Never Let Me Go
{002.
Intermezzo}
[A thousand miles down
to the sea bed,
I found the place to rest my head.
Never let me go, never
let me go.
Never let me go, never let me go.]
Era
ormai passato qualche giorno da quando avevano lasciato l’isola degli
Uomini-Pesce e tutti i Mugiwara gustavano l’essere di nuovo tutti insieme.
Dopo
essersi incontrati all’arcipelago Sabaody, come al solito, non ci avevano messo
che cinque minuti per infilarsi nuovamente in guai sempre più grossi di quanto
immaginavano.
E
anche negli abissi marini gli imprevisti avevano continuato a seguirli, fino
alla loro meta e oltre.
Non
si erano quindi potuti godere appieno la sensazione di essere di nuovo una
ciurma, che trascorreva sereni giorni di navigazione.
Ma,
d’altronde, la loro non era sicuramente una ciurma che cercava la tranquillità
e, anzi, probabilmente si erano sentiti più uniti nei loro combattimenti che
nei giorni seguenti.
Tuttavia,
tutti sapevano che quella calma sarebbe durata ancora per poco e che nuove
avventure li attendevano dietro la prossima isola.
Festeggiarono
sulla Sunny il loro ritrovamento, grazie alle delizie culinarie di Sanji – che
erano così tanto mancate che, addirittura, Rufy si era sciolto in lacrime,
assaporandole nuovamente – e alla musica offerta dal loro Soul King.
Si
erano raccontati a vicenda tutte le peripezie passate nelle rispettive isole,
tra risate e lacrime di Sanji quando aveva narrato della sua disavventura e
della sua sfortuna.
L’atmosfera
si era un po’ raffreddata quando era toccato a Rufy parlare e aveva spiegato ai
suoi nakama tutta la vicenda di Impel Down e del fratello, morto davanti ai
suoi occhi.
Benché
il loro capitano cercasse di rendere il racconto meno triste possibile,
soffermandosi sui dettagli più bizzarri, era evidente quanto ancora quella
storia lo facesse soffrire, quanto quella perdita l’avesse scosso nel profondo.
Infatti,
per cercare di farlo riprendere, Franky si era messo subito a raccontare di
come avesse scoperto i progetti del Dottor Vegapunk, attirando gli sguardi
luccicanti di Usopp, Chopper e Rufy.
Gli
altri ascoltavano con più indifferenza, dediti piuttosto alla loro bibita che
alla storia, come facevano Nami e Zoro.
Nami,
in particolare, si domandava perché si fosse impensierita più di quanto lo
sembrassero gli altri e perché il suo sguardo vagasse continuamente a Rufy che
rideva a più non posso, tentando di mascherare la sofferenza causata dalle
vicende dette poco prima.
Sospirò
pesantemente, dando la colpa all’alcool per quei pensieri.
Dopo
due ore, la ciurma era completamente sfatta dai festeggiamenti e si era
pigramente diretta verso le cabine, sprofondando in un sonno profondo.
Qualche
ora dopo, però Nami si era svegliata in preda a dei forti dolori di stomaco,
che l’avevano costretta ad andare in bagno per lasciare la sbornia si sfogasse.
Dopo essersi rialzata e rinfrescata per bene, decise che le serviva un
bicchiere d’acqua per sentirti completamente meglio.
Si
diresse verso la cucina, aprendo il frigorifero di cui ovviamente sapeva la
combinazione e lasciando che gli effetti dell’alcool iniziassero a svanire.
Il
giorno seguente l’attendeva un bel mal di testa, questo era certo, ma per ora
si era ripresa.
Uscì
dalla stanza, per tornare alla sua cabina, quando vide la figura di qualcuno
appoggiato alla ringhiera del ponte.
La
familiare forma del cappello le fece capire dopo due passi chi fosse lì seduto.
Si avvicinò piano, finché lui non l’avvertì e si girò nella sua direzione.
Si
stupì quando notò il suo sguardo addolorato e smarrito. Non stava piangendo, ma
il suo cuore che lacrimava era una cosa che si poteva vedere benissimo.
Nami
capì subito che era causa del fratello e, sapendo che non potevano esistere
parole di conforto per una perdita così profonda, lo abbracciò circondandogli
il collo con le braccia.
Rufy
rimase qualche secondo sorpreso dal gesto, ma poi si aggrappò a lei
stringendole forte le spalle.
Rimasero
così per una quantità indefinibile di tempo, poiché potevano essere passati
semplicemente cinque minuti ma che per loro erano durati molto di più.
