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Autore: Ray08    08/09/2012    6 recensioni
[Gold/Emma, soft nonsense/crack]
In città erano iniziati ad apparire i primi cartelli dopo cinque giorni. Sparita, dicevano, contattare Mary Margaret Blanchard, e al centro capeggiava la foto di una bella ragazza dai capelli biondi. Gli abitanti di Storybrooke erano rimasti in una situazione di stallo per i primi due giorni, perché una cosa del genere andava denunciata allo Sceriffo, ma era lo Sceriffo, proprio lei, ad essere scomparsa. Sparita, dicevano, chiunque abbia informazioni si rechi al Granny's Diner, allo studio del Dottor Hopper, alla casa di August, al convento delle suore, in qualsiasi dannata palazzina.
I classificata al contest Summer quote di Gweddi at Ecate
II classificata al contest Oh Death di dodo
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Crack
             

Dreams are memories of another life[1]



Sei tu che soffi sul fuoco, tu bella bocca straniera. Ti spio, ti voglio, ti invoco...[2]


Gold stringe tra le dita i suoi capelli e gli sembra di stringere la sabbia calda di una spiaggia lontana, piccoli granelli dorati sui polpastrelli, ruvidi, quasi impercettibili: si sente intrappolato da quei fili che si avvolgono intorno alle sue mani, si sente dipendente dalle spirali che formano quasi animandosi di vita propria.

Sua, la sente fremere sotto di lui, mordersi le labbra per non lasciare andare neanche un gemito, sua, il corpo che si irrigidisce appena in un vano tentativo di difesa, il collo che si piega all'indietro, sua, le mani che si artigliano sui fianchi, la schiena inarcata quasi sul punto di spezzarsi, sua, sua, sua.

La possiede da quando Biancaneve tra le lacrime gli ha confessato il suo nome e lui lo ha ripetuto piano, calcando appena sulle consonanti, Emma, le labbra che si uniscono in tono confidenziale – Emma, sua, sua, sua.[3]

Con le dita traccia un sentiero tra il suo seno, suo, accarezza l'ombelico, suo, sfiora un capezzolo turgido, suo, apre il palmo della mano sinistra sulla schiena, sua, e ricerca quel piccolo neo, suo, le bacia le caviglie, stringe le ginocchia, ingolla i suoi sospiri, respira la sua aria, si bea del suo piacere.

Due parole si perdono dalla sua bocca, scivolano lungo le labbra e arrivano a lei – sul collo, nelle orecchie, sui capelli e gli occhi socchiusi. Le ripete così tante volte, prima solo con un sussurro, poi più forte fino a che non le urla e la voce non si fa rauca, le lettere perdono quasi significato e lei lo guarda per un secondo che sembra durare ventotto anni.

Si sveglia di colpo. Le quattro mura della stanza da letto, testimoni della sua solitudine, lo guardano come giudici inappellabili. Gold sente i pantaloni del pigiama inevitabilmente stretti, l'aria satura di un'assenza che si sente più di qualsiasi altra presenza, e allora, guardando una vecchia stampa in bianco e nero di un cigno, ricorda che Emma Swan è sua – solo sua - ad un livello che trascende ogni cosa: deve averla.

~

In città erano iniziati ad apparire i primi cartelli dopo cinque giorni. Sparita, dicevano, contattare Mary Margaret Blanchard, e al centro capeggiava la foto di una bella ragazza dai capelli biondi. Gli abitanti di Storybrooke erano rimasti in una situazione di stallo per i primi due giorni, perché una cosa del genere andava denunciata allo Sceriffo, ma era lo Sceriffo, proprio lei, ad essere scomparsa. Sparita, dicevano, chiunque abbia informazioni si rechi al Granny's Diner, allo studio del Dottor Hopper, alla casa di August, al convento delle suore, in qualsiasi dannata palazzina.

