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Autore: Niniel Virgo    09/09/2012    1 recensioni
Eppure...anche qualche istante con Roxas gli faceva provare la stessa quantità di emozioni di quando eseguiva evoluzioni con la moto da cross, sua fedele compagna per anni. Era qualcosa di strano che non riusciva a spiegarsi, ma la presenza di quel ragazzino lo faceva sentire vivo.
[AkuRoku]
A Ella, a cui devo molti dei miei sorrisi.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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 Axel non era il tipo di fidanzato possessivo e oppressivo. Era una delle tante cose di cui andava fiero di sé: nessuno dei suoi precedenti ragazzi si era mai lamentato con lui per quello anzi, uno o due si era anche arrabbiato perché sembrava fregarsene altamente di quello che il proprio partner faceva. E forse era anche un po' vero, chissà.
E allora perché, perché da qualche mese non faceva che spiare ossessivamente ogni mossa di...quello?
La famiglia Taylor si era trasferita  tre mesi prima nella casa di fianco alla sua. Durante il trasloco aveva scambiato qualche parola con la signora Taylor, una donna vivace e alquanto espansiva, che dopo pochi secondi lo dichiarava già come amico di famiglia, e lo aveva invitato a cenare da loro appena si fossero trasferiti del tutto.
Il signor Taylor, invece, lo terrorizzava a morte. Sua moglie lo definiva un orso, e la definizione gli calzava a pennello. Ci mancava solo che si mettesse a ringhiare ed era identico.
Sapeva che avevano due figli, ma non li aveva mai visti prima che completassero il trasloco.
Aveva incontrato Roxas Taylor quella sera. La signora si era fatta trovare nel pomeriggio davanti a casa sua per ripetergli l'invito e, nonostante il terrore che provava per il signor Taylor - Al quale era certo di non stare per niente simpatico - si era dato una sistemata e si era presentato davanti alla loro porta. Quando si era aperta era certissimo di trovarsi davanti la signora, non di certo un biondino - e che biondino, a dirla tutta. Un bel bocconcino.
Axel aveva messo su il suo miglior sorriso e aveva teso una mano verso di lui, che lo osservava con un sopracciglio inarcato - della serie 'Chi-sei-tu-e-cosa-vuoi-dalla-mia-vita'.
«Eeeeehy! Il mio nome è Axel, e sono il tuo vicino di casa. A-X-E-L. Memorizzato?»
Fu quando Roxas gli sbatté la porta in faccia dandogli candidamente del 'Coglione' che capì che forse doveva rivedere la sua frase di presentazione.
La signora Taylor si era presentata subito dopo tutta trafelata, scusandosi del comportamento del figlio -Che si era beccato uno scopaccione, a sentir lei - e invitandolo ad entrare.
La cena era deliziosa, ma se lo aspettava. La donna sembrava la classica madre da film americano, bravissima in cucina e tutto il resto. Aveva conosciuto così anche Sora, il fratello maggiore di Roxas e diavolo se erano identici. Li riconosceva solo per il diverso colore di capelli, e per il fatto che Sora non faceva che ridere per qualsiasi cosa, mentre Roxas se ne stava zitto e muto nel suo angolino, come se volesse sparire. Inutile dire che aveva già catturato l'attenzione di Axel da un pezzo. Durante la cena erano saltati fuori un sacco di particolari interessanti: Sora aveva diciassette anni mentre Roxas sedici - Axel si sentì leggermente sfigato nel constatare che si stava interessando a un minorenne-, entrambi avrebbero iniziato a frequentare la scuola del quartiere tra pochi giorni e nessuno dei due aveva la ragazza. Quindi, forse, una minima possibilità che Roxas fosse gay quanto lui c'era. Perché diciamocelo, è impossibile che un ragazzo del genere, con due occhi di un blu così bello e il classico fascino da bello e tenebroso fosse single.
