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Autore: viktoria    12/09/2012    0 recensioni
Questa fanfiction è basata sugli eventi antecedenti a "Love Affair" non c'è bisogno però di leggerla per forza per capire dato che è appunto una raccolta di eventi che avvengono prima.
«Je vis dans un orphelinat, avec Madeleine. Elle n'a réussi pas à échapper et maintenant je dois retourner là-bas. Mais...J'ai bien peur.»
Era stato proprio lui, quando aveva solo sette anni, a trovare la piccola Madeleine, ancora in fasce, tra i rifiuti della spazzatura, avvolta in un asciugamano sporco di sangue e prossima all'ipotermia.
Era stato lui a portarla al sicuro, a prendersi cura di lei come di una bambola.
Era l'unica bambina che non era mai stata picchiata ne abusata dentro quelle quattro mura che tenevano prigionieri cento bambini innocenti.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Cross-over, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Affari di Famiglia'
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*un bambino di circa dodici anni, con dei folti e ricciolini capelli neri e dei grandi occhi azzurri, troppo grandi per il viso magrissimo che aveva, fissava Stefano da dietro le sue lunghe ciglia.
Stefano Visalli, trentaquattro anni, amministratore di un'azienda in via di globalizzazione, candidato sindaco per le prossime elezioni, si trovava ormai a Parigi da cinque giorni con sua moglie Gabrielle.
Era Dicembre, e Gabrielle aveva sempre adorato l
a Ville-Lumière in quel periodo dell'anno.
Entro un paio di capitoli capirete.
L'aveva lasciata in albergo per un po' di meritato riposo.
Erano a Parigi anche per un'altra ragione oltre che per ammirare la grandiosità dei monumenti e dei musei.
Gabrielle non riusciva ad avere un bambino e ormai da anni la loro vita girava intorno a questo.
Gabrielle era smaniosa di avere una gravidanza e si erano rivolti a milioni di medici che si ritrovava tutti d'accordo nel dire.
“non c'è nulla che non vada, signora Visalli, col tempo vedrà, andrà tutto bene”
quelle rassicurazioni non l'avevano mai convinta.
Stefano credeva che portarla lontano dalla realtà quotidiana del lavoro le avrebbe concesso di non pensare.
Il bambino però lo guardava ancora.
Non si era accorto di essersi fermato, folgorato e rapito da quei meravigliosi occhi blu che non lasciavano andare i suoi.
Una forza misteriosa lo costrinse ad avvicinarsi al bambino.
Lui si tirò indietro bruscamente quando Stefano alzò una mano per accarezzargli il viso.
«Vous ne pouvez pas me toucher!» Voi non potete toccarmi! sbottò il piccolino fulminando con lo sguardo l'uomo che si protendeva verso di lui.
Stefano non aveva intenzione di spaventarlo e ritrasse la mano, infilandola nella tasca dei pantaloni.
«Ne t'inquiétes pas. Je vuex seulemente savoir ton nome.» Non preoccuparti. Volevo solo sapere il tuo nome. lo rassicurò l'uomo.
Aveva un viso dai lineamenti molto dolci. I capelli biondi gli ricadevano sul viso e gli occhi verdazzurro splendevano senza cattiveria.
Il bambino misterioso non rispondeva dunque si vide costretto a continuare.
«Moi, Je m'appelle Stephan.» si presentò lui porgendo la mano al bambino che però la scansò velocemente.

«Adrian» rispose semplicemente per non risultare sgarbato.
«Pourquoi tu est ici, Adrian? Où est ta mère?» Perchè sei qui, Adrian? Dov'è tua mamma? la neve infatti ricopriva i bordi delle strade e la temperatura di certo non era adatta ai vestiti che portava.
Il bambino storse il nasino perfetto e sospirò.

«Je vis dans un orphelinat, avec Madeleine. Elle n'a réussi pas à échapper et maintenant je dois retourner là-bas. Mais...J'ai bien peur.» Io vivo in un orfanotrofio, con Madeleine. Lei non è riuscita a scappare e adesso devo tornare lì. Ma...ho paura.
Sentì il cuore stringersi in una morsa.
Un bimbo orfano, spaventato, al freddo.
Non poteva lasciarlo lì.
Si tolse la giacca e la mise intorno alle sue spalle.

