Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: extraordinharry    17/09/2012    149 recensioni
Ancora persa nei miei pensieri, sento la chiave girare nella toppa della porta. La porta si richiude, le chiavi cadono per terra e sento i suoi passi nel salotto. «Vanessa!».
Rabbrividisco. E’ ubriaco fradicio.
«Vanessa! Dove cazzo sei? Non farmi arrabbiare e vieni subito qui!», continua a gridare, ubriaco e accigliato
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


911

 
 
 
 
 
Apro lentamente gli occhi, sentendo un tocco delicato, caldo e familiare sul mio volto. La sua mano mi accarezza la guancia, scendendo lungo la spalla, il braccio e stringendo la mia mano, debolmente.
Osservo i suoi occhi scuri, che ho sempre amato, e sento di nuovo il terrore della notte prima. Sento ancora tutto quello che mi ha fatto provare.
Quando la sua mano risale verso il mio volto, chiudo gli occhi di scatto e mi proteggo, impaurita. Ma quando non sento niente, e sono sicura che non mi colpirà, torno a guardarlo, confusa.
Zayn ha lo sguardo basso, triste. «Ti ho fatto molto male, ieri notte?», chiede in un sussurro.
So che posso essere sincera con questo Zayn. Lui non è lo stesso Zayn che torna tardi la notte, ubriaco, e che mi picchia. Lui è il Zayn di cui mi sono innamorata, ma che purtroppo cambia improvvisamente dopo quattro bicchieri di alcool e arriva ad alzare le mani sulla sua ragazza. «Sì», sussurro lasciando qualche lacrima scivolare lungo il mio volto.
«Sai che non era mia intenzione».
Non era sua intenzione, ma l’ha fatto comunque. Continuo a fissarlo, piangendo, sperando che capisca il dolore fisico e mentale che mi sta provocando. Non può ogni notte tornare a casa e sbattermi contro il muro. Non può darmi schiaffi. Non può spingermi a terra e darmi calci. Non può trattare così una ragazza. Non può trattare così la ragazza che dice di amare.
«Ti prego, cerca di capirmi», mormora.
Scuoto la testa e mi metto seduta sul letto. Capire cosa? «Non c’è nulla da capire, Zayn».
Sento il letto cigolare, e in pochi istanti è seduto accanto a me. Le mie mani sono strette tra le sue, e sta piangendo. «E’ una dipendenza, Vanessa. Sono dipendente dall’alcool, non puoi farmene una colpa».
«Lo so benissimo», cerco di calmare le lacrime. «Ma tu non puoi ubriacarti ogni notte, tornare a casa e picchiarmi come se fossi un sacco da boxe! Sono la tua ragazza! Dici di amarmi e invece mi prendi a colpi!».
Si irrigidisce. «Non esagerare. Non ti do colpi così forti».
Mi volto verso di lui, sconvolta. Come può difendersi in questo modo? Anche se fossero semplici spinte o strattoni, sarebbero gesti orribili comunque. Mi alzo dal letto e mi metto davanti allo specchio. Sobbalzo, spaventata. I capelli corti, biondi, sono spettinati. Sulla guancia ho l’impronta violacea delle sue dita. Il labbro rotto. Appena appoggio una mano sul fianco, sento altro dolore. Sollevo la maglietta e fisso il livido, sulla mia pelle.
«I-io. Non credevo di aver fatto tutto questo… Io… Vanessa…», balbetta Zayn osservando i miei lividi. Si prende la testa tra le mani, chinandosi in avanti. «Mi dispiace. Mi dispiace di non essere il ragazzo che vorresti. Mi dispiace non poterti dare una vita migliore. Mi dispiace privarti di tante cose. Odio me stesso ogni singola mattina, quando vedo lividi nuovi o ferite riaprirsi. E penso che se un altro ragazzo ti toccasse, andrei sulle furie. Invece? Sono il primo a farti del male. Mi odio con tutto il cuore».
«Non basta odiarsi! Devi cambiare, dannazione, Zayn. Io non ce la faccio più così. E’ quasi un mese che va avanti tutto questo. Sono stanca».
Il suo volto si solleva di scatto, e delle lacrime scivolano violentemente sulla sua pelle olivastra. Si avvicina a me, ma so che non è per picchiarmi. Non è lo stesso Zayn, posso stare tranquilla.
«Ti prego, non lasciarmi. Ho bisogno del tuo aiuto, Vanessa, ti prego», mormora stringendosi al mio petto.
Lentamente le mie braccia gli cingono la schiena, e le mie labbra baciano il suo capo. «Va bene».
Ed è così ogni mattina. Non ho il coraggio di lasciarlo. Nonostante gli schiaffi, le spinte e i calci, io non ci riesco. Ogni volta che lo vedo piangere, sento un senso di colpa. Non posso abbandonarlo a sé stesso. Devo stargli vicina.
Ogni tanto mi capita di guardare il telefono, e mi immagino premere i tasti nove, uno e uno. La polizia.
Ma poi penso alle conseguenze, e stacco la linea.
 
