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Autore: Honest    15/09/2012    7 recensioni
L'amore vince ogni ostacolo e, a volte, ci fa vivere delle avventure che mai ci saremmo aspettati.
Fra matrimoni, viaggi in auto, litigi, musicisti e addii al celibato, Love Me Always ritorna ad essere aggiornata.
Estratto Dal Capitolo 35 - "Heart Attacks and Related Diseases":
- Sei davvero sicuro, Trent? Vuoi davvero sposarmi? Perché tutto quello che hai fatto finora dice il contrario. - commentò caustica, liberandosi dalla sua presa e uscendo dall’ospedale.
[Duncan/Courtney - Trent/Gwen]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: B, Bridgette, Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Justin, Nuovo Personaggio | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Dopo una lunga e meravigliosa estate, attesa ed agognata, siamo tornati tutti a scuola, a lavoro, all'università o in prigione.
Tornano gli impegni e si fa vivo anche un nuovo capitolo di L.M.A., pubblicato con un vergognoso ed ingiustificabile ritardo.
In verità non sono per niente convinta di quello che ho scritto ma, a causa di ripetute ed insistenti minacce, ho ritenuto più salutare per la mia incolumità aggiornare. Prima che leggiate devo precisarvi un paio di cose che, dopo una trentina di capitoli, stavano per sfuggire anche a me.
- L'aggiornamento di oggi si distacca dal clima giocoso trovato in precedenza e svela chi sia la figura misteriosa citata alla fine del trentunesimo capitolo, insomma verrà fuori l'artefice della telefonata ansimante. Non è una comparsa totalmente sconosciuta, vi ho già fatto riferimento a metà dell'ottavo capitolo.
- Finalmente ho deciso di dare un nome al fratello minore di Gwen, azzardando nella scelta e basandomi anche sui pareri di altri autori.
- Il capitolo si svolge nei giorni successivi alla chiamata che Duncan e Trent hanno effettuato a Las Vegas, diciamo che nonostante le possibili incongruenze temporali, sono passati almeno tre giorni e mezzo dal silenzio ambiguo che Courtney ha rifilato al punk per telefono.
- Nel caso non fosse ovvio è un'altro capitolo Rosa, cioè i personaggi principali sono le ragazze.
Grazie per l'attenzione che mi avete riservato, spero davvero che il capitolo vi piaccia.
Buona Lettura.
HONEST

 

 
 
Papa Don't Preach



Il silenzio di una stanza adiacente, ormai completamente vuota, echeggiava contro le pareti color salvia della cucina.
Gwen riconobbe il profilo di sua madre, seduta al solito vecchio e consunto tavolo di legno. Il volto poggiato sul palmo della mano, gli occhi spenti e lucidi e il respiro affannato e singhiozzante. Lì nel buio più assoluto stringeva fra le dita una lettera accartocciata ed ingiallita.
La bambina venne raggiunta alle spalle dal fratello minore, che vedendo la donna ricurva ed afflitta, corrugò le sopracciglia e si protese verso di lei con pochi passi, domandando in un sussurro : - Mamma, che sta succedendo ? -
La donna alzò il proprio sguardo appannato e tese una mano, facendo segno al bambino di raggiungerla. Lui obbedì senza proteste e si lasciò avvolgere dal suo abbraccio caldo e confortante, ignorando le lacrime che iniziavano a inumidirgli i capelli, scendendo dall'alto. Gwen restò immobile, ancora intenta ad osservare con riguardoso rispetto la scena, ma iniziando ad intuire l'avvenimento che aveva scatenato quelle reazioni.
- Se n'è andato ? - chiese, stringendo le braccia al petto.
Un semplice cenno di assenso fu sufficiente per confermare la sua più recondita paura.
Suo padre era uscito da quella dannata porta, come tanto aveva minacciato, e forse questa volta non l'avrebbe mai più varcata di nuovo. Nel frattempo sua madre fece un lieve gesto anche in sua direzione, ma lei si voltò rapidamente e con un urlo di dolore o di frustrazione uscì di casa e sparì oltre il cortile, correndo a perdifiato e ricacciando le lacrime che minacciavano di segnarle il volto.
In quel momento la fuga fu l'unico anelito di libertà cui poteva aspirare.

