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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    13/09/2012    2 recensioni
[BronzeMinoriCentric]
Dopo la fine della battaglia contro Hades, mentre aspettano che Seiya e gli altri ritornino, i guerrieri rimasti al Santuario devono fare i conti con le ferite riportate. Come tutte le mie storie del fandom, anche se non lo ripeto ogni volta, sono dedicate alla sorellona Heather e alla sorellonaTenChan!
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hydra Ichi, Lionet Ban, Unicorn Jabu, Wolf Nachi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kido Family'
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Fandom: Saint Seiya
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Jabu, Ichi, Nachi, Geki, Ban, Kiki
Tipologia: OneShot
Genere: Sentimentale, Fluff
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Masami Kurumada, che ne detiene tutti i diritti.
Note: Ispirata a quest'immagine → http://geekotakunerd.tumblr.com/post/31454294126


ALLA FINE DELLA BATTAGLIA

§§§

Nella confusione che seguiva l'entusiasmo generale per il ritorno del Sole, che ormai stava tramontando dopo la lunga e particolarmente dura giornata, crogiolato nel tepore dei suoi ultimi raggi e disteso a terra col viso pieno di graffi, stava Ichi, con gli occhi chiusi e le orecchie piene delle grida gioiose delle persone che lo circondavano.

Udiva la risata cristallina incrinata dal pianto di Seika, poteva quasi vederla ancora inginocchiata a terra, a pregare per il ritorno di coloro che ancora si trovavano da qualche parte al di fuori del loro mondo, gli strilli dei soldati semplici che festeggiavano e, al contempo, cercavano di mettere in sicurezza le rovine dei templi...

Era buffo pensare di poter sorridere come stava facendo in quel momento dopo tutto il dolore che il suo corpo aveva sopportato, dopo le ferite che lui e gli altri avevano riportato.

Non che non fosse felice, non che non fosse orgoglioso, per la prima volta nella propria vita, di aver compiuto un'azione del genere, di essersi avvicinato almeno di un passo alle schiene irraggiungibili di Seiya e degli altri, di aver avuto, per un attimo soltanto, l'illusione di averli raggiunti e sfiorati come il vento.

Era semplicemente buffo e bello risentire il Sole sul viso, e al diavolo il dolore a ogni singolo muscolo e centimetro di pelle!

Era il dolore che gli permetteva di capire che era ancora vivo ed era un dolore più che benvenuto.

Anche se, per colpa sua, non riusciva granchè a muoversi e neppure a far presente a qualcuno che non era proprio un fiore nelle sue attuali condizioni: dannazione, voleva festeggiare anche lui, voleva essere presente e sveglio nel momento in cui gli altri sarebbero tornati...

Così avrebbe pestato per bene qualcuno di loro prima di riderci assieme.

Forse la sua scelta sarebbe ricaduta su Shun o Seiya, o Shiryu, e di certo non su Ikki, ma li avrebbe strapazzati a dovere per le ferite che quasi sicuramente avrebbero portato a casa.

Ehi, Ichi, tutto bene?”

Il filo dei suoi pensieri venne interrotto da una voce, familiare e un poco preoccupata, e da una sagoma che gli faceva ombra.

Nachi, mi stai coprendo il Sole.” gli fece notare lui con voce arrochita, che a stento riconosceva come la propria, prima di sollevare appena una palpebra: “Volevo abbronzarmi un po', direi che me lo merito.” scherzò.

E hai intenzione di prendere il Sole qui in mezzo alla sabbia e allo sporco?” rise Jabu, comparso nello spazio visivo del coetaneo e seduto al suo fianco.

Sai com'è, non è che riesca proprio a muovermi...” tossicchiò imbarazzato Ichi, cercando di rotolarsi su di un fianco per mettersi più comodo.

Ti resteranno le cicatrici, anzi... ci resteranno le cicatrici.” annunciò Geki, che portava Kiki sulla spalla mentre esaminava le gambe mezze martoriate del ragazzo più giovane e le ferite sparse degli altri compagni: “Non è importante, no? Insomma...” azzardò Ban, l'ultimo a raggiungere il gruppetto conciato discretamente male, “Con le cicatrici si può tranquillamente convivere. Siamo sopravvissuti e tanto basta.”

Ottima deduzione, genio.” lo sfottè Jabu, cercando di pulirsi il viso dal sangue e dalla cenere con quello che restava di un fazzoletto che una guardia gli aveva dato mentre Nachi cercava di fare lo stesso per la maschera rossa e grigiastra che copriva le guance e gli occhi di Ichi.

Rimasero in silenzio per parecchio tempo, consapevoli dello sguardo che tutti gli rivolgevano mentre passavano, con gli occhi di quando in quando rivolti verso il cielo, quel cielo ormai terso e limpido, su cui cominciavano ad affacciarsi le stelle, che speravano restituisse presto le importanti persone che stavano aspettando con tutta la trepidazione di cui il loro cuore era capace.

Pensate un po',” saltò su all'improvviso Lupo, guardandosi attorno con un sorrisino stanco: “Saori-san e gli altri tornano e ci trovano qui col cadavere vivente. Quale potrebbe essere la loro reazione?” chiese, guadagnandosi un'occhiataccia dal cadavere stesso.

Sai benissimo qual'è la risposta...” borbottò Ban, osservando Hydra con preoccupazione: “Dobbiamo darci una risistemata prima del loro ritorno!” esclamò Kiki, arrampicandosi nuovamente sulla spalla di Geki, che annuì: “Sono d'accordo. Vieni, ti porto io.” si offrì, inginocchiandosi accanto a Ichi.

Ma subito Wolf scosse la testa: “E io cosa sono, senza un braccio?” scherzò, chinandosi a prendere delicatamente quello sano dell'albino per passarselo dietro il collo prima di sollevarlo in piedi e sorreggerlo, “Tu pensa al piccoletto, al serpentello ci penso io.”

Esausto, suddetto serpentello non ebbe neppure la forza di rispondere, limitandosi unicamente a poggiare la testa contro la spalla di Nachi e a socchiudere gli occhi, gemendo di tanto in tanto quando un movimento troppo azzardato gli infliggeva più dolore di quanto fosse pronto a sopportare in quelle condizioni.

Dietro, la mano di Ban stava poggiata sulla sua schiena, come a volerlo sorreggere mentre Jabu, che camminava accanto a Geki, sorrideva e faceva il tifo assieme a un Kiki iperattivo più del solito, malgrado neanche lui fosse nelle condizioni ideali.

Mentre si allontanavano, il Sole stava tramontando e gli sguardi malinconici di tre giovani donne li seguivano sulla strada polverosa che i guerrieri malconci stavano percorrendo, tutte e tre consapevoli, nel loro piccolo, che presto tutto sarebbe tornato come prima, che avrebbero ricostruito e che quella giornata di distruzione, morte e rovina sarebbe stata solamente un ricordo.

E che quei ragazzi avrebbero avuto nuovamente la loro famiglia.

   
 
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