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Autore: Rain e Ren    16/09/2012    6 recensioni
" Tra Naruto e Sasuke, chi avrei salvato?” [Sakura] “ Se davvero esiste un qualche Dio, perché permette tutto questo?” [Ino] “ Perché gli Uomini sono così stupidi? Perché non imparano dal passato?” [Shikamaru] “ Esiste ancora il Team 7?” [Naruto] “ Che cosa sto facendo?” [Sasuke]. - Loro hanno chiesto, si sono posti queste domande. Hanno preteso una qualche risposta. E alla fine hanno capito che bastava riaprire gli occhi. -
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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“ Ci sono state centinaia di diverse domande, in questo ultimo periodo della loro vita.

Domande banali, complicate, sciocche, inutili, intricate, incomprensibili, confuse. Domande che a volte non hanno trovato il loro posto, e si sono perse, trascinate via dal vento; altre volte è mancato il coraggio di pronunciarle, quelle domane, e sono morte in gola ancora prima di nascere. Altre ancora sono state poste con forza e determinazione, e con la presunzione che una risposta ad esse fosse d’obbligo.

Hanno chiesto molto, a molti. E hanno atteso che qualcuno rispondesse. Ma quelle risposte tanto agognate non sono mai arrivate. Ed è sceso il silenzio.

Ma alla fine, ognuno di loro, ha scoperto che bastava riaprire gli occhi.”

 

 

 

 

 

 

 

Riaprendo gli occhi.

 

 

 

 

 

 

La confusione che la circonda è tanta, eppure i suoi occhi non vogliono aprirsi. Sente le palpebre pesanti, e non desidera altro che lasciarsi scivolare giù, sempre più giù, fino a sfiorare il fondo; vuole fermarsi un attimo prima, laddove tutto è ancora etereo ed evanescente, dove i confini si confondono, dove la realtà è solo un sogno e il sogno è reale.

 

“ Lasciati cadere. Abbandonati al ricordo…”

 

Butta la testa indietro e socchiude appena gli occhi, lasciando che essi osservino un piccolo spiraglio di luce. Sì, luce. Perché c’è della luce intorno a lei, bianca e densa, che assomiglia tanto ad una cortina fumosa. E ci sono delle immagini, che scorrono rapide, come lampi troppo veloci perché i suoi occhi stanchi possano distinguerle nitidamente. E non può non chiedersi perché tutto scorra così velocemente, lì.

 

“ È la vita. È il perpetuo corso della vita. A voi umani appare oggi lento oggi veloce, a seconda dell’attimo che state vivendo. Ma il suo corso non muta mai.”

 

Spalanca gli occhi, turbata, sentendo quella voce quasi strascicata pronunciare quelle parole. E improvvisamente torna lucida, accorgendosi che qualcosa non va per il verso giusto, che qualcosa di assolutamente anomalo le sta succedendo. E nel momento in cui alza lo sguardo le immagini che prima correvano come su rotaie invisibili s’immobilizzano all’istante, riportandola agli ultimi istanti di vita vissuta, quelli che probabilmente l’hanno condotta a quel momento, in quel luogo.

 

“ Ripercorri quegli attimi. Vivili ancora una volta.”

 

Ci sono Naruto e Sasuke, con gli abiti laceri, i corpi a pezzi e la terra squarciata. Ci sono due persone i cui nomi correranno per le pagine della storia per secoli e secoli, certo accompagnati da chissà quale epiteto e dalle mille leggende che fioriranno sulle loro imprese. Ci sono due ragazzi quasi uomini, che hanno rappresentato le stagioni della sua vita, e sono diventati fondamentali.

 

“ L’affetto che ti lega a loro è stata la causa della tua confusione.”

 

O forse, più probabilmente, è stata Ino con quella domanda quasi casuale, assurdamente curiosa e terribilmente insidiosa. Quella domanda che lei non hai mai osato pronunciare, nemmeno nella sua mente, per paura delle parole di risposta. Perché non si è mai trattato di una semplice domanda, innocente o ingannevole come le altre: si è trattato di una scelta. O meglio, della scelta che, presto o tardi, sarebbe stata chiamata a compiere.

 

“ Pronunciala!”

 

Le labbra si aprono e si chiudono, ma non emettono alcun suono. Le parole, una volta ancora, sembrano non trovare la strada per uscire dalla sua gola; l’aria non vibra attraverso le corde vocali, e le lettere non prendono forma, permettendo che un silenzio pesante regni sovrano.