La serata era passata tutto sommato tranquilla - Il signor Taylor non aveva spiaccicato parola per grazia di Dio, Roxas aveva aperto bocca solo per dire al fratello di stare zitto e quest'ultimo più la madre non facevano che parlare, parlare e parlare.
La seconda volta che si erano visti era stato pochi giorni dopo, quando Luxord, uno dei suoi compagni di stanza, si era rifiutato di andare a buttare la spazzatura ed era toccato a lui, perché Demyx era impegnato a comporre e Marluxia a fare qualcosa di molto gay, probabilmente. Sul momento aveva imprecato in dieci lingue diverse, ma quando si era trovato davanti Roxas che litigava per tenere aperto il bidone e cercava di gettarci dentro un sacco più grande di lui, aveva gioito internamente.
«Guarda chi si vede! Vuoi una mano?»
L'occhiataccia del ragazzo gli fece capire che no, non la voleva. Ma che diavolo beveva quello la mattina, veleno di serpente corallo al posto del latte?!
Axel rimase quindi ad osservarlo, non potendo intervenire. Ci aveva provato anche dopo il rifiuto di Roxas, che a momenti gli aveva staccato le mani a morsi piuttosto che farsi aiutare. Reprimere le risate diventava via via più difficile non tanto per la scena in sé, più per le parole che uscivano dalla bocca del biondino. Più tempo passava, più le sue imprecazioni diventavano colorite. Arrivò addirittura a prendersela con Plutone, il suo gatto da quanto gli sentiva dire - Che senso aveva? Non lo sapeva nemmeno lui probabilmente, ma sembrava convinto che chiunque in quell'universo stesse cercando di ostacolarlo.
«Scusa biondino, per quanto siano interessanti le tue parole, non potresti per lo meno farti da parte e lasciarmi buttare la spazzatura? Sai, sono un tipo impegnato e non voglio perdere la giornata qui» inutile dire che era un'enorme balla e sarebbe rimasto volentieri per ventiquattro ore e anche più lì, solo per osservarlo mentre sulla sua faccia passavano le più disparate espressioni di irritazione.
Forse doveva aspettarselo, ma non poté fare a meno di urlare di sorpresa quando il contenuto del saccone di Roxas gli si rovesciò addosso.
 
Alla fine era tornato a casa dopo non solo aver buttato la spazzatura, ma aveva anche dovuto raccogliere quella di Roxas, che si era eclissato subito dopo il 'lancio del sacco'. Se fosse stato uno sport olimpico il ragazzino avrebbe vinto la medaglia d'oro, perché Axel sentiva spazzatura in punti inimmaginabili.
«Eccoti qui Axel! Pensavo che il cassonetto ti avesse mangiato__che diavolo ti è successo?!»
Il rosso ringhiò in risposta, mentre si toglieva quella che sembrava una buccia di banana dai capelli, con una smorfia di disgusto.
«Ho avuto un incontro ravvicinato con Roxas Taylor» spiegò, avviandosi in fretta verso la doccia. Prima si toglieva quella sensazione di viscido da dosso, meglio era.
Demyx ridacchiò, spaparanzato sul divano con una marea di fogli a circondarlo, su cui erano segnate diverse note molto spesso cancellate. Il suo amico voleva diventare un chitarrista, e Axel ancora non capiva perché diavolo continuava a studiare letteratura inglese, allora.
«Qual è, quello più grande spaccatimpani o il biondino col bel culo?»
Il sopracciglio destro di Axel tremò visibilmente a quella affermazione, ma decise di usare una bella faccia da poker, invece che prendere a pugni il suo migliore amico.
«Il biondino. Mi ha lanciato addosso la spazzatura solo perché mi sono offerto di aiutarlo» si lagnò, mentre saliva le scale. La risata di Demyx gli arrivò alle orecchie come se fosse lì, di fianco a lui.
«Conoscendoti avrai fatto una delle tue stupide battute, Axel».
Il rosso si limitò a scuotere la testa e non rispose, mentre nel frattempo entrava in bagno e faceva partire la doccia. Si tolse in fretta gli abiti sudici, che gettò immediatamente nella cesta della biancheria sporca e si buttò sotto il getto caldo dell'acqua, con un sospiro.
