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Autore: Kim_HyunA    11/09/2012    5 recensioni
Kibum voleva un amore come quello dei film, in cui le coppie si incontrano per caso in un bar o in un parco e si innamorano perdutamente l’uno dell’altra. Voleva credere che qualcosa del genere potesse esistere veramente
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Minho si guardò allo specchio, passandosi le mani sul volto, stanco. Si rinfrescò con un po’ di acqua fresca, quasi come se volesse lavarsi la coscienza che sentiva sporcarsi ogni giorno di più.
 
Sapeva che non stava facendo la cosa giusta, sapeva che non era corretto il modo in cui si stava comportando da due mesi a quella parte, eppure non poteva farne a meno. Perché anche se continuava a tenere a Kibum, anche se non aveva alcuna intenzione di farlo soffrire, si era spento qualcosa tra di loro. O meglio, per Minho si era spento, perché quando guardava l’altro, quando veniva abbracciato o baciato, sapeva che Kibum provava le stesse emozioni del primo giorno, come se il tempo non fosse mai passato tra loro. E a Minho dispiaceva, voleva poter far qualcosa per sistemare la situazione, ma non ne aveva la forza, semplicemente perché non riusciva a troncare quella relazione che aveva intrapreso con quella ragazza conosciuta ad un bar dopo il lavoro. Anche se, relazione era forse una parola un po’ esagerata. Non c’erano sentimenti, né da una parte né dall’altra; era come se fosse un semplice passatempo per entrambi, per sfogare la noia e la routine di tutti i giorni.
 
Guardò di nuovo il suo volto allo specchio perché si sentiva un codardo. Non aveva nemmeno il coraggio di confessare a Kibum quello che aveva fatto; non perché avesse paura di essere lasciato, ormai non provava più amore, ma più perché quella era ormai la sua vita. Gli sarebbe sembrato strano svegliarsi da solo la mattina o doversi preparare la cena. Era sempre stato Kibum a prendersi cura della casa e di lui. Non sapeva nemmeno come si faceva una lavatrice.
 
Sì, ormai stava con lui solo per abitudine, perché era troppo difficile lasciarsi un anno della propria vita alle spalle, cancellarlo come se non fosse mai successo e ricominciare tutto da capo. Troppa fatica. Ormai aveva raggiunto un certo equilibrio e non voleva interromperlo.
 
Avrebbe imparato a convivere con la coscienza sporca, ne era sicuro.
 
Sentì suonare il campanello di casa per due volte di seguito. Sapeva chi c’era al di là della porta.
 
Con passo deciso andò all’ingresso e non fece in tempo ad aprire che la ragazza gli saltò subito addosso. Non gli diede fastidio, ormai era abituato alla foga dei loro incontri.
 
Con le loro bocche incollate e le mani già avvinghiate sui loro corpi, Minho ebbe a malapena il tempo di richiudere la porta con un piede, che avevano già percorso mezzo corridoio senza allontanarsi l’uno dall’altro nemmeno per respirare.
 
Il ragazzo si fermò per un istante, facendola appoggiare contro una parete e riprendendo subito a baciarle il collo con ardore.
 
-Dai, oppa, andiamo in camera- cinguettò e Minho era certo che se non avesse avuto quel corpo mozzafiato, non ci avrebbe pensato due volte a non vederla più, perché la sua voce lo irritava.
 
La ragazza lo precedette nella camera, sdraiandosi sul letto con una certa familiarità nonostante fosse solo la seconda volta che mettesse piede in quella casa.
 
Minho chiuse subito la porta e, senza sprecare tempo, si sfilò immediatamente la maglietta, gettandola sulla sedia su cui erano aggrovigliati altri vestiti. Salì anch’egli sul letto, avvicinandosi e mettendosi sopra di lei, le loro lingue di nuove intrecciate.
 
Le mani piccole e delicate della ragazza, il cui nome era Hyojin, si strinsero dietro la sua schiena, traendolo a sé, mentre le mani di lui scorsero sul suo corpo, andando a raggiungere l’orlo del leggero e corto vestito che indossava, iniziando a sollevarglielo, lasciando che le dita indugiassero sulla sua pelle vellutata.
 
Non portava alcuna biancheria e Minho sapeva che l’aveva fatto di proposito perché era una cosa che lo faceva impazzire e le sorrise complice, baciandola ancora una volta.
 
