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Autore: GoldGirl    14/09/2012    1 recensioni
Questa song-fic sarebbe per il concorso di LunaSayan. Ma ho problemi di e-mail, quindi... ;)
Comunque, questa One-Shot parla di Cloe, una semidea figlia di Apollo; parla di come lei ha trovato il suo diario unico e come lei ha voluto andare al Campo. Niente di più ;)
Spero vi piaccia
GoldGirl
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando ti ho trovato, caro diario di Cloe Smith (GoldGirl)

 

Canzone: Il Mio Giorno Migliore

Autore: Giorgia

 
 
Oh…caro diario Inizio così. Sapessi come ti ho conosciuto…
-Ma io lo so! – Mi risponde lui.
-Sì, lo so, ma mi piace raccontarlo nelle tue pagine.- Ci mettiamo a ridere.
-Ok…ma è la terza volta che lo scrivi, ti ricordo.-
 
- Cloe, vieni qui – Mia madre mi chiamò con quella voce acuta e da oca.
- Si…mamma?-
-Sai, Roby mi ha chiamato per lavoro-
- Roby? E che ti ha detto? –
- Devo trasferirmi. Dobbiamo trasferirci – Lo disse come se fosse la cosa più naturale al mondo.
-C-cosa? Di nuovo?-  Mi venne un tuffo al cuore.
- Dobbiamo andare a New York.– Si limò le unghie.
- Ma….mamma! –
- Niente ma, signorina –
- Mamma, non voglio andare a New York! Voglio restare qui, in Italia!-
- E allora? Mica dipende tutto da te, ragazzina dei miei stivali –
- Mamma! –
- …devo partire, e tu verrai con me. Fine della storia. Non voglio più sentire niente su questo discorso.-

 

Viaggerò fino al mare, 
passando da sole, tu mi vedrai, 
vengo a prenderti. 
Quanto costa l'amore, 
nel telegiornale, non crederci, 
vengo a prenderti. 

 
Uscii di casa battendo la porta e mi accasciai a terra, piangendo. Piangevo, tanto.
Le lacrime prodotte dai miei occhi mi colavano pian piano sul viso, a scatti. Giunte alla fine del volto, gocciolavano a terra, accumulandosi e formando una minuscola pozzanghera.
Mi portai le mani al viso, cercando di soffocare i singhiozzi.
Gli occhi mi facevano male, troppo allagati.
Perché mia mamma doveva essere così...egoista? Venivo trasportata da una città all’altra come se fossi una cosa “assolutamente non importante”. A mia madre non gliene importava niente di me. Quel weekend sarei dovuta partire per New York. Non ce la facevo più. Cloe vieni di qua, Cloe vai di là. Basta.
Potevo capire che ero solo una bambina di 8 anni, ma un po’ di rispetto ce lo dovevo avere anche io.
Odiavo mia madre, era insopportabile. A volte diceva che io non sarei neanche dovuta nascere. Che ero stata un errore. Fantastico.
Misi la testa tra le ginocchia, accucciandomi. Legai le braccia attorno alle gambe.
Ero disperata. Non sapevo che fare.
Perché proprio a me doveva capitare una mamma così?

Quanto basta ad un cuore, 
per dirsi felice di vivere, 
tu sorridimi. 
Dammi ventiquattr'ore, 
ti vengo a cercare 
tra Venere, e le lucciole. 

 
Avevo gli occhi lucidi, riflettevano la luce della luna.
Mi guardai intorno, cercando di asciugarmi gli occhi con la manica della maglietta.
Murales. Murales? Che ci facevano migliaia di disegni colorati fatti con bottigliette spray fuori di casa mia?
Ma…quella non era casa mia.
Ero finita in un vicolo ceco, non so come. Eppure dove abitavo non c’erano bidoni della spazzatura, e io di certo non avevo camminato. Di questo ne sono sicura.
Come c’ero finita lì?
Era tutto buio, avevo paura. Tanta paura.
Avevo paura che a un certo punto qualcuno sarebbe saltato fuori e mi avrebbe uccisa.
Avanti, Cloe, fatti un po’ di coraggio! Chi vuoi che ci sia?
Mi alzai in piedi tremando. Ero un’idiota.
Mi sentivo sola, debole, fiacca.
Stavo ormai per andarmene, quando tra le immondizie scorsi un luccichio. Un luccichio?
Una speranza sconosciuta si illuminò dentro di me.
Guardandomi attorno per cautela, mi avvicinai a quel bagliore attraente; corsi in fretta dall’altra parte del vicolo.
Non avevo visto male: scostai un po’ di sacchetti neri per la spazzatura, in modo da vedere il misterioso oggetto pienamente.
I contenitori di plastica nascondevano la cosa, ma il bagliore cercava di trapassare attraverso la materia nera facendo penetrare una luce fioca all’interno delle borse.
Cercai di prenderlo infilando la mano tra la sporcizia. Bleah! Che schifo.
Lo raggiunsi con la mano. Era liscio. Sembrava…un libro. O quasi.
Lo presi.
La luce che proveniva da esso si faceva sempre più intensa, tirandolo fuori.
C-che?
 
Che cos’era?

