<
A chi può piacere una vita piena di sicurezza? > Amelia Earhart
BPM. Beats per minute.
Battiti al
minuto.
Senza sosta!
Tieni il ritmo, la puntina scorre sulla traccia!
Jungle: 170 BPM.
Techno: 140 BPM.
House: 120 BPM.
Quello che
preferisco sta tra i 60 e i 90, quello che devi sempre fermarti ad
ascoltare,
quello che ti da il ritmo e ti fa girare la testa se sale a 120. Il
battito su
cui si basano tutti i battiti del mondo, il BPM del cuore. Ascoltalo,
fratello!
È la tua traccia personale, non smettere mai di ballarci
sopra. A volte stagli
dietro, altre volte avanti. Non smettere mai di sognare nuovi suoni,
campionare
nuovi beat, nuovi rombi di motore da mixare con i suoni del caos che ti
senti
dentro. Ridi, fratello! FM 107.3! Radio Caos, il tuo BPM!
Ascolto il dj alla radio del cellulare e penso che in questo momento
sto
facendo esattamente quello che lui dice di fare: sto ascoltando il mio
cuore, o
forse dovrei dire che il mio cuore sta ascoltando la mia motocicletta.
Le ruote
scorrono veloci sull'asfalto, inseguendolo senza sosta , mentre la
lancetta del
tachimetro sfiora i 120; il paesaggio intorno a me è
sfocato, una macchia
indistinta di colori, sia per colpa del buio che per la mia
velocità.
" Incosciente. " È così che la mia famiglia mi
definisce, ma io adoro correre, non saprei rinunciare all'adrenalina
che mi
entra in circolo appena giro la manopola dell’acceleratore e
do gas alla moto:
anche lei sembra prendere vita, rombando e facendo le fusa come un
gattino. Il
mio gattino. Già, perché la moto è
stata la prima cosa che ho comprato con i
soldi dello stipendio: il mio regalo di benvenuto nel mondo del lavoro.
La strada curva e io dolcemente l'assecondo, piegandomi insieme alla
mia moto,
diminuendo un po' il gas in vista del semaforo. Conosco questo tratto
di strada
a memoria, lo faccio tutte le sere perché mi rilassa:
è semi deserto, con poche
curve e mi permette di andare al massimo, sfogando la stanchezza e le
frustrazioni dopo una lunga giornata di lavoro.
Stavolta il semaforo è rosso e siccome non sono
così incosciente come dicono,
mi fermo. Poco dopo sento il rumore di un'altra moto in avvicinamento e
in
breve tempo un altro motociclista si trova accanto a me: si guarda
intorno,
forse indeciso se rischiare di attraversare o meno l'incrocio con il
rosso, e
poi i suoi occhi si posano su di me. Ci osserviamo a vicenda, anche se
per lui
è difficile dirlo visto che io indosso un casco integrale e
lo sto osservando solo
con la coda dell'occhio.
" È una serata noiosa, facciamo a chi arriva prima al porto?
"
Le sue parole mi colgono di sorpresa: è pazzo? Non mi
conosce per nulla, potrei
essere anche un falco per quello che sa, eppure se ne esce con un'idea
del
genere.
Revolution rock cantavano i Clash, la
rivoluzione di un disco che gira al contrario e diventa
skrech… il rumore che
diventa suono, il battito che diventa ritmo, forza fratellini, spingete
la
vostra vita a tutta velocità e non smettete mai di fare
rivoluzioni… la luna
diventa il sole, la notte il giorno, perché dietro ogni
persona se ne nasconde
un'altra, forse più bella, forse più
nuova… Forse la tua.
Mi vengono in mente le parole del mio dj preferito, e per una volta
decido di
fare una pazzia, in fondo a quest'ora della notte le strade sono
deserte, se
non dovessi riuscire a stargli dietro mollerò e basta.
" Ok. " Rispondo semplicemente e lui sorride.
" Perfetto, mi ci voleva qualcosa per movimentare questa serata piatta.
Appena scatta il verde partiamo, chi arriva per ultimo al porto offre
un cornetto
caldo all'altro, ci stai? "
Annuisco ed entrambi osserviamo il semaforo che dovrebbe scattare da un
momento
all'altro. Lui inizia a far rombare la sua moto, vorrebbe intimidirmi,
ma non
ci riuscirà.
Non appena si accende la luce verde lui si esibisce in
un’impennata, che
dovrebbe farmi riflettere sulla sua sanità mentale, visto
che mentre da prova
della sua forza e abilità, io parto sgommando e lasciandolo
parecchio indietro.