Continuò a baciarla e ad accarezzarla per qualche minuto, sapendo quanto lei adorasse avere le sue mani possenti sul corpo; ma poi si scambiarono i ruoli: la ragazza lo fece sdraiare sulla schiena e si mise sopra di lui.
 
Gli accarezzò il torace con le labbra e Minho poteva capire quanto fosse eccitata quel giorno solo dal modo in cui l’aveva già spogliato del tutto, senza indugiare nemmeno per un secondo.
 
Gli prese subito l’eccitazione tra le labbra, succhiando e leccando come se non ne avesse mai abbastanza e il ragazzo non poteva trattenersi dal gemere appagato.
 
-Dio, sei così brava, ah, non fermarti- ansimò senza fiato.
 
Ma non gli diede ascolto e si allontanò da lui, perché le piaceva provocarlo e non fare mai nulla di quello che le diceva, solo perché così…
 
-Adesso vedi quello che ti faccio- le disse con voce roca, imprigionandola sotto il suo corpo e afferrandole i polsi con le mani.
 
-Ahahah, dai oppa, smettila~- trillò ridendo, lasciando intendere che voleva l’esatto contrario.
 
Gemettero ancora una volta quando Minho entrò in lei, perché era quello il momento che stavano aspettando fin dall’inizio, sin da quando Hyojin era entrata in casa.
 
La ragazza strinse le mani intorno al suo corpo possente, mentre lui aveva teso le braccia ai lati del suo volto per sostenersi mentre si muoveva.
 
I capelli davanti agli occhi gli impedivano di vederla completamente, alcune gocce di sudore gli scorrevano sul volto e il suono del suo cuore che batteva per la fatica era tutto ciò che riusciva a sentire.
 
Poi d’un tratto la sentì urlare, e non gli sembrava un grido di piacere, anzi, gli era sembrata piuttosto spaventata.
 
-Cos…- chiese confuso e girò il volto da una parte per vedere quale fosse il motivo della sua agitazione.
 
Non poteva credere a quello che aveva davanti agli occhi.
 
Kibum.
 
Sulla soglia della porta, con il volto pallido.
 
Non se l’aspettava minimamente, e la sua espressione sorpresa doveva lasciarlo intuire con facilità. Ma non era solo sorpreso, era anche spaventato. Spaventato perché era stato scoperto, perché avrebbe dovuto fare i conti con lui prima o poi e gli avrebbe dovuto delle spiegazioni.
 
Si sentì uno schifo in quel momento, perché l’espressione di Kibum gli fece capire quale grande errore aveva commesso.
 
-Kibum, io pos…-
 
-..spiegarmi tutto? No, grazie, risparmiamelo- lo interruppe subito girandosi come a voler lasciare la stanza.
 
-Aspetta!- lo richiamò, alzandosi e cercando di infilarsi i boxer.
 
-Conosco la strada, continua ad intrattenerti con quella troia- replicò freddamente e Minho notò il disgusto nei suoi occhi quando guardò la ragazza che si era nascosta imbarazzata sotto il lenzuolo.
 
-Tanto ho notato che vi stavate divertendo- aggiunse, richiudendo la porta con forza.
 
Si passò frustrato una mano tra i capelli perché essere scoperto era l’ultima cosa che voleva.
 
Si sedette sul bordo del letto, nascondendo il volto tra le mani e massaggiandosi frustrato la fronte.
 
Non avrebbe mai dovuto iniziare questa storia con Hyojin, avrebbe dovuto risolvere la situazione con Kibum e parlare di come si sentisse; oppure avrebbe dovuto trovare il coraggio di lasciarlo se non provava più quello che provava all’inizio. Avrebbe dovuto, ma non l’aveva fatto.
 
Rimpianse quella sera che aveva deciso di entrare in quel bar per un veloce aperitivo dopo il lavoro, rimpianse di aver dato subito confidenza a quella ragazza che gli si era avvicinata sfrontata, invadendo il suo spazio personale e lasciandogli il suo numero di telefono, rimpianse di averla chiamata e di aver accettato di incontrarla. Rimpiangeva troppe cose, ma ormai il danno era stato fatto.
 
Sentì muoversi il materasso, mentre la ragazza si stava avvicinando a lui per morsicargli giocosamente un orecchio.
 
-Non ora, Hyojin, non ora- le disse forse un po’ troppo bruscamente, ma doveva pur capire che in quel momento non era certo dell’umore più adatto per continuare quello che avevano iniziato.
 