Quando
sentì la sua pelle bagnarsi di qualche sua lacrima, Nami lo strinse più
intensamente.
Ma
Rufy non continuò a piangere e dopo qualche secondo, rialzò la testa
sciogliendo l’abbraccio.
Nami
si tranquillizzò quando vide la sua espressione più serena e gli poggiò la mano
sul braccio.
«Come
hai fatto a superare il dolore per la morte di tua madre?» gli chiese in un
soffio di voce Rufy.
Nami
si sorprese, probabilmente era la domanda più seria che gli avesse fatto nella
sua vita.
«Con
il tempo. Dolori del genere non se ne vanno mai completamente, ma con il tempo
si affievolirà, vedrai. E poi capirai che Ace è sempre accanto a te, anche se
tu non lo vedi.»
«Io
non lo sento.»
«Ora
no, perché stai troppo male e quindi non ascolti con attenzione. Io, mia madre,
la sento vicina a me nei momenti più importanti della mia vita.»
La
guardò nuovamente con gli occhi intrisi di tristezza e Nami si sentì stringere
il cuore per non averlo potuto aiutare in quei due anni di lontananza. Lui
aveva sofferto tantissimo e lei non c’era
stata per sostenerlo.
E,
di colpo, capì perché quella sera si era impensierita dopo il racconto di Rufy.
Sentire
quella storia, capire quanto Rufy fosse stato male e sapere che lei non era
stata lì, le aveva fatto male.
Era
rimasto solo, contro un dolore che t’ingoia ogni giorno di più.
Le
salirono le lacrime agli occhi, ma si sforzò di trattenerle.
«La
sera prima che partissi con voi, dopo la distruzione di Arlong, ho sentito
chiaramente mia madre. Avevo deciso di seguirvi e lei mi ha “spinto” verso
l’uscita della mia casa. Io so che
era lei, che mi diceva che era la scelta giusta, so che era la sua mano.»
Rufy
la osservò sorpreso, mentre un sorriso amaro compariva nel suo viso.
«Sai,
credo che, poco prima che lasciassi l’isola per tornare qui, anche Ace mi abbia
spinto per tornare. Sì, dopo quello che hai detto, deve essere stato per forza
lui.»
«Ne
sono assolutamente certa, Rufy.» rispose Nami, annuendo per sembrare ancora più
convinta.
«Grazie
Nami, non mi capitava da un po’ di pensare tanto ad Ace, in questo modo.»
«È
normale, non devi ringraziare, baka!» gli disse prima di tirargli un lieve
pugno nella testa.
Rufy
rise forte, con Nami che tentava di tappargli la bocca per evitare di far
svegliare tutta la ciurma.
«Ora
sarà meglio che torni a dormire!»
Lei
annuì nuovamente, ma mentre le passava accanto per andarsene, reagendo d’istinto
lo tirò per un braccio.
Rufy
assunse un’espressione stupita mentre lei parlava: «Rufy… Volevo dirti che mi è
dispiaciuto non esserti stata vicina, quando hai perso tuo fratello. Perdonami.
Non volevo che soffrissi da solo.»
Quando
finì il suo discorso, lui l’abbraccio d’istinto e la strinse forte.
Nami
alzò le braccia, lasciando che le mani si aggrappassero alla sua maglietta
rossa e la sua testa affondasse nel suo petto.
«Non
sono mai stato da solo. Dovrei essere a chiederti scusa per aver tenuto la
ciurma separata così a lungo, ma avevo davvero bisogno di quei due anni di
allenamento. Se non fossi diventato più forte, non avrei saputo proteggervi nel
Nuovo Mondo.»
«Lo
so, non c’è bisogno che ti scusi. È solo che… mi sei mancato.»
Nami
sentì di nuovo salirle le lacrime, anche se ora queste erano di gioia per
essere tornata su quella nave con loro, che era il posto a cui lei apparteneva.
«Anche
voi. Mi sei mancata anche tu, più di tutti.» le sussurrò con la bocca vicino al
suo orecchio.
Nami
sorrise, poggiata contro il suo petto e si rilassò, sentendosi a casa.
«Prometto
che non ti lascerò più andare per così tanto tempo.»
«Come
se io te lo permettessi!» affermò lei, staccandosi da quell’abbraccio così
confortevole e ridendo, con la mano appoggiata sulla bocca.
Lui
la imitò, mentre le ombre del suo cuore, almeno per quella sera, si erano
dissipate.
«Ti
stanno bene i capelli lunghi! Sono morbidi da sentire quando qualcuno ti
abbraccia.» commentò Rufy mentre Nami constatava che, per certi versi, non era
cambiato per niente.
