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Autore: Spiretta97    07/09/2012    3 recensioni
Prefazione
In un Liceo Scientifico fuori città si suppone che il più grande disastro che possa mai capitare agli studenti sia svenire per esalazioni dei prodotti chimici durante un’ora di laboratorio.
Elisa, una neo-liceale con la passione dei gialli di Agatha Christie, decide di entrare in questa scuola col desiderio di evadere dalla sua città ormai troppo piccola per lei e seguire le materie che più ama.
L’incontro con Will, un ragazzo che le diventa subito amico, la sprona ad aprire una piccola attività di investigazione (contrata su furti e perdite di oggetti) gestita da lei e da ragazzo. Ma qualcuno aspetta di compiere la sua vendetta da anni e non si farà mettere i bastoni tra le ruote da due mocciosi.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 La partenza Ovvero L’incontro sul treno.
 
Il 15 settembre…. Per alcune persone è un giorno come un altro, per altre segna la fine delle vacanze estive e l’inizio della scuola.
Elisa considerava il 15 settembre la fine della sua vita; Infatti lasciava il “mare” delle scuole medie per immergersi in quello che lei chiamava “l’oceano famelico” delle scuole superiori. Per la sua età non era strano sentirsi così, ma Elisa ne era terrorizzata. L’idea di ricominciare tutto daccapo e poter diventare una “nuova” Elisa la mandava su di giri, ma andare in una scuola dove tutti le sono sconosciuti e dove lei è la più piccola la metteva a disagio. MOLTO a disagio. Era stata la più piccola della scuola in ogni istituto, essendo nata a settembre, sua madre ebbe la fantastica idea di farle iniziare la scuola a 5 anni anziché 6. Nonostante fosse piccola e bassa in fatto di materia grigia non la batteva nessuno, per questo molti a scuola la bollavano come secchiona o sfigata.
La ragazza si era scelta la scuola superiore da sola dalla prima media. E’ sempre stato per lei più facile rapportarsi con le materie scientifiche, mentre quelle umanistiche … Bè , si se la cavava, ma non erano la sua passione. Purtroppo nella sua città c’erano solo classici e scientifici dove giravano voci su una strana sostanza che girava. Inutile dire che non era per nulla interessata, l’avrebbero mangiata viva… nel vero senso della parola.
Si scelse così una scuola scientifica superiore fuori città. Per lei era un sogno! In ogni piano (Tranne quelli dei dormitori) Aveva come minimo due laboratori. Nel seminterrato era presente una stanza che veniva usata come Aula Magna, perciò svolgeva il compito anche di: Sala prove, sala concerti, auditorium… Sul retro c’era un enorme giardino che poteva essere usato per pic-nick d’estate. Aveva il dormitorio femminile separato da quello maschile da un intero piano. Elisa si era letteralmente innamorata di quella scuola, unico problema continuava ad avere il terrore delle scuole superiori nonostante la scuola fosse senza macchia. Per abituarsi alla scuola era stato chiesto agli studenti di arrivare tre giorni prima dell’inizio delle lezioni.
Infatti, il 12….
- Elisa …. Svegliati oggi devi partire … - una voce dolce svegliò la  ragazza. Elisa aprì un occhio e si trovò davanti il viso di sua madre. Sorrise anche se mezz’addormentata.
-Si … ora mi sveglio, mi sveglio ….- disse Elisa sedendosi sul letto. La camicia da letto era tutta stropicciata e si era alzata all’altezza della vita. Sua madre l’osservava scuotendo la testa.
-Magari a scuola vestiti un po’ meglio o almeno dimenati meno. Il letto te lo farai da sola! E non ci sarò io a metterti a posto la camicia da notte!-
Elisa diede le spalle alla madre mentre questa la rimproverava. Alzò gli occhi al cielo sbuffando. Si stiracchiò per un po’ mentre sua madre rassettava in giro. Aprì l’armadio e prese ciò che aveva deciso che si sarebbe messa il giorno prima: Jeans neri con una T-Shirt bianca con su scritta una di quelle frasi assurde da maglietta. Si bloccò in mezzo alla stanza e fece una domanda a sua madre
- Mamma, oggi papà verrà a vedermi partire?-
Una domanda in se … semplice, innocente, ma non nella sua famiglia. Non doveva parlare di suo padre, non in presenza della madre, mai.
