Anime & Manga > Twin Princess
Ricorda la storia  |      
Autore: P h o e    10/09/2012    6 recensioni
ONE-SHOT
Fine, questo è il mio nome, solo Fine e nient'altro.
Sono una ragazza come tante, o almeno così credono le persone che mi vedono passare per le vie di questa città. In realtà la mia storia è un pò diversa dalle giornate quotidiane che si aspetta ogni comune mortale, ancora oggi porto i segni di quello che successe, quando successe e come successe e le mie notti non sono più stabili come un tempo.
Gli incubi mi perseguitano, la paura è diventata la mia ombra e io non riesco più a camminare per le strade senza che l'ansia di essere seguita o fotografata mi assalga.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fine, Shade
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Torment

La storia di Fine













Fine, questo è il mio nome, solo Fine e nient'altro.
Sono una ragazza come tante, o almeno così credono le persone che mi vedono passare per le vie di questa città. In realtà la mia storia è un pò diversa dalle giornate quotidiane che si aspetta ogni comune mortale, ancora oggi porto i segni di quello che successe, quando successe e come successe e le mie notti non sono più stabili come un tempo.
Gli incubi mi perseguitano, la paura è diventata la mia ombra e io non riesco più a camminare per le strade senza che l'ansia di essere seguita o fotografata mi assalga. Proprio così, io sono una delle poche vittime molestate dal fenomeno dello stalking.
Ho vissuto dieci giorni d'inferno, non riuscivo più a divertirmi, poichè i miei pensieri erano tutti incentrati sulla paura di essere seguita, parlarne mi riesce difficile.
Ho ascoltato persone che hanno vissuto esperienze simili, ma credo che nessuno possa capirmi, neanche io riuscivo a comprendere totalmente la situazione. Ma ciò non mi impedisce di ricavarne un libro...




Seattle, 1990.
Primo giorno.

Ricordo ancora il primo giorno come se fosse l'ultimo, i nuvoloni grigi sembravano prossimi a far scoppiare un bell'acquazzone, ma tutto sommato non poteva che essere la solita giornata autunnale, quello era ciò che credevo.
La signora Rose mi aveva accolto nella sua pasticceria con un sorriso raggiante stampato sul volto e senza darmi il tempo di rispondere mi indicò il sacchetto di carta appoggiato sul davanzale, che aspettava di essere portato via.
Prima di uscire la ringraziai, il motivo per cui la signora Rose faceva trovare un sacchetto già fumante sul davanzale prima del mio arrivo era perchè ormai era di routine fermarsi in quel negozio.
La passeggiata in centro, la pasticceria della signora Rose e Rein a casa intenta a cucinare, che attendeva solo il mio ritorno con il pane sotto braccio. Una giornata schifosamente normale.
Eppure il mio stomaco era talmente scombinato che avrei potuto avere la certezza che si fosse formato un nodo al suo interno. Non era nausea, e neanche vomito, non sentivo il bisogno di correre in bagno ne roba simile, si trattava solo di una...sensazione.
Fu un gesto automatico, dettato da nessun'istinto, ma nonostante questo mi voltai e questa sensazione si spense, non vi era nessuno se non un tronco evidentemente vecchiotto.
Mi passai una mano sulla fronte «ma che diavolo mi è preso?» non era un fatto strano sentirmi parlare da sola, Rein sosteneva che fossi addirittura pazza, e forse questa ne era la prova.
Ripresi la mia strada, infilandomi nel solito vicolo che portava a casa mia, quel presentimento però non voleva andarsene, tentai per fino di pensare ad altro ma niente da fare.
Finalmente giunsi di fronte a casa mia, ed entrai senza esitazione, quasi con l'ansia appesa alle spalle.
Non ebbi nemmeno il tempo di togliermi le scarpe che Rein era già arrivata a strapparmi il sacchetto sotto braccio «dà qua!» ordinò brusca indicando l'orologio «ma dove diamine sei stata?!»
«In giro» fu la mia risposta immergendo la testa nelle spalle e dirigendomi in cucina, la sentì sbuffare e non potei fare a meno di lasciarmi sfuggire un sorriso «la prossima volta sarò più puntuale»
Già, la prossima volta...
E tra una chiacchierata tra sorelle, un boccone e l'altro, la sensazione era sparita definitivamente e il pranzo terminò alla svelta.
Ero intenzionata a filare in camera per non lavare i piatti, era il mio turno oggi, e stavo giusto per salire il primo gradino quando una busta, probabilmente infilata da sotto la porta attirò la mia attenzione
La raccolsi, doveva sicuramente essere indirizzata a Rein, ma niente mi impedì di leggerne il contenuto. Grande errore, ciò che vi era dentro non era per mia sorella, vi erano due fotografie in cui ero stata immortalata alla perfezione, probabilmente pochi giorni fa, dietro di me era raffigurata la pasticceria della signora Rose.
Ma ciò che mi spaventò più di tutto, fu la seconda foto, doveva sicuramente essere stata scattata mentre tornavo a casa, oggi. La gola cominciò a seccarsi quando trovai una dedica sul retro, lasciata sicuramente dal mittente:

