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Autore: VenerediRimmel    10/09/2012    7 recensioni
Chi ha detto che una storia deve essere raccontata cronologicamente? Io voglio fare a modo mio parlando di loro, Stiles Stilinski, l'essere umano, e Derek Hale, l'Alpha.
Dopo: Lo prese per le spalle, portandolo presto e con forza a contatto con il muro, vicino alla finestra. Le iridi innacquate di un rosso spento.
“Riprendiamo da dove eravamo rimasti?” Ironizzò l’animale appena braccato, sorridendo incerto sul da farsi. Derek digrignò i denti facendo uscire un latrato distorto e mostrandogli, così, quali erano le sue intenzioni.

Prima: Insomma, tutti potevano difendersi. E Stiles? No, il sarcasmo questa volta non bastava. Lui era un essere umano, drammaticamente in pericolo di vita. Sempre.
E Stiles aveva aperto gli occhi, infatti in lui, dissipato negli angoli, necessitava il desiderio di sapersela cavare da solo. Di saper difendere lui e suo padre dai pericoli oscuri [...].
Così aveva deciso. [...] Rimaneva solo lui nella lista delle persone che potevano aiutarlo. Derek Hale. L'unico problema era: quell'Alpha lo avrebbe aiutato davvero?

Mentre: E soltanto dopo aver fissato la bocca del licantropo per un paio di secondi ed essersi morso un labbro, baciò il lupo con foga.
[STEREK]
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Teen Wolf Series'
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Dedicata ad un’amica
che conosco da quando sono nata.
A te, che hai sempre la pazienza di leggere
ciò che scrivo.
A te, che mi hai fatto scoprire Teen Wolf.




After, before and now... 
about a story of a man with a werewolf.

Capitolo 1 - Dopo.



Quante volte, ormai, aveva baciato quelle labbra? Aveva smesso di contare.
In effetti non gli era mai piaciuto contare. Non gli piaceva perché lo annoiava talmente tanto da indurlo ad addormentarsi. Forse per questo si contano le pecore prima di addormentarsi?
Ecco, lo aveva fatto di nuovo. Stava divagando. Accadeva spesso nella sua vita, non poteva certo negarlo, ma non aveva mai divagato così tanto in vita sua... Non da quando, almeno, aveva iniziato a baciare quelle labbra.
Iniziava a farneticare per evitare spesso situazioni assurde, imbarazzati, complicate, difficili, dolorose e…chi ne ha più ne metta, insomma. E ora che le loro lingue si erano incontrate nuovamente, beh, era la quinta volta che stava facendo sguazzare, nella sua mente, pensieri idioti. Questo doveva, forse, allarmarlo del fatto che si trovasse in una situazione critica?
Quando fu braccato dal corpo dell’altro ne ebbe la conferma. Sentì i loro corpi congiungersi perfettamente e l’eccitazione d’entrambi salì alle stelle. Il primo a mugolare di piacere fu l’essere umano al di sotto della presa del lupo, il quale poi sorrise soddisfatto, senza mai staccare il contatto tra le loro labbra. Si toccarono, per scoprirsi più di quanto già non si conoscessero. Senza la stanchezza di sapere ogni dettaglio, anche il più insignificante, l’uno dell’altro.
Poi sciolsero il loro legame improvvisamente, guardandosi entrambi con gli occhi sbarrati e con i respiri affannati.

Oh, merda, i licantropi sono telepatici? No, non dovrebbero esserlo. Insomma se lo fossero, sarei già morto. Cazzo, era molto più facile quando tutto questo accadeva dopo una bella sbronza. Almeno i pensieri erano innacquati con il Jack Daniel’s e io evitavo di farmi prendere dagli attacchi di panico…

“Tuo padre dorme nella stanza accanto?” Chiese sussurrando e inclinando appena la testa, come se volesse udire meglio qualcosa di poco distante da loro.
Prima di rispondere, sospirò di sollievo. No, i licantropi non possono leggere nella mente.

