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Autore: apochan kenshiro    17/09/2012    1 recensioni
[ATTENZIONE: SPOILER TERZA E QUARTA STAGIONE]
Hanno sparato a Kate Beckett e lei è sopravvissuta, ce l'ha fatta ... Questioni irrisolte, durante la riabilitazione, vengono a galla, ma non rimane molto tempo per discuterne: c'è un nuovo assassino in città, che riserva alle sue vittime un trattamento peculiare...
Tocca quindi alla squadra omicidi del Dodicesimo risolvere la macabra questione, ancora con la compagnia e l'ausilio del nostro scrittore, e con un nuovo capitano che darà filo da torcere...
Ladies and gentlemen, enjoy ...
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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Bloody Sunday

Riversa sulla moquette, respirava affannosamente. La gola era ormai piena, rigurgitante di quel calore opprimente. Se lo sentiva, stava accadendo ancora, mentre un gelo contrastante ed irreale cominciava ad intorpidire sempre di più le sue membra.

Ecco. Con tutta l'aria che le era rimasta nei polmoni, che ormai le bruciavano, aveva ripreso a tossire, e tossire, lasciando che quella sgradevole sensazione di soffocamento se ne andasse nella sua convulsa liberazione.

E la vide ancora. Una macchia, un lago cremisi che tingeva senza risparmio la moquette quasi immacolata, di un bianco glaciale. Avrebbe voluto piangere, ma aveva già consumato tutte le sue lacrime, e la sua gola ardeva di nuovo senza sosta, introducendola nel peggior stato febbricitante.

Sentiva scuotersi dai più profondi recessi dalle convulsioni, ma il suo corpo martoriato ed immobilizzato non rispondeva.

Con orrore tentò ancora di osservare, di capire, facendo vagare lo sguardo offuscato per la stanza, ma niente. Solo le lingue di fuoco di grottesche fiaccole ed i pallidi raggi lunari raggiungevano a malapena la sua figura, lasciando che il resto fosse inghiottito dall'oscurità. Quello che era visibile era sfuocato, come in un notturno dipinto ad olio.

Provò a muovere le mani ed i piedi, ma fitte lancinanti le squarciarono il corpo dalle caviglie ai polsi, lasciando che altri brividi gelidi la scuotessero. Sentiva la fronte imperlata di sudore freddo ed i suoi fini capelli castani appiccicarvisi senza pietà, come quell'assurda veste di lino che ricopriva il suo esile corpo.

Ancora brividi e l'impulso di piangere, mentre tra frammenti sconnessi ricordava come fosse nuda sotto quel tessuto, tanto fine quanto trasparente. Era quasi umiliante prima che doloroso, quello che le stava capitando, quello che una bestia sconosciuta le stava riservando. Una bestia, sì, perché la sua fragile mente non poteva definire altrimenti colui che la aveva ridotta in quel modo.

Stava così riversa in quella stanza, quando le parve di udire qualcosa.

Era un sibilo. No, uno scatto. Ma non importava più … sapeva chi era, se lo sentiva …

Tra convulsioni e brividi sperava solo che il suo carnefice fosse più rapido possibile, mentre avvertiva il soffio vitale abbandonarla a poco a poco.

Un fruscio secco risuonò sulla moquette. Lei voltò lentamente la testa, trovando che una figura dai contorni sfocati la osservava dall'alto. Era arrivato il momento.

Improvvisamente sentì la sua gola riempirsi di nuovo. Rigurgitò un imponente flusso di sangue, contorcendosi, mentre nel suo infernale oblio aveva la netta sensazione di essere osservata, con compiacenza.

Una risata secca e beffarda non si fece attendere.

Ma bene, non vorrai proprio morire così, come una plebea? No, non ti si addice, mia cara, non è una morte degna del tuo rango. Avrei pensato a qualcosa di maestoso per te ...”

Mentre impotente ascoltava, sentiva quella voce sconosciuta risuonarle nelle orecchie, come lame taglienti.

Roteò gli occhi, spalancandoli verso la figura in penombra del suo carnefice. Un'estrema richiesta scritta nei suoi ormai vitrei occhi verdi, una supplica, che forse a breve sarebbe stata esaudita.

In quella stanza, dove luce ed ombra danzavano freneticamente straniando i sensi, le parve di vedere un sorriso, su quello che aveva identificato come il volto del suo macellaio.

