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Autore: SilviAngel    10/09/2012    14 recensioni
Qualcosa di assurdo era successo.
Per quanto Stiles fosse oramai avvezzo a considerare l’assurdo la sua quotidianità, quello era troppo anche per lui.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve! 

Anche questa idea non è tutta farina del mio sacco… il là mi è stato dato da una compagna di slashate su FB.
Spero vi piaccia.
 

Cap. 1
Trasformazione
 
Qualcosa di assurdo era successo.
Per quanto Stiles fosse oramai avvezzo a considerare l’assurdo la sua quotidianità, quello era troppo anche per lui.
Scott era nel suo soggiorno con, stretto tra le mani e penzolante nel vuoto, un cucciolo di lupo che scodinzolava forse ignaro di troppe cose.
 
Per capire la causa di questa spassosa scenetta, occorre però andare indietro e precisamente a 24 ore prima, quando quella stronza della madre di Allison aveva tentato per l’ennesima volta di fare fuori – a modo suo – uno dei licantropi e, per essere esatti, proprio l’Alfa.
Utilizzando un varietà di strozzalupo, che si riteneva fosse estinta da decenni, era riuscita a sorprendere Derek e a drogarlo.
Tale pianta avrebbe dovuto costringere il lupo alla trasformazione completa, non solo occhi rossi e zanne, ma la mutazione totale del corpo in quella di licantropo, cosicché fosse quasi impossibile per il soggetto intossicato mantenere l’istinto sotto controllo. Ridotto in quello stato, Derek molto probabilmente, avrebbe ferito o ucciso qualcuno e lei avrebbe avuto la possibilità di convincere il marito e l’intero gruppo di cacciatori a smettere di temporeggiare e a cacciare come si conveniva.
 
Purtroppo non era la giornata fortunata, né per la signora Argent né per Derek che, nonostante la sua superforza, si era preso una bella influenza e non faceva altro che starnutire e delirare per la febbre, divenendo ancora più scorbutico e scontroso.
La sua umanità si stava prendendo una sonora rivincita ed era uno spasso vederlo muoversi per il suo rudere con gli occhi gonfi e la scatola dei fazzolettini sotto il braccio, almeno fino a quando non si metteva a ringhiare, senza motivo, contro il primo che gli fosse passato troppo vicino
 
Quando Derek, rimasto solo, in uno sprazzo di lucidità decise di uscire di casa per respirare una boccata d’aria che non sapesse di chiuso e germi, venne travolto e buttato a terra da due uomini.
Mentre si trovava inerme, il suo campo visivo venne occupato dal viso tirato e per nulla amichevole della donna che, senza pronunciare neppure una parola, gli strinse la mascella con tutta la forza che aveva in corpo e, riuscendo ad avere la meglio sul lupo febbricitante, lo obbligò ad aprire la bocca e a trangugiare a forza un liquido azzurrognolo. Purtroppo il distillato di struzzalupo e la banale influenza che aveva colpito Derek si mescolarono in una sconosciuta alchimia che a forza alterò l’effetto del primo.
Derek cercò ancora di divincolarsi e dopo alcuni secondi, la costrizione sparì così, come le tre persone che erano lì con lui.
Terrorizzato dallo scoprire quali sarebbero state le conseguenze causate da ciò che aveva ingerito, si affrettò a rientrare in casa, accucciandosi in un angolo del vecchio divano.
 
Così lo vide Scott, che aveva il turno da crocerossina quel giorno, solo che non trovò un ragazzo seduto sul sofà, ma un piccolo e tenero cucciolo di lupacchiotto, tremante di paura. I sensi del ragazzo e soprattutto il suo fiuto, lo rassicurarono sull’identità dell’animale: quello era davvero Derek, senza alcuna ombra di dubbio.
Maledicendosi mentalmente per aver perso a morra cinese con Boyd – evento che lo aveva portato lì in quel momento – si avvicinò al piccolo cercando di non spaventarlo e vedendolo ringhiare in modo buffo, cercò di tranquillizzarlo “Derek, calmati, non ho intenzione di farti del male… ma non posso lasciarti qui in queste condizioni… forza è meglio che ti porti da me” e mettendoselo sotto il braccio uscì dirigendosi alla propria auto e poi dritto a casa.  
 
Derek rimase nell’abitazione di Scott all’incirca mezz’ora, il tempo necessario a che: Melissa lo vedesse giocherellare con le sue scarpe preferite, iniziasse a urlare come una pazza e costringesse il figlio a portare fuori quel sacco di pulci a quattro zampe.
Ecco perché ora il beta si trovava dall’amico con il succitato botolo tra le mani.
 