×
 
Sono le undici e non è ancora tornato. Mi aveva promesso che non avrebbe bevuto. Mi aveva detto che sarebbe tornato alle nove, che non mi avrebbe sfiorata. Mi aveva promesso che una volta tornato a casa, mi avrebbe toccata solo per abbracciarmi, una volta sdraiati nel letto.
Il cuore mi batte a mille, e ho una paura folle. Sono sicura che ha bevuto, anche più delle altre volte. Sento ancora il dolore dei lividi della scorsa notte, e non sarà piacevole sentirne altri nuovi.
Ma la cosa più dolorosa, è che è proprio Zayn a colpirmi. Abbiamo passato due anni insieme, felici. Poi ha iniziato a bere, ed è andato tutto letteralmente a puttane.
Ho paura. Ho paura che questa volta possa addirittura ammazzarmi di botte. Domani mattina cosa farà, però? Chiederà scusa al mio cadavere?
Scuoto la testa e mi siedo per terra, poggiando la schiena sul muro, tremando leggermente. Non può uccidermi.
Ancora persa nei miei pensieri, sento la chiave girare nella toppa della porta. La porta si richiude, le chiavi cadono per terra e sento i suoi passi nel salotto. «Vanessa!».
Rabbrividisco. E’ ubriaco fradicio.
«Vanessa! Dove cazzo sei? Non farmi arrabbiare e vieni subito qui!», continua a gridare, ubriaco e accigliato.
Ho paura.
Sento i suoi passi sempre più vicini, ed eccolo davanti a me. La canottiera bianca, i jeans e le scarpe. Puzza di tabacco e alcool. Ha un sorrisetto sinistro dipinto sul volto. «Eccoti. Perché non mi hai risposto?».
Non rispondo. Continuo a tenere lo sguardo basso. Spero di fargli pena, spero che decida di non picchiarmi. Spero che tutto questo finisca.
La sua mano stringe il mio polso, strattonandomi fino a farmi alzare dal pavimento. «Rispondi, cazzo!».
Sussulto. «Io, io…», sussurro.
Non riesco a parlare. Vedo il suo braccio muoversi e la mano scattare verso il mio volto. Chiudo gli occhi e aspetto il dolore, ormai familiare. E’ così violento il colpo, che la testa si volta verso destra, e il collo schiocca fastidiosamente. Sento che sto per cadere, ma lui mi afferra, con rabbia. «Non sai più parlare? Spiegami perché non mi hai risposto!», continua imperterrito.
Faccio un respiro profondo. «Ero… Ero in dormiveglia», butto senza pensare.
Lui ride. «In dormiveglia? Seduta per terra?».
Annuisco.
Un altro schiaffo, sempre nello stesso lato. Stavolta niente può fare la sua presa sul mio polso. Cado a terra, sbattendo il gomito e gemendo.
«Sei una bugiarda. Una puttanella bugiarda, sai?», mi dice con tono strascicato.
Vedo che sta per avvicinarsi e mi copro il volto, disperata. «Ti prego, non farmi male, ti prego, Zayn».
«E perché non dovrei? Le puttane come te se lo meritano». Un calcio nel fianco, sempre lo stesso. Lo fa apposta?
«Zayn», sussurro.
Si china su di me, osservandomi, soddisfatto. «Tanto lo so che mi tradisci, cosa credi? Scommetto che ogni sera ce n’è uno diverso. Te li scopi tutti, come una puttana. E ti fai anche pagare, vero?».