«Ora
direi che possiamo andare a dormire.»
«Sì!
È proprio ora.» concluse Rufy sorridendole nuovamente e scomparendo dal ponte
della nave.
Nami
tornò anche nella sua cabina, sentendosi molto più serena di prima.
Sapeva
che Rufy manteneva sempre le sue promesse, sapeva che avrebbe continuato a
rimanere al suo fianco, che lui non l’avrebbe mai lasciata andare.
Fine.
Eccoci
alla seconda fic per la mia BDT u.u
Come
preannunciato sto seguendo l’ordine numerico, anche se forse smetterò di farlo,
non lo so a dire il vero xD
Il
prompt “Intermezzo” è riferito, ovviamente, al fatto che in teoria la storia ha
uno stacco per i due anni e quindi dall’inizio e dalla fine della loro
avventura è come se fossero a metà xD
Altra
precisazione, siccome seguo l’anime e non
il manga, ancora le puntate della fine della saga degli Uomini-Pesce non
sono uscite xDDD ma ho immaginato che dopo la battaglia se ne andranno e
capiterà che passino una notte tranquilla, senza avere a che fare con avventure
di tutti i colori xDDD
Ecco,
si colloca lì come spazio temporale <3
E
devo dire che mi è piaciuta :3
So
che Rufy è molto più serio di quanto è solitamente, ma comunque parlavano di un
argomento che lo ha fatto soffrire moltissimo e comunque, anche a causa di
questo e della lontananza, credo che Rufy sia leggermente maturato e sia più
pronto per discorsi anche seri. xD
Il
parallelismo delle mani <3 come potevo non inserirlo?! u.u
Li
amo sempre di più, non c’è che fare.
Spero
tanto che vi sia piaciuta e che mi commentiate **
I
versi iniziali e il titolo sono della bellissima canzone “Never Let Me Go” di
Florence And The Machine <3
Un
bacio.
EclipseOfHeart
P.S.:
questa storia ha preteso che usassi il font Verdana o.o, davvero ho provato a
scriverla in Times New Roman, come mio solito, e non ci riuscivo!
001.
Inizio. |
002. Intermezzo. |
003. Fine. |
004. Interiorità. |
005. Esteriorità. |
006. Ore. |
007.
Giorni. |
008. Settimane. |
009. Mesi. |
010. Anni. |
011. Rosso. |
012.
Arancione. |
013.
Giallo. |
014. Verde |
015. Blu. |
016. Porpora. |
017.
Marrone. |
018. Nero. |
019.
Bianco. |
020. Senza
colori. |
021. Amici. |
022.
Nemici. |
023.
Amanti. |
024.
Famiglia. |
025.
Estranei. |
026. Compagni di squadra. |
027.
Genitori. |
028.
Figli. |
029.
Nascita. |
030.
Morte. |
031. Alba. |
032.
Tramonto. |
033.
Troppo. |
034.
Troppo poco. |
035. Sesto
Senso. |
036. Olfatto. |
037.
Udito. |
038.
Tatto. |
039.
Gusto. |
040.
Vista. |
041. Forme. |
042.
Triangolo. |
043.
Diamante. |
044. Cerchio. |
045. Luna. |
046. Stelle. |
047.
Cuori. |
048.
Quadri. |
049.
Fiori. |
050.
Picche. |
051. Acqua. |
052.
Fuoco. |
053.
Terra. |
054. Aria. |
055.
Spirito. |
056. Colazione. |
057.
Pranzo. |
058. Cena. |
059. Cibo. |
060.
Bibite. |
061. Inverno. |
062.
Primavera. |
063.
Estate. |
064.
Autunno. |
065. Mezze
Stagioni. |
066. Pioggia. |
067. Neve. |
068.
Lampo. |
069.
Tuono. |
070.
Tempesta. |
071. Rotto. |
072.
Riparato. |
073. Luce. |
074.
Oscurità. |
075.
Ombra. |
076. Chi? |
077. Cosa? |
078. Dove? |
079.
Quando? |
080.
Perché? |
081. Come? |
082. Se. |
083. E. |
084. Lui. |
085. Lei. |
086. Scelte. |
087. Vita. |
088.
Scuola. |
089.
Lavoro. |
090. Casa. |
091. Compleanno. |
092.
Natale. |
093.
Ringraziamento. |
094.
Indipendenza. |
095.
Capodanno. |
096. Scelta libera. |
097.
Scelta libera. |
098.
Scelta libera. |
099.
Scelta libera. |
100. Scelta
libera. |