 


L'orologio del salotto continuava a ticchettare con maniacale precisione e lo snervante rumoreggiare di quell'aggeggio cominciava ad infastidire tutti i presenti. Gwen non riusciva a smettere di mangiucchiarsi le unghie smaltate di nero fuliggine, mentre suo fratello si alzava di minuto in minuto per bere un'altra dose di Red Bull, che dopo poche lattine aveva iniziato a mandarlo decisamente su di giri. Fra quel duo familiare, seduta sullo stesso divano color castagna, Courtney sorseggiava la sua vodka da un'insospettabile ed anonima bottiglia d'acqua minerale. Purtroppo il suo bluff non durò molto, poiché la gotica gliene rubò subito un sorso, alla ricerca di un po' di coraggio liquido e di una buona dose di stendi nervi. In fondo quello stava per rivelarsi l'incontro più memorabile della sua vita.
- Non verrà. - concluse il ragazzo, alzandosi per prendere un'altra bibita e interrompendo sgraziatamente i suoi pensieri. Gwen si stampò sul viso un'espressione a metà fra il dispiacere e il disappunto e con lentezza guardò ancora una volta l'orologio. Courtney, riacquistando un po' della sua passata lucidità, biascicò qualche parola di conforto senza ottenere i risultati desiderati.
- So che preferiresti avere Trent al tuo fianco, ma .. -
- Non preoccuparti. La mia damigella d'onore, probabile alcolizzata, va benissimo. - ribatté l'altra aspramente. Al che la ragazza ammutolì e ripose la bottiglia, contenente ancora diverso alcool, sul fondo della sua borsa.

Probabilmente sarebbe stato meglio non indagare su quelle misteriose ed ansimanti telefonate notturne, nel caso in cui l'uomo non si fosse presentato la delusione sarebbe stata così violenta da schiacciare la gotica e da toglierle anche l'ultima briciola di ben nascosta speranza. Eppure dopo quella strana chiamata , ricevuta la notte dell'addio al nubilato, ne erano seguite molte altre, e le ragazze avevano improvvisamente sentito la voglia di trovare alcune risposte. Non ci era voluto molto, meno di un paio di giorni e le due avevano potuto non solo richiamare il numero, ma anche trovare l'indirizzo e l'e-mail di un tizio che sembrava portare un cognome fin troppo conosciuto. Ed ecco che d'un tratto Gwen aveva sentito la terra sparire sotto i suoi piedi, d'un tratto i ricordi della sua infanzia erano tornati a tormentarla e lo spettro che pensava aver dimenticato era riapparso per farle visita. Questa volta non sarebbe riuscita a risolvere tutto fuggendo. Suo padre, che non vedeva da più di nove anni, l'aveva cercata e ora voleva rivederla. Sua madre si era rifiutata di partecipare alla cosa, ma del resto neanche Gwen credeva all'idilliaca apparenza di una famiglia felice, conscia che rivederlo avrebbe cambiato ben poco. Ma potergli parlare, anche solo per chiedergli dove fosse stato, stava diventando qualcosa di così reale da spaventarla. Nel profondo sperava che cedere di nuovo al suo abbraccio rassicurante, l'avrebbe indotta a perdonarlo, ma la paura di essere ferita ancora una volta la stava lacerando. Inizialmente era stata Courtney a fungere da intermediario, aveva contattato l'uomo e lo aveva convinto a spiegare la situazione, minacciandolo anche di un'eventuale denuncia per molestie. Alla fine lui si era arreso e aveva confessato alla ragazza la verità. L'ispanica aveva fissato un appuntamento per il giorno seguente e con grande cautela aveva riferito tutto a Gwen e alla sua famiglia. C'era stato un sentito scetticismo, ma Kevin, fratello minore nonché elemento più trascurato della famiglia, era riuscito a tranquillizzare sua madre e ad avere l'appoggio della gotica. Così Gwen era finita con il sedersi in quel salotto, che era stato lo sfondo di un centinaio di momenti familiari vissuti senza una figura paterna, aspettando che suo padre suonasse il campanello e che, se non era sognare troppo, l'abbracciasse.