«Non è vero, e lo sai. Io ti amo». Ed è vero. Non ho mai pensato di tradirlo. Ma so che lui l’ha fatto, al contrario mio.
Scuote la testa e mi afferra il volto, stringendomi per il collo e facendomi mancare l’aria. «Smettila di mentire! Ammettilo!».
Poso le mie mani sulle sue, nel vano tentativo di allentare la presa. «N-no!», protesto.
Stringe ancora. «Dimmi che mi tradisci o stringo la presa», minaccia.
Perché? Perché deve farmi questo? Rivoglio il mio Zayn, non questo mostro. «Ti tradisco», dico con voce soffocata.
Lui scoppia a ridere, mollando la presa e lasciandomi ricadere a terra. Respiro con affanno, profondamente. Poggio la mano per terra e chino il capo, tentando di riprendermi, ma ancora mi sento soffocare.
«E così mi tradisci, eh?».
Non ha ancora finito. Vuole ancora divertirsi.
Il suo piede schiaccia la mia mano, facendomi gridare. «Rispondi! Quando ti faccio una domanda devi rispondere, hai capito?!», urla.
Annuisco e finalmente sposta la mano. Il mignolo è piegato, storto, e fa male.
«Ecco perché mi ubriaco ogni sera. Perché mi tradisci. Tu ti scopi ragazzi diversi e io mi ubriaco e ti picchio. Bevo per dimenticare lo schifo di persona che sono. Bevo perché non ho altro nella vita, Vanessa».
Vorrei gridargli che ha me, che deve farsi aiutare, ma mi sto’ zitta. Non voglio peggiorare la situazione.
Il suo piede mi colpisce lo stomaco, ma questa volta più debolmente, segno che si sta stancando di picchiarmi. «Un giorno me la pagherai, puttanella. Pagherai di essere stata con altri, sappilo».
«Non sono stata con nessuno, accidenti! Non ti ho mai tradito! Sei tu che bevi, vai a letto con altre ragazze e poi vieni a picchiarmi, accusando me di essere quella infedele. Fai schifo!», le parole escono senza neanche rendermene conto.
Lo sento sbuffare, e intimorita faccio una cosa nuova. Tento di mettermi in piedi, barcollante, e corro il più lontano possibile da lui. Arrivo in bagno e mi chiudo dentro.
Ma Zayn arriva subito, e inizia a dare pugni alla porta. «Esci immediatamente da lì! Giuro che ti ammazzo, Vanessa, è la volta buona!», sbraita.
Mi copro il volto con le mani e inizio a piangere, singhiozzando. Non merito tutto questo, no.
Tanto vale morire e smetterla di soffrire così.
Nonostante il terrore di vedere di nuovo i suoi occhi scuri e arrabbiati, apro la porta e lo lasci fare, mentre inizia a tirarmi i capelli e sbattermi da una parte all’altra.
Non protesto, non grido, non dico niente. Piango e basta, sperando che si renda conto di quello che mi sta facendo.
Ma non è così. Lui non si renderà mai conto del dolore che provo. Devo essere io a fare il primo passo. Non posso continuare a lasciarmi distruggere la via in questo modo.
Ed è in quel momento, quando sento le sue mani sul mio corpo picchiare come se non meritassi altro, che capisco cosa devo fare.
 