“Scott” cercò di prendere tempo Stiles “lo sai che io…”
“Oh non farti pregare amico! So che hai sempre desiderato un cucciolo, per favore… solo per qualche giorno. Allison ha verificato nei libri di famiglia e l’effetto normale che l’avvelenamento avrebbe dovuto avere è di circa tre giorni e metà di uno di questi è quasi del tutto trascorsa. Ti prego, non possiamo lasciarlo da solo, se i cacciatori lo trovassero in questo stato, cosa credi gli farebbero?”
A quelle parole, la mente del castano venne invasa da una moltitudine di immagini raccapriccianti dove una serie di scene con un dolce cucciolo morto si sovrapponevano ad altre dove il corpo riverso a terra in una pozza di sangue era quello umano di Derek e senza neppure accorgersene, sconvolto dal dolore avvertito, si ritrovò ad annuire.
In una manciata di secondi, si ritrovò con il lupetto in braccio e Scott che scappava fuori dalla porta.
Abbassando lo sguardo, dopo aver visto l’amico sfrecciare via in auto, si prese qualche minuto per osservare meglio il nuovo membro della famiglia.
Era poco più grande di un cucciolo di cane, il pelo di mille tonalità tra il grigio e il marrone, la piccola coda che allegra dondolava veloce a destra e a sinistra e la bocca aperta con la lingua che inutile spenzolava a lato. Gli occhi erano l’unica cosa che senza ombra di dubbio avrebbero convinto Stiles di avere davvero tra le mani l’alfa, non erano di certo rimasti del colore della sua forma umana, ma il ragazzo sentiva che bruciavano e gli scavavano dentro come solo lo sguardo di Derek era da sempre in grado di fare.
“E ora che faccio?” domandò a se stesso e a Derek che si limitò a un piccolo e divertito uggiolio “Almeno sai chi sono e chi sei?”
Arrivò in risposta un sonoro abbaio che Stiles prese per un sì e senza saperne il motivo si ritrovò a sorridere. Diavolo era vero, lui aveva sempre voluto un cucciolo, ma il padre aveva sempre detto di no, adducendo come scusa il fatto che non sarebbe riuscito ad occuparsi di entrambi, ma adesso suo figlio era grande e di certo quella motivazione non avrebbe più retto.
 
“Ok, puoi restare qui, ma ti devi comportare bene. Non puoi abbaiare tutto il giorno, mio padre è nervoso per via del lavoro, non puoi mordicchiare tutto ciò che trovi in giro, anzi è meglio che tu non ti metta a mordicchiare nulla e soprattutto guai a te se la fai in giro per casa. Siamo intesi?” dopo aver ricevuto un mesto guaito, seguito immediatamente da un piccolo ringhio, come a ricordargli che l’avrebbe pagata quando sarebbe tornato umano, Stiles si diresse verso la rimessa con Derek in braccio.
“Sai qualche anno fa, all’ennesimo tentativo di convincere mio padre a prendere un cane, avevo addirittura messo da parte la paghetta di mesi e mesi per comperare ciò che sarebbe servito, speravo di convincerlo, ma anche quella volta andò male” e mettendolo a terra iniziò a spostare scatoloni impolverati fino a trovare quello che faceva al caso loro e dopo averlo aperto tirò fuori una ciotola, una cesta imbottita in ottimo stato e un guinzaglio azzurro munito di imbracatura e pettorina ancora nella sua confezione.
Avvicinandosi al lupo, lo vide indietreggiare fino a costringerlo a toccare con le coda la parete di fondo. “Forza Derek, non posso stare due giorni chiuso in casa, mi servono o anzi ti servono alcune cose se vuoi mangiare. Lasciati mettere questo, non farà male, forse sarà un po’ fastidioso all’inizio…” e agguantandolo per la collottola se lo portò in grembo e con molta fatica riuscì ad incastrare il tutto e ad agganciare il moschettone del lungo guinzaglio.
 
Derek si dimenava e cercava con le zampe di togliersi quella tortura. “Calmati… “ e riuscendo a riprenderlo, per l’ennesima volta, se lo strinse al petto immobilizzandolo “Ti rendi conto di essere dannatamente piccolo e vulnerabile? Se io riesco ad avere la meglio su di te, cosa potrebbe farti un Argent? Eh? Ora ti calmi e andiamo a fare una passeggiata”
Il cucciolo pareva essersi tranquillizzato e dopo averlo messo a terra, Stiles chiuse il garage e si incamminò verso il centro del paese.
Nonostante l’apparente resa di poco prima, Derek continuava a essere poco collaborativo: all’iperattività tipica di un cucciolo si sommava il caratteraccio e l’aura di comando dell’alfa ed era un mix letale e insopportabile.
Se Stiles si fermava, lui tirava come una furia.
Se Stiles aumentava il passo, lui si metteva seduto e non muoveva un muscolo squadrandolo con sguardo di sfida e facendosi trascinare e obbligandolo di conseguenza a incarnare la figura del padrone senza cuore di un povero e dolce cucciolino.
Quel breve pezzo di strada divenne un calvario fino a quando non arrivarono nella zona negozi dove la loro andatura, per causa di forza maggiore, dovette rallentare ancora, tra le persone che rischiavano di pestarlo ad ogni passo e i rumori troppo forti che lo spaventavano. Stiles venne perfino fermato e agganciato non da una, ma addirittura da tre ragazze, più grandi di lui, che tentando di attaccar bottone cercavano di coccolare Derek o forse era l’esatto contrario, non lo seppe mai.
 