Probabilmente ti starai chiedendo cosa vuol dire tutto questo
Sai, è da un pò che ti osservo, e devo ammettere che sei così carina che non potevo lasciarmi sfuggire una simile occasione
Ti prometto che avrai altre foto, ma non ti ci abituare, dopotutto sono io che lavoro e tu ti meriti solo una minima parte
Non preoccuparti, avremo modo di conoscerci in futuro

S.


Quello che si udì dopo fu solo il rumore sordo della carta che finiva a terra.



Lunedì, ore 18:30
Secondo giorno

Io e Rein eravamo sempre state due sorelle molto unite, da quando i nostri se n'erano andati in un'incidente stradale e io non le nascondevo mai niente e viceversa. Non avevo dimenticato l'anonima lettera lasciata sotto la porta di casa con le mie foto e quando l'avevo fatta vedere a Rein, lei mi aveva sorriso poggiandomi una mano sulla spalla «dai, non preoccuparti, sarà solo uno scherzo di cattivo gusto fatto dai ragazzini del vicinato» questo era stato il modo che aveva avuto per rassicurarmi, ma io per qualche giorno ero rimasta con l'ansia in gola e per sicurezza, prima di uscire controllavo se ci fosse qualcuno pronto a scattare queste dannate foto.
Con il tempo, però, l’ipotesi di Rein si era rivelata veritiera e la mia paura piano piano si era affievolita
«Sai, avevi ragione, evidentemente qualche ragazzino era in vena di scherzi» esordì ripescando l’argomento. Lei si sventolò i capelli con ovvietà e cominciò a fare qualche giravolta su se stessa
«Io ho sempre ragione!» si vantò mettendomi sotto al naso una patata da sbucciare «ora basta però! Su, su, la cena non si prepara da sola»
Ed io obbedì senza controbattere, Rein era una gran sorella, in questi giorni mi era stata accanto nel tentativo di svagarmi dai pensieri più terribili, meritava tutto il mio rispetto.
Lo squillo del telefono mi destò da ogni pensiero, Rein mi pregò di andare a rispondere , le sue mani erano immerse nel lavandino. Ed io obbedì, ignara che mi stavo dirigendo proprio nelle fauci del lupo. Alzai la cornetta e me la portai all’orecchio recitando il solito “pronto?” e per qualche istante regnò il silenzio, poi arrivò la risposta.
«Fai la nanna fiorellino, fai la nanna confettino. Dai, riposa con la mammina o riposa con la sorellina. Dai, riposa accanto a me e il fiorellino più non c’è»
La mano con cui tenevo su la cornetta cominciò a tremarmi, mi stavo auto convincendo, o almeno ci stavo provando, che tutto questo si trattava solo di uno scherzo telefonico e con quel po’ di coraggio che mi rimase riuscì a parlare «c-con chi parlo?» il balbettio rese l’idea della paura che avevo addosso e ciò fece in modo di scatenare la sua risata che si propagò per tutto il mio orecchio, mi rimase impressa.
«Mi fanno impazzire le “prede” a cui metto questo genere di paura. Ti sono piaciute le foto fiorellino?»
Rischiai davvero di farmi male, se non mi fossi aggrappata al mobile lì dove c'era il telefono. Le foto, quelle foto che mi avevano tormentato per giorni, le foto.
Avrei voluto urlare, chiamare la polizia oppure chiudere tutte le imposte delle finestre e sigillare le porte, ma avrei coinvolto mia sorella e io per prima dovevo farmi coraggio e chiedergli gentilmente di smetterla con questi scherzi «l-la prego signore, le chiedo di smetterla con tutto questo, non mi costringa a chiamare la polizia»
«No, se tu chiami la polizia io potrei offendermi, ci sentiamo, fiorellino, a presto!»
E senza neanche darmi il tempo di replicare riattaccò.
Ricordo che in quel momento ero disperata, non sapevo come comportarmi, cosa fare, ero davvero disperata.