Se solo Trent le fosse stato accanto, sicuramente avrebbe saputo cosa dire, eppure il ragazzo sembrava non ricevere nessuno dei suoi messaggi o delle sue telefonate, e lo stesso valeva per Duncan, che si congedava solo dopo una trentina di secondi di conversazione con scuse discutibili, l'ultima era stata quella del piercing molesto che si era per sbaglio agganciato al labbro del chitarrista. Un'immagine non solo discutibile, ma anche un po' inquietante. Quei mesi erano stati frenetici per tutti, ma Gwen ne era uscita forse come la più confusa e da un certo punto di vista la più felice. Ritrovare Trent, riavvicinarsi a Courtney e poterla addirittura considerare un'amica, il suo imminente matrimonio e ora il ritorno di suo padre, la sua vita continuava a sorprenderla e a condurla su strade sconosciute. Era talmente stravolta da quelle vicende inaspettate e significative , che non era in grado di pensare con cognizione. Le serviva una boccata d'aria, e si alzò mentre suo fratello varcava la soglia del soggiorno di ritorno dalla cucina.
- Devo respirare. - borbottò, avviandosi verso la porta che dava sul giardino sul retro.

Come uscì Kevin lanciò uno sguardo infuocato a Courtney, che corrugò la fronte intimorita da tanto ardore.
- Allora, piccola .. - cominciò lui, posandole una mano sul ginocchio. La ragazza si spostò verso il bracciolo opposto del divano e sorrise mestamente. Ci mancava solo questo, un preadolescente che cercava di sedurla con la stessa classe di un orsetto del cuore. Inspirò un paio di volte ed ignorò con decisione i baci volanti che lui le inviava senza ritegno. A quanto pare non era uno che gettava la spugna.
- Mia sorella mi ha detto che tu e il tuo ragazzo siete in crisi. - riprovò con un certo slancio.
- Gwen ti ha parlato dei mie problemi sentimentali ? - chiese, quasi scandalizzata.
- Forse ho origliato qualche telefonata. - mugolò lui, tenendo gli occhi scuri fissi sul parquet.
Grandioso ora il baby stalker cercava anche di impietosirla con quei banali trucchetti da manipolatore.
- Io e Duncan non siamo in crisi. - mentì spudoratamente la ragazza. E in fin dei conti quella non era una vera e propria bugia.