 

“ Pronuncia la tua domanda!”

 

Ancora un tentativo, ancora il silenzio. E allora chiude gli occhi e, semplicemente, respira a fondo.

 

“ Chi… Tra Naruto e Sasuke, chi avrei salvato?”

 

Eccola là: la sua domanda! Quella che le ha impedito di dormire la notte, di concentrarsi appieno nel suo ruolo di medico durante la Guerra; la domanda che le ha portato via la serenità, e l’ha fatta precipitare nel baratro della confusione. Fino a quel momento…

 

“ Ora conosci la risposta…”

 

È come riemergere quando si sente di annegare, e la pressione dell’acqua crea difficoltà nel raggiungere la superficie. Come prendere una boccata d’aria dopo un lungo periodo di apnea, e spalancare lo sguardo su un mondo che prima era completamente nero. E occhi e polmoni bruciano, attraversati dalla troppa luce e dalla troppa aria. E la testa gira, vorticosamente, facendo salire la nausea alla gola, creando l’impellente istinto di vomitare. E la pelle tira, prude e provoca dolore, lì, nei punti in cui si era aperta ed era stata richiusa.

Sakura socchiude gli occhi e sbatte le palpebre un paio di volte, giusto il tempo di far abituare gli occhi. Respira a fondo, alla ricerca di aria, e un intenso odore di sangue, sudore e disinfettante le entra prepotente nelle narici, facendole salire un conato di vomito. D’istinto si porta una mano alla bocca e il tubicino di una flebo che parte dal suo braccio per arrivare chissà dove entra nel suo capo visivo; solo allora si accorge dei cerotti, delle fasciature e dei tubicini che percorrono il suo corpo.

 

Sei stata curata.

Sei viva.

Sei al sicuro.

 

Sono le prime cose che la sua mente avvolta dalle nebbie della confusione riesce ad elaborare. Poi arriva anche il resto. Violento, impietoso, devastante. E i suoi occhi si spalancano immediatamente mentre si mette seduta con uno scatto. Ora ricorda…

Ha dato la sua risposta a quella domanda. Ha trovato la risposta giusta per lei; poco importa, ormai, se qualcuno la prenderà per folle, masochista, egoista ed ipocrita. Lei ha trovato la sua risposta, quella che per lei vale. Più semplicemente, tra le due vie, ha scelto la terza. Tra i loro due nomi, ha scelto il proprio. E tra le loro due vite, ha scelto entrambe.

 

Sakura sposta di poco lo sguardo ora placido. Su un lettino identico al suo, posto solo a mezzo metro da lei, c’è Ino. Ha i capelli sciolti che le incorniciano il volto diafano, il corpo fasciato in più punti e un’espressione serena sul volto, di chi sta semplicemente dormendo dopo una lunga fatica. Eppure Sakura è certa che non sia così, perché anche Ino, al pari suo, aveva una domanda a tormentarla.

 

 

Ino non lo sa, ma nella sua mente sta accadendo la stessa cosa successa alla sua migliore amico solo pochi istanti prima. C’è la medesima luce, la medesima cortina fumosa; ci sono anche le immagini che corrono rapide, tuttavia diverse da quelle viste da Sakura.

E la bionda Kunoichi della Foglia vede scene di Guerra, appena trascorse, che si sono impresse a forza nella sua memoria. Come un marchio di fuoco e sangue, che l’acqua non potrà mai lavare via.

 

“ A causa di ciò eri così confusa.”

 

A causa della Guerra? Sì, in un certo senso si. Ma non per quella Quarta Grande Guerra dei Ninja in particolare. Si trattava di un concetto più generale, più ampio; qualcosa di profondo e complesso, che molti non avrebbero mai affiancato a Ino.

 

“ Non sei un’oca frivola e superficiale.”

 

Ha sempre cercato di essere forte. Doveva esserlo. È cresciuta circondata da maschi, e si è dovuta guadagnare molte più cose di quante i più non credano. L’indipendenza da un padre fin troppo premuroso, tanto per iniziare. È per questo che “tiranneggiava”, Ino, con la maschera da dura dal cuore gelido e dal menefreghismo ai massimo storici.

 

“ E piangevi la notte, avvolta nel silenzio, a volte pregando chissà chi.”