“No. Dorme sul divano al piano di sotto, cioè, da quando non riesce ad alzare le chiappe dal divano…” Iniziò a farfugliare, ma la mano dell’altro sulla propria bocca gli impedì di continuare. “Allora. Sta. Zitto.” Sussurrò appena, ma con una tale autorità da ammutolire perfino i pensieri dell’altro. Un miracolo, insomma.
Se i suoi pensieri non si fossero silenziosamente attutiti dopo quell’ordine, avrebbe potuto seriamente pensare che lo eccitava quando lo intimava di ammutolirsi.
Ora l’ennesimo dubbio che fece cessare il silenzio all’interno della propria mente fu: se davvero avesse pensato a lui eccitato per l’ammonimento del lupo mannaro. Tuttavia si decise, con convinzione, di non averlo fatto, soprattutto quando vide lo sguardo divertito sul viso dell’uomo che schiacciava ancora e con prepotenza la mano sulle sue labbra.
I suoi occhi si spalancarono, nuovamente. Cazzo, è telepatico.

“Allora sta venendo qui.” Sussurrò, e a quel punto gli sembrò sul serio che tutto questo lo divertisse, perché ormai aveva imparato a riconoscere quello sguardo che per qualsiasi estraneo, invece, sarebbe parso uguale a tutte le altre espressioni che indossava come maschera; ma per lui, appunto, non era così. Ormai sapeva riconoscere ognuna delle mille sfumature del volto dell’altro, anche se non sapeva se questo fosse un bene e dove, se lo fosse, potesse trarne vantaggio.
Lo aveva paralizzato da capo a piedi quella nuova scoperta, ovvero che suo padre lo stava per cogliere in flagrante a letto con un uomo… In realtà, se fin dalla nascita fosse stato un precisino avrebbe dovuto sottolineare che si trovavano a terra durante il ritrovamento - perché era un dato di fatto che, presto, quella stanza sarebbe diventata il luogo di un delitto e che il corpo ritrovato era il suo - ma l’espressione: “lo stesse per scoprire in piena copulazione con un uomo, sul pavimento, dove aveva potuto coglierlo, nel corso della loro vita insieme, in altre possibili situazioni meno imbarazzanti… Dannazione.

Non era mai stato un precisino e la realtà è che stava divagando ancora.
Come poteva permetterselo ora che il padre stava per scoprire che le parole dette sarcasticamente davanti al “pub gay”, dopo l’aggressione di Jackson in versione Kanima, erano vere? Anche se in realtà in quel momento non sapeva nemmeno lui di esserlo. Ad esser preciso, di nuovo, non lo sapeva nemmeno ora.

“Invece di star lì a pensare, fa qualcosa” Lo intimò nuovamente, strappandolo dalle sue seghe mentali.

Ah certo, forza, tu che risolvi sempre i problemi degli altri, perché adesso non provi a risolvere anche i tuoi? Sai, giusto una volta tanto per non far credere al resto del mondo che non ti fai soltanto i cazzi degli altri!

Il moro ricambiò lo sguardo contrito, perché alla fine dei conti, quando le loro conversazioni andavano oltre le due o tre battute in più, e che raramente si scambiavano per dialogare civilmente, finiva sempre in quel modo. Lo sfidava. Con lo sguardo, con una battuta sarcastica, con una frecciatina tagliente… Poco importa, sfidava il lupo.
Possibile che un essere umano come lui, in circostanze critiche come quella, non avesse paura del licantropo che avrebbe con facilità potuto staccargli la testa a morsi? In risposta gli occhi dell’altro divennero di un rosso elettrico e Stiles capì che, al contrario di come credeva, Derek gli faceva una paura fottuta. E nonostante questo dato di fatto aveva le palle di rischiare la vita rispondendogli a tono. Cazzo se sono un figo!

Quando Stiles provò ad alzarsi e a ricomporsi, Derek capì che era troppo tardi per salvare le sue chiappe e quelle dell’altro, così si nascose nella cabina armadio, vicino alla porta, chiudendo la porta dietro di se. Il ragazzo rimasto al centro della stanza si guardò e notò di essere in boxer. Quando diavolo mi ha sfilato canottiera e pantaloncini? Fece due passi veloci verso il letto e, come se lo facesse di proposito, andò a sbattere contro il comodino.

“Cazzo, cazzo, cazzo! Che dolore!” Si ritrovò ad imprecare. In quel momento sentì i passi di quello che doveva essere senza dubbio suo padre, al di là della porta. Anche se Stiles non era un licantropo poté intuire che suo padre fosse inizialmente diretto verso il bagno, e che, sentendolo inveire, avesse deciso di dare un’occhiata a suo figlio; come un perfetto sceriffo d’altronde.

“Vuoi chiudere quella bocca, giuro che quan…” Lo minacciò Derek dal fondo della cabina armadio. “Sta zitto” Lo rimproverò, poco prima che il padre facesse capolinea nella stanza.