Non fece in tempo ad immagazzinare tale informazione che si sentì sollevare, con una delicatezza inaspettata, non una mano a sfiorare le sue nudità ben visibili. Non percepiva niente, non una sensazione dalla sua pelle martoriata e sfregiata, che a malapena sentiva su di sé l'esile lino.

Tutto cambiò, quando la sua schiena avvertì la superficie liscia e fredda del legno. Un brivido la percorse, costringendola ad arcuare il dorso in un moto quasi convulso.

Sentì delle mani, stranamente leggere, slegare polsi e caviglie dalla prigionia della corda.

Represse a stento un gemito e la sua ultima lacrima, nella disperata consapevolezza che nonostante i suoi arti fossero liberi, non avrebbe potuto fare più niente.

Sh ...”

Un caldo sussurro soffiò fra i suoi capelli, mentre gli ultimi gemiti sfuggivano spezzati dalla sua gola in fiamme.

Sentì che le sue braccia e gambe venivano stese con precisione metodica lungo il corpo, la sua chioma allontanata dal collo sottile.

Lingue di fuoco danzavano attorno al tavolo, confondendo gli ultimi barlumi di luce che avrebbe visto.

Una mano si insinuò sotto quell'insignificante veste, andando a rivelare il suo prosperoso seno, ormai nudo. Le dita sfiorarono leggermente il seno sinistro, con una senso di cura perverso.

Era la fine. Non più un suono, non più un fremito. Le sue membra era quasi completamente intorpidite e non più un soffio d'aria riusciva a far vibrare le sue corde vocali.

Solo i suoi occhi, mostruosamente spalancati, rimanevano a dialogare con l'oscurità. La condanna, il terrore, la rabbia, la supplica, la resa.

In poco, colui che avrebbe posto fine alla sua vita, si allontanò e tornò a lei, brandendo una lama lucente, quasi accecante.

Udì parole sconosciute, frenetiche e ritmate, mentre quella mano si posava di nuovo sul suo seno.

In un ultimo barlume di lucidità, levò un pensiero, quasi una preghiera, alla sua famiglia, a cui in quella domenica aveva negato l'abituale funzione.

Poi fu rapido, immediato. Vide la lama scintillare lì nel suo petto, affondata nel suo cuore, che si squarciava. Il sangue salì veloce, gorgogliando nella trachea, per poi riversarsi ancora fuori da lei.

Fu certa che prima del buio assoluto, nei suoi occhi spalancati, si fosse riflesso il sorriso più bianco e glaciale che avesse mai visto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono tornata! Lo so, è passato molto tempo, ma come si dice, tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare …

Chiedo davvero scusa, ma gli impegni sono stati tanti, a volte la voglia e l'ispirazione a zero ed ho dovuto fronteggiare anche l'ennesimo scherzo del computer (alimentatore bruciato e batteria ovviamente scarica …). Ora ho risolto la maggior parte dei problemi e un po' di ispirazione mi è tornata.

Questo capitolo penso cominci a dare un po' l'idea di quello che sarà il Leite Motiv da questo momento in poi, visto che in realtà fin'ora si è trattato di un assestamento dei personaggi, anche se tutt'altro che banale per le future dinamiche che ho intenzione di sviluppare.

È un primo assaggio di quel rating arancione che avevo “prescritto” per la storia e che effettivamente è rimasto decisamente latente per i primi nove capitoli. Spero che abbiate gradito questo mio primo esperimento in questo genere di descrizioni (sì, colpevole, prima scena truculenta della vita …) e se aveste dei suggerimenti o critiche sarei molto lieta di riceverli, soprattutto in materia di rating.

Posto questo, ringrazio ancora di cuore chi mi segue nonostante la mia allucinante discontinuità e forse l'ormai banalità della materia (ho iniziato a scrivere con gli spoiler della 4x01 ed ora mi ritrovo con le foto del set della 5x01 … non c'è male …). Mi riferisco in particolar modo, oltre che ai lettori, a 1rebeccam e Beckett66, che hanno recensito lo scorso capitolo, Beckett66, Martolilla96 e smack, che la hanno inserita fra le seguite.

Un saluto con affetto a tutti e spero al più presto alla prossima, ciao!

  
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