Sabato, ore 21:40
Terzo giorno

Nei giorni successivi arrivarono lettere di frequente e se queste non venivano lette lui mi tormentava per via telefonica. Lui, era questo il nome che gli avevo affibbiato, in ogni lettera si firmava con, probabilmente, l'iniziale del suo nome "S."
Rein, a conoscenza di tutto ed aggiornata ogni minuto su quello che stava succedendo, aveva provato a contattare la polizia senza successo, poichè la giustizia in questi casi non poteva intervenire. E io ormai non riuscivo più a camminare per le strade tranquillamente, le mie notti erano instabili e se avessi provato a svagarmi non ci sarei riuscita, tutti i miei pensieri cadevano su di lui. Una persecuzione? No l'inferno stesso.
Ormai non conoscevo alcuna emozione se non la paura. Ma fu proprio quello che successe quella notte che rese il resto dei miei giorni un tormento.
Quella sera Rein era uscita con Bright, il suo attuale ragazzo, chiedendomi di fargli compagnia, ma io avevo rifiutato, primo perchè avrei fatto da terzo incomodo e secondo perchè... beh, per quel motivo. Avevo preferito rimanere in casa, da sola.
E puntualmente dopo una mezz'ora da quando Rein aveva varcato la soglia di casa, mi arrivò una telefonata, sobbalzai, per il silenzio che regnava fino a pochi istanti fa e fissai il telefono intuendo chi fosse la persona dalla parte opposta della cornetta. Non risposi.
In preda ad un attacco d'ansia, afferrai il mio cellulare e cominciai a digitare un messaggio: "Rein, ti prego, torna a casa, mi ha chiamato". Ero consapevole che così facendo le avrei solo rovinato la serata, ma non sapevo proprio chi chiamare.
Il telefono squillò una seconda volta, ma non risposi, il display diceva tutto: "Numero sconosciuto".
Mi alzai e con una velocità impressionante serrai le imposte delle finestre e chiusi a chiave la porta d'ingresso, ero terrorizzata, non lo sarei stata se abitassi al terzo piano, sarebbe stata una bazzecola per lui arrampicarsi in un terrazzo così basso. Mi sentivo un topo in trappola.
Il telefono smise di squillare e al suo posto cominciò il mio cellulare, da stupida risposi, pensando che fosse Rein e con un sollievo addosso al pensiero che avesse letto il messaggio che tutto questo entusiasmo si spense all'udir della sua voce.
«Eh no, fiorellino, non si fa così» suonò davvero come un rimprovero ma allo stesso tempo riuscivo a immaginare il suo sorriso mentre parlava.
«Si può sapere che cosa vuoi?! Lasciami in pace!» urlai fuori di me immergendo la mano libera nei capelli e facendo avanti e indietro per la sala
«Se ti lasciassi in pace non ci sarebbe divertimento» continuò accompagnando le frasi a qualche risata che mi faceva sentire la preda, ma poco dopo un sorriso trovò alloggio sul mio volto
«Sai una cosa? Non ho paura di te, sai solo parlare e minacciare, sono solo parole e comunque sia non riusciresti mai ad entrare» dissi con voce arrogante
«Io non mi sentirei così sicuro, sei certa di aver chiuso la finestra al piano superiore?» domandò facendomi sbiancare, riattaccai senza proferire altro e corsi in camera per chiudere la finestra, il cuore sembrava un tamburo, quando giunsi in camera da letto la finestra era spalancata e le tende svolazzavano in sincronia con il vento.
