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Autore: miseenabime    10/09/2012    3 recensioni
Stasera mi sento romanticotta, quindi ho ''scritto'' questa OS. Nulla di impegnativo, come al solito qualcosa di leggero che fa piacere leggere. Spero vi piaccia.
Dietro di loro Carlotta, Giulia e Manuela erano intente a discutere con Marco e Pietro su quando fosse difficile camminare in piedi sulla ringhiera che costeggiava un fosso privo di acqua.
Tutto in un momento Sarah si ritrovò un altro braccio che le circondava la vita, si voltò e due occhi marroni la stavano guardando.

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« Posso darti un bacio? »
Lei smise di confabulare e per tre buoni secondi se ne stette zitta e sbigottita. Poi si voltò verso di lui con un’espressione stupita, confusa e turbata. Ma con una scintilla inconfondibile negli occhi.
Si pentì di aver distolto lo sguardo dalla strada quando incrociò gli occhi di lui: in quel momento fu come se una lastra gigante di piombo le fosse caduta addosso e si sentì tanto schiacciata, oppressa e insignificante come non si era mai sentita prima.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Di baci mai dati e baci rubati.

 
 
 
Al mio orsetto di peluche, perché mi sento tanto forever alone.
 
 
 
 

 

 

Sarah camminava abbracciata a Silvia, quando lo sguardo le cadde sulle proprie scarpe. Un paio di converse rosa vecchie e anche abbastanza strette. Devo cambiarle, pensò, martedì potrei andare con mia mamma in qual negozio nuovo in centro, sembra carino.
Con la mano libera si tirò su di nuovo i jeans, un po’ troppo larghi per la sua costituzione così magra. Quei jeans però li amava in modo particolare, erano stati il regalo di sua sorella poco prima che si trasferisse in un’altra città con il suo compagno, lei e Andreea avevano un gran bel rapporto, nonostante i 13 anni di differenza erano sorelle ma anche e soprattutto amiche.
Silvia, vedendola assorta nei suoi pensieri, le diede un pizzicotto.
“Ahia!” si lamentò in tono un po’ esagerato Sarah, e Silvia le diede un bacino sulla guancia.
Non erano migliori amiche, ma avevano una grande intesa. Dietro di loro Carlotta, Giulia e Manuela erano intente a discutere con Marco e Pietro su quando fosse difficile camminare in piedi sulla ringhiera che costeggiava un fosso privo di acqua.
Tutto in un momento Sarah si ritrovò un altro braccio che le circondava la vita, si voltò e due occhi marroni la stavano guardando.
« Allora, voi non scommettete su quanto dura Marco su quella ringhiera? » chiese Pietro alle due ragazze. Silvia e Sarah risero e quest’ultima gli circondò le spalle con il braccio.
« Non voglio scommettere sulla morte di nessuno! » rispose Silvia.
« Chi ha detto che devo morire?! » si lamentò Marco da dietro, Silvia si girò e gli fece la linguaccia.
Sarah tornò a guardarsi le scarpe, poi il suo viso parve illuminarsi.
« Ce la fate a tenermi su? » si rivolse sorridente e Silvia e Pietro staccando poi i piedi da terra e reggendosi ai due.
« Scema, che fai?! » esclamò Silvia che, presa alla sprovvista la lasciò andare quasi subito. Sarah fece una risatina, poi ci riprovarono.
« Al tre… uno, due, tre! » ma era inutile, Silvia non reggeva proprio e Sarah finì quasi per terra, ma tutti e tre si stavano divertendo. Pietro le mise di nuovo il braccio intorno alla vita e si girò indietro verso gli altri:
« Marco! » esclamò « vieni ad aiutarmi che solleviamo questa e la portiamo fino alla chiesetta! »
« Si, arrivo » rispose Marco calmo, muovendo la mano come per ignorare la richiesta dell’amico.
Pietro non era un tipo a cui piace aspettare, quindi si spazientì poco dopo.
« E dai, vieni! »
« Si, si! Solo un attimo »
No. Pietro sbuffò e, con un movimento rapido, portò l’altro braccio sotto le gambe di Sarah e la sollevò in braccio. Sarah colta alla sprovvista si attaccò ancora di più alle sue spalle.
« Oddio, che stai facendo?! » chiese Sarah ridendo.
« Non si sbriga, quindi faccio da solo! » le rispose Pietro.
« Hm, tutto sommato sono comoda » gli disse sistemandosi meglio e lui fece una risatina.
Sarah non si era mai trovata a guardarlo così da vicino. O semplicemente così. Aveva gli occhi marroni e i capelli castano scuro. Era un bel ragazzo, sicuramente. Carlotta le aveva riferito che lui le aveva confessato di avere avuto una cotta per lei, ma Sarah non riusciva a vederlo che come amico, anche se doveva ammettere di aver un rapporto migliore con lui che con gli altri suoi amici maschi. In un primo momento aveva anche pensato a come sarebbe stato uscire con lui, ma poi ci aveva rinunciato, anche perché la cotta che lui aveva avuto per lei era acqua passata. Forse appunto perché era troppo presto che gli avrebbe detto di no? E se lei gli fosse piaciuta magari fra un anno? Cosa gli avrebbe risposto?
