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Autore: tealButtercup    16/09/2012    0 recensioni
La donzella di questa storia lascia intendere una leggera noncuranza, a giudicare dallo sguardo annoiato. Sembra stare lì per caso, a godersi la luce del sole di fine estate, casualmente seduta accanto a quel giovanotto, i cui occhi sono estremamente interessati a un albero. Non sa neanche di che specie sia, quell'albero. Sa solo che se spostasse la sua attenzione sulla bionda ragazzetta alla sua destra, potrebbe succedere di tutto. Continua a osservare la vegetazione.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi domando quante persone in questo momento siano riuscite a vincere le timidezze decidendo di stare insieme.
O quante si siano arrese invece all'evidenza dei fatti e si stiano apprestando a prendere percorsi diversi, l'uno lontano dall'altro. 
Secondo voi quei due, a quale gruppo appartengono? Forse è meglio avvicinarsi e osservare, con calma.
Magari anche ascoltare, visto che ci siamo.

Introduciamo prima il luogo dove tutto sta per concludersi – o iniziare di nuovo? - : Roma, Villa Leopardi. Un simpatico enorme cespuglio con in mezzo una costruzione piena di libri e DVD. La biblioteca, relativamente piccola, ospita spesso molti giovani che studiano e.... non dilunghiamoci troppo, però. Dicevamo.
I due individui sono... su una panchina. Sì, una bella panchina di legno, non come quelle in metallo che............. Ah, le digressioni, nemiche numero uno degli scrittori in erba!
I due ragazzi occupano quindi una di quelle strutture lignee con bordature ferrose, disseminate per tutto il parco. Gli sguardi sono persi altrove. Staranno discutendo animatamente per via telepatica?
La donzella di questa storia lascia intendere una leggera noncuranza, a giudicare dallo sguardo annoiato. Sembra stare lì per caso, a godersi la luce del sole di fine estate, casualmente seduta accanto a quel giovanotto, i cui occhi sono estremamente interessati a un albero. Non sa neanche di che specie sia, quell'albero. Sa solo che se spostasse la sua attenzione sulla bionda ragazzetta alla sua destra, potrebbe succedere di tutto. Continua a osservare la vegetazione.
La pulzella, accortasi di essere meno interessante di una pianta, decide che è ora di iniziare a scendere le carte in tavola e aprire le danze. Magari al prossimo turno lui le scarterà qualcosa di buono, magari chiude pure. Magari. (ma le interessa davvero vincere la partita?) Detto ciò, si alza e con calma si siede proprio contro il tronco della conifera, sì, il ragazzo ne è certo, facendogli interrompere la disquisizione sulla botanica che stava tenendo con se stesso.
La signorina Livia ora lo inchioda con la sua espressione svagata e aspetta, rilassata. Può infinocchiare lui, ma a chi altro vorrebbe darla da bere? Quelle mani che si nascondono dietro la schiena, non stanno forse sacrificando tutta l'erba afferrabile, in nome del santo nervosismo e della dea tensione?
Non vorrei essere nei loro steli.

“Come ti è andata l'estate?”
Nonostante il cicaleggio persistente, la voce di Giulio sembra aver rotto un religiosissimo silenzio, che si sarebbe insediato nuovamente, se la bionda non avesse risposto.
“Mah, le solite cose, ci siam divertiti. Te invece?”

Il “Lo stesso anche per me” tarda un po' ad arrivare, ma riesce a giungere a destinazione. E poi si ritorna a fare il gioco del silenzio: la ragazza, purtroppo per il giovanotto, sembra pure avere tutta l'intenzione di vincere. Va bene, si dice lui, e dopo aver espulso una nuvoletta invisibile con uno sbuffo, apre le dighe, lascia libera la povera lingua. Qual gioia!

“No scusa, mi stai intontendo, smettila di parlare, sei assordante!”

“Cosa vuoi che ti dica? Non eri te quello che mi ha chiesto di uscire, per voler sistemare la situazione una volta per tutte?”

Si osservano, si studiano, sembra davvero che siano alle prese con uno sconosciuto. Lei si sposta un po' più a destra, ha terminato l'erba da martoriare e la sua sete non si è ancora placata. Lui invece si alza e le si siede davanti, provocandole un corto circuito. Livia come per difendersi da quell'improvvisa invasione di territorio, raccoglie le gambe portandosele al petto e distoglie lo sguardo.
Cosa gli dovrebbe dire? Di non lasciarla, che non hanno ancora fatto un sacco di cose insieme, che non ha bisogno di essere amata e che lo vuole semplicemente lì, felice di stare con lei? (Le basterebbe davvero?) Non glielo chiederà mai, complice il suo orgoglio, che le dà man forte. Non cadrà. O almeno lo spera.

E Giulio?
Forse è un po' più bravo di lei a mantenere la calma, i suoi occhi puntano il terriccio, non la guarda. Poi li alza, verso di lei. E' davvero la bambinetta che ha coccolato per tutti quei mesi? In perenne movimento non si sa come, anche quando sta ferma, che si perde anche solo guardando una nuvola, con un'espressione beata condita con un fantastico sorriso?
Perché ora è così immobile, congelata? In che cosa sono persi quegli occhi spenti, non raggiunti da quel leggero sorriso che invece le labbra che conosce così bene cercano di di ostentare? Decide di gettare l'amo.

“Dovè Livia?”
Magari qualcosa abbocca.
La giovane, destatasi dalle sue elucubrazioni non tanto felici lo guarda con aria scandalizzata.

“Mi ha detto che non le andava di venire, così ha mandato me. E Giulio, invece? E' da un po' che non lo vedo...”

“Non è più tornato da Dublino, ha deciso di stare lì, almeno per un po'.”

“Capisco. Tornerà?”

“Non lo so. E lei? Riuscirò a parlarle?”

“Non lo so.”

Possibile che tutti e due inseguano ciò che erano stati, non accettando i cambiamenti avvenuti in loro, provocati dal distacco? Basterebbe pochissimo, magari anche sfiorandosi capirebbero che tutto è ancora lì, bisogna solo spolverare un po', togliere le corazze di circostanza e scoprirebbero che tutto è ancora lì, davvero.
Forse il mutamento è permanente, forse non si troveranno più. Forse hanno solo bisogno che lei alzandosi e facendo qualche passo, inciampi in quella radice e gli cada addosso, come sta facendo proprio ora. L'instabilità degli esseri umani è fantastica, questi figurini se non stanno attenti crollano come birilli, senza palla, però. Detto fatto.
Lei è tra le sue braccia... ah, che bella sensazione. Se potesse, sposterebbe il suo domicilio lì. In un attimo mormora un goffo “scusa” e subito inizia a rialzarsi. 
Mi correggo: e subito tenta di rialzarsi.
Perché la caduta di quello scriccioletto, se può essere così definita una ragazza intorno ai diciassette anni ben venga, ha allegramente destabilizzato il signor Giulio, il quale, forse, è più sveglio di quanto voglia far intendere. Speriamo.
Così la stritola, la ingabbia tra le sue braccia. 

Come potrebbe uscirne, ora?
Tutta quella fatica disumana per non saltargli addosso.... gettata alle ortiche. Questo silenzio è di gran lunga più bello dell'altro, però.

  
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