Ma probabilmente non se ne rese conto e, indignata, si rivestì velocemente.
 
-Scusa, non volevo, è che…- cercò di rimediare, ma ormai aveva lasciato la stanza e, qualche secondo più tardi, sentì che anche lei aveva lasciato l’appartamento.
 
Era rimasto solo.
 
-Fanculo anche a te- esclamò con rabbia, anche se sapeva che non poteva sentirlo.
 
Aveva rovinato tutto, ma forse, anzi, ne era certo, se l’era meritato.
 
E ormai sapeva che non era più innamorato di Kibum, ogni volta che si baciavano o che erano a letto insieme, si comportava in modo automatico, senza che i suoi gesti volessero esprimere qualcosa di più; era diventato tutto semplice routine.
 
Ma era difficile rinunciare alla routine ed era questo ciò che gli dispiaceva di più della fine del rapporto.  E l’essere consapevole di questo lo disgustava molto in realtà, ma non poteva farci niente. Non poteva costringersi a tenere a qualcuno se non lo voleva davvero.
 
Si alzò dal letto e si andò a fare una doccia, sperando che lo facesse riflettere e rilassare e più passavano i minuti, più si sentiva uno stronzo per il modo in cui si era comportato. Non aveva nemmeno avuto la decenza di incontrarla in un altro posto, l’aveva portata a casa, ancora una volta.
 
Si chiese come stesse Kibum in quel momento, se stesse piangendo o se fosse talmente arrabbiato e deluso da non riuscire ad esprimere le sue emozioni.
 
Si legò un asciugamano in vita ed andò in cucina, quando era nervoso gli veniva sempre una certa fame. Stava per aprire il frigorifero quando la sua attenzione venne catturata da un biglietto caduto per terra. Sembrava uno di quei biglietti di auguri che si mandano per celebrare qualche occasione speciale. Incuriosito, lo raccolse e lesse la frase che era stata scritta a mano. Riconobbe la grafia di Kibum.
 
Buon anniversario, amore mio ^3^ So di non essere il fidanzato perfetto, ma spero che questo sia il primo di tanti anni che passeremo insieme! Spero ti piaccia la sorpresa che ho preparato per te~ㅋㅋㅋㅋ

Con amore,
Kibum

 
Poteva una semplice frase farlo sentire come si stava sentendo in quel momento? Non solo l’aveva tradito, ma si era pure fatto scoprire il giorno del loro anniversario. Ci poteva essere qualcosa di peggio? Si era completamente scordato di quella data così importante. Kibum no, invece. Quel biglietto ne era la prova. Capiva, dal modo ordinato ed elegante in cui era scritto e dai numerosi cuoricini che decoravano il foglio, la cura e l’amore che vi aveva dedicato.
 
Spero ti piaccia la sorpresa che ho preparato per te. Gli aveva persino preparato una sorpresa, e lui, lui cosa aveva fatto? Sì, anche lui gli aveva riservato una sorpresa, ma non era certamente quello che si aspettava. Ecco perché era tornato a casa prima quel giorno allora, doveva preparare qualcosa per festeggiare l’anniversario.
 
Avrebbe voluto picchiarsi da solo. Perché non l’amava più? Perché non era stato in grado di far tornare le cose com’erano prima? Come aveva potuto farsi lasciare sfuggire qualcuno come lui?
 
Forse non c’erano spiegazioni: quando l’amore finisce, non c’è modo di riaccenderlo.
 
Non avrebbe dovuto lasciarlo andare via prima, sarebbe dovuto corrergli dietro e andare a cercarlo, era certo che fosse in spiaggia, andava sempre lì quando voleva passare del tempo con se stesso. Eppure, non poteva obbligarsi a provare qualcosa che non sentiva più. Avrebbe solamente mentito ad entrambi se fosse andato a cercarlo, ed era stanco di mentire.
 
 


Il giorno seguente, Minho si svegliò tardi, non aveva voglia di fare nulla e gli sembrò strano non trovare l’altro ragazzo accanto a sé.
 
Si infilò velocemente una maglietta grigia, non preoccupandosi di spettinare i capelli ed andò in cucina per prepararsi un panino.
 
