compagna, Lilith Ishtar Phosphorou. Sono nato dall’unione di due demoni, come tutti i miei fratelli e sorelle. E’ compito della mia famiglia amministrare la Casa del Fumo Rosso e sorvegliare sulle generazioni della Terra. La nostra presenza spinge gli uomini al peccato, ma è indispensabile per rendere le loro esistenze complete e degne di essere vissute. E’ nostro compito vivere al fianco degli umani e regolare il bilancio tra Bene e Male che regola le loro esistenze. Ma noi non possiamo vivere per sempre sulla Terra, in quanto laggiù la nostra forma è pur sempre quella di essere umani e mortali. Così tutta la mia famiglia di demoni muore e rinasce ogni secolo, un viaggio eterno tra l’Inferno e la Terra dei Mortali.”
 “No, non può essere. Tutto questo non ha senso.”
 “Non c’è bisogno che tu ci creda, Arias. Ma è importante che tu scelga al più presto il luogo in cui tu trascorrerai la tua vita eterna. Io dovrò presto ritornare alla Casa del Fumo Rosso, la mia dimora, per attendere l’ arrivo di un nuovo secolo e della mia rinascita sulla Terra. Tra circa cento anni io rinascerò dal grembo di mia madre Lilith, in un corpo malato, dannato, mortale.”
 “Oh, ti scongiuro, Nem, aspetta! Lasciami ancora un po’ di tempo per decidere, ti prego!”
 “Arias, non c’è nulla al mondo che io desideri più di restare al tuo fianco. Ma credo davvero che il luogo adatto a te sia il Regno delle Nevi Primaverili. Confesso che avevo desiderato trascinarti con me nella mia dimora di fiamme e terrore. Volevo sedurti, vederti bruciare tra le fiamme dell’Inferno, possederti come un oggetto, come un animale. Ma solo ora mi rendo conto di non poter fare nulla del genere. E non per legge divina, non per punizione di Dio. La ragione è semplice e meravigliosa, talmente sublime da far sanguinare il mio cuore. Io ti amo, dolce spirito umano, ti amerò per l’eternità. E ora so che non ti potrò mai avere, perché preferirei scomparire nel vuoto oblio dell’inesistenza, piuttosto che vederti soffrire.”
 Le dita esili di Nem carezzarono con dolcezza una guancia del ragazzo. Gli baciò la fronte, rivolgendogli un sorriso così triste da spezzare il cuore.
 “Vai, ora. Ti prometto che dirò a tua madre che le vuoi bene, che non l’hai dimenticata. Che sei felice.”
 “Mentiresti.”
 “Nel Regno delle Nevi Primaverili dimenticherai ogni sofferenza.”
 “Non ho intenzione di andare in Paradiso, Nem.”
 “Ci andrai. E’ la cosa migliore per te.”
 “Sta zitto. Non sei tu a dover decidere. Ed io volterò le spalle al Paradiso, se non potrò esserti vicino. Scelgo te. Voglio starti accanto per l’eternità. Se tu sarai al mio fianco, neanche il dolore potrà terrorizzarmi. Conducimi nella tua casa, Principe dell’Inferno.”
  La sorpresa nello sguardo di Nem ingrandì quelle foreste invisibili nei suoi occhi. Sorrise, con una composta allegria che tranquillizzò all’istante i timori nascosti di Arias. Le braccia del giovane demone sollevarono il ragazzo dalla vuota oscurità.
 “Sono un essere rivoltante” mormorò “Non solo m’innamoro di un mortale innocente come te, ma non tento neanche di convincerti a rimanere nel Paradiso. Spero che un giorno tu possa perdonarmi. Sappi che lo faccio solo perché ti amo. Ma ora, reggiti forte, Arias. Questa è la prima ed ultima volta in cui volerai.”
 Fu allora che Nehemiah varcò la soglia tra il Limbo della Scelta e la Casa del Fumo Rosso. Tra le braccia reggeva quel piccolo spirito indifeso, che con tutte le sue forze si aggrappava all’essenza stessa del Male. Sulla schiena di Nem erano spuntate due ali. Grandi, nere come quelle di un pipistrello, con cui sorvolare le fiamme dell’Inferno. Anche il corpo innaturale di Nehemiah appariva esile e minuto sotto il peso delle sue stesse ali. Ma le sue vesti di porpora, i soffici capelli biondi, gli occhi verdi come smeraldi continuavano a ricordare ad Arias la luce angelica del Sole tra gli alberi di una foresta. Uno spirito a cui sacrificare fiori profumati e momenti di gioia, non il sangue di capretti e la purezza di una vergine.
 Attorno a loro, il mondo era divenuto improvvidamente un unico, grande fuoco. Alla base di ogni colonna, immense folate di fumo nero s’innalzavano per soffocare i dannati in preda al tormento. Il pavimento era completamente cosparso da braci ardenti, il cui calore feriva anche a una certa distanza gli occhi di chi osava guardare a terra.
