Emptiness.
Loki
non sapeva cosa fosse quella sensazione che da un po’
cominciava a provare quando era con Thor.
Da
piccoli non era raro che dormissero insieme, a volte lui si svegliava
nel bel mezzo della notte, saltava giù dal suo letto e si
rifiugiava sotto le lenzuola di suo fratello. Thor lo accoglieva e gli
carezzava i morbidi capelli neri, sussurrandogli che un giorno sarebbe
stato in grado di controllare i fulmini e i tuoni così che
non avrebbero più potuto spaventarlo.
Succedeva
spesso, da piccoli. Era quasi un rituale: Loki si alzava e pian piano
si intrufolava nel letto del fratello. Il leggero spostamento faceva
svegliare Thor che d’istinto allungava le braccia per
stringere il fratellino, e il giorno dopo Frigga li trovava
lì, accoccolati uno all’altro, e sorrideva.
Col
passare degli anni i fulmini e i tuoni non avevano spaventato
più Loki. Ma il rituale non era cambiato, nemmeno quando il
letto di Thor era diventato troppo piccolo per i loro corpi che si
accingevano a diventare adulti. Il biondo si stringeva sempre su un
lato del letto quando si prospettava pioggia per la notte,
così che il fratello non avesse problemi ad
intrufolarvisi.
Forse
era quella la sensazione che non riusciva a spiegarsi.
Si
sentiva sempre al sicuro, quando c’era Thor.
Adesso,
Loki non sa spiegarsi quel senso di vuoto che prova.
Ha
smesso da tempo di avere paura dei temporali, eppure tenta in tutti i
modi di tenere lo sguardo fisso sul soffitto. Con le sopracciglia
aggrottate e le labbra contratte, si impone di non guardare al di fuori
della finestra, dove infuriano i tuoni, e alla sua destra, dove
troverebbe solo un letto, vuoto.
Loki
non capisce, eppure la risposta è proprio lì,
dove un tempo c’era Thor che lo abbracciava e lo proteggeva
da tutto. È incisa sulla sua pelle su cui, per tanti anni,
aveva sentito il calore del corpo di Thor e il respiro e i suoi capelli
biondi solleticargli il viso. La risposta è lì
dove adesso non c’è nessuno. Non
c’è Thor.
Vuoto.