Fu colto di sorpresa quando sentì il rumore delle chiavi infilarsi nella serratura della porta e vide poi Kibum nell’ingresso dell’appartamento. Forse aveva sperato che tornasse, forse no, ma non sapeva come reagire.
 
Il ragazzo scomparve immediatamente dalla sua vista, probabilmente stava andando in camera. Decise di non seguirlo subito, voleva dargli i suoi tempi, ma non resistette a lungo e qualche minuto dopo lo raggiunse.
 
-Kibum…- iniziò esitante, senza sapere cosa volesse dire davvero.
 
-Non ho niente da dirti-
 
-Volevo dirti che mi dispiace e…- Minho deglutì con difficoltà.
 
-Non me ne faccio nulla delle tue scuse, dovevi pensarci prima. Ora lasciami stare, sono impegnato- rimase sconcertato nel sentire la sua voce, non l’aveva mai sentita così fredda e distaccata.
 
-Fai le valigie?-
 
Vide Kibum girarsi verso di lui e quasi non riusciva a sostenere il suo sguardo. Era certo che la sua mente fosse attraversata da un’infinità di pensieri in quel momento, ma la sua risposta fu semplice.
 
-Sì-
 
Non poteva certo biasimarlo per la sua decisione; dopotutto, era stata colpa sua, no?
 
Rimase ad osservarlo in silenzio mentre sistemava le ultime cose, alzandosi e lasciando l’appartamento senza dire altro, come se Minho fosse improvvisamente diventato invisibile, come se non meritasse nemmeno di essere guardato.
 
 
Minho non aveva avuto più notizie di Hyojin, non che gli interessasse più di tanto poi, l’aveva saputo sin dall’inizio che era stata solo un semplice passatempo.
 
Sapeva che Kibum era tornato più volte nel suo appartamento, perché, settimana dopo settimana, erano rimasti solo i suoi oggetti e i suoi abiti in casa; l’altro aveva portato via tutto. Non sapeva se ritenersi fortunato o no nel non averlo incontrato, non sapeva come avrebbe reagito a rivederlo di nuovo o come si sarebbe comportato.
 
 


Ritornando dal lavoro un pomeriggio, quasi si spaventò nel vedere le luci dell’appartamento accese, ma poi pensò che potesse esserci Kibum e quindi non aveva alcun motivo di preoccuparsi.
 
Andò verso la loro vecchia camera da letto, attirato dai rumori che sentiva provenire da quel luogo.
 
-Ho visto le luci accese, ho pensato ci fosse qualcuno- disse sulla soglia della porta.
 
-Ci sono io infatti- gli rispose con freddezza, ma Minho quasi non sentì la sua risposta. La sua attenzione era stata catturata da un’altra persona che era presente in quella stanza. Non sapeva chi fosse, non l’aveva mai visto prima.
 
-E questo chi è? È il tuo nuovo fidanzato?- domandò quasi con disgusto, perché semplicemente non accettava l’idea che Kibum l’avesse messo da parte. Non ne sapeva il motivo in realtà, dopotutto era lui che l’aveva tradito quando stavano ancora insieme.
 
-Queste non sono cose che ti riguardano-
 
E aveva ragione Kibum; con quale coraggio aveva potuto fargli una domanda del genere?
 
Decise di rimanere lì, in silenzio, a scrutare ogni loro singola mossa. Non sapeva cosa stessero cercando, e ovviamente non poteva chiederlo, perché sapeva come gli avrebbe risposto Kibum, ma non aveva alcuna intenzione di lasciarli lì da soli.
 
-Sono queste Kibum?- chiese il ragazzo sconosciuto, passando all’altro delle foto che ricordava fin troppo bene, non sapeva quante volte gliele aveva mostrate.
 
-Sì, sono queste. Grazie- vide Kibum sorridergli -Andiamo ora, non ho più niente da fare qui- aggiunse con tono di nuovo freddo mentre gli passava davanti senza rivolgerli nemmeno uno sguardo.
 
Prima che potesse lasciare l’appartamento, decise di parlargli ancora una volta.
 
-Non mi saluti nemmeno?-
 
-Mi stai prendendo in giro? Ti aspetti anche che ti saluti? Non ti meriti proprio niente- quell’espressione gelida di Kibum lo fece rabbrividire.
 
-Perché non cerchiamo di sistemare le cose, invece?- gli propose, e, nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole, si chiese il motivo di quella domanda. Perché voleva aggiustare le cose se era finito l’amore? Nostalgia del passato, forse?
 