Le unghie laccate erano quanto di più spaventoso il lupetto ritenesse di aver visto dalla sua trasformazione e Stiles comprese il panico che lo aveva colto quando lo vide nascondersi dietro le sue caviglie e guaire forte.
Il ragazzo decise di fermare quel dolore e piegandosi lo prese in braccio. L’ultima oca canterina incrociata squittì felice di averlo finalmente impossibilitato a sottrarsi alle sue carezze e quasi alla sua altezza, ma Stiles indietreggiò all’improvviso così da allontanare le sue grinfie da Derek “Scusa, ma è molto timido ed è la prima volta che lo porto fuori… preferirei non lo toccassi”
La donna evidentemente amareggiata raddrizzò di scatto la schiena e con un cipiglio oltraggiato, si buttò una ciocca di capelli dietro le spalle e senza una parola proseguì per la sua strada.
Cercando di calmarlo, il castano parlò sottovoce per non farsi prendere per pazzo dai passanti “Derek… avresti potuto essere più gentile. Dopo tutto volevano solo accarezzarti e farti qualche coccola. So che sei scorbutico da umano, ma il tuo essere un cucciolo dovrebbe portarti ad apprezzare certe attenzioni”
Accorgendosi che non lo stava minimamente considerando, Stiles continuò a camminare fino a raggiungere il negozio di animali per fare scorta di cibo.
 
Il viaggio di ritorno fu più rilassato, anche perché poche persone affollavano ora la via. Il castano camminava con Derek affianco che trotterellava tranquillo guardandosi intorno con una ritrovata spavalderia, fino a che davanti al suo muso non apparvero due scarpe.
Anche Stiles si stupì quando, voltato l’angolo, si trovò ad andare quasi a sbattere contro Isaac che con le mani infilate nelle tasche dei jeans pareva essere lì ad aspettare loro.
“Ciao Stiles” e piegandosi sulle ginocchia “allora è vero! Scott mi aveva accennato della trasformazione, ma vederlo per davvero è parecchio strano” e nel terminare di parlare allungò una mano.
Come successo prima, Derek arretrò, con le orecchie basse, nascondendosi.
“Ma… che ha?” domando il licantropo.
“Che vuoi che abbia? È spaventato! È un cucciolo, per quanto credo di aver capito sappia chi è, tutti noi siamo enormi e poi è possibile che avverta la tua natura e percepisca che al momento sei più forte” tentò di spiegare il figlio dello sceriffo.
“Perché non ha paura di te?” domandò ancora.
“Forse perché anche così si rende conto di essere più pauroso e più pericoloso di me” fece spallucce Stiles ponendosi però lo stesso interrogativo e catalogandolo come l’ennesima stranezza della sua vita.
“Sarà…” commentò per nulla convinto Isaac, mentre tornava a guardare Stiles negli occhi avvicinandosi, forse un po’ troppo “Avrai notato che sembra essere un periodo tranquillo questo…”
“Non dirlo… ti prego! Lo sai che ora succederà di tutto solo perchè hai detto che ultimamente stava andando tutto bene?” strillò l’umano portandosi una mano tra i capelli.
“Non iperventilare Stiles! Dicevo che ultimamente siamo senza impegni, eccezion fatta per la scuola, e mi chiedevo se” riprese a parlare avvicinandosi e costringendo l’altro con le spalle al muro “ti andasse di vederci una sera di queste”
“I-io… cioè tu… v-vorresti…” balbettò in preda al panico.
“Io vorrei uscire con te” scandì Isaac parola per parila, mentre un rossore diffuso si spandeva sulle gote di Stiles “Allora ti va?”
Il ragazzino non sapeva cosa rispondere ma non ebbe molto tempo per pensarci, in quanto pochi attimi dopo che Isaac ebbe finito di parlare un sommesso e quasi ridicolo ringhio arrivò dal basso. Volgendo in tale direzione i loro visi, i due videro Derek che, coda e orecchie ritte, ringhiava mostrando i dentini con fare pseudo-feroce alla volta dei polpacci ci Isaac, essendo quello il limite a cui poteva giungere la sua minaccia.
“Ahahah” scoppiò a ridere il licantropo abbassandosi di nuovo sulle ginocchia e allungando ingenuamente una mano “Che c’è Derek? Geloso che ti possa portare via il padroncino?”
Il ringhio sottile del cucciolo non si fermò se non per l’attimo in cui scattò in avanti tentando di mordere le dita di Isaac.
Stordito dall’assurdità della situazione, Stiles con un piccolo colpo di tosse richiamò l’attenzione e dopo aver raccolto Derek da terra si rivolse al compagno di scuola “È meglio che io torni a casa, devo ancora avvisare mio padre che avremo un ospite per qualche giorno e”
Isaac tornò all’attacco avvicinandosi in modo rapido “Però prima mi merito una risposta, non credi?”
“Io… io devo andare. Ci vediamo Isaac” e ritornando sulla strada principale, a passo spedito se ne tornò a casa, mentre un chiaro “Stanne certo” giunse dalle sue spalle.  
   
 
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