Apro al massimo la manopola dell’acceleratore e la moto
schizza in avanti, e io mi appiattisco su di lei per
ridurre al minimo l’attrito con
l’aria,
osservando attentamente gli specchietti laterali per scorgere la
presenza del
mio sfidante, ma non vedo nessuno e ciò mi rende felice: il
signorino ha perso
tempo per fare lo spocchioso e io sento già affiorare
l’acquolina in bocca al
pensiero del cornetto alla nutella che sarà costretto ad
offrirmi.
E’ un attimo e poi lui mi passa accanto, suonando il
clacson a mo’ di sfida: ma come è possibile? Lo
osservo correre davanti a me e
mi accorgo solo in quel momento che ha le luci spente, ecco
perché non lo avevo
visto arrivare.
Vuole giocare sporco? E io lo accontento subito.
Curvo a destra, in una stradina laterale, e inizio a
imboccare una serie di stradine in senso vietato, ma fortunatamente
sono le due
di notte e in giro non c’è anima viva. La mia moto
asseconda perfettamente
tutte le mie manovre, anche se alcune sono davvero azzardate, ma adesso
è
diventata una questione di principio: è ora che qualcuno dia
una bella lezione
a quel principino dagli occhi verdi che si crede il re delle moto.
Quando arrivo al porto di lui non c’è traccia e io
sorrido felice. Lui arriva circa cinque minuti dopo, con una derapata
in stile
Valentino Rossi. Non appena si accorge della mia presenza sgrana gli
occhi e si
toglie velocemente il casco.
“ Come cazzo hai fatto ad arrivare qui prima di me?
”
Chiede sconvolto, come se davanti a lui ci fosse un ologramma e non io
in
persona.
Con un movimento calcolato mi slaccio il casco e lo
tolgo, mostrando il mio viso per la prima volta. Osservo con un certo
compiacimento i suoi occhi spalancarsi ancora di più.
“ Sei una donna? ”
“ Tu cosa dici? ” Rispondo, scuotendo i capelli per
scioglierli dato che erano compressi dal casco.
“ Battuto da una donna, incredibile. ” Mormora tra
se.
“ Brucia ancora di più, vero? ” Lo
stuzzico, e lui
contraccambia con un sorriso malizioso che mi fa venire un brivido
lungo la
spina dorsale.
“ Non so, devo ancora capirlo. Allora, andiamo a prendere
questo cornetto? ” Mi tende la mano e io l’afferro.
Iniziamo a correre e
arriviamo nel bar che si trova esattamente di fronte al porto:
è aperto 24 ore
su 24 e i suoi cornetti sono buonissimi.
“ Come lo preferisci? ”
“ Alla nutella. ” Rispondo e mentre lui parla con
il
cameriere mi prendo un attimo per osservarlo: è bello, senza
ombra di dubbio,
con la mascella leggermente squadrata, il naso dritto e gli occhi
verdi. E poi
i capelli sono di un colore buffissimo, né rosso
né biondo, ma ramati: chissà
se sono o meno naturali.
“ Ecco a te. ” Mi porge il cornetto e io
l’afferro subito,
ingorda come sono.
“ Grazie. Comunque io sono Bella. ” Gli tendo la
mano e
lui la stringe delicatamente con la sua.
“ Edward. Mi dici come hai fatto a battermi? ”
Scoppio a ridere, e senza rispondergli m’incammino verso
delle panchine che si trovano lì vicino: mi siedo e lui mi
è accanto qualche
secondo dopo.
“ Quando ho capito che tu mi avevi imbrogliato, correndo
al buio per non farti vedere, mi è salita una rabbia
pazzesca e ho deciso anche
io di giocare sporco: ho preso delle vie laterali, la maggior parte in
controsenso e in questo modo sono riuscita ad arrivare prima.
” Sorrido
orgogliosa della mia furbata e do un morso al cornetto: la nutella
calda mi
riempie subito la bocca e le mie papille gustative si attivano
immediatamente,
riconoscendo la loro droga preferita.
“ Piccola impertinente, allora non è vero che
corri più
veloce di me. ” Ribatte lui, guardandomi male, ma colgo anche
una scintilla di
divertimento nel suo sguardo.
“ Non sono stata io a cominciare. ” Dico,
guardandolo
dritto negli occhi ed entrambi scoppiamo a ridere come due cretini.
“ Allora Bella, da dove è nata questa passione per
le
moto? ”
“ La velocità mi è sempre piaciuta, ma
i miei genitori,
da bravi genitori, non mi hanno mai voluto comprare una moto. Adesso
che ho un
mio lavoro e non vivo più con loro ho esaudito i miei
desideri. ” Spiego,
orgogliosa del fatto che la moto è frutto della mia fatica.