-Non sono io quello che si è scopato una troia il giorno del nostro anniversario. Potevi pensarci prima se davvero ci tenevi. Non ho altro da aggiungere- sentenziò con tono che non ammetteva altre repliche. -Andiamo- aggiunse, intrecciando le dita delle mani con quelle dello sconosciuto e il gesto gli diede particolarmente fastidio.
 
-Ti sei già ripreso, vedo- gli disse acidamente.
 
-Non ho intenzione di rovinare la mia vita per colpa tua-
 
Furono le ultime parole che sentì pronunciare da Kibum, prima che rimanesse solo davanti alla porta richiusa di casa.
 
 


Aveva visto Kibum un pomeriggio mentre passeggiava per le vie del centro e si era ritrovato a fare finta di niente, stringendo più forte il braccio intorno all’esile corpo del ragazzo che aveva al suo fianco.
 
Taemin era arrivato da poco nell’ufficio in cui lavorava; era decisamente più piccolo di lui e i tratti del suo volto erano molto dolci e femminili.
 
Poteva dire che era stato quasi come un colpo di fulmine: dal primo momento in cui l’aveva visto, si era sentito incredibilmente attratto a lui e quell’attrazione era stata reciproca fin da subito, al punto che avevano iniziato a frequentarsi dopo poco tempo.
 
Il loro rapporto era poi cresciuto con naturalezza e gradualità. Gli piaceva il modo in cui sorrideva timidamente quando gli faceva un complimento o lo teneva per mano. Quel ragazzo era così prezioso che per nessuna ragione al mondo avrebbe commesso lo stesso sbaglio per una seconda volta.
 
Non gli aveva raccontato nulla di ciò che era successo e forse non l’avrebbe mai fatto.
 
Minho fece finta di niente durante quel rapido e casuale incontro, perché non gli andava che i loro occhi si incrociassero, non voleva vedere se poteva ancora leggere nello sguardo di Kibum la delusione che provava nei suoi confronti. Non l’avrebbe sopportato. Preferiva non sapere e ricominciare una nuova vita senza altri legami con il passato.
 
Forse, chissà, in futuro, si sarebbero parlati di nuovo e, superati tutti i rancori avrebbero potuto ritornare amici. Minho non voleva escludere quella possibilità. Perché nonostante l’amore fosse ormai passato, nonostante avessero intrapreso entrambi delle nuove vite, aveva davvero tenuto a lui in passato, per molti mesi era stato realmente innamorato e aveva sentito il cuore palpitare quando stava con lui; ma se un qualcosa si era spento, non aveva alcun potere di riattivarlo.
 
Guardò Kibum con la coda dell’occhio, augurandosi che potesse trovare la sua felicità. Strinse più forte le dita intorno a Taemin e gli si fece più vicino, continuando a camminare senza voltarsi.
 
Il grande sorriso radioso del ragazzo che aveva accanto lo distolse da quei pensieri, cancellandoli all’istante e Minho sorrise di rimando, sentendosi invaso dalla serenità.
 
Gli passò affettuoso una mano tra i capelli e lo strinse più vicino a sé.
 
Quella parte della sua vita si era conclusa, e anche se la fine non era stata delle migliori, anche se in un modo o nell’altro, avevano sofferto entrambi, ormai era passata e bisognava guardare avanti. E Minho si stava impegnando con tutto se stesso per iniziare a scrivere un capitolo nuovo.
 
 
 
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A/N: non avevo idea di che giorno fosse, poi ho letto per caso che era martedì e ho urlato “devo postare l’ultima parte!!” ahahah
 
Ecco qua come promesso il capitolo conclusivo con la storia raccontata dalla parte di Minho. All’inizio non avevo programmato di scriverla, l’idea è stata di Lee Fei Taemin e poi ho pensato che in effetti sarebbe stato carino (?) spiegare un po’ le motivazioni di Minho, quindi ringraziate lei XD
 
Non so se ora lo apprezzate di più o se invece continuate ad odiarlo come prima, spero almeno di aver fatto chiarezza su alcuni punti se magari avevate dubbi
 
Bene, questa volta è davvero l’ultimo aggiornamento TT Non so se piangere o festeggiare per aver concluso la mia prima long ahaha
 
Tornerò con altre oneshot appena finisco gli ultimi esami che mi mancano.. a presto!! (^___^)/

  
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