Sarah lo vide sorridere un poco e pensò che aveva un bel sorriso. Poi capì che sorrideva perché si era accorto di lei che lo stava fissando e allora distolse subito lo sguardo leggermente imbarazzata.
« Quanto manca alla chiesetta? » chiese lei poco dopo.
« Hm, non molto »
« Puoi anche lasciarmi giù qui, se non ce la fai! »
« Scherzi? » disse lui « pesi talmente poco che non sembra di averti tra le braccia »
Averti tra le braccia, pensò lei. Che espressione… strana paragonata a loro due.
« No davvero, non voglio che tu ti faccia male alla schiena, o che so altro! » disse lei e iniziò a muoversi cercando di divincolarsi, anche se un po’ di malavoglia, dalla sua stretta.
« Ma dai, smettila! » le disse  « e stai un po’ ferma » la rimproverò sorridendo sotto i baffi. Sarah pensò che avesse in mente qualcosa e ne ebbe la conferma quando si senti solleticare lungo la vita, dove lui aveva posto le braccia.
« No, basta! Per favore! » supplicò lei ridendo come una matta. Solo quando lei iniziò a dargli schiaffi a destra e manca lui smise di farla il solletico, ma la stava ancora portando in braccio e ormai erano quasi arrivati alla chiesetta. Ormai gli altri erano restati molto indietro.
« Sei un idiota! » gli disse ridendo e si allungò un po’ di più verso di lui ber dargli una sberla più forte dietro la testa. Quando si riprese dalle risa e aprì gli occhi si trovò ad osservarlo ancora più da vicino di prima, con la testa ormai appoggiata alla sua spalla sinistra.
Si ritrovarono a guardarsi negli occhi per qualche secondo, poi lei volse lo sguardo verso le case davanti a loro, con le guance sempre più rosse.
Dopo quasi mezzo minuto di silenzio, lei aveva tirato fuori un argomento assolutamente noioso e disinteressante, giusto per smorzare quel silenzio imbarazzante che si era creato, ma il suo tentativo fu mandato in fumo da lui.
« Posso darti un bacio? »
Lei smise di confabulare e per tre buoni secondi se ne stette zitta e sbigottita. Poi si voltò verso di lui con un’espressione stupita, confusa e turbata. Ma con una scintilla inconfondibile negli occhi.
Si pentì di aver distolto lo sguardo dalla strada quando incrociò gli occhi di lui: in quel momento fu come se una lastra gigante di piombo le fosse caduta addosso e si sentì tanto schiacciata, oppressa e insignificante come non si era mai sentita prima.
« S-scusa? » in realtà aveva capito benissimo, ma era la sola parola che fosse riuscita ad articolare in quel momento.
« Intendo, posso baciarti, qui? Adesso? » le chiese lui senza interrompere il contatto dei loro occhi.
Sarah pensò che avrebbe dovuto pensare qualcosa di intelligente da dire. Ma poi pensò che pensare qualcosa di intelligente avrebbe occorso molto più tempo dei secondi a sua disposizione per rispondere. Quindi alla fine non pensò e disse la prima cosa stupida che le balenò in mente. Sorrise.
« Solo uno. »
E lui non se lo fece ripetere, la baciò.
E a quel punto, a Sarah sembrò che la lastra di piombo si fosse sgretolata e i suoi pezzi fossero diventati tante piccole farfalle che svolazzavano nel suo stomaco e le procuravano una sensazione di calore che, nonostante i 30 gradi abbondanti di fine estate, era piacevole.
E si ritrovò a contraccambiare il bacio. Ma non uno: due, tre, quattro baci. Lui camminava ancora e si stavano ancora baciando. E lei si scoprì a passargli una mano dietro il collo e l’altra poggiarla sulla sua guancia. Non credeva di aver mai provato una sensazione così forte, aveva talmente tanti pensieri in testa che le sembrava di non averne nessuno. Ormai le sembrava di aver perso il conto del tempo che avevano passato baciandosi, anche se era poco a lei pareva tantissimo e per ora non aveva intenzione di smettere. Tanto meno lui. Il marciapiede invece sì.
Successe che Pietro posò un piede nel modo sbagliato e inciampò nel marciapiede. Si ritrovarono entrambi per terra. Lei, che durante la caduta gli si era stretta ancora di più addosso,  ancora abbracciata a lui. Dopo un attimo di silenzio cominciarono a ridere entrambi. Lei si scostò e si sdraiò per terra, con gli occhi chiusi e le ginocchia piegate, scossa dalle risa.
Lui si alzò e le porse la mano. Sarah la accettò volentieri e se ne tornarono dagli altri. Abbracciati com'erano stati all’iniziò e tenendosi per mano dietro le loro schiene.
  
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