 

Forse quel Dio in cui la maggior parte delle persone non ha mai creduto, o in cui ha detto di non credere. E forse nemmeno lei ci crede veramente. Ma quando la disperazione arriva al limite – come in Guerra! – e il mondo sembra crollare come un castello di sabbia sotto il più lieve degli aliti di vento, allora forse non rimane che pregare. Pregare, forse semplicemente, per chiedere.

 

“ Pronuncia la tua domanda.”

 

Deglutisce a vuoto, mordendosi la tenera carne del labbro inferiore. C’è l’indecisione nelle mani e nelle labbra che tremano.

 

“ Pronunciala!”

 

E la determinazione ha la meglio sull’indecisione.

 

“ Se davvero esiste un qualche Dio, perché permette tutto questo?”

 

Nel momento in cui apre gli occhi Ino non è cosciente di quanto successo. Ricorda solo le esplosioni della Guerra, gli attacchi senza sosta e le tecniche di questo o quel Ninja, i cui nomi si mescolano agli ordini sbraitati a destra e manca.

Una mano si posa lieve sulla sua spalla. È Sakura.

“ È finita.” Le dice solo, prima di spostare lo sguardo dal suo.

Una lacrima, fuggiasca e imprevista, riga il volto di Ino al suono di quelle parole. E lei l’asciuga rapidamente, prendendo un grosso respiro. Il sollievo che le pervade il petto è immenso e bruciante, pari alla lava di un vulcano; se tutto è finito, se quell’inferno si è concluso, allora lei può sentirsi un po’ più serena. E la sua domanda può perdersi tra le pieghe di quella furiosa battaglia appena conclusasi, e piano si potrà perdere tra quelle del tempo.

Non ha più importanza perché quel Dio permetta l’esistenza di quanto ha appena vissuto, né tantomeno se quel Dio esista davvero. E sa che non ha importanza perché, semplicemente, lei è caduta, e si è rialzata più forte di prima; ha compreso che non ha senso chiedere e pregare quando intorno a sé tutto precipita, tutto muore e si annichilisce. L’unica cosa che si può fare è forzare allo stremo il corpo e lo spirito, continuando a combattere per non morire e per non far morire i propri compagni.

Ino si mette a sedere un po’ a fatica staccandosi la flebo e i suoi occhi trovano la figura di Shikamaru, mezzo addormentato su una sedia accanto al suo letto. Vorrebbe svegliarlo abbracciandolo così forte da soffocarlo, ma le pesanti occhiaie che gli cerchiano gli occhi sono un chiaro segno di quanto il ragazzo necessiti di ore di sonno. Per questo lo lascia riposare, limitandosi e sfiorargli dolcemente il volto, mentre lui sogna.

 

 

Merito del suo quoziente intellettivo pari a 200 Shikamaru è sempre stato considerato un genio, e merito della sua fredda razionalità e prontezza di spirito uno dei più talentuosi strateghi, secondo solo a suo padre. Tuttavia, proprio a causa di queste, ora il ragazzo è certo di stare impazzendo. Perché non c’è logica che tenga per quanto gli sta succedendo.

 

“ Freddo, razionale e logico.”

 

E se ci si aggiungesse l’aggettivo pigro o svogliato questo sarebbe il suo perfetto ritratto. Per questo non si capacita, benché una parte di lui sappia benissimo – o è convinta di saperlo! – dove si trova.

 

“ E allora poni la tua domanda.”

 

La sua domanda? Ah, forse quella che dal primo momento sul campo di battaglia gli ha martellato il cervello come un trapano. Si è trovato persino a discuterne con Ino, una notte delle tante passate cercando il sonno che sembrava volerli beffare, nonostante fossero a pezzi. Le ha chiesto cosa la rendesse così pensierosa, e lei ha risposto: “ Mi chiedevo se esiste un qualche Dio, e se c’è perché permetta l’esistenza di una Guerra simile.”. Non ha trovato una risposta per lei, anche perché lui non ha mai creduto ad un’esistenza divina al di sopra di tutto e tutti. Lui ha sempre creduto negli Uomini e nella loro capacità di scrivere la propria storia.

 

“ E la tua domanda proprio loro riguarda.”

 

Già, perché negando l’esistenza di un ente superiore, allora tutto ciò che resta sono gli Uomini.

 

“ Perché gli Uomini sono così stupidi? Perché non imparano dal passato?”