Si sentiva uno, eppure..Roxas aveva qualcosa di diverso dagli altri ragazzi che gli erano interessati prima d'ora. Con loro era quasi esclusivamente attrazione fisica e mai, MAI si sarebbe fatto trattare in quel modo, ne andava del suo orgoglio. Invece a Roxas aveva pure permesso di metterlo in ridicolo in quel modo. Per la prima volta in vent'anni di esistenza, provava davvero qualcosa di forte.
Aveva fatto una miriade di stronzate nella sua vita solo per provare qualcosa, si era gettato da un ponte legato ad un elastico per sentire l'adrenalina scorrergli nelle vene e tante altre cose stupide che lo avevano ridotto anche male, a volte. Si sentiva rinchiuso in una routine che lo annoiava a morte, ma non era mai ricorso a droga o alcol per sfuggirne, lo considerava un gesto da codardi. No, lui si era dato agli sport estremi.
Eppure...anche qualche istante con Roxas gli faceva provare la stessa quantità di emozioni di quando eseguiva evoluzioni con la moto da cross, sua fedele compagna per anni. Era qualcosa di strano che non riusciva a spiegarsi, ma la presenza di quel ragazzino lo faceva sentire vivo.
Axel sorrise mentre immaginava Saix, suo amico/nemico da tempo immemorabile, ammonirlo su quello che stava pensando.
E' un ragazzino Axel, santo Dio. Ha solo sedici anni, non fa per te.
Ma quando mai a lui era importato qualcosa di quello che Saix diceva? Se avesse capito veramente quello che si provava a non sentire mai niente di niente, non lo avrebbe di certo sgridato.
Uscì dalla doccia dopo tempo che a lui parve infinito, si mise un asciugamano attorno alla vita e uno attorno ai capelli fradici per non bagnare a terra, o Marluxia avrebbe dato di matto di nuovo. Fece per andarsene in camera quando una risata attirò la sua attenzione sul giardino di casa Taylor. Incuriosito, si avvicinò alla finestra, osservando con una faccia a dir poco sconvolta Roxas, quel Roxas, che rideva insieme a Sora.
Aveva capito fin da subito che il fratello più grande era il solito chiacchierone che faceva amicizia con tutti ovunque andasse, capace di strappare un sorriso a tantissime persone, ma non credeva esistesse qualcuno capace di far ridere quel ragazzino. Ai suoi occhi, Sora adesso era una qualche specie di dio sceso in terra solo per questo.
Rimase immobile in una posizione alquanto scomoda per almeno una decina di minuti ad osservare i due ragazzi ridere spensierati e giocare come due bambini. Con una stretta al cuore, Axel si accorse di desiderare ardentemente di vederlo sorridere così anche con lui.
Colpo di fulmine? Sì, Axel ci credeva. Ma l'età di Roxas.. quello era un problema. Non per lui ovviamente, ma chi gli diceva che il ragazzino non lo prendesse per pedofilo? Non faticava ad immaginarselo mentre gli urlava contro gli stessi insulti che aveva riservato al cassonetto nel pomeriggio, e anche peggio. E poi sarebbe corso a dirlo ai suoi genitori, e non ci teneva ad uscire dalle grazie della signora Taylor. Con orrore, si rese conto che non era quello di cui doveva aver paura, ma della reazione del padre di Roxas. Lo avrebbe squartato, poi avrebbe rimesso insieme i pezzi e lo avrebbe squartato di nuovo.
Si costrinse ad allontanarsi da quella celestiale visione solo quando i brividi per il freddo si fecero fin troppo intensi, e si andò a cambiare in fretta. Voleva continuare a guardarlo ridere e memorizzare ogni minimo dettaglio di quella risata a dir poco splendida.