“ Ma che brava bambina! La mia invece è stata un
regalo
dei miei genitori per la laurea: anche loro non erano contenti del
fatto che
guidassi una moto, ma alla fine si sono rassegnati. ”
Finisco il mio cornetto assaporando la parte centrale,
che io conservo sempre per ultima, ad occhi chiusi, beandomi del gusto
della
nutella mischiato alla pasta fragrante del cornetto.
Quando riapro gli occhi trovo il viso di Edward vicino al
mio, troppo vicino.
“ Aspetta un attimo. ” Sussurra e il suo alito si
infrange sulla punta della mia lingua, facendola fremere.
<
Baciami
ora, subito, mi arrenderei ancora prima di pensare di fare resistenza.
>
La parte meno infantile di me urla ciò nella mia testa,
ma quella razionale è subito
pronta a tenerla a bada: < E’
uno sconosciuto, non sai nulla di lui. >
Ma le mie elucubrazioni mentali falliscono miseramente
quando capisco le vere intenzioni di Edward.
Allunga un dito e io seguo ogni suo più piccolo
movimento: lo porta vicino le mie labbra e poi si sposta di lato,
raccogliendo
un buffetto di nutella. Si porta il dito alla bocca e lo succhia, e io
arrossisco senza motivo.
“ Ecco, ora sei apposto. ” Mormora con voce roca.
“ Grazie. ” Dico, ma la voce mi esce più
rauca del
previsto. Lui sorride e per un attimo vorrei che colmasse quel poco
spazio che
ci divide e facesse congiungere le nostra labbra, invece torna al suo
posto.
Forse però è meglio così, in fondo si
tratta di uno sconosciuto di cui non so
nulla.
" E’ stato un piacere Bella. ” Saliamo in
sella ai nostri
veicoli, e in quel momento non riesco più a tenere a freno
la lingua.
“ Sono veri i tuoi capelli? ”
Edward mi guarda per un attimo sconvolto, e io vorrei
sotterrarmi, ma poi mi risponde.
“ Sì, ovvio. Scusa, ma che domanda è?
”
“ Oddio, lascia perdere, visto il colore particolare
pensavo che li tingessi. Scusa, sono davvero
un’imbecille.” “ Merito di mamma
castana e papà biondo. E comunque non sei affatto
un’imbecille, al massimo una
ficcanaso. ” Scoppiamo a ridere entrambi e dopo aver
indossato i caschi, lui mi
fa cenno di partire per prima, e io sorrido per quella sua galanteria,
anche se
lui non può vedermi.
“ Sono tornata. ”
Avverto, aprendo la porta di casa.
“ Mamma! ” Il mio
piccolino arriva correndo dalla cucina, e io lancio a terra la borsa
per
accoglierlo in braccio.
“ Andrew, amore
di mamma. E’ andato tutto bene all’asilo?
”
“ Tì, papà è
venuto a plendelmi e poi abbiamo fatto la spesa. ” Mi sorride
felice, per poi
accoccolarsi sul mio petto.
“ Ma che bravi i
miei due uomini di casa. Andiamo da papà. ”
Quando varco la
soglia del soggiorno, mio figlio mi mette subito le sue manine sugli
occhi
impedendomi di vedere.
“ Ehi, Andrew che
fai? ” Cerco di divincolarmi, ma le sue manine non si
muovono, anzi premono
ancora più forte, e io ho il terrore di scoprire di che
colore sarà la mia
faccia quando mio figlio avrà finito di impiastricciarmela
con il mascara.
“ Bravo,
campione. Adesso tu tieni sempre le manine sugli occhi della mamma e io
la
porto in camera da letto. ”
“ Ma… ”
“ Niente domande,
fidati di noi. ” Le mani del mio compagno mi guidano per la
casa, e quando
arriviamo in camera da letto, o almeno penso di essere lì
visto che ci siamo
fermati, lui prende il bambino in braccio e mi lasciano da sola,
chiudendosi la
porta alle spalle.
Noto subito sul
letto un vestito abbastanza elegante e un bigliettino:
Fatti
bella e indossa questo: non
uscire prima di mezz’ora almeno.
Dopo la nascita
di Andrew il mio modo di combattere la stanchezza di una giornata
lavorativa è
cambiato rispetto a qualche anno fa: adesso non devo più
pensare solo a me
stessa, quindi la moto la uso solo quando sono veramente nel pieno
delle mie
forze e solo per tranquille passeggiate insieme al mio uomo.
Quando sono
pronta, apro la porta della camera ma non volendo rovinare la sorpresa
che
sicuro è stata organizzata, urlo: “ Posso uscire?
” Ma non arriva nessuna
risposta.