 

Qualcosa di delicato gli sfiora il viso, e Shikamaru si trova ad aprire gli occhi controvoglia: nemmeno dopo una Guerra lo lasciano riposare?! Ed è sul punto di scacciare con stizza lo scocciatore di turno, ma è il viso di Ino quello che occupa il suo campo visivo. La fissa quasi a volerla studiare, e la trova stanca, ferita nel corpo e nello spirito, ma con qualcosa che sembra comprensione nello sguardo; sembra che i dubbi che le corrodevano l’animo fino a poco prima siano scomparsi, scacciati via da una consapevolezza superiore. Eppure è ancora agitata, ansiosa e impaurita – lo legge nei suoi occhi ormai non più limpidi, la cui innocenza è stata sporcata ed estirpata con violenza. E quando lei gli si butta addosso, abbracciandolo stretto per il busto e affondando il viso nel suo petto, allora Shikamaru è certo di non essersi sbagliato in quella sua rapida analisi. La sente tremare contro di sé, fragile come mai lo è stata, e l’unica cosa che può fare è stringerla con forza, avvolgendola nel calore di un abbraccio di cui entrambi necessitano.

“ Choji?” Chiede Ino, la voce leggermente incrinata da un pianto che ha nascosto contro il petto di Shikamaru.

“ Sta riposando in un’altra tenda del campo. Sta bene. Stanno tutti bene.” Aggiunge poi il ragazzo, rispondendo ad una domanda che lei non ha trovato il coraggio di porre, troppo spaventata da una possibile risposta annunciatrice di morte. E anche se quel “stanno tutti bene” è un po’ riduttivo, ad Ino va bene; se nessuno è morto il suo cuore può calmarsi, e lasciarsi cullare dal caldo abbraccio di Shikamaru.

 

 

Sakura osserva con silenziosa delicatezza Ino e Shikamaru, e un barlume di dolcezza le attraversa gli occhi verdi. Ed è strano, terribilmente strano, che quello sguardo vivo possa ancora esistere sul suo volto stremato e pallido; le pare impossibile riuscire a provare una qualche sensazione che non sia pena, o rimorso, o rammarico o compassione. E ancora più impossibile le sembra la felicità che piano s’insinua nel suo animo alla vista della sua migliore amica con quel ragazzo – quell’uomo! – che più di tutti ha sempre saputo prendersi cura di lei.

Esce dalla tenda e zoppicando visibilmente s’avvia attraverso il campo base allestito in tutta fretta; le tende mediche e non svettano innaturalmente in mezzo a quella radura vuota, bruciata, la cui vita è stata estirpata dalla violenza della battaglia. Vede sorrisi e lacrime su volti conosciuti e sconosciuti. C’è chi abbraccia amici e compagni ritrovati dopo ore di angoscia, chi piange coloro che non ci sono più, chi si stringe la mano con Ninja di altri Villaggi, il cui legame andatosi a creare è qualcosa che ancora rasenta l’incredulità, e chi, silenziosamente, rimane seduto, con gli occhi chiusi e le labbra che tremano. La Guerra rimane un concetto difficile da capire, soprattutto se si è appena tornati dalle sue fauci.

Si ferma un attimo e nota due figure, lontane dal fermento del campo, sedute ad osservare chissà cosa. Dovrebbe arrabbiarsi con loro: feriti come sono dovrebbero starsene distesi a letto, e non in giro! Ma è conscia di non poter dire niente visto che le sue condizioni sono peggiori delle loro, e anche lei sta gironzolando. Si limita a scrollare le spalle – stronzata totale! La fitta che le attraversa il petto le mozza il fiato! – e si avvicina a loro; si siede in mezzo, le gambe raccolte al petto e li prende entrambi a braccetto.

È la mano di Naruto la prima a scattare, intrecciando le proprie dita con quelle della ragazza e poggiando la testa fasciata sulla spalla di lei, chiudendo gli occhi. E lei lo lascia fare, imitandolo, e nascondendo per un attimo il viso in quella massa di capelli biondi e scompigliati.

 

 

Naruto non sa se si è addormentato o cosa, è solo consapevole di aver chiuso gli occhi, cullato dal calore di Sakura e dal lieve profumo della sua pelle, appena percettibile sotto l’odore di sangue e disinfettante. E ora, nello stato di semi coscienza in cui si trova, dubbi e domande si affollano nella sua mente, e una in particolare svetta sopra tutte le altre.

 

“ È stato il suo comportamento a metterti in crisi.”

 

Assai probabile. Perché fino ad un attimo prima era convinto di quanto stava facendo – come sempre lo è stato dacché quella storia ha avuto inizio! – e un attimo dopo non lo era più. E non lo era più perché lei si è messa in mezzo.