 
Rimango sveglia tutta la notte. Ha finito di picchiarmi e gridarmi contro verso l’una. Così mi sono messa dentro la vasca, ho chiuso le mie gambe con le braccia e ho appoggiato la testa, stando attenta a non toccare il livido.
Sento dolore ovunque. Non c’è parte di me che non prova sofferenza.
E quello che sto per fare, potrebbe chiudere per sempre questo inferno. L’inferno del dolore fisico. Ma anche senza quel tipo di dolore, rimarrebbe quello mentale, che non andrà mai via.
Perché quando ti abitui ad essere picchiata, niente ti darà più sicurezza. Quando qualcuno allungherà il braccio verso di te, continuerai sempre a chiudere gli occhi e ti aspetterai uno schiaffo. Ogni gesto ti farà pensare a un pugno, calcio, schiaffo o spinta.
La tua vita cambia.
Mi alzo, quando vedo i primi raggi di luce filtrare dalla finestra e colpirmi la nuca.
Le gambe sono pesanti, e non mi reggono, facendomi cadere a terra. Nell’impatto, sbatto il mento contro il bordo della vasca.
Grido, perché so che Zayn non si sveglierà.
Mi rimetto in piedi, con rabbia e getto per terra tutti i flaconcini di prodotti che trovo nel bagno. Mi passo una mano tra i capelli corti, tagliati qualche settimana prima, in un impeto di rabbia.
Avevo una crocchia in testa, Zayn si era appena addormentato dopo avermi picchiata, e io avevo tagliato il mazzo di capelli legato, lasciando cadere quelli rimasti sulla fronte.
La notte dopo, mi aveva picchiata anche per quello. Con i capelli corti, diceva, sembravo un maschio ed ero orribile. La mattina, invece, per lui stavo bene.
Arrivo in cucina e chiudo la porta alle mie spalle. Sul tavolo c’è il telefono. Attacco la linea e lo accendo.
Le mani tremano, ma non posso fermarmi proprio adesso.
Per stare bene, devo allontanarmi da lui.
Digito tre numeri.
Nove. Uno. Uno.
«Pronto 911 emergenze», risponde la voce di una donna, che mi fa subito scoppiare a piangere. La frase che nell’ultimo mese speravo tanto di sentirmi dire.
«Signorina? Tutto bene?».
Annuisco, sebbene non possa vedermi e tiro su col naso. «Il mio ragazzo mi picchia, da-da un mese», dico piangendo.
«Le manderemo immediatamente degli agenti. Cinque minuti, dieci. Non si preoccupi, andrà tutto bene».
Chiudo la chiamata e aspetto, davanti alla porta.
Come detto dalla donna al telefono, nel giro di dieci minuti bussano delicatamente. Osservo dallo spioncino e poi apro.
C’è una donna, più o meno sulla trentina, con i capelli rossi e gli occhi verdi. Un uomo più grande, dall’aria dura. E infine un ragazzo, che deve avere la mia età. Venticinque anni.
I suoi occhi verdi si soffermano sui miei, al contrario degli altri due poliziotti, che guardano le ferite, i lividi. Lui no. Lui guarda i miei occhi azzurri, dispiaciuto, frustrato. Con la mano sposta dalla fronte i suoi ricci e chiude la porta.
Senza dire niente, mi abbraccia. Io lo stringo, perché non c’è bisogno di parole. «Andrà tutto bene, stai tranquilla», sussurra al mio orecchio.
«Noi siamo Liz, Jeremy e Harry», presenta la donna.
Annuisco debolmente e mi siedo sul divano.
 
5 mesi dopo.
Apro lentamente gli occhi, sentendo un tocco morbido, dolce e fresco sulla mia pelle.
Harry sorride, osservandomi. Ricambio.
Ormai non mi sveglio più la mattina con i lividi sulla mia pelle. Ormai la mattina non sento la necessità di guardarmi allo specchio e coprire il più possibile i segni delle sue mani.
La mattina mi sveglio e trovo Harry, che negli ultimi mesi mi ha ridato la felicità che Zayn mi aveva tolto.
Lui è in un centro di riabilitazione, in Ohio.
Io e Harry siamo qui, in un nuovo appartamento. E sono pronta a dimenticare tutto quello che ho vissuto in passato, e riniziare una nuova vita con lui.
Mi avvicino a Harry, accoccolandomi al suo petto. 



ho voluto scrivere questa os diversa dalle solite cose senza senso che pubblico, perchè 1 donna su 5 è vittima di violenze.
penso sia una cosa piuttosto seria e importante.
quindi boh, ho scritto questa one shot.
ho scritto negli avvisi che è una OOC, quindi non stupitevi se c'è un Zayn così violento.
non mi aspetto tante recensioni, se devo essere sincera, ma la posto lo stesso perchè ci tengo e perchè mi sono impegnata per scriverla. come ultima cosa, grazie ad Egg__s per il banner, che è stupendo.
spero sia piaciuta a qualcuno (: 

   
 
Leggi le 149 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: extraordinharry