Gli aveva inviato i soldi necessari per il viaggio di ritorno, aveva fissato un'udienza con un giudice di pace disposto ad interrompere il matrimonio, e il giorno seguente sarebbe andata a prenderlo all'aeroporto. Al telefono Trent l'aveva inizialmente preoccupata, ma con un po' di organizzazione in più e una buona dose di barbiturici era riuscita a trovare una soluzione accettabile per quel problema così catastrifico. Fra una settimana ci sarebbe stato il matrimonio, il finto matrimonio, ed era riuscita a dirottare il volo per il viaggio di nozze degli sposini a Las Vegas, così da poter essere presente all'udienza. Bisognava solo confessare la verità a Gwen, oppure convincerla a sposarsi una seconda volta, quella buona, magari nella cappella improvvisata dove Duncan e Trent avevano celebrato il loro matrimonio. Era certa che avrebbero deciso sul momento. Ma nella situazione in cui si erano entrambi ritrovate, era meglio non innervosire la sposa con troppe preoccupazioni. Forse fra qualche mese avrebbero scherzato sul matrimonio dei loro due ragazzi, forse. In fondo suo padre costituiva una priorità e non era il caso di vedere come la poverina avrebbe reagito di fronte al disastro che quei due imbecilli erano riusciti a combinare in una sola notte. Per quanto riguardava il suo quasi tradimento, Courtney era piuttosto tranquilla, dato che non era intenzionata a raccontarlo al punk. Del resto il ragazzo aveva molto da farsi perdonare ed era decisa a non arrendersi tanto facilmente. Era tutto il giorno che evitava di rispondere alle sue chiamate e ai suoi messaggi. In verità, anche se non l'avrebbe mai ammesso, anche lui le era mancato. Insomma era stato divertente strusciarsi su un ignoto ballerino, ma al terzo cocktail aveva cominciato a chiamarlo "Duncan" e la situazione si era fatta imbarazzante. E in tutta onestà aveva bisogno di lui perché la faceva sentire viva, amata e desiderata. Gli aveva perdonato un tradimento ben peggiore tempo prima e sperava di poterlo fare di nuovo. Peccato che la sua testa continuasse a razionalizzare la situazione, così l'unico modo per sedarla era diventato l'alcool. Specialmente dopo una delle sue disfatte peggiori. Si sentiva un fallimento da una settimana circa, e non era pronta a confessare al mondo cosa fosse a turbarla. Così le pareva di aver rinunciato al suo sogno e l'unica cosa che poteva farla risalire a galla era quel desiderio che aveva da poco maturato, il desiderio di aggrapparsi a qualcuno. Dunque non avrebbe lasciato andare per nessuna ragione Duncan, era motivata dalla disperazione e dalla voglia di rivalsa, e non vi era alcun romanticismo nei suoi scopi, lo stava facendo per se stessa e se poteva aiutarla a smettere di bere con tanto accanimento, ancora meglio.

Tornò a fissare lo sguardo sul ragazzino al suo fianco, era tanto rilassato da tentare di abbordarla. L'esatto contrario di Gwen che si aggirava per la casa con un'espressione contrita sul volto, evidentemente in conflitto con se stessa. La gotica scontrosa ma a tratti dolce contro la bambina ingenua e bisognosa, che aveva smesso di essere tanto tempo fa. Invece l'unica cosa con cui Kevin sembrava essere in conflitto, era il suo tasso glicemico, che all'undicesima Red Bull aveva sfiorato i massimi storici. Nessuno li avrebbe mai associati come fratelli, erano troppo diversi anche solo per sostare nella stessa stanza. Lei la regina dei vampiri, lui l'improvvisato casanova un po' pagliaccio un po' bambino.
Persa nelle sue riflessioni fu riportata alla realtà dal respiro ansimante contro il suo collo.
- Kevin ! - gridò scocciata, spingendolo con forza il più lontano possibile da lei.
- Volevo solo ringraziarti sai, per .. - la voce del ragazzino s'incrinò impercettibilmente, e l'ispanica si domandò se stesse per usare una delle parole proibite in casa dell'amica, "papà", "padre", "paterno", forse anche "papa", ma lui riuscì a riprendere il filo del discorso in modo molto fluido, impedendole di concludere al posto suo. - .. per la storia del maniaco. -
- Sai che non è un maniaco, o almeno credo che non lo sia. E poi quando sarà qui sono sicura che tu e Gwen .. - venne interrotta dal suono acuto del campanello e fra i due calò una cappa di teso silenzio, fino a che non fece cenno al suo nuovo spasimante di andare a chiamare Gwen, poi si alzò e si diresse goffamente verso la porta.