Purtroppo, per quanto avesse fatto veloce - Si era quasi ammazzato mentre si infilava i pantaloni nella foga di correre di nuovo alla finestra- al suo ritorno Sora e Roxas erano rientrati in casa. Axel imprecò sonoramente, mentre si apprestava a tornarsene in salotto.
Poco ma sicuro, prima o poi sarebbe riuscito a farlo ridere.
 
Erano passati altri due mesi, ed era stato quasi inutile ogni suo tentativo di avvicinarsi a Roxas. Aveva cercato di essere gentile, ed ogni volta che gli rivolgeva la parola tutto quello che otteneva era un'occhiata di sdegno e qualche parola acida. Ma cavolo, erano tutti così i ragazzini di sedici anni? Ricordava com'era essere un sedicenne, anche se non poteva dire di aver passato un'adolescenza come gli altri. Aveva fatto tante di quelle cose che nemmeno se le ricordava tutte. Era sicuro del motocross e del bungee-jumping, e ricordava qualcosa riguardo il paracadutismo ma no, non era questo che gli importava. Non ricordava di essere mai stato così tanto bastardo.
E il premio per lo stronzo dell'anno va a Roxas Taylor! Urrà.
Solo una volta era riuscito a strappargli un sorriso, e non lo aveva nemmeno fatto apposta.
La signora Taylor -Meglio dire Corinne, come la chiamava da qualche tempo su sua esplicita richiesta- lo aveva invitato di nuovo a cena. Era quasi un ospite fisso, rimaneva con loro almeno una sera a settimana. Si era anche abituato al signor Taylor e ora non gli provocava più quei brividi di terrore lungo la schiena ogni volta che si soffermava a guardarlo, grazie al cielo.
Beh, quella sera era più allegro del solito -Forse per l'esame universitario appena passato, o forse perché Demyx quella mattina non si era messo a suonare come suo solito e aveva potuto dormire fino a tardi- e aveva deciso di presentarsi con qualcosa per la serata, una torta comprata ovviamente, perché lui non aveva mai messo piede in cucina se non per mangiare e non aveva intenzione di iniziare a farlo adesso.
Così,  con la torta ben chiusa in un pacchetto in una mano e mentre suonava la porta di casa Taylor fischiettando, era certissimo che sarebbe stata una bella serata. Era così sicuro di sé in quel momento che sperava anche di riuscire a rubare un bacio a Roxas, ovviamente di nascosto da suo padre. Nonostante ora avesse meno paura di lui, il timore di venire squartato era ancora ben vivo in lui. Però, se pensava alla faccia sconvolta che avrebbe fatto il biondino dopo il bacio, non poteva fare a meno di ridacchiare sotto i baffi e fregarsene altamente della sua probabile morte.
Come da copione, fu proprio il biondo sopracitato a venire ad aprire la porta. Sora non veniva mai ad aprirgli perché intento a finire un livello di un videogioco diverso ogni volta, il signor Taylor era rinchiuso nel suo studio a lavorare fino a quando Corinne non metteva in tavola e quest'ultima stava per l'appunto cucinando.
«'Sera Roxas! Mmh, che buon profumino che arriva dalla cucina! Tua madre è una cuoca formidabile, dovrebbe venire a cucinare da noi ogni tanto. Di solito prepara Marluxia, ma non fa che cucinarci lumache e rane, sai, è francese..»
Cotinuando a parlare senza freni e ignorando i continui 'Ehm, Axel..' di Roxas, prese a correre verso la cucina, impaziente com'era di far vedere il regalo a Corinne.
Due secondi dopo si trovava a terra, l'osso sacro -Se quello era- che gli faceva un male boia e la torta che si era salvata per un pelo, solo perché Roxas aveva avuto la prontezza di spirito di afferrarla mentre volava per aria.
Axel lo guardò stralunato, mentre lo osservava con un mezzo sorriso, come se si stesse trattenendo dal ridergli in faccia.
«Volevo dirti che mamma ha passato la cera e che devi andare piano, ma ormai è tardi» ghignò, avviandosi verso la cucina.
