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Autore: Mickyivy    10/09/2012    4 recensioni
Nient'altro che me stessa: dubbi di una 19enne nella società moderna. Paure e domande che nascono dalla sua personalità che ancora non sa definire.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi guardo allo specchio. Cosa vedo? Nient'altro che me stessa. Il problema è che ancora non so chi sono. Ho 19 anni, un passato complicato, una personalità asociale, seppur a prima vista non sembrerebbe. Mi guardo in questo specchio e mi chiedo: chi sono io? Cosa ho combinato nella mia vita? E mi rispondo che ancora sono giovane, che ho ancora tempo, che devo ancora finire gli studi. Ma la verità è che ho paura: ho paura di non saper vivere in questa società, ho paura che la mia timidezza non abbia mai fine, ho paura di continuare a balbettare all'infinito, e non potrò dare per sempre la colpa al fatto di pensare in due lingue diverse. E ancora, mi chiedo cosa vorrei fare in futuro, cosa saprei fare concretamente, dove vorrei vivere. Ma nessuna risposta viene ad accogliere la mia anima dubbiosa.

 

Quando avevo quindici anni, cercai di porre fine alla mia miserabile vita. Mentre mia madre lavorava mi recai al fiume. Era così bello, l'acqua non si fermava mai, scorreva sempre. Al contrario del mio mondo, che pareva fermo da quando mia nonna era morta. Non avevo lasciato nessun biglietto, nessun post su facebook. Niente che potesse far pensare che ero sparita. Riguardai il fiume e cominciai ad avvicinarmi, ero come ipnotizzata, il mio cuore gelido non provava nulla. Arrivata al bordo, toccai l'acqua con la punta delle dita, e vidi che un rametto, staccato da chissà quale pianta, era appoggiato a una roccia. Lo raccolsi e lo guardai meglio: attaccato a una fogliolina c'erano due piccolissime e delicate uova. Mi rallegrai, mi ravvivai e sentì come se il sangue tornasse a scorrermi nelle vene. Per fortuna avevo con me una bottiglia d'acqua (a causa del sole forte di quei giorni estivi). La svuotai, la riempii con acqua di fiume e ci misi dentro il rametto. Corsi all'agraria a chiedere cosa fare con le uova, e mi rispose che i pesci del fiume non sono addomesticabili, che quindi era meglio rimetterli in acqua. La sua risposta mi fece male, allora gli chiesi se potevo tenerli finché non si fossero schiusi e l'uomo accolse la mia proposta. Quel giorno ritrovai una piccola scintilla di felicità. Anche se non vidi mai cosa nacque dalle uova.

 

Spesso mi chiedo se io non sia strana. Non mi capisco, non so se mi sono mai capita. Do il meglio soltanto quando ho una grande responsabilità sulle spalle, ma allo stesso tempo impazzisco per il peso che ne deriva. Sarò davvero in grado di affrontare la vita?

 

  
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