Dopo un respiro profondo, durato decisamente più del necessario, sbirciò dallo spioncino e vide un uomo di mezz'età con dei lineamenti molto marcati e una capigliatura spettinata, ma non ancora totalmente bianca. Non c'era una particolare somiglianza fra lui e sua figlia, ma i suoi occhi neri striati di grigio erano una prova più che sufficiente che non era un impostore, almeno per quanto riguardava la ragazza, che aprì la porta con un sussulto e gli sorrise con gioia forzata. - Salve. - disse, porgendogli la mano.
Lui la strinse riluttante, pulendosela in seguito sulla sua camicia azzurra. Era un individuo alto, nient'affatto corpulento, anche se non lo si poteva definire un tipo smilzo, con un volto segnato dall'età e dalle rughe. Quando parlò la sua voce bassa e roca inondò tutta la casa.
- Tu devi essere il legale di mia figlia. -
- Sì, sono io. - convenne l'ispanica, omettendo il fatto che in verità non si era neanche laureata. Si spostò per farlo entrare e lo portò in soggiorno.
- La ragazzina che mi ha chiamato alle sei del mattino per dirmi che la mia bambina voleva sporgere denuncia contro un orrendo maniaco. - proseguì lui, in un crescendo d'irritazione.
- Credo fossero le sette e un quarto e io non ho mai usato il termine "orrendo maniaco". - si giustificò Courtney, sollevata in seguito dall'arrivo dei due, appena riemersi dal giardino. Kevin e sua sorella erano spuntati alle loro spalle e osservando l'uomo come se non avessero mai visto un essere umano prima di quel giorno, se ne stavano paralizzati ad una distanza, che chiunque avrebbe riconosciuto come - di sicurezza -.
- Papà .. - bisbigliò Gwen dopo un' interminabile quanto imbarazzante pausa, fatta di sguardi imbarazzati e sfuggenti, muovendo un passo incerto verso di lui. Eccolo lì il suo fantasma, dopo tanto fantasticare e dopo tanto dolore, il passato la stava fissando in silenzio con indosso una camicia stropicciata e delle scarpe di vernice consumata. Le sorrise forse persino più a disagio di lei e allargò le braccia, come quando da bambina si faceva male e lui la consolava con una poderosa stretta e una caramella alla liquirizia. Kevin fu il primo a correre verso l'uomo per abbracciarlo, con una malcelata rigidità nei movimenti. La gotica riluttante fece lo stesso, ma si staccò subito da lui, infastidita dal pungente odore di tabacco e dall'indistinto aroma di liquirizia, o forse di ricordo già visto, non ne era sicura.
- Mi dispiace. - sussurrò lui, appena l'ebbe lasciata andare, intuendo su cosa la ragazza stesse rimuginando. - Ci sono così tante cose che devo dirvi. - continuò, il tono di voce si era addolcito e con un'occhiataccia rivolta a Courtney, le fece intendere che era il caso di andarsene.
- Vi lascio soli. - disse l'ispanica, recependo subito il messaggio. Afferrò la borsa ed andò al piano di sopra in camera di Gwen, osservando l'amica, che con un sorriso intimidito faceva sedere il tizio, o meglio, suo padre, su una poltroncina accanto al sofà, mentre il fratello estraeva da un vecchio cassetto un album di fotografie. L'ispanica sospirò e si chiese come avrebbe reagito l'uomo all'interrogatorio che la gotica aveva in mente di fargli, una volta liberatasi di Kevin e si chiese anche cosa avrebbe fatto al posto suo.
Una delle cose che le avvicinava era proprio la mancanza di una figura paterna nella loro infanzia. Se Courtney avesse potuto rivedere suo padre, gli avrebbe posto un'unica sola, superflua e disperata domanda : "Ora sono abbastanza perfetta per te ?". Tormentata da quell'idea, si gettò sul letto della gotica e chiuse gli occhi, cullandosi ancora una volta nel' illusione di una felicità che poteva vivere e conquistare anche da sola.


^^^^^^^^^


Quando Courtney riaprì gli occhi, la luce chiara e trasparente del sole non filtrava più attraverso le tapparelle scure, ma era stata rimpiazzata da un panorama stellato e striato di rosa. Si sollevò, consultando la sveglia sul comodino accanto al letto e si sorprese nello scoprire che aveva dormito per ben cinque ore, senza essere svegliata da nessun rumore o da Gwen, desiderosa di riavere la propria stanza. Uscì dalla camera, aggirandosi per il corridoio come un felino, alla ricerca di Kevin, di sua sorella o del loro vecchio, irresponsabile padre, disintegratore di famiglie felici e predicatore occasionale verso i poveri legali altrui, tecnicamente falsi, teoricamente molto competenti. L'unica cosa che trovò fu un messaggio sulla lavagna appesa al frigo, scritto con una calligrafia maschile e sbilenca.