*

Eppure ricordava che qualcuno gli aveva consigliato di stare lontano da quella stramaledetta lingua, circondata da quel fastidiosissimo faccino, tanto curioso che gli si leggeva in faccia anche quando si trovava in un luogo dove non era necessaria la sua presenza.

Possibile che fosse così difficile riuscirci? A quanto pareva sì, perché per come erano andate le cose ora, tante erano state le volte in cui aveva provato a stargli lontano e tutte quante si erano concluse in mezzo alle gambe di quel ragazzino.
Questa volta non poteva nemmeno scappare. Fottutissima sorte che lo aveva rinchiuso in un armadio ad aspettare che il padre del minorenne, che si scopava, se ne andasse da dove era venuto.

“Figliolo va tutto bene? …Ma perché stai vicino alla finestra, svestito?” Chiese lo sceriffo dopo aver accesso la luce nella stanza.

Se questa volta non gli faccio fare una brutta fine, io… Non è riuscito nemmeno ad infilarsi nel letto! Sbraitò il lupo, mentre il suo corpo si accendeva di rabbia. La passione, provata fino a poco prima, si era lentamente assopita. I suoi pensieri si erano fatti più nitidi e si stava sinceramente chiedendo cosa ci trovasse di così attraente in quel ragazzo.

Tutta colpa di quella maledettissima festa. Si ritrovò a giustificarsi. Colpa di quello stupido gioco che si erano ritrovati a fare dopo quel maledettissimo Jack Daniel’s. Se solo avesse saputo che c’era dello strozzalupo al suo interno, a quest’ora non si sarebbe ritrovato in questa situazione. Maledetta Lydia. Doveva fare un discorso a quella ragazza, al diavolo che fosse immune. Sicuramente, però, non era immortale.

“P-perché fa caldissimo, non trovi?” Parlò Stiles, dopo dieci secondi di esitazioni, che parvero al lupo un’eternità. Dalla pochissima visuale che aveva, poté vedere Stiles mentre si grattava la testa. Almeno era cosciente di raccontare stronzate!

“Siamo in pieno inverno, sicuro di stare bene?” Continuò lo sceriffo, alzando un cipiglio di incomprensione.

“S-sì. In effetti adesso sento un po’ freddino, meglio chiudere la finestra. O-okay, buonanotte boss”

Ti prego qualcuno lo faccia smettere.

“Buonanotte” Rispose titubante Stilinski Senior, uscendo velocemente dalla stanza. Il secondo dopo Derek uscì furibondo dall’armadio, avvicinandosi al ragazzo con la stessa velocità con cui era entrato nella cabina.
Lo prese per le spalle, portandolo presto e con forza a contatto con il muro, vicino alla finestra. Le iridi innacquate di un rosso spento.

“Riprendiamo da dove eravamo rimasti?” Ironizzò l’animale appena braccato, sorridendo incerto sul da farsi. Derek digrignò i denti facendo uscire un latrato distorto e mostrandogli, così, quali erano le sue intenzioni.

“Ho capito che hai fame, ma potresti non mangiarmi? Insomma, vorrei avere una morte più… serena e per una motivazione più… valida. Sai, non sono un eroe, quello è Scott ma…”

“Possibile che tu non riesca a stare zitto nemmeno quando io sto per staccarti la testa a morsi?” Ringhiò Derek, fissandolo con la rabbia che stava già scemando, sostituendosi al divertimento.

“Oh, quindi hai già deciso da che parte iniziare. Bene, io avrei iniziato dalle...” fece una pausa. “dalle gambe. In effetti qual è la parte migliore del pollo? Le cosce, no? La testa non la mangia mai nessuno… Anche se alcuni preferiscono il cervello. Lo trovano succulento.” Disse, facendo una smorfia di disgusto e puntando gli occhioni da cerbiatto sul volto del lupo. Derek lo fissò a sua volta. “Io amo la testa, la trovo deliziosa” Sussurrò lentamente, in risposta.

Alla fine arrivavano sempre a quel punto. Si guardavano con ostinazione senza niente da dire. Il che, come notava perfino Derek, era strano per Stiles. Quest’ultimo ingoiò la saliva in eccesso.

“Non sei più arrabbiato” Aggiunse, poco dopo.

“No”

“Perciò non vuoi più mangiarmi”

“No, quello voglio ancora farlo” Rispose, frettolosamente, allentando la presa sulle spalle e lasciandolo libero di muoversi per la stanza.