Il volto di sua madre si irrigidì
-Non lo so e non mi interessa.- sbottò uscendo dalla stanza e sbattendo la porta. Se ne andò in cucina, lì l’unica cosa che le sbolliva era la rabbia, per fortuna.
Elisa si morse il labbro. Pensava che sua madre avesse superato la separazione. Ma del resto, due anni per una persona che ha amato realmente sono troppo pochi per dimenticare… Separazione dovuta al tradimento continuo da parte del marito. La madre di Elisa continuò a perdonarlo fino a che il verme non si portò a letto la migliore amica della moglie nella loro casa. Elisa suo padre non riusciva nemmeno a definirlo. Aveva 11 anni quasi 12 alla separazione e a distanza di due anni a quell’età si cresce velocemente.
La ragazza prese i suoi vestiti e andò in bagno a lavarsi. Uscì venti minuti dopo e si diresse in cucina.
-Scusa- disse Elisa. Sua madre in principio la guardò con un espressione di rabbia nel volto, ma poi quel broncio lasciò posto al sorriso. Non era colpa di sua figlia se lei e quello stronzo si erano lasciati. Si avvicinò a lei e le diede un bacio sulla testa come era solita fare.
- No, non è colpa tua, dovrei superare la separazione, sono ormai 2 anni che non viviamo più insieme. Ora muoviti e mangia il tuo toast-
La madre di Elisa aveva la pessima abitudine di preparare solamente toast a colazione. Aveva iniziato a fare ciò quando una volta Elisa le chiese di prepararle, appunto, un toast. Sua madre deve averci proprio preso gusto perché da quel giorno in poi non le preparò altro.
-Ancora toast? Speriamo che a scuola non ce ne siano- disse la ragazza mangiando svogliatamente cercando di trattenere un conato di vomito.
-AH! La scuola te la sei scelta tu, quindi la colazione te la tieni!- disse la mamma versandosi del caffè in un tazza cercando di mantenere una voce seria senza successo.
- Una scuola più vicina, no? Sono 2 ore di viaggio - disse la madre con voce lamentosa addentando un toast imburrato.
- Non ci sono Licei Scientifici in questa città- mentì Elisa guardando nel vuoto e lasciando cadere nel piatto il toast. La verità è che ci sono licei, ma quello era migliore. Poi lei non ce la faceva più a vivere in quella città, per lei era una galera … Si sentiva imprigionata dai suoi ricordi, doveva assolutamente andar il più lontano possibile. Il più lontano possibile da sua madre, da suo padre, dalla sua città ….. Quella città che le riportava in mente tutti i litigi dei suoi genitori, quando suo padre fece le valige e se ne andò senza avvertire nessuno. Lei non capiva perché lo avesse fatto e, adesso che era grande e comprendeva la gravità della cosa, faceva finta di non capire. Non voleva ammettere che suo padre fosse quel tipo di uomo, non voleva ammettere di essere figlia di un essere così. Per tutto ciò voleva lasciare la città, la città che l’aveva messa al mondo e accettata così com’è e che, da un momento all’altro le staccò le ali legandola alla sottana, ormai lacera, della madre.
- Che fai? Non finisci il tuo toast? Oh Shit! Elisa, Siamo in ritardo! Forza, hai il treno tra mezz’ora, ti darò dieci euro e ti prendi qualcosa quando arrivi. Andiamo, muoviti!!!- disse la madre prendendo lo scialle rosa. Elisa guardava il microonde: 6.00 …. Che suicidio partire alle 6.30 del mattino!