 

“ Come in una scena già vissuta.”

 

Sì, perché lei aveva già fatto la stessa cosa, anni prima. Tra un Rasengan e un Chidori… Unica, sottile differenza, era stata la presenza di Kakashi, all’epoca; Kakashi che, invece, non c’era questa volta. E nessuno l’avrebbe salvata dall’impatto. Ed è stato dopo questo che un dubbio si è insinuato in lui. È stato vedere il suo corpo coperto di sangue, i suoi occhi velati e, soprattutto, quel sorriso.

 

“ Ha accettato la propria morte, ma non la vostra.”

 

In fondo è questo che ha sempre significato essere il Team 7. Essere una squadra, un gruppo, sostenersi a vicenda e non abbandonare mai i propri compagni. Ma quando ha visto Sakura in quelle condizioni, quando ha capito che era a causa dei loro colpi, delle loro battaglie, se lei aveva osato quel gesto estremo ogni cosa è parsa sparire.

 

“ La tua domanda. Il tuo dubbio.”

 

Deglutisce a vuoto, stringendo con forza i pugni. Ha pronunciato quella domanda mille e più volte nella sua mente, ma dirla ad alta voce è difficile. Perché spezzerebbe ogni cosa, e ridisegnerebbe confini che non è sicuro di voler cambiare.

 

“ Pronuncia la tua domanda!”

 

Serra gli occhi, respira a fondo e stringe con forza il ciondolo di Tsunade.

 

“ Esiste ancora il Team 7?”

 

E potrebbe sembrare una domanda sciocca ed inutile. Certo che esiste il Team 7!, potrebbe rispondere qualcuno – qualcuno che non sa! Non ci hai forse fatto missioni su missioni fino a poco tempo fa?!

Ma chi sa, chi conosce gli avvenimenti e i componenti di quella squadra, potrebbe non trovare una risposta da dare. Perché quando parla del Team 7, Naruto pensa a quello originale. Pensa a se stesso, a Sakura, a Sasuke e a Kakashi. E pensandola così quella domanda pare davvero crudele.

 

 

Sono il calore e la stretta della mano di Sakura a riportarlo alla realtà. Socchiude gli occhi, piano, osservando il cielo grigio che si staglia all’orizzonte. Alza la testa dalla spalla della ragazza e si volta ad osservarla per un attimo. C’è qualcosa, in lei, di irrimediabilmente diverso. E proprio questo sembra rispondere alla sua domanda.

Il Team 7 non esiste più! Non esiste nella maniera e nella dimensione in cui lo intende lui, in cui lo intende Sakura. Esiste in un altro modo. Esiste in un’altra dimensione. E Sasuke e Kakashi devono saperlo, devono averlo capito. Solo lui e Sakura sono sempre, irrimediabilmente rimasti attaccati al passato, e hanno inseguito il fantasma di un legame che era stato reciso con estrema facilità, nonostante tutte le loro belle parole. Tutto quello che il Team 7 è stato rimarrà, come ricordo e come insegnamento, ma è arrivato il momento di guardare avanti.

Sorride mestamente, Naruto, e stringe con più forza la mano di Sakura; quando lei lo guarda capisce a cosa lui stia pensando, e non può fare a meno di sorridere a sua volta. Sono arrivati alla medesima conclusione, anche se troppo tardi forse. Se l’avessero capito prima molti dolori sarebbero stati evitati, ma forse loro non sarebbero le persone che sono adesso.

Si voltano entrambi verso Sasuke, e aspettano. Aspettano perché lui ha gli occhi chiusi. Aspettano che lui li riapra.

 

 

Il calore della pelle di Sakura è l’unica cosa di cui è certo, Sasuke. È l’unica cosa che lo tiene ancorato al mondo, che non gli permette di scappare come ha fatto fino a quel momento. Sì, perché lui è scappato, sempre e comunque.

 

“ Sei fuggito da tutto quello che conoscevi.”

 

È scappato dal ricordo della sua famiglia, dal ricordo dell’affetto di Itachi. È scappato dalla sua debolezza, dalla paura di non essere forte. È scappato da coloro che erano diventati la sua famiglia, dal suo Villaggio. È scappato dalla verità, qualunque essa fosse, negandola. Sì, in tutta la sua vita non ha fatto altro che scappare.

 

“ E sei incappato nella vendetta.”