“Grazie”

“Senti, Stiles, questa cosa tra di noi non può più andare avanti…” Iniziò il lupo, incrociando le braccia al petto. “Lo sceriffo stava per scoprirci e Dio solo sa cosa avrebbe potuto fare se ti avesse visto con me, perciò basta così. È stato bello finché è durato e ti prometto che proseguiremo la nostra vita come se questo non fosse mai accaduto...”

Per quanto ne sapeva, aveva parlato fin troppo e aveva dato a quella situazione fin troppa importanza. Tuttavia la risata di Stiles lo lasciò senza parole. Per la prima volta, da quando conosceva quel ragazzino, era lui ad essere rimasto a bocca aperta e non viceversa.

“E ora perché diavolo stai ridendo?” Disse, irritato.

“Dimmi, Derek. Sei un fan della Meyer?” Continuò l’essere umano, avvicinandosi al licantropo. “No, perché pare che tu abbia citato alla perfezione un discorso di Edward Cullen. New Moon, capitolo "La Fine", in caso volessi controllare.” Commentò, sarcastico, avvicinandosi ancora. Derek continuava a rimanere senza parole. Possibile che in quel momento, non capendo assolutamente cosa stesse dicendo, lo trovasse attraente? Se avesse potuto si sarebbe leccato i baffi, perché quella che aveva davanti era una preda sarcasticamente sexy.

“Peccato che tu sia poco credibile in quel ruolo, tu sei un licantropo.” Rise ancora, bloccandosi a pochi passi dal lupo.

“Senti, amico, se vuoi finirla qua, grazie, mi fai un piacere” mentì, ma si scoprì a essere bravo perché Derek sembrava ancora turbato dal suo comportamento per intuirlo. Dopo quelle parole Derek si riscosse.
Perché mai avrebbero dovuto finirla lì? E in quel momento capì quanto il suo amante, sì poteva definirlo in quel modo, fosse astuto e quanto lui fosse stato un’idiota a considerarlo un imbranato di prima categoria.
Ok, ora stava decisamente esagerando.

“Davvero, non c’è bisogno del discorso… Non stavamo mica insieme” Iniziò quando, cosciente del fatto che il lupo fosse tornato in sé, si sentì nuovamente preda.

“Taci, per favore” Lo rimproverò, eliminando la poca distanza che ancora li divideva. “Dove eravamo rimasti?”

“Al punto che inspiegabilmente io sono in boxer e tu ancora completamente vestito” Continuò divertito, cercando di allontanarsi dalla presa di Derek e incrociando le braccia al petto. Si sentì fiero, come quando davanti all’invito di un professore ad andare alla lavagna, si sa di essere pronti per l’interrogazione.
A quel punto non fu difficile per Derek spogliarsi con estrema lentezza e lasciare a bocca aperta l’essere umano che riusciva sempre e incomprensibilmente a stupirlo, soprattutto se lui aveva appena cercato di piantarlo ed erano finiti a fare sesso, ricominciando da dove erano stati interrotti.



Continua.

Macciao. Sono estremamente terrorizzata dal pubblicare questa storia. Il perché? Perché lo sono sempre e Stiles e Derek non mi hanno di certo aiutato nel semplificarmi la cosa! -.-‘ E la prima storia che pubblico su di loro, perciò boh! Sono felice però, perché questi due mi hanno tolto da un bruttissimo periodo di “pagina bianca”. Ebbene sì, non aveva né voglia nè fantasia di scrivere… loro mi hanno aiutata. Perciò ringraziamoli, oppure condannateli! ^^’’’
Allora questa storia non è una one-shot, nonostante possa sembrarlo. Piuttosto è “il dopo” della storia che ho in mente. E voi ora starete pensato: Cosa? Ma ti sei bevuta il cervello?
No, non l’ho fatto credetemi. La mia storia inizia così e durante tutta la durata ci saranno costanti cambiamenti “temporali”. Dal dopo, al prima, al mentre…
Okay ora starete sul serio pensando: cosa sta farfugliando? Perciò la smetto. Se la storia vi è piaciuta e vi piacerebbe scoprire come questi due siano arrivati a questo punto, bene, la scelta sta a voi! Intanto, nell’attesa, mi farebbe piacere sapere il vostro parere su questo “capitolo” che potrebbe rimanere one-shot, giusto nel caso risultasse veramente schifoso.
Bye!
   
 
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