Axel non seppe se sotterrarsi per l'ennesima figura di merda o rialzarsi e saltare per essere riuscito a farlo almeno sorridere.
Dopo essersi ricomposto ed essersi beccato le prese in giro di Corinne e Sora, perché come immaginava Roxas aveva spiattellato subito quello che era successo sull'entrata, si sedette finalmente a tavola a mangiare. Axel doveva essere ingrassato un sacco nell'ultimo periodo, perché davvero non riusciva a trattenersi quando era a tavola con loro. Forse perché era abituato alla cucina di Marluxia che, anche se non era male, iniziava a dargli allo stomaco, ma ogni piatto che Corinne cucinava gli piaceva da impazzire.
«Un attimo di attenzione, per favore!» trillò allegramente la donna, alzandosi in piedi. «Io e Matthew abbiamo un annuncio importante da fare!» ad Axel ci vollero diversi secondi per capire che Matthew era il padre di Roxas, ma era abituato a sentirlo chiamare 'Papà' o 'Tesoro'. Lui si limitava a chiamarlo ancora Signor Taylor.
Corinne tossicchiò e, arrossendo, esclamò a voce ancora più alta: «Sono incinta!»
Axel fu il primo a reagire. Sorrise raggiante, si sporse verso la donna e, dato che erano agli opposti, si limitò a stringerle con forza la mano. «Congratulazioni! Sono davvero felice per voi!»
Il secondo fu Sora, che balzò per aria urlando: «Avrò un fratellino! AVRO' UN FRATELLINO!» e prese a saltare attorno alla madre come un bambino di..tre anni e mezzo circa, sì.
Roxas roteò gli occhi. «Come se fosse una novità per te» disse ironico, alzandosi per abbracciare Corinne. «E' fantastico mamma. Finalmente non sarò il più piccolo».
Era incredibile, ma Axel non si sentiva di troppo, anzi. E quando mai si sentiva così, lui?
«Sapete già se è maschio o femmina?»
La donna si accarezzò la pancia, annuendo. «Sarà un maschio. Si chiamerà Ventus».
«Dobbiamo festeggiare!» asserì Axel, scartando la torta che aveva portato. «Per il povero bambino che dovrà sopportare Sora e Roxas!»
I due lo guardarono con la stessa identica occhiataccia, e il rosso non poté fare a meno di rabbrividire per la somiglianza raccapricciante che c'era tra loro.
«Sì, festeggiamo» ripeté il signor Taylor, pacato. Parlava pochissimo, ma Axel pensava fosse per questo che andasse tanto d'accordo con Corinne: parlava lei per entrambi.
Matthew si alzò da tavola e andò a prendere una bottiglia di champagne che probabilmente teneva da parte proprio per quell'occasione. Axel, come se fosse a casa sua, distribuì la torta mentre Corinne prendeva i bicchieri del servizio buono e Matthew versava da bere a tutti.
«Al piccolo Ven!» esclamò la signora Taylor, alzando il bicchiere in aria, seguita subito da tutti gli altri.
Era la serata più piacevole che Axel passava da molto tempo. Più di quelle passate con Demyx in giro a fare gare di moto ad alta velocità, o quelle in cui si divertiva a rubare gli spartiti al suddetto solo per vederlo sclerare mentre li cercava. Si trovava davvero bene con tutti loro, perfino con Matthew, il che era stranissimo a dirsi.
La cosa più bella però era vedere Roxas, il bicchiere già vuoto e che Axel gli aveva riempito varie volte dopo poco, molto più allegro di come lo vedeva di solito. Non solo sorrideva, ma aveva gli occhi lucidi e le guance leggermente rosse. Si soffermò proprio su quelle per qualche istante; sembravano pesche, voleva leccarle, morderle e via discorrendo. Non era mai stato così bello come in quel momento, bello ed eccitante a dirla tutta. Spostò immediatamente lo sguardo per non soffermarsi, invece che sulle guance, sulle labbra. Sapeva già che se lo avesse fatto niente, nemmeno il signor Taylor nella loro stessa stanza lo avrebbe fermato dall'afferrare il biondino per le spalle e baciarlo come in effetti sognava da tempo.