Mister Gold aveva trovato anche un identikit alquanto verosimile fatto dal piccolo Henry, e le parole, scritte con un pennarello rosso dicevano rapita. Aveva staccato quel foglio F4 dal palo della luce e, accartocciandolo con attenzione, l'aveva fatto scivolare nella tasca del suo completo, prima di recarsi alla locanda della Nonna e chiedere se ci fossero novità, commentando mestamente che gli dispiaceva, che sperava in un ritrovamento quantomai rapido, che avrebbe cercato di aiutare per quanto era nelle sue facoltà. Mary Margaret aveva annuito tra i singhiozzi, ringraziando a denti stretti, mentre Henry lo aveva osservato a lungo.

~

«Ci sei? So che ci sei, mostro, riesco a sentirti! Perché sono qui? Liberami!»

Rumpelstiltskin la vede combattere con le catene intorno ai polsi e alle caviglie, e sorride «Emma: coraggiosa, orgogliosa, bellissima, Emma»

Sua.

~

Dovrebbe essere notte inoltrata, forse le due o le tre – l'orologio della campana ha iniziato a rallentare da qualche giorno, secondo dopo secondo, minuto di ritardo più, minuto di ritardo meno, e lui sa che presto si fermerà del tutto – ma non ha importanza, davvero, nulla ha più importanza.

Mette una mano nella tasca ed estrae una chiave di comune ferro, infilandola nella serratura. Lei è sdraiata sul pavimento, dorme su un fianco con le ginocchia verso il petto, le mani legate dietro la schiena. Avvicinando con lentezza una candela al suo viso, Gold si permette di osservarla ancora: ogni volta è peggio di come l'ha lasciata.

Due occhiaie nere circondano i suoi occhi, chiusi in un sogno che Gold non riesce a possedere, le labbra sono secche, screpolate sugli angoli, i capelli sporchi e impigliati in nodi senza fine. Neanche oggi ha mangiato, considera, guardando i cibi rimasti intatti: un pastrami[4], un budino al cioccolato e dell'insalata verde. Dimagrisce a vista d'occhio – e non è la sua Emma questa, la sua Emma non ha le costole così sporgenti, la sua Emma non ha i polsi arrossati dalle manette, la sua Emma non ha un incarnato pallido come quello dei malati. Non è questa la Emma che vede, che sogna, che possiede: non è la vera Emma.

Si inginocchia al suo fianco e la sfiora con una mano. Lei lancia un grido e salta a sedere.

«Mister Gold...» inizia, balbettando come se non si ricordasse più come si parla «...è venuto a...» pausa, una piccola tosse per schiarire le corde vocali inutilizzate da giorni «...è venuto a salvarmi?»

Gli occhi le brillano appena, ed eccola lì, la sua Emma, forte, decisa, viva. Ma dura solo per un istante; lo sguardo torna triste, le orbite scavate come quelle di un cadavere – forse è già morta.

Emma sbatte appena le palpebre perché non è più abituata a sostenere uno sguardo tanto a lungo, e il mostro è lì, proprio dove si trovava Mr. Gold qualche secondo prima, e ride come un pazzo, i capelli che gli ricadono scomposti da ambo i lati, degli spallacci di cuoio scuro che si alzano e si abbassano ad ogni risata che sembra sconquassargli i polmoni: è così vicino che se lui volesse potrebbe sfiorarla con le lunghe unghie nere; è così vicino che se lei riuscisse a guardarlo negli occhi, di un nero aranciato, folle, torbido, potrebbe riconoscerlo.

«Chi sei? Cosa vuoi da me?» chiede solamente, e il labbro inferiore trema, gli occhi si fanno lucidi, ma non piange, non davanti a lui – la sua Emma è così orgogliosa.

«Ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni[5], così ho pensato confusamente che in una prigione ti avrei tenuto, ti avrei avuto, che non avresti potuto sfuggirmi, che tu mi possedessi da un tempo abbastanza lungo perché ti possedessi anche io a mia volta. Ma non è stato così: tu rifiuti di credere e allora io salverò te»

«Sei pazzo!» urla Emma, ed ora al suo fianco c'è di nuovo Gold – una camicia e un completo nero al posto di una veste medievale, capelli lisci invece che rovi scuri, gli occhi così sofferenti – ed è proprio Gold che registra la paura della prigioniera, il tremore delle mani e gli occhi sbarrati – sua, suo, suoi.