- Siamo a casa del tuo ex-ragazzo. Raggiungici presto bell'addormentata. -

Undici parole. Tre evidenti errori di contenuto.
Duncan non era il suo ex, almeno da quanto sapeva, poi non vi era motivo per il quale la famigliola riunita avrebbe dovuto trovarsi a casa del punk e ultimo ma non meno importante l'appellativo "bell'addormentata", che le dava sui nervi quasi quanto il suo attuale ed assente ragazzo. Di certo solo la mente contorta e disadattata di Kevin poteva aver dato vita ad un insieme di periodi così poco rassicuranti. Forse il fratello della gotica l'aveva osservata dormire e ora aveva acquistato la capacità di saperla corteggiare anche con l'utilizzo di ambigui messaggini. Il prossimo passo sarebbe stato uno striscione in cielo con su scritto : "Biancaneve, ti va di dare un morso alla mia banana ?"*.
Scacciò dalla testa quell'idea decisamente poco elegante e, rinunciando a chiamare Gwen per avere spiegazioni, indossò la non-sua giacca di pelle, rubata al punk in un momento di amara nostalgia, e andò all'appartamento di quest'ultimo con un pessimo presentimento. Arrivata alla porta, cercò di aprire con le sue chiavi, ma pur frugando attentamente non poté trovarle neanche sul fondo della sua borsa. Poi si insinuò in lei il dubbio che qualcuno, ad esempio il suo principino verde vomito, gliele avesse prese astutamente, per riuscire ad entrare anche senza il suoi aiuto. Il presentimento, ormai mutatosi in certezza, fu confermato quando, suonando il campanello, fu Gwen a spalancare la porta, con un sorriso allegro e soddisfatto che di rado le si poteva vedere sul volto. La prese per un braccio e la trascinò all'interno dell'appartamento.
- C'è qualcosa che .. - cominciò, mentre la spingeva verso il corridoio.
- Bambolina, dove posso sistemare le mie mutande ? - la interruppe una profonda voce maschile, proveniente dalla camera degli ospiti.
- Un momento. - rispose la gotica, sorridendo di nuovo di fronte all'espressione allibita dell'ispanica, che si appoggiò alla parete, aspettandosi almeno una misera spiegazione. Ma tutto ciò che le fu dato, furono delle vaghe, ma sentite, scuse.
- Abbiamo parlato, e dice di essere qui per restare .. - esordì l'amica.
- In casa mia ? - squittì l'altra, sporgendosi per assicurarsi che nessuno l'avesse sentita.
- In casa di Duncan. - la corresse Gwen, con un briciolo di risentimento nel tono della voce.
- Lui è d'accordo ? -
- Sì, mi ha detto che è il minimo che può fare per me, anche se sembrava un po' strano. Sai se è successo qualcosa ? -
Un cartello lampeggiante con la scritta "Menti" apparve e si illuminò con uno scarto di reazione insignificante davanti agli occhi della latina.
- No, davvero. Hanno solo ritardato il ritorno. Si divertivano così tanto, davvero. - rispose in automatico, maledicendosi per l'uso spropositato della parola "davvero", ripeterla così tante volte faceva sembrare falso tutto quello che le usciva dalla bocca. Per fortuna la gotica non ci fece caso e si rimise sulla difensiva, spiegando con qualche difficoltà lo stato delle cose.
- Mi ha detto che non ha trovato un albergo e che in questo momento non ha molti soldi. Sai che mia madre non vuole averci niente a che fare, non potevo nasconderlo da me. -
- Hai usato il termine "nasconderlo" ! Gwen non avresti dovuto portarlo qui, non prima dell'interrogatorio. - la incalzò Courtney, sentendosi in colpa per il suo comportamento così duro e diffidente. Aveva solo paura che la figlioletta, appena ritrovata, si stesse lasciando trasportare un po' troppo, accecata dal desiderio di conoscere l'uomo che l'aveva delusa e allo stesso tempo resa incredibilmente felice.
- Gli ho già chiesto tutto quello che volevo sapere. - ribatté, intristita da quella evidente mancanza di fiducia. - Ha cercato di contattarci, ma tutte le sue lettere venivano rispedite al mittente da mia madre.-
- Perché non vi ha chiamato o non è venuto a cercarvi ? -
- Era lontano. Ha lasciato il Canada e per diversi anni ha vissuto in Islanda, dove ha fondato una società dopo parecchio tempo, e solo allora ha iniziato ad inviarci queste … - disse, estraendo dalla tasca posteriore della sua gonna uno dei mille messaggi di suo padre, prova che quelle dell'uomo non erano solo menzogne ben congegnate. I timbri, gli indirizzi postali, le date, tutto pareva incastrarsi in quel quadrato di intrighi.
- Ha visto il reality, sa tutto di Trent ed è qui solo per vedere me e Kevin, ti prego puoi non … -
- Va bene. - si arrese Court, spiazzata dal suo entusiasmo e accondiscendente davanti alle sue sicurezze. Era come se d' improvviso la Gwen scontrosa, razionale e un po' burbera fosse stata rimpiazzata da una bambina fiduciosa, piena di speranze e d' incredulità. Fu quella bambina con troppo trucco sugli occhi e dei vestiti da grande a sporgersi verso l'ispanica per abbracciarla. E Courtney non poté che ricambiare quel contatto, tutto sommato felice, perché ora tutte e due sapevano chi avrebbe accompagnato la sposa all'altare.