 

Credeva che fosse la strada giusta da seguire, credeva fosse quello il senso delle parole di Itachi. Non ha mai compreso, se non alla fine, quanto suo fratello abbia cercato di renderlo forte, e quanto gli ha affidato. Lo ha compreso tardi, e non è riuscito a fermarsi.

 

“ Ti ha fermato lei.”

 

Pazza! Lanciarsi in mezzo alla battaglia! Lanciarsi in mezzo alla loro battaglia!

 

“ Lei aveva già capito.”

 

Lui no. Lui ha capito quando l’ha vista a terra, quando ha visto il volto di Naruto deformato dal terrore e dalla disperazione; quando il dobe ha raccolto da terra la ragazza, ed è corso via. L’ha lasciato lì, immobile, confuso. È corso via per salvarle la vita, per trovare qualcuno la salvasse. E per lui s’è spento tutto. Ha capito che tutto era finito.

 

“ Poni la tua domanda.”

 

Quella che lo torturava da tempo. Quella che non ha mai voluto pronunciare, perché avrebbe significato che aveva sbagliato tutto, che ancora una volta non aveva fatto altro che scappare. Eppure glielo avevano detto tutti. E lui, troppo orgoglioso e cocciuto, si è fatto sordo.

 

“ Pronunciala.”

 

Non ce la fa. La voce non vuole uscire, e lui rimane in silenzio.

Un bilancio della sua vita? Un cesso! E forse proprio questa consapevolezza fa scattare la molla.

 

“ Che cosa sto facendo?”

 

 

Una cazzata! Un’immensa cazzata!

È la prima cosa che riesce a pensare quando riapre gli occhi. Sakura e Naruto sono ancora accanto a lui, le dita intrecciate, e lo fissano aspettando in silenzio. Strano, per uno come Naruto!

Stanno aspettando! Non lo hanno forzato, chiamato o scosso. Sono semplicemente rimasti in silenzio e hanno atteso. E sembra un simbolo, il segnale dell’inizio di qualcosa di nuovo. Niente più battaglie tra di loro, niente più grida e richiami andati a vuoto. Non lo rincorreranno più. E lui non si farà più rincorrere.

Sente qualcosa sfiorargli la gamba e vede la mano di Sakura, ora aperta in attesa. Sa cosa vuole. Gli sta solo chiedendo se lui lo vuole. E intreccia le dita con quelle della ragazza, con remore e paura – lui! Paura!

Sakura gli sorride, serena. E i suoi occhi lo ringraziano. Quegli occhi verdi che lo hanno sempre osservato, con ammirazione e amore, ora lo fissano con semplice gratitudine. È cambiato, il suo sguardo, com’è cambiata lei.

Sorride anche Naruto, per una volta privo di parole. Sa che non servono: i gesti valgono molto di più!

Potrebbero sembrare il Team 7, in questo momento. Potrebbero sembrare quelli di una volta. Ma i loro occhi parlano chiaro, e dicono che ciò che è stato è stato, ed è nel ricordo che deve vivere. Nessuno di loro rincorrerà più quello che era, ma cercheranno di costruire quello che sarà. E non importa se non risponderanno più al nome di Team 7, saranno sempre Naruto, Sakura e Sasuke. E Kakashi.

Il biondo si riscuote dai suoi pensieri nel momento in cui sente la testa di Sakura appoggiarsi alla sua spalla, leggera. E allora scioglie le loro dita intrecciate, e le cinge la vita con un braccio, attento a non toccare punti dolorosi per lei. Lei che sorride, cullata da quel calore che da sempre appartiene a Naruto, che da senza mai chiedere nulla. Lei che stringe con più forza la mano di Sasuke, e poi scioglie le loro dita.

 

Va dove vuoi! Fai quello che ti senti di fare! Noi ci saremo comunque!

 

Sì, Sakura gli sta dicendo questo.

E Sasuke si alza, fissando gli occhi dei suoi compagni. Ci sono ancora cose che deve fare, persone con cui deve parlare e a cui deve chiedere scusa.

 

“ Ci vediamo a casa.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The end!!!!

Ok, lo ammetto: è stato un parto questa storia! Non facile da scrivere, proprio per niente. Ma diciamo che sono abbastanza soddisfatta di com’è venuta infine.

Mi fate sapere che ne pensate?? Anche le critiche vanno benissimo (anzi, sarebbero d’obbligo, così posso migliorarmi!!!)!!!

ByeBye

 

 

   
 
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