Si accorse dopo qualche istante, durante i quali aveva guardato il soffitto per non pensare a Roxas, che il suddetto aveva cercato di alzarsi dalla sedia, barcollando pericolosamente. Senza pensarci due volte, Axel lo afferrò per la vita con un braccio, sorridendo gentilmente.
«Attenzione piccoletto, potresti cascare a terra e farti male».
Roxas ghignò con fare estremamente bastardo.
«Come te poco fa?» e giù a ridere come un cretino. Non ci credeva, era già ubriaco dopo due bicchieri. Non reggeva per niente l'alcol, a quanto pare.
Axel fece una smorfia e non rispose alla provocazione e, dato che il ragazzino non riusciva nemmeno a reggersi in piedi, se lo mise sulla schiena. Non si lamentò come aveva immaginato che facesse, ma doveva essere solo colpa dell'alcol.
«Oh Axel, scusalo! Roxas non ha mai bevuto prima d'ora...» spiegò Corinne dispiaciuta, ma il ragazzo sventolò una mano con fare indifferente. Il fatto che Roxas non avesse mai bevuto lo faceva rimanere un po' perplesso, da quel che sapeva i ragazzini a quell'età avevano già provato un sacco di alcolici - ne aveva visti molti, il sabato sera - ma mantenne un sorriso di circostanza. «Non preoccuparti, è comprensibile. Lo porto io di sopra, voi continuate pure a festeggiare».
Axel salì le scale, cercando con non poca difficoltà di ignorare Roxas che continuava a ridacchiare come un deficiente e che gli tirava i capelli.
«Sembri un'istrice».
«Originale davvero, biondino» rispose ironico, aprendo la porta di camera sua. Sapeva qual era per il semplice fatto che era stato spesso nella stanza di Sora, quando dopo cena il ragazzino lo sfidava ai videogiochi, e la stanza di Roxas era quella di fianco a quella del fratello, glielo aveva chiesto qualche giorno prima.
Senza farsi troppi problemi - forse a causa dell'irritazione che gli provocava il ragazzino tirandogli i capelli sempre più forte - lo buttò sul letto con un sospiro e si sedette sul bordo di esso.
«Potevi dirmelo che non reggevi l'alcol. Avrei evitato di versrti un altro bicchiere» sbottò Axel, anche se sapeva benissimo che era inutile sgridarlo in quel momento; il ragazzo continuava a rotolarsi sul letto, attorcigliandosi nelle lenzuola senza smettere un secondo di ridere per ogni cosa che vedesse.
Il rosso alzò gli occhi al cielo con fare estremamente esasperato e pregò tutti i santi che conosceva - due o tre, a dirla tutta - di fargli avere pazienza.
Un rumore sordo costrinse Axel a voltarsi, e quando vide Roxas con la parte inferiore del corpo ancora attorcigliata al lenzuolo e la testa a terra che continuava a lamentarsi per il male causato dalla botta presa, non poté fare a meno che schiaffarsi una mano in faccia.
«Chi sei tu, e che ne hai fatto dello stronzetto chiamato Roxas Taylor?» chiese retorico con un sospiro esasperato ma divertito. Chissà come avrebbe reagito il giorno dopo, quando gli avrebbe raccontato quello che aveva fatto.
Roxas, che nel frattempo si era rialzato e si era avvicinato quatto quatto, aveva un'espressione a dir poco allucinata in faccia. Seriamente, qualche pusher doveva essere entrato di soppiatto e doveva avergli versato qualcosa di molto forte nel bicchiere per farlo finire in quelle condizioni.
«AXEL!» strillò improvvisamente quando fu così vicino da sfiorargli quasi l'orecchio con le labbra. Il suddetto strizzò gli occhi imprecando mentalmente, e dovette frenarsi dal prenderlo per la gola e zittirlo - e magari, approfittarne per sbatterlo sul letto e zittirlo in modo più piacevole per entrambi -
«Che c'è?» chiese quasi in un ringhio.
Roxas ridacchiò di nuovo, appoggiando il mento sulle sue gambe. «....Ciao».
«Dio mio, sei un completo cretino» asserì il più grande, senza riuscire a trattenere una risatina. Era davvero troppo buffo per poter trattenersi.
Il ragazzo alzò gli occhioni blu su di lui e si raddrizzò, improvvisamente più serio. Axel inarcò un sopracciglio perplesso, mentre osservava Roxas che avvicinava il volto al suo ancora ancora e ancora, sempre di più. Il rosso deglutì rumorosamente, perché più la distanza diminuiva, più il proprio controllo andava letteralmente a farsi fottere.
«Sai, Axel..» sussurrò Roxas, mentre strofinava leggermente il naso contro la sua guancia. «Hai delle labbra bellissime. Mi chiedo..che sapore abbiano...» continuò, scendendo lentamente lungo la mandibola, sempre più vicino alle labbra.
Ad Axel si mozzò il respiro. Un cambiamento troppo repentino; due secondi prima fa il coglione, e ora dice cose del genere. Iniziò seriamente a chiedersi se non si fosse fatto di qualcosa.
«E poi..» mormorò, con la voce più simile ad un miagolio, mentre allungava le mani e gliele passava lungo il petto giù, giù ancora più giù. Axel dovette concentrarsi per non far scorrere il sangue altrettanto in basso. «Voglio toccarti...»
«Alt alt alt, ragazzino!» strillò il più grande, afferrandogli le mani per tenerle lontane. Chiariamoci, la sua parte maniaca stava già ballando la samba quando Roxas aveva iniziato a toccarlo, ma sapeva che era sbagliato e non lo voleva così, completamente ubriaco da non ricordarsi nemmeno il suo nome. «Stai correndo un po' troppo, non credi?»
Roxas si divincolò con pochissima forza, lamentandosi. Axel sospirò scocciato, stringendo ancor più la presa. «Roxas, riprenditi! Da sobrio non ti comporteresti mai così, e lo sai!»
Axel non era davvero arrabbiato con lui per quello che stava facendo, ma lo sembrava per il semplice motivo che vederlo comportarsi come nei suoi sogni più segreti, lo faceva stare male. Soffriva perché sapeva che era l'alcol a muoverlo, mentre avrebbe desiderato che fosse il vero Roxas a fare cose del genere.
Era pronto a tutto. A bloccarlo completamente se avesse continuato ad opporsi, a metterlo sotto le coperte se si fosse improvvisamente afflosciato e addormentato - ipotesi che preferiva, perché aveva bisogno di allontanarsi ed evitare di pensare a lui almeno per cinque secondi - e invece, sorprendendolo come sempre, Roxas scoppiò in lacrime. Non fu il gesto in sé a sorprenderlo, perché era una delle tante possibilità che aveva contato, ma furono le due paroline che si lasciò sfuggire: 'Mi dispiace.'
«..Come prego?»
Il biondo singhiozzò ancora più forte, tenendo lo sguardo basso sopra il letto. «I-io..s-sono uno stronzo, non te l'ho m-mai fatto capire perché pensavo non ti s-sarei mai interessato, e quindi ho p-pensato che fosse meglio trattarti male così da t-tenerti lontano, e..»
«Frena, va' più piano e spiegami» lo interruppe Axel, che precisiamo, capiva perfettamente quello che Roxas stava dicendo, ma non gli bastava. Ora che sembrava quasi sobrio, voleva sentirgli dire chiaramente quello che provava, ne aveva bisogno. Dopo aver passato mesi a sognarlo ogni istante della giornata, non poteva aspettare ancora. Poi, se il giorno dopo Roxas sarebbe tornato il solito stronzo di sempre, sarebbe andato bene comunque, avrebbe passato altri mille anni a stuzzicarsi con lui, ma prima o poi sarebbe stato suo, lo sapeva.
Roxas prese un respiro profondo e cercò di rendere la voce più ferma. «Tu mi piaci Axel. Tantissimo».
A quest'ultimo non serviva sentire altro, aveva già avuto la sua tanto agognata dichiarazione. Così, quando Roxas fece per aggiungere altro, lo afferrò per le spalle e, come in ogni film romantico che si rispetti, lo zittì posando finalmente le labbra sulle sue. Grazie al cielo, un po' perché stava per parlare un po' per la sorpresa, il biondino aveva le labbra già schiuse, quindi Axel non dovette far altro che infilarvi la lingua alla ricerca della gemella, per baciarlo finalmente dopo mesi di attesa.
Non staccò le labbra dalle sue nemmeno mentre pian piano lo faceva stendere sul letto. Cercò con tutte le sue forze di non lasciarsi del tutto andare dalle sensazioni che gli provocava tutto quello che stava succedendo, perché sapeva che non era il caso di andare oltre ai baci, dato che al piano di sotto si sentivano ancora di sottofondo le urla di Sora e le risate di Corinne. Certo, non era facile rimanere tranquillo quando qualcuno gli si strusciava praticamente addosso in quella maniera indecente. Ad Axel girò la testa, ma prese Roxas delicatamente per i fianchi e se lo tenne lontano.
«Buono scricciolo, non oggi» Roxas mugolò impaziente e cercò di riavvicinarsi, ma il più grande, ostentando più fermezza di quella che sentiva, lo tenne ad una distanza di sicurezza.
«Non mi vuoi?» si lamentò il biondino, smettendo di divincolarsi. Axel scosse la testa, avvicinandosi lentamente, per controllare che Roxas non tornasse all'attacco. Gli posò un veloce bacio sulle labbra, sorridendo.
«Certo che ti voglio, ma vorrei che non ci sentissero i tuoi» ridacchiò, strappandogli un sorriso.  «Però la prossima volta non mi scappi» replicò a mo' di minaccia l'altro con uno sbadiglio, come se per Axel potesse esserlo. Il più grande rise leggermente, cercando di infilarlo sotto le coperte.
«Certo piccolo maiale, ma ora riposati. Va bene? Ne riparliamo» gli schioccò un altro fugace bacio, prima di rialzarsi.
«Axel?» la voce di Roxas si fece improvvisamente allarmata, mentre il più grande si avviava verso l'uscita. Axel si voltò verso di lui, inarcando entrambe le sopracciglia.
«Io..ti piaccio anche io, vero?»
Il più grande si passò una mano tra i capelli, rivolgendogli un sorriso smagliante. «Ehy biondino, credi che ti avrei baciato se tu non mi piacessi nemmeno un po'?» chiese retorico, aprendo la porta e spegnendo la luce.
«Dormi tranquillo, Roxas» disse, mentre chiudeva la porta. «E domani..domani sarai tutto mio».
 











L'angolo delle Meraviglie di Niniel.


Prima cosa da dire: mi vergogno un sacco a pubblicare in questo fandom, perché ci sono storie scritte così bene che mi fan venire voglia di bruciare (metaforicamente, dato che sono tutti file nel pc) tutte le storie che ho scritto. Specialmente perché in questo fandom scrive una ragazza a dir poco fantastica di cui non adoro solo il modo di scrivere, ma anche come persona è adorabile, sìsì.
Parlo di Ella, a cui dedico anche questa prima schifezza sull'AkuRoku, la nostra OTP u_u
E' a lei che devo questa fiction, perché con le sue mi ha ispirata tantissimo *w* quindi niente, bella mia, continua a scrivere come solo tu sai fare, ti voglio un bene dell'anima, mia principA <3
In teoria questa fiction è composta da più parti, ma al momento non so quando scriverò le altre :')
Baci baci, 
Niniel.

 
   
 
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