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Autore: bacinaru    14/09/2012    0 recensioni
"Ricapitolando: era la fine del mondo, non vi era quasi nessuna speranza di salvezza e l’unico essere in grado di aiutarli era un angelo con qualche rotella fuori posto e un gatto tra le mani."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Titolo: Andare, Partire, Tornare.
Fandom: Supernatural
Personaggio: Castiel, Dean 
Rating: Verde
Avvertimenti: Oneshot
Set/Prompt: Armi - Cuscino
Disclaimer: I personaggi descritti non mi appartengono e la storia non è scritta a fini di lucro.
Note: La storia è ambientata nelle ultime puntate della settima stagione. Il titolo è preso dalla canzone "Andare, partire, tornare." di Nek.
Tabella: Qui





Andare, Partire, Tornare.




Dean sapeva che non avrebbe dovuto. Dopotutto, con i Leviatani sparsi per la Terra e la fine del mondo pronta a bussare alla loro porta, per la seconda volta nella loro non così lunga vita, preoccuparsi per un angelo impazzito e i suoi occhioni da cucciolo bastonato avrebbe dovuto essere l’ultimo dei suoi problemi.

Non aveva resistito, tuttavia.
Avevano preso un gatto. Una palla di pelo scuro, con due occhi verdi tondi tondi e un set completo di unghie ben affilate che Dean aveva già provato in prima persona, ma Castiel era stato così felice e tutte le maledizioni che Dean era stato pronto a lanciargli erano svanite ancor prima di prendere forma.
La palla di pelo si chiamava Deanna. Dean sperava che ogni riferimento fosse del tutto non intenzionale.
Ricapitolando: era la fine del mondo, non vi era quasi nessuna speranza di salvezza e l’unico essere in grado di aiutarli era un angelo con qualche rotella fuori posto e un gatto tra le mani.
Eppure non era ancora finita. Il gatto, neanche due ore dopo il suo ingresso in famiglia, era scomparso. Scappato, probabilmente. Forse i gatti non andavano d’accordo con gli Angeli. Fatto sta che ora era la fine del mondo, senza alcuna speranza di salvezza, e c’era un angelo depresso con problemi d’abbandono.
Dean sospirò, passandosi una mano sul volto stanco. Era seduto in cucina, nel loro piccolo rifugio d’emergenza, e aspettava pazientemente.
Sam era con Castiel. Sam avrebbe saputo cosa fare. Sam sapeva sempre cosa fare in quelle situazioni.
Sam si era appena seduto al suo fianco, sconfitto.
“E’ inconsolabile, Dean.”
Non c’era esasperazione nella voce di suo fratello, solo tanta preoccupazione e impotenza.
Per un momento, Dean si chiese se la fine del mondo, dopotutto, non fosse un’adeguata soluzione ai loro problemi.
Sospirò ancora una volta, poi si alzò e andò a cercare l’angelo.
Castiel era seduto nel bel mezzo del soggiorno, sul pavimento. Tra le mani reggeva un cuscino, che, anche se per poche ore, era stato la tana della piccola bestia. Anche da quella distanza, Dean poteva vedere i peli scuri che si erano aggrappati alla fodera ora non più così candida.
“Hai intenzione di restare lì a fare il broncio per tutto il giorno?” Esordì il cacciatore, la voce più stanca di quanto avesse voluto.
Castiel alzò appena gli occhi nella sua direzione, prima di tornare a guardare il maledetto cuscino. Dean poteva giurare di averlo sentito borbottare qualcosa simile a “Gli angeli non fanno il broncio”, il che era pura ironia, perché con tutto quello che era successo, probabilmente Castiel era l’ultimo angelo rimasto in vita e in quel momento era l’essere meno simile a un angelo che avesse mai visto.
Liberando l’ennesimo sospiro della giornata, Dean si sedette affianco all’altro, tentando di rimettere insieme i pezzi sparsi.
“Era solo un gatto, Cass. Te ne prenderemo un altro, va bene?”, cercò di consolarlo nei migliori dei modi, ma Castiel si limitò ad alzare le spalle, lo sguardo ancora basso e il cuscino tra le mani.
“Non voglio un altro gatto, Dean. Scapperà di nuovo.”
“Perché dici questo?”
“Perché tutti scappano via, Dean.”
Ora, questo non era vero. Certo, Castiel non aveva vissuto una delle migliori esperienze lì sulla Terra, dopo che si era ribellato per Dean ed era stato abbandonato dalla sua famiglia, poi aveva cercato di aiutare e anche Dean gli aveva voltato le spalle. Sì, in fondo era anche colpa sua.
Ma stava cercando di redimersi, in qualche modo.
“Io non vado da nessuna parte, Cass.”
Castiel scosse la testa. “No, Dean. Prima o poi andrai via anche tu.”
E c’era così tanta rassegnazione in quelle parole da far male e Dean sapeva che aveva ragione, perché in fondo, lui, nella vita, non aveva fatto altro che scappare. Questo, però, non aveva importanza.
Senza pensarci, avvolse un braccio attorno alle spalle dell’angelo e lo attirò a sé, in una pallida imitazione di un abbraccio.
“Se scappo, poi torno.”
Castiel si strinse un po’ più vicino.
“Grazie”
E finalmente il cuscino giaceva a terra, dimenticato.

  
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