Siccome chi tace
acconsente, decido di uscire e quello che vedo nel salone mi mozza il
fiato:
tavola imbandita, candele accese e i miei due uomini che mi aspettano
in piedi,
tenendosi per mano.
“ Oggi sono
quattro anni dalla nostra gara in moto, e mi sembrava carino ricordarlo
in modo
speciale. ” Le parole di Edward mi colgono di sorpresa: non
ci avevo proprio
fatto caso, così presa dal lavoro, dalla casa e cosa non
meno importante
dall’essere una mamma e una compagna presente.
Dopo quella
famosa notte, Edward, facendosi aiutare da un suo amico che lavora alla
motorizzazione per risalire, tramite la targa della mia moto, al mio
nome
completo, era riuscito a scoprire dove lavorassi, e da quel momento
aveva
iniziato un corteggiamento serrato, fatto di mazzi di fiori,
bigliettini e
regali vari, credo di non aver mai ricevuto tanti peluches come in quel
periodo, facendomi capitolare dopo tre mesi.
Poi, dopo quasi
un anno di relazione, nella nostra vita era arrivato Andrew: era stato
inaspettato, ma entrambi eravamo felici e quindi abbiamo preso
l’occasione al
volo per iniziare la nostra convivenza.
“ Io non so che
dire. ” Osservo imbambolata la magnifica sorpresa e Edward mi
viene accanto,
dandomi un tenero bacio sulla fronte.
“ Non dire
niente, siediti e godiamoci la serata. ” Scosta la sedia e mi
fa accomodare,
per poi sistemare Andrew nel seggiolone.
La cena che ha
preparato è magnifica, niente di elaborato o sofisticato, ma
è cucinato dalle
sue mani e questo rende tutto ancora più speciale.
Quando arriva il
momento del dolce Andrew batte le sue manine e urla felice, e io non
capisco
cosa stia per succedere.
Edward lo prende
in braccio e insieme si avvicinano alla mia sedia, e il mio uomo posa
accanto a
me un bacio perugina. Sorrido felice: ogni mattina da quando abbiamo
iniziato
la nostra convivenza, accanto alla tazza del caffè, trovo
questo cioccolatino,
e in una scatola conservo ogni bigliettino, come
un’adolescente al suo primo
amore, e in fondo è così che mi fa sentire Edward.
“ Come mai oggi
due baci? ” Chiedo sorridendo.
“ Perché è un
giorno speciale. ” Sorride anche lui di rimando e mi fa segno
di aprire il
cioccolatino. Lo faccio e quando lo scarto mi accorgo che
c’è qualcosa sotto:
un anello.
Lo prendo tra le
mani e lo fisso imbambolata, non sapendo cosa dire o fare, colta
totalmente
alla sprovvista.
E’ mio figlio a
risvegliarmi dal mio stato di trance: “ Mamma, ci vuoi
sposare? ”
Li guardo
esterrefatta e solo in quel momento mi accorgo che sono entrambi in
ginocchio
davanti a me e mi osservano speranzosi.
“ Sì, sì. ” Quasi
urlo, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi lancio su
Edward,
racchiudendo nell’abbraccio anche il piccolo Andrew che
inizia a ridere felice.
“ Grazie amore
mio, non potevi farmi regalo più bello. ” Mormora
Edward al mio orecchio.
Quando ci raddrizziamo, Edward prende l’anello dalle mie
mani, gli depone un
bacio e lo fa
scorrere lungo il mio
anulare, e poi mi fa un baciamano come un uomo d’altri tempi.
Falchi
sono i poliziotti che girano in borghese con le moto,
anche se solitamente si muovono in coppia.
Le
parti in corsivo non sono farina del mio sacco, ma sono
tratte dal film “ Tre metri sopra il cielo ”: non
sputatemi in un occhio, tutte
credo che abbiamo visto questo film quando eravamo piccole e ci siamo
innamorate di Step, e comunque queste frasi che dice il dj mi sono
sempre
piaciute.
E’
una shot nata per caso, in un pomeriggio di noia, e se
pensiate che la Bella motociclista incarni me vi sbagliate di grosso:
non so
portare neppure il motorino e non ne ho mai avuto la voglia; diciamo
che
potrebbe essere mia sorella XD
Se
vi mancano i “ miei ” Edward e Bella vi aspetto tra
esattamente 10 giorni con una nuova storia.
Grazie
a chi leggerà, baci, Paola.
Ps:
il meraviglioso banner è stato realizzato dalla
bravissima Jess, passate nella sua pagina di grafica se avete bisogno
di
qualcosa e non ve ne pentirete https://www.facebook.com/#!/JessGraphic
e se vi va passate a leggere anche le sue meravigliose
storie, ma penso che tutte conosciate Jessikina Cullen.