«Non è questo il nostro mondo» dice poi, scandendo piano ogni sillaba e lei lo guarda, fisso – ed è davvero incredibile come penda comunque dalle sue labbra. «Salviamoci.»
«Come?»

Si china su di lei e con una dolcezza antica, propria solo di un amante, le affonda il pugnale nel petto, una, due, tre volte. [6]

Suo, il sangue che scorre a rivoli sulla sua pelle sempre più pallida e gli macchia le mani, suo il corpo di lei, morta, tra le sue braccia, suo, il volto esanime della salvatrice, sue le labbra quasi bianche che bacia disperatamente, sue quelle ultime parole prima della morte: «Ora ricordo tutto[7]»

Con rabbia disperata affonda il pugnale nel suo petto, una due, tre volte. Credevo fosse più dolce morire, pensa Gold mentre il nome Rumpelstiltskin si tinge di rosso.


~


Emma apre gli occhi, stirando le braccia indolenzite e alzando il capo. Lo vede: sussulta.

«Mister Gold, cosa ci fa qui?»

«Non credo sia il momento di essere crudelmente ironici, Miss Swan» dice lui, e alza le mani a mostrare le manette.

D'improvviso Emma ricorda: il furto. Moe French. La casa di legno. Regina ed Henry. Un cono gelato.

Deve essersi addormentata in ufficio.

«È stato solo un sogno» dice a bassa voce, ma lui la sente comunque e sorride.

«I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro, non le pare? Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c'era qualcosa di strano.[8]» mentre parla, Gold non le stacca gli occhi di dosso, ed Emma sente un brivido all'inizio della colonna vertebrale quando capisce che lui possiede anche il suo sogno[9].

«Io non appartengo a nessuno» risponde Emma, ed ora ha davvero freddo – si chiede come lui riesca a farla sentire così debole nonostante sia suo prigioniero, si chiede perché assomigli vagamente a quel mostro che fiorisce nel dire il suo nome[10], si chiede per quale motivo ora si sia avvicinata alle sbarre, trattenendo il respiro nell'aspettare la sua risposta.

«Posso confessarle un segreto, Miss Swan? Resterei in prigione solo per vederla dormire»

Una tazzina sbeccata giace dimenticata nel fondo di una cella vuota.


...Io sono niente, tu vera.[11]


Note autrice:

Questa storia nasce da una frasetta crack di quindici parole in cui ipotizzavo che Gold rinchiudesse Emma. Il plot iniziale era completamente diverso da questo, che molto spesso sfiora il nonsense, ma tant'è.

La storia ha partecipato a due contest, perché prima di pubblicarla volevo vedere se sarebbe piaciuta, e con mia grandissima sopresa si è classificata prima al contest Summer quote di Gweiddi at Ecate – dove ho scelto la stupenda frase tratta dalla lyric Mi distruggerai - e seconda al contest Oh Death di dodo, vincendo i due bellissimi banner iniziali e ricevendo i giudizi a fondo pagina. 

La storia è interamente dedicata a mia Moglia - che ha il mio cuore, la mia anima, tutto - e che forse si meritava un qualcosa di più normale, ma io non sono brava come lei e spero che questa shot, che ha tanto aspettato (?), le sia piaciuta!

Spero sia piaciuta anche a voi! C:


Qui altre spiegazioni e i credits per le citazioni varie:

[1] 1x07, The Heart is a lonely hunter (Once upon a time)
[2] Mi distruggerai – Notre Dame De Paris (frase scelta nel contest Summer Quote)
[3] La teoria secondo il quale si possiede una cosa conoscendone il nome
[4] “Pastrami, you want half?” “Nice, fatty pastrami”, Skin Deep (Once Upon a time)
[5] Isaia 43, 1-7
[6] Segue la teoria secondo la quale la morte è l'unico modo per tornare alla realtà
[7] Prompt di una Maratona in Piscina della Piscina di Prompt
[8] Inception, Christopher Nolan (Dio quanto amo quel film <3)
[9] Il Gold del sogno non riusciva a sapere cosa sognasse la sua prigioniera, Gold reale sì
[10] Emma si riferisce a Rumpelstiltskin, che ha visto in sogno
[11] Ancora Mi distruggerai – Notre Dame De Paris, seconda parte della citazione scelta.