Uscite di casa portando le valige alla bene e meglio, arrivarono alla macchina. Elisa si sedette di fianco alla madre e cominciò a fissarle lo scialle. Sorrise. Glie l’aveva regalato un suo amico il giorno della laurea. Da quel che poteva ricordare, sua madre lo indossava ogni volta che usciva. Le piaceva quello scialle, profumava di buono, sua madre profumava di buono. Ogni volta che le stava accanto e chiudeva gli occhi fingeva di essere in mezzo ad un’ aiuola, senza il problema dell’allergia però. Adorava il suo profumo. Che le sarebbe mancato lontana chi sa quanti kilometro lontana da casa? Come avrebbe fatto se ne avesse davvero sentito la mancanza. All’improvviso Elisa poggiò la testa sulla spalla della madre che sorrise.
-Che fai?- chiese mentre osservava la strada.
-Ti annuso-
-Mi annusi?!-
Elisa rise e chiuse gli occhi. Un buon odore… un buon odore.
In dieci minuti arrivarono in stazione e cercarono in quale binario sarebbe partito il treno.
-Binario 3…- disse Elisa guardando il tabellone.
Giunsero al binario e videro soltanto  anziani signori intenti a osservare i binari e a dire “ Eh! Questo non tiene! Non tiene ti dico! ‘Orca se non tiene!” E altre stramberie nel dialetto regionale. Le persone più giovani rimanevano semplicemente a fissare dove sarebbe dovuto spuntare il treno e a fare avanti e indietro per la banchina. Elisa si girò verso la madre e sorrise, sua madre però non ricambiò, rimase seria a fissare dove il treno sarebbe arrivato. Dopo un po’ tirò su col naso e si girò verso sua figlia abbracciandola e dandole le  valige.
-Lavati i denti, fatti la doccia tutti i giorni, mettiti addosso qualcosa la sera, non contraddire i professori e chiamami ogni giorno!-
Disse la madre di Elisa con le lacrime agli occhi. Elisa la guardò con gli occhi lucidi.
-Si, lo farò, ma dubito che io possa chiamarti ogni giorno.-
-E tu tenta!-
-Va bene, va bene!- disse Elisa ridendo e abbracciando la madre asciugandosi gli occhi nella sua maglia
-Mamma… io … ecco… vorrei aprire una piccola agenzia di investigazione… ecco, non su cose serissime, su piccoli furti o perdite di oggetti…-
- Oh, che bella idea tesoro! L’importante è che non ti cacci nei guai, e se chiamano la polizia per la scomparsa di qualcosa di importante, non importunare nessuno!- disse la madre della ragazza accarezzandole una guancia. Aveva ascoltato si e no due parole di ciò che sua figlia aveva detto. Il suo scialle venne fatto volare dal vento e cadde ai piedi di un uomo vestito di scuro appena uscito dal treno del binario accanto.
-Signora, le è caduto lo scialle- disse
- Oh grazie … Mattew?- fece la donna riprendendosi l’oggetto.
- Maria, Maria Brown? Oh my God! Long time no see!- Disse l’uomo prendendo le mani di Maria.
-Mattew! Are you?! Oh oh … Long long time! Last time at university ages!-
-I remember, i remember!-
Elisa sorrise, non aveva mai visto sua madre così felice con qualcuno. Continuarono a parlottare del più e del meno rigorosamente in inglese. Ascoltò ciò che dicevano e rise. Lo scialle… lo scialle glie lo aveva regalato lui!
- Oh, tu sei sua figlia eh?- disse l’uomo con un divertente accento italiano
-Yes, but you can speak English, is my second language!-
L’uomo sorrise a sentire la ragazza e chiese se era figlia di un certo George
-Yes, is my ex-husband and her father- disse sorridendo. Mattew abbassò lo sguardo e prendendo il coraggio a due mani
- Ecco…- disse cercando di essere il più naturale possibile parlando italiano, quasi fosse una sfida con se stesso o come se parlare bene la lingua lo rendesse più importante.