*Mi scuso profondamente. Io stessa sono intristita da questa battutaccia, anche se un po' di - trash - non ha mai ucciso nessuno, a parte forse la strega cattiva della già citata fiaba.















Ortensia's Corner

Miei cari vi ringrazio infinitamente per aver aderito all'iniziativa "Adotta un Maialino", ho davvero apprezzato il vostro interesse e sono stata alleggerita di un grande peso. Ora io e il mio lui Gaston possiamo goderci la vacanza che Honest ci ha concesso ..
Sono solo pochi capitoli, non approfittartene ..
Li sfrutterò per essere presente al matrimonio ! Hai già spedito il mio invito Hon. ?
Sì, più o meno. 
Bene, ora smettila di interrompere !
Stavo dicendo ...
Sarò di certo più felice e rilassata dopo il ricevimento e potrò raccontarvi tutti i retroscena della cerimonia !
In ultimo prima di salutarvi per dedicarmi al mio meritato periodo di riposo, vorrei dedicarvi un enorme OINK di ringraziamento per avermi accolto e voluto bene nel corso di questa storiella scadente sin dal primo capitolo ...
Grazie .. -.-"
Sì, Grazie.
Con amore, Ortensia. e Honest










Honest stavo pensando ...
Non credevo ne fossi capace !
.. che magari potrei fare la comparsa al matrimonio di Gwen e Trent.
No.
Se portassi le fedi ?
No.
Se baciassi Courtney ?
No !
Ma Ortensia ci sarà !
Lei si impegna e lavora sodo, si merita di partecipare.
Ora basta ! Sono stufo e troppo bello per essere trattato così. Io mi dimetto !
Non puoi dimetterti, sei nella mia testa tu .. Perché metti via tutti quegli specchi ?
Addio, Honest ! Tornerò quando dimostrerai di apprezzarmi sul serio.
Ma è ridicolo ! Torna subito qui con quelle valige ! Ti proibisco di .. Justin ! Justin ! Justin ? 










- Non so chi di voi l'ha notato ma Love Me Always ha ufficialmente compiuto un anno ! 
Questo non sarebbe mai successo se non avessi avuto dei lettori così fedeli e meravigliosi.
Grazie di cuore a tutti quelli che recensiscono e aggiungono la storia ai preferiti o alle seguite.
Questo traguardo non è solo mio, ma anche vostro. <3 -
#L.M.A. da un Anno su Efp

   
 
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