«Nous pouvons faire quelque chose maintenant, Adrian. Tu viens avec moi à l'hôtel, mettes-toi des vêtements plus adaptés au froid et ensuite nous allons ensemble à l'orphelinat. D'accord ?» Noi possiamo fare una cosa adesso, Adrian. Tu vieni con me in albergo, ti metti dei vestiti più adatti al freddo e dopo andiamo insieme all'orfanotrofio. Va bene?
il bambino non era sicuro della mia proposta. Non era per nulla convinto anzi, però annuì.
Lo prese per mano mentre quello lo seguiva, in silenzio, verso il suo albergo.
Sua moglie, che lo aspettava già in piedi, guardò il bambino e gli sorrise adorabile.
Il viso buono di Gabrielle catturò in modo irreparabile il piccolo trovatello e le cure che si prodigò a dargli nelle ore successive la legarono al cuore del bambino.
Per Gabrielle quello divenne immediatamente il suo bambino e si vollero bene a vicenda di un amore buono, puro e filiale.
Quando il bimbo fu pronto, vestito di tutto punto, pulito e pettinato, la nuova famiglia si apprestò a tornare all'orfanotrofio che era stata la casa di Adrian sin dal suo primo momento di vita.
Era stato proprio lui, quando aveva solo sette anni, a trovare la piccola Madeleine, ancora in fasce, tra i rifiuti della spazzatura, avvolta in un asciugamano sporco di sangue e prossima all'ipotermia.
Era stato lui a portarla al sicuro, a prendersi cura di lei come di una bambola.
Era l'unica bambina che non era mai stata picchiata ne abusata dentro quelle quattro mura che tenevano prigionieri cento bambini innocenti.
Adrian cercò disperatamente di vederla prima di essere trascinato negli alloggi delle maestre.
Le suore furono ben felici di accogliere i visitatori, un po' meno lo furono nel rivedere il viso di Adrian per quanto meraviglioso il viso di quel bambino potesse essere.
Non smetteva di creare problemi e sobillava tutti gli altri bambini a seguirlo nella sua strenua lotta contro il potere.
Quando i coniugi Visalli chiesero l'adozione per lui furono ben felici di dare loro il permesso di portare subito a casa il piccolo demonio travestito.
Stefano gli fece segno di uscire ma lui non poteva ancora andare via.
Doveva prendere Madeleine.
Lei era lì, con i suoi lunghi e mossi capelli castani e gli occhi nocciola grandi e spaventati alla vista del bambino perfettamente pulito e rivestito che assomigliava soltanto vagamente al suo protettore.
Lei era sporca, con i vestiti laceri e i piedi scalzi.
Aveva timore di avvicinarsi per abbracciarlo, timore di sporcare i suoi bei vestiti ed essere allontanata.
Fu lui ad avvicinarsi a lei, protettivo come sempre, si chinò su di lei e le baciò la fronte stringendola forte al petto lasciandole cadere dentro il vestito una busta con dei franchi che le sarebbero stati utili.
«
Ne me laisse pas seul ici Adrian. J'ai peur. Que Je ferais sans toi? » Non lasciarmi qui da sola Adrian. Io ho paura. Che farò senza di te? la voce della bimba si incrinò nei punti sbagliati e costrinse il suo compagno a nascondere l'emozione contro i suoi capelli. La piccola però non era forte quanto lui e scoppiò a piangere.
«N
e pleure pas Madeleine. Je ne vais nulle part sans toi. » Non piangere Madeleine, non andrò da nessuna parte senza di te mormorò il bambino.
Ma era una promessa che non potè mantenere.
Le suore lo buttarono fuori e nonostante gridasse affinché lo facessero entrare nulla fu abbastanza.
Stefano fu costretto a prenderlo in braccio per portarlo via da lì.
Nonostante egli cercò in tutti i modi di convincere le ministre di Dio a concedergli l'adozione della bambina,tutto fu inutile.
Adrian non rivolse la parola ai suoi nuovi genitori finché il padre non gli promise che entro Natale avrebbe rivisto la sua Madeleine.


Quando Stefano e Gabrielle ritornarono a casa col nuovo membro della famiglia al seguito, l'uomo si attivò subito affinché un amico d'infanzia di Gabrielle, sposato da parecchi anni, molto ricco e con un solo figlio dell'età di Adrian, adottassero la bambina dell'orfanotrofio parigino.
Gaspare e Melania furono felicissimi di potersi occupare della cosa e, come promesso, entro Natale la bambina fu di nuovo a casa.
Ma come sempre è il destino che decide per noi.
La società del nuovo padre di Madeleine fallì e tutti e quattro furono costretti a tornare in Siclia, terra natale dei due genitori.
Negli anni Madeleine, che al tempo erano una bambina di soli cinque anni, dimenticò quasi del tutto la brutta esperienza in orfanotrofio e il suo unico amico e salvatore che invece non abbandonò mai la sua protetta.
Non appena compì diciotto anni la prima cosa che fece fu quella di salire su un aereo e andare da lei.
Non soffrì mai così tanto in orfanotrofio come quando, avvicinatosi a Madeleine per stringerla tra le braccia lei fece un passo indietro spaventata da quell'uomo che non conosceva.
«Se sei un amico di mio fratello e mi tocchi lui dopo toccherà te e non sarà gentile.» lo minacciò la ragazzina senza troppa gentilezza.
Adrian rimase immobile, le labbra piegate in un mezzo sorriso di sfida e le mani in tasca.
Madeleine fu costretta ad ammettere che mai, in tutta la sua vita, gli era capitato di vedere nulla di meglio di quello che adesso aveva davanti.
«Dovresti essere più gentile tu Madeleine con gli amici.» la punzecchiò il ragazzo ridendo di lei. La cosa la indispose oltre ogni misura.
Come si permetteva quello lì di ridere di lei?
E poi...come faceva a conoscere il suo nome?
Ovvio, Piero, suo fratello, evidentemente, non sapeva trovare un passatempo migliore che parlare sempre di lei.
Non poteva certo biasimarlo.
«Gli amici di mio fratello non sono amici miei.» sentenziò la bambina prima di correre via.*




NOTE AUTORE:
Credo che la cosa meriti una spiegazione.
Allora.
Si tratta di un flashback che spiega le vicende antecedenti alla storia.
Questo ci servirà più avanti e spiega la grande differenza di età tra Renèe e Giacomo ad esempio.
E spiegherà anche parecchie altre cose sul carattere della moglie morta di Giacomo che non è la Madeleine di questo flashback.
È una storia complicata.
A lui piaceva vedere sua moglie felice, sapere di poter mettere il mondo ai suoi piedi lo soddisfava in maniera irrazionale ed infantile.
  
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