 

Dimmi cos'è 
questa luce che viene dall'anima, 
e mi fa ballare, 
dimmi cos'è 
che distende le pieghe dell'anima, 
dimmi cos'è, 


 
U-un…diario? In che senso?
Sì, una specie di “libro delle memorie”.
La superficie era liscia, con uno sfondo rosso. Al centro della copertina era rappresentato un sole. Un sole forte, potente, caldo. Lo toccai. Non era possibile: un calore immenso mi premeva contro il palmo della mano. Era come se fosse…reale.
Intorno alla grande stella del Sistema Solare, pianoforti, chitarre e note. Mi avvicinai con l’orecchio sinistro ad essi. Una musica piacevole e melodica entrò dentro il mio apparato acustico.
Erano raffigurati anche pergamene e medicine; e ognuno di essi eseguiva la sua funzione…realmente.
Era come se...gli oggetti fossero…veri.
Lo presi con due mani e mi sedetti, strisciando pian piano contro il muro fino ad arrivare a gambe incrociate a terra.
- Un diario? – Dissi incredula. – Come faceva a luccicare così? –
Un voce maschile e forte mi rispose:
- Diario segreto, cara. Sono un diario segreto. Prenditi cura di me, stella mia, sono un regalo di tuo padre. Ma…comunque mi sono illuminato per aiutarti a trovarmi.-
Mi guardai attorno. Non c’era nessuno. Insomma…non poteva essere…
- Q-questo coso parla?- Lo allontanai con le mani.
- Sì,… sono io… il “coso” che tieni in mano- Lo lasciai cadere a terra per lo spavento.
- Ahi! Che tenevi in mano…- Disse…il diario, offeso.
Mi avvicinai a gattoni verso di lui.
- Avanti…non ti mangio mica –
Lo guardai storto.
- Mio padre è morto prima che io nascessi. Non può essere suo il regalo-
- No, cara. Non è morto. –
 

È il mio giorno migliore, 
migliore, migliore, migliore

 
 
Rimasi allibita. Già era strano che un…coso parlasse e ora mi dice che…mio padre è vivo?
-No, non è vero. Mi stai mentendo.-
- Io non mento mai, Cloe. Qui, nelle mie pagine, viene scritta solo verità. –
- E come fai a sapere il mio nome?! – Ora capii: era tutto un sogno. O…no?
- Cloe, tuo padre ti ha fatto venire qui, per trovarmi. Ha detto che avevi bisogno di qualcuno con cui ti potessi sfogare, perciò mi ha regalato a te. E lui non accetta un no come risposta.-
- T-tu…conosci mio padre?- Tranquilla, Clo’, è tutto un sogno. Sogno. Incubo.
- Ma certo, cara. – Come poteva essere?
- No, non vero. Mio padre è morto in un incidente stradale 9 anni fa.-
- No. Lui è…come dire…insomma…immortale. – Sogno.
- C-che?-
- Ah…soliti nuovi semidei…- Incubo. – Ora ti spiego, vieni qui.
 

 
 

Dimmi cos'è 
questa luce che viene dall'anima, 
e mi fa ballare, 
dimmi cos'è 
che distende le pieghe dell'anima, 


Oh…insomma…che dire. Avevo scoperto di essere una mezzosangue. E che mio padre era un dio. Non male.
E avevo anche scoperto che mio papà mi aveva fatto un regalo: un diario segreto parlante. Il diario mi ha insegnato che basta che io gli parli e nelle pagine le parole si scrivono da sole. In più mi aiuterà nei momenti difficili, infatti, basta che io gli chiedi una domanda e lui mi risponderà. Ah, e anche che le pagine non finiscono mai, sono infinite. Ripeto: non male.
Oh, oh! E anche che esisteva un campo…il…”Campo Mezzosangue”, dove ci stavano tutti quelli come me. Che scoperte!
- Sei molto divertente, lo sai? – Lo presi in mano e lo abbracciai.
- Mi ha fatto tuo padre, ovvio che io sia comico –
- Mio padre è spiritoso? – Gli chiesi speranzosa.
- Eccome! – Mi rispose con un tono ovvio.
 

Dimmi cos'è 
questa luce che viene dall'anima, 
e mi fa ballare, 
dimmi cos'è, 
che distende le pieghe dell'anima, 

 

 
-M-ma…chi è mio padre?- Una domanda che, dopo tutti gli avvenimenti successi tutti in un colpo, era stata sommersa da molte altre, e fino a quel momento, “non era molto importante”. Ma ora, ora che avevo scoperto tutto, ne desideravo con tutto il cuore saperlo.
- Oh cara, questo lo so solo io, e fino a che lui non ti riconoscerà al Campo non potrò dirtelo. – Mm. Riconoscere, eh? Era tutto così…magico.
- Diario – Mi alzai in piedi, tenendo il diario segreto in braccio.
-Dimmi, Cloe –



 

Dimmi cos'è, 
è il mio giorno migliore, 
è il mio giorno migliore, 
questo è un giorno migliore 

 

- Voglio andare al Campo Mezzosangue –

 
 

*Spazio della Gold*

Ehi…ciao!
Ecco, sì, in effetti, la song-fic doveva essere per il concorso di LunaSayan, ma purtroppo in questi giorni ho un problema di Hotmail, perciò per me non è possibile inviare e-mail; perciò ho scritto qui J
Comunque, ritorniamo alla storia.
È una one-shot song-fic che parla di come Cloe è voluta andare al Campo.
Ah…un diario parlante. Anch’io voglio averne uno! *-*
Ok, mi fermo qui perché sto dicendo cavolate e non so più cosa scrivere XD
Spero vi sia piaciuta J
 
GoldGirl <3
 


 
  
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