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Autore: musa07    17/09/2012    0 recensioni
"Anche questa notte ho fatto lo stesso sogno.
È lo stesso sogno ormai, da tempo. E come ogni volta arrivo sempre allo stesso punto ..."
E' la fic che volevo scrivere sui fratelli Hihara^^
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buondì^^!Giusto per far quadrare i conti spazio-temporali ( che inferno tra l’altro far coincidere tutto) facciamo finta che Hihara e Tsuchiura si siano conosciuti già al primo anno di liceo di quest’ultimo, ok? Graxie^^;  Buona lettura e a dopo per i saluti e commenti finali. Enjoy
 
Capitolo 2
 
          “ Fuggendo dalla pioggia capita di imbattersi nella grandine”
 
Se solo per un attimo avevo sperato che star tre mesi senza vederla mi avrebbe aiutato a farmela passare, beh: mi sbagliavo di grosso, era una pia illusione.
Com’è iniziato tutto questo vi state chiedendo? Non prendetemi in giro se vi dico che ricordo perfettamente il giorno preciso, sapete che sono un romantico di natura.
Era un’allegra giornata di Settembre dello scorso anno, dove mi era attardato a scuola a suonare un po’, o meglio: mi ero perso con il mio compagno di ventura Ryotaro Tsuchiura a provare alcuni pezzi … hum diciamo: sperimentali. Che ridere al ricordo! Sì perché lo facevamo di nascosto dai professori, un po’ perché temevamo li sarebbe preso un coccolone a sentire la mia tromba e il suo pianoforte cimentarsi in un repertorio non classico ma jazz, un po’ perché volevamo stupirli quando sarebbe stato il momento giusto. Avevo coinvolto Tsuchiura in quella pazzia perché mi piaceva la sua versatilità di suono, ma soprattutto perché con lui aveva trovato un amico dal cuore d’oro. Avendo “perso” mio fratello quando era andato a studiare all’Università e si era trasferito nella Casa dello studente, ero strafelice di aver costruito e coltivato questo rapporto speciale con Ryotaro che era diventato più di un fratello per me.
Ci eravamo quindi attardati anche in quel pomeriggio. Io ero seduto sul davanzale della finestra dopo che avevamo spostato il pianoforte il più possibile in maniera tale che i nostri suoni riuscissero a mescolarsi. Se mai un giorno formerò una mia band – e il piano dovrà esserci assolutamente – mi batterò con il corpo e con l’anima perché possa comunque esibirmi all’aperto. Ma sto divagando, scusate. Eravamo lì quindi, immersi nella produzione musicale, quando sentii le prime timide gocce di pioggia bagnarmi la punta del naso. Ricordo che non feci neanche a tempo a sollevare gli occhi al cielo per veder se si trattava di una nuvola passeggera, che esplose il finimondo. Con un balzo, rientrai nell’aula chiudendo a fatica la finestra. Sia io che Tsuchiura restammo per un attimo a fissar basiti l’infuriare della tempesta, ma ragazzi intraprendenti e di azione quali siamo entrambi, decidemmo comunque di uscire dal liceo per affrontare stoicamente la strada di casa. Inutile dirvi che, con la scusa della pioggia battente, costrinsi il mio amico a far tappa in ogni pasticceria lungo il nostro cammino. Stretti sotto i nostri ombrelli, inzuppati fino al midollo ma divertiti come non mai ogni qual volta Tsuchiura alzava gli occhi al cielo quando si sentiva tirare per la manica della giacca e strattonare dentro ad una nuova caffetteria.
- Senpai! – mi riprendeva con il suo solito tono che usa con me, un misto tra rimprovero e accondiscendenza, giusto proprio come fa sempre mio fratello ma Ryotaro – lo so che a vedersi non si direbbe mai – lo insapora di una nota di dolcezza e tenerezza che – detto tra noi - è proprio questa ad essere fatale alle ragazze che lo conoscono. Alla fine di quel nostro pellegrinare, lo lasciai nel negozio di strumenti musicali del suo amico, proprio quello stesso negozio che ci ha visti incontrare per la prima volta – inconsapevoli – tanti anni fa. Ero appena uscito dalla bottega, che l’infuriare della tempesta si era inasprito ancora di più tanto che la pioggia, battendo furiosamente a terra, faceva perfino fumo.
E fu lì che la vidi per la prima volta …
E come nei film, tutto intorno a me svanì e la mia vista si riempì solo di lei. Ho ancora ben impresso nella memoria l’espressione corrucciata ma speranzosa nel volto, le ciocche di capelli che le sfuggivano ribelli dallo chignon. Cercava di ripararsi il più possibile sotto la tettoia del negozio di articoli di danza mentre scrutava fiduciosa il cielo. Nonostante fosse vestita in tuta da ginnastica, traspariva in lei un’eleganza nel portamento che solo successivamente avrei scoperto essere dovuto agli anni di danza classica che si portava come bagaglio. Non saprei dir bene ancora oggi se fu il piccolo sospiro che si lasciò sfuggire o il battere del piede a terra stizzita che mi fecero sorridere. Mi avvicinai e fu solo quando la coprii con il mio ombrello che Aiashe si voltò verso di me, con un’espressione stupita in volto.
- Per fortuna non sei un maniaco. – esordì.
Sì, vi giuro: son state veramente queste le sue parole! “ Per fortuna non sei un maniaco.”  E immediatamente dopo:
- Ooops, scusa! Molto spesso le parole mi escono dalla bocca senza passare per la testa. -
Non è facile lasciarmi senza parole e con un’espressione sbalordