Rewrite
Capitolo nono
Questa
fan-fiction è
un’AU, dunque ambientata in un universo alternativo, in
questo caso
semplicemente il mondo moderno. Niente alchimia od altro, dunque, ma
determinate situazioni interpersonali sono le stesse,o almeno
inizialmente.
Disclaimer: I personaggi qui presenti non
appartengono a me, ma alla somma Hiromu
Arakawa, autrice di FMA. Mi appartiene solo questa fan-fiction ed ogni
singola
frase, idea o concetto (Esclusa la citazione, ehm.).
-
"Penso che dovrei
andare via. Sì. Dovrei proprio."
Questo doveva arrivare.
Lo sapeva.
Lo sapeva.
Ma accettarlo è un altro
discorso.
"Io...per te...con te
ho...trascurato anche le visite ad Al, mi assorbivi completamente. Solo
poche
volte alla settimana andavo da lui. Ultimamente ancor meno.
E’... "
Lo sa, Riza, lo sa
benissimo come andrà a finire e dove andare a parare.
E vuole essere dura, lo
sente giusto.
"E’ questo il tuo
ragionamento. Come con Winry."
"No. E’ colpa mia. Ma
per non sbagliare dovrei stare lontano da..."
"Sii realista.
Cos’altro hai da perdere?"
"...te."
"Ora. Ora mi stai
perdendo. Se lo vuoi davvero sì. Ti resterà te
stesso. Quello sarà il tuo bene
più prezioso."
"No. Io non sono un
bene prezioso per nessuno. Io...faccio morire la gente, o la uccido
dentro.
Sempre. Sempre. Anche ora. Così io...voglio questo."
"Punire te stesso per
alleggerirti? E’...facile, sai? Così è
troppo facile. E faresti star male anche
me. Sarebbe controproducente, se non vuoi sensi di colpa. Cristo,
peccato più
peccato meno, ormai, Ed. Io...non ti tratterrò. No. Insomma,
se vuoi...vai, sì.
Vai."
"Riza...io non...oh...
"
Se glielo dicessi ora
sarebbe un tentativo di legarmelo per sempre. Ed ingiusto.
Però...anche questo
lo sarebbe.
"No...merda, merda, scusami,
scusami. Sono un cretino. Nulla cambierà il passato. Al non
c’è e tu sì, io ti
vedo ma fingo di non farlo. Sei così sciupata, pallida ed in
disordine...non
sei quello che eri. Perché aggrappandoti a me hai commesso
un errore. Non sono
mica degno di fiducia."
"Non mi sono
aggrappata a te. E’ che...questo mi rende triste e non
so...cosa fare, davvero.
Nemmeno per te. Nemmeno per te. Non ti servo a niente, e tu sei
straziato dal
dolore e non vedi via d’uscita, ma se ti sforzassi lo
troveresti. Con me. E...io...io
dovrò dirti una cosa, ora. Ascoltami. Potrà
piacerti e non piacerti. Io ne...ho
paura, ma non me la sento di rinunciare."
"...dimmi."
Ella lo prende per mano,
curva e smunta, accompagnandolo in basso, accompagnando le sue mani ed
invitando la sua tempia ad adagiarsi assieme all’orecchio al
suo ventre.
Lui sgrana gli occhi,
sconvolto, e premendosi una mano sulla fronte con ampia forza,
realizzando
piano che non si sente pronto, affatto pronto, ma che questo
è il suo cammino,
il suo nuovo cammino, il suo presente ed il suo futuro in cui
potrà cercare
salvezza, implorare per un animo leggero.
Non sbagliare più,
crescere, dando sé stesso alla causa.
Dando la sua vita ad una
causa.
Egli piange, copiosamente,
gli occhi avidi sul ventre ancora piatto ma che sarà presto
pieno, e non sa
cosa dire, ma vede Al, morbido, bianco e gentile, gli occhi grandi e le
guance
un po’ paffute del bambino che non ha del tutto evitato di
rimanere.
Mi è stata data una
possibilità.
Al. Perdonami. Grazie.
Grazie. Ti voglio bene. Grazie. Ti voglio bene, fratellino.
"Mi ha...perdonato. Ha
detto ‘Ricomincia’. Sorridendo."
Perdono, perdono,
perdono, perdono, perdono.
Voglio solo espiare.
Per poco non ride,
incredulo, e lei è commossa e lieta che l’abbia
presa senza turbamenti, e che
resterà con lei.
Sa questo perché la
stringe
forte, in ginocchio, accarezzandole le mani voluttuoso ed estatico, grato,
sconcertato, sicuro, sentendola crollare con le dita ancora intrecciate
alle
sue.
Come cuccioli feriti,
lappano via le lacrime e sono liberi, bianchi e felici.
"Grazie per avermelo
detto. Per non avermi mandato al diavolo. Grazie. Grazie. Scusami.
Scusami. "
"Grazie per essere
mancato di risolutezza. Per amarci. Per non essertene andato. Scusami.
Scusami.
Grazie. Grazie. Ti amo. Tantissimo. "
"Sì."
"Resta qui. Sempre.
Sempre."
"Sì. Sì."
Si accarezzano piano,
afferrando con le unghie ed i denti all’avvenire,
aggrappandovisi con certezza
e forza rinsaldate, rinnovate, disperate.
Anche se il loro passo
sarà
lento.
Anche se sarà tutto
inutile.
In questo presente, loro
hanno un futuro.
In quel futuro il passato
sarà più lontano.
Ogni ieri è più lontano del
domani.
-
Note:Spero
non sia giunta come una conclusoone affrettata. Non troppo, almeno, e
che sia
stata soddisfacente, per quanto molto composta di dialogo.
No, ovviamente in quella pancia
nemmeno accennata Ed non sente niente; è il suo cuore che
elabora.
Chiamerei quella creatura
“la
redenzione di Ed”. Il suo processo di redenzione, suggeritomi
senza tanto pensarci
da quella donna adorabile che è Silvia.
“Il peccato più peccato meno”,
è una sottile presa in giro ad un principio di
alcuni seguaci dell’Elricest, nulla di riferito a qualcuno in
particolare, mi
ha fatto ridere e mi ha divertita ripeterlo.
Anche se apporrò la
scritta
“conclusa”, prometto di lavorare
all’epilogo, breve o di decente lunghezza che
sia.
Frattanto, mi butterò
sulla
pubblicazione delle mie one-shot.
Grazie a tutti quelli che hanno, anche solo saltuariamente, seguito la
storia. Anche
Ed e Riza ringraziano di aver assistito a questi loro patimenti mentali
e meno.
Sperano seguirete anche l’epilogo.
Grazie, riguardo a questo
capitolo, a Shatzy per i complimenti, e Setsuka per i suoi adorabili e
lunghi
commenti; per le coppie particolari, dipende dalla mia ispirazione.
Potrei
scrivere qualunque cosa mi porti a fare essa, ora non so proprio che
dirti,
anche se alla fine le mie simpatie maggiori vanno alle coppie canoniche.
Lieta anche che cercherai di leggere le mie altre ff, mi fa molto
piacere ^^. Grazie
a tutti, dunque, e all’epilogo!