 Al centro della sala, una pedana era stata innalzata dal pavimento di fuoco. Due grandi troni d’ossa bianche erano stati allestiti per il Padrone dell’Inferno e la sua compagna. Altri seggi più piccoli erano posti attorno ai due troni principali, per i principi e principini della Casa del Fumo Rosso. La pedana si prolungava davanti agli scanni, un ampio spazio in cui i figli di Lilith, morti in tenera età nel corso del secolo corrente, potevano giocare e distrarsi, ignorando le urla e le sofferenze dei dannati. Qui si trovavano alcune catene di ferro rovente, abbandonate ed inutilizzate da molti secoli.
 Nehemiah volò in basso sulla pedana, atterrando accanto a quelle catene roventi ed arrugginite. Costrinse Arias a sdraiarsi accanto ad esse, con la stessa premura e dolcezza con cui avrebbe adagiato un neonato nella culla. Il figlio della strega aveva ora gli occhi fissi sul Principe dell’Inferno, tentando disperatamente di ignorare gli orrori che lo circondavano. Nei suoi occhi Nem lesse la paura, e sorrise per rassicurarlo.
 “Le catene a cui verrai legato mi sono state donate da mio padre, tremila e cinquecento anni or sono. Quel giorno mi disse di legare a esse uno spirito privilegiato, che sarebbe giunto nella nostra casa per inseguire l’amore, e non l’odio. Non ho mai compreso cosa volessero dire le sue parole, come potessero avere senso in questo luogo di dolore e di tortura. Ma adesso ogni cosa mi è chiara. Se ho mai amato qualcuno, Arias, quello sei tu.”
 “Che cosa… che cosa succederà adesso, Nem?”
 “Per altri cento anni io resterò al tuo fianco, e ti proteggerò dalle fiamme purificatrici dell’Inferno. Le mie ali ti faranno da scudo, affinché tu non sia bruciato dalle ceneri ardenti, o costretto a vedere gli altri dannati incatenati alle colonne. L’unica cosa che vedrai sarà il mio volto, l’unica cosa che sentirai sarà la mia mano nella tua. Tuttavia, al venire di ogni nuovo secolo, io sarò costretto a tornare sulla Terra, sotto forma umana. Allora dovrai aspettare almeno sette anni in questo luogo, nell’attesa che mia madre Lilith mi dia alla luce e che io cresca abbastanza da affrontare il suicidio. Ed allora, nella solitudine dell’ Inferno, nessun altro demone potrà aiutarti, e tu dovrai soffrire. Sarai purificato con il fuoco eterno. Il dolore sarà immenso, le ceneri ardenti e la calura opprimente. Il tempo ti sembrerà infinito. Avrai paura, crederai d’impazzire. Ma io, te lo prometto, tornerò sempre da te. Questa è l’unica cosa che non dovrai temere. Sappi che il dolore che proverai, l’ansia che ti annullerà, in questo luogo sono dei privilegi. Dei privilegi concessiti solo per aver scelto con il cuore e non con il rancore la Casa del Fumo Rosso.”
 Mentre parlava, cingeva i polsi e le caviglie di Arias con quelle catene ardenti. Il ragazzino urlò, non riuscì a trattenere delle lacrime di angoscia. Il ferro era rovente, anche se le catene avevano l’aspetto di un semplice rottame arrugginito. Nem asciugò le lacrime dal volto di Arias con una rapida carezza. Si chinò su di lui con tenerezza, coprendolo con le sue immense ali di pipistrello. Quell’oscurità dolce e quasi materna tranquillizzò immediatamente il morto, anche se non riuscì a sopprimere del tutto l’atroce sofferenza che provava.
 Furono i teneri baci di Nem a permettergli di dimenticare ogni cosa, anche il dolore. Sulla fronte, sulle labbra, sugli occhi. Veloci e sereni, innocenti come quelli di una bambina sulla guancia del fratello, delicati come quelli di una giovane madre.
 “Ti amerò per l’eternità, Arias.”
 “Nem…"
 “Sono qui.”
 “Stammi vicino. Ho paura."
 “Lo so.”
 “Angelo mio, principe dell’Inferno... proteggimi.”



Angolo dell'Autrice:

Ecco, e con questo capitolo le vostre torture sono finalmente giunte al termine. Be', non so proprio cosa dire. Spero che il mio racconto vi sia piaciuto, e che in cao contrario mi facciate sapere in che modo potrei migliorare. Ringrazio DreamNini, ALEJAmerabilia ed EuphieKai per aver recensito, e xtomx95 per aver inserito la storia tra le seguite. Mi congratulo sinceramente con voi per la vostra pazienza, e vi ringrazio di cuore per aver seguito con tanto coraggio la mia storia.
Un bacio,
Beads.



   
 
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