-Ecco io… mi chiedevo…. Stai partendo no?-
-No io no, mia figlia si però-
-Oh perfetto perfetto… ti va di venire a pranzo con me?-
Maria guardò sua figlia che annuì energicamente. Era felice di vederla contenta con un uomo simpatico.
-Ma tu che ci fai qui?-
-Mi hanno trasferito per lavoro, ma comincio tutto la prossima settimana-
-Allora… bè ecco…-
Il treno cominciò a preannunciare il suo arrivo con dei fischi e un rumore assordante delle rotaie creando non poco disordine tra i vecchietti che ancora stavano controllando se i sassi tra le rotaie erano sanpietrini o tufo.
-Mamma, devo andare, e accetta la sua richiesta, ma fate i bravi!- disse Elisa sorridendo e salendo sul treno lasciando sua madre mezza allibita.
Il viaggio comincia!
Elisa salì sul treno e cominciò a cercare tra i vagoni di seconda classe un posto vuoto. Neanche a pagarlo oro! Finalmente arrivò verso la fine del terzo vagone e vide che c’era un posto di fronte ad un ragazzo più o meno della sua età che stava leggendo.  Sospirò e si schiarì la voce
-Scusa… è libero qui?-
Il ragazzo non rispose, Elisa notò che alle orecchie aveva gli auricolari e quindi, picchiettandogli con un dito la spalla chiese di nuovo
-E’ libero qui?-
-Oh, certo, non ti avevo sentita. – disse sgomberando il posto dalle sue valige e posizionandole nella parte superiore del treno.
-Vuoi una mano con quelle?- chiese vedendo che Elisa faticava ad arrivarci
-Sono un po’ pesanti, ti do una mano.-
-Grazie!- disse ricambiando il sorriso del ragazzo che riprese a leggere. Elisa lesse il titolo del romanzo e fece un gridò un “oddio” così forte che due uomini della fila di posti dietro a loro si svegliarono e cominciarono a imprecare.
-Scusate, scusate, farò silenzio!- disse Elisa arrossendo mentre il ragazzo davanti a lei rideva.
-Stai leggendo “Trappola per topi di Agata Christie”!!
Il ragazzo alzò lo sguardo dal libro.
-Lo conosci? – chiese sorpreso
-Se lo conosco? Ho letto il libro e ho visto lo spettacolo teatrale!-
-Seriamente?!-
SHH! Fecero gli uomini dietro di loro.
-Io non avevo abbastanza soldi, lo sto rileggendo perché è uno dei miei preferiti-
Elisa sorrise e cominciò a cercare qualcosa nella borsa
-Eccolo!- disse sottovoce. Tirò fuori un vecchio libro un po’ rovinato con la copertina gialla e nera. Le pagine erano imbrunite e profumavano di vecchio, elemento importante in un libro per Elisa.
-Questo è il mio preferito!-disse poi porgendolo al ragazzo.
-“Giorno dei morti” E’ incredibile! E’ il mio preferito insieme a “Dieci piccoli indiani!”-
-Ma siamo la stessa persona!- disse poi il ragazzo ridendo.
Continuarono a parlare e a ridere fino a che non raggiunsero il capolinea. Le due ore di viaggio erano passate molto velocemente.
-Bè è ora di scendere!- disse il ragazzo tirando giù le valige sue e di Elisa. Uscirono dal treno e si ringraziarono avvicenda per le ore passate insieme, poi presero ognuno la sua strada: l’uno a destra, l’altra a sinistra. Avevano passato  delle buone due ore, divertendosi tanto che nessuno dei due si ricordò di chiedere il nome dell’altro.
Quando Elisa se ne accorse sorrise. Che bizzarra giornata! Lei ha fatto amicizia con uno sconosciuto e non si era preoccupata minimamente della madre sola. Che poi sola non era più, era stata talmente presa dall’incontro con il suo vecchio amico che si era dimenticata di darle i soldi per la colazione.
 
  
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