-Cristo.-
Una parola, una sola imprecazione che esprimeva alla perfezione il mio stato d’animo in quell’esatto istante.
Ci fissammo a lungo negli occhi senza dire una parola, lei sorrideva appena e imbarazzata si aricciava i capelli con le dita.
Era strano averla lì di fronte a me, di solito ero sempre stato io a inseguire lei, e mai lei a trovare me.
-Buongiono anche a te.- Esclamò Maria rompendo il silenzio come fosse cristallo sotto i suoi piedi.
Maledetta. Io in quel silenzio ci stavo bene.
Non ero mai stato un tipo taciturno, ma in certe occasioni il silenzio è davvero d’oro.
-Cosa ci fai tu qui?- dissi cercando di mantenere la calma, non riuscivo a capire se la sua presenza mi facesse piacere o meno.
-E’ difficile da spiegare, ma cercherò di essere breve. Sono a New York per lavoro e sapevo che anche voi eravate nei dintorni perciò ho pensato di scrivere a Jack per sapere come trovarvi.
-Sei stata fin troppo breve Maria. Quindi ti ripeto: cosa ci fai tu qui?- il mio tono era severo, rigido, quello che si meritava.
-Mi mancavi.- disse sommessamente fissandosi le mani sulle ginocchia. Tremava leggermente.
-Ti mancavo? Maria tu sei completamente pazza. – Scoppiai senza riuscire a trattenermi.
Il vecchietto sulla panchina di fronte a noi sobbalzò e mi lanciò un occhiata minacciosa da dietro il suo giornale.
-Ti ho scritto, ti ho cercata, ti ho voluta con tutto me stesso, ti ho trovata e tu mi hai rifiutato. E ora? Ora ti manco?-
Qualcosa in me non andava. Avrei dovuto essere felice di vederla. Avrei dovuto abbracciarla forte, stringerla e poi baciarla come accade in quei film per ragazzine arrapate in cui dopo mille difficoltà alla fine l’amore trionfa.
-Alex non è facile, ci sono cose che non si possono spiegare. Tu, tu sei piombato a casa mia con tutto il tuo affetto, la tua dichiarazione e io ero confusa, ero shockata.-
La osservai attentamente e capii che non mentiva, i suoi occhi lucidi lo confermavano, ma per qualche strana ragione non mi importava.
-Ti prego, risolviamo la questione una volta per tutte. Io voglio te. Di nuovo.- Poi aggiunse -Ricominciamo da oggi.-
Non riuscii a guardarla negli occhi, benché fosse a pochi centimetri dal mio naso, forse aspettando un bacio di risposta. Mantenni lo sguardo fisso sulla scena che avevo di fronte: il vecchietto se n'era andato, ora vi era una giovane madre che combatteva contro la figlioletta capricciosa che puntava i piedi per avere lo zucchero filato.
Classica scena da parco pensai.
-No. – Fu un attimo. Un istante in cui una risposta secca uscì dritta dalla mia bocca senza che io potessi trattenerla.
-Il nostro tempo è passato. Ho deciso di andare avanti. -
E così come per magia l’incanto era stato spezzato. Non so come o perché, ma quando tornai a guardarla all’improvviso lo feci senza provare più nulla, né rancore né amore. Niente.
Maria era di fronte a me, ma era come avere di fronte un bel ricordo, e per antonomasia si sa, i ricordi appartengono al passato.
Non era vero che l’amore trionfa sempre.
Ci fu un silenzio gelido, poi Maria si alzò piano e mi guardò con un sorriso appoggiando la sua mano sulla mia spalla.
-Arrivederci Alex- Mi disse con un sussurro. Poi si allontanò, lontana dal mio sguardo e dal mio cuore.
Una forte raffica di vento cominciò a soffiare nella direzione opposta al Maryland.