Giudizi

1° posto - pari merito (Contest Summer Quote di Gweiddi at Ecate)

Dreams are memories of another life – Ray08 22.5/23

Grammatica, sintassi, ortografia: 4.5/5
Forma: 5/5
IC: 5/5
Originalità: 5/5
Attinenza al prompt: 3/3

E qua si vince a mani basse. Davvero, sono entusiasta di questa fan fiction come di poche altre.
Ho sempre storto parecchio il naso davanti alle Gold Swan, ancor prima della 1x12, ma questa è veramente eccezionale.
L’atmosfera calda e morbosa, quella ripetizione ossessiva del possessivo, e l’ambiguità di tutta la one shot, riprendono perfettamente il sentimento della canzone, tanto che è quasi possibile fare un parallelo tra Frollo/Gold ed Esmeralda/Emma. Stupendo.
L’idea alla base, per quanto non nuova, è accattivante, anche per il fatto che non ti sei limitata a far sognare Emma, ma anche Gold. La continuità e la condivisione del sogno dà un sapore completamente nuovo alla shot, anche il fatto che Gold possa possedere pure una cosa talmente privata, non fa che dare ancora più forza al suo desiderio nei confronti di Emma, e lascia intendere forse un’attrazione reciproca.
L’IC è strabiliante, non solo per quanto riguarda Gold ed Emma, che sono comunque perfetti, ma anche per Henry e Mary Margaret: il piccolo fa l’identikit e scrive “rapita”, quando Gold entra non dice nulla, ma lo guarda a lungo. È tutto così squisitamente
Henry, che non si può non sorridere, nonostante la situazione grave. E persino Margaret è meravigliosa, nel suo ringraziare commossa, ma a denti stretti.
Non ho potuto dare un punteggio pieno a grammatica e sintassi per questi due motivi:

che tu mi possedevi da abbastanza lungo tempo perché ti possedessi anche io a mia volta.

Manca un congiuntivo, e posso capire l’errore, perché in periodi molto costruiti a volte sfuggono, ma purtroppo sono impietosa. Inoltre non aiuta che la frase sia comunque un po’ pesante, specialmente quel “da abbastanza lungo tempo”. Già invertendo con “da un tempo abbastanza lungo” sarebbe più scorrevole.

«Non credo sia il momento di essere crudelmente ironici Miss Swan»
«Posso confessarle un segreto Miss Swan? Resterei in prigione solo per vederla dormire»

In entrambe le battute di Gold rivolte ad Emma manca la virgola prima di “Miss Swan”.


#2 Dreams are memories of another life – Ray08 (Contest Oh Death di dodo)

Originalità 10/10
Caratterizzazione dei personaggi 10/10
Utilizzo del prompt 9.8/10
Grammatica e Stile 15/15
Totale: 44.8/45

Il paring che hai scelto per la storia non è uno dei miei preferiti – né uno che leggo con piacere, devo ammettere – ma la tua storia è talmente bella e i personaggi così IC che la lettura mi ha letteralmente rapita e non ho potuto fare a meno di amare almeno un po' questo paring crack che si sta diffondendo a macchia d'olio. 
Il contesto, l'ambientazione e la trama che hai costruito, l'originalità del sogno, e del contesto in generale – perfettamente incastrato con gli eventi reali della serie – rendono questa storia una piccola perla che va ricordata. 
Come già detto i personaggi sono completamente IC e non nego di aver amato davvero molto il modo in cui hai reso il personaggio di Gold. Mi è piaciuto leggere dei suoi pensieri e dei suoi desideri più oscuri. Davvero complimenti! 
Il prompt è stato utilizzato bene anche se la morte viene offuscata dal desiderio e la brama che impregnano tutte le frasi della storia, forse è proprio questo che ti ha penalizzato un po'. 
Per la grammatica e lo stile non ho nulla da dirti perchè non ci sono errori e lo stile è davvero bellissimo. Complimenti!
             

                                        
  
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