Sapevo che se mi fossi messa a correre così all'improvviso sarebbe stato un rischio, ma se fossi rimasta lì il rischio sarebbe stato anche maggiore, lui era in casa, ora ne avevo la certezza.
Feci un passo, il cuore sembrò voler uscire dal petto, ma la porta dietro di me si chiuse con un tonfo secco, sobbalzai sul posto e automaticamente mi voltai e lo vidi.
Lui era lì che mi fissava con un sorriso che avrei potuto interpretare in mille modi. Non mi mossi, ma quando lui cominciò a venire avanti io indietreggiai cominciando a sentire le lacrime sgorgare dagli angoli degli occhi. Ero in casa, da sola, con una persona che non conoscevo, forse pazza, ma nonostante questo non riuscì a gridare, la bocca aveva cominciato a tremare e la gola sembrò improvvisamente asciutta.
Il letto mi impedì di indietreggiare ulteriormente e senza volerlo ci finì sopra, il suo sorriso nel frattempo si era allargato ed io non vidi mai nulla di più spaventoso.
«C-che cosa vuoi?» balbettai cominciando a piangere, avrei volentieri trovato una via per la morte buttandomi giù dalla finestra, ma c'era ancora qualcuno per cui valeva la pena vivere: Rein.
Lui cominciò a gattonare sul letto e i suoi occhi cobalto sembravano irremovibilmente incatenati a me «adesso vedrai» sussurrò cominciando a sbottonarmi la camicietta, cosa che lo divertì, visto i suoi occhi affamati.
Tremai, pregandolo con quel filo di voce che mi rimaneva di smetterla, ma anche con un pianto irrefrenabile non riuscì a smuoverlo e più mi disperavo più lui sembrava desideroso di me. «Ti prego...» tentai un ultima volta, consapevole che non mi avrebbe dato retta e infine serrai gli occhi, lui, frattanto era impegnato a sbottonarmi la gonna «...basta»
D'un tratto successe l'imprevedibile: la porta della camera si aprì violentemente e le sue mani sparirono dalla mia pelle, facendo spazio ad altre due braccia più esili e confortanti. La mia mente, non ancora del tutto lucida, riuscì a decifrare la situazione: Bright teneva le braccia di lui dietro la schiena per impedirgli di liberarsi e Rein si era buttata a capofitto su di me e mi stava abbracciando.
Singhiozzai ancora spaventata ma sotto sotto sollevata, mentre Rein mi accarezzava i capelli e ripeteva che era tutto finito.

La polizia alla fine sentenziò che Shade, ecco scoperto il suo nome, aveva commesso un reato punibile e quando lo vidi con la testa rivolta alle sue ginocchia dentro quella macchina con tanto di sirena, il mio cuore cominciò ad alleggerirsi.
E anche se prima di partire, mi aveva rivolto un sorriso di rivincita, ora potevo vivere in pace.
Infondo... io sono Fine e questa è la mia storia.








N/A ♥

Bene, hm... in realtà non so precisamente da quale strana idea mi è uscita questa FIC, ma posso dire di esserne soddisfatta... o almeno credo.
Lo so, devo ancora migliorare molto, ma spero che vi sia piaciuta ugualmente.
Bacioni da Alice
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Twin Princess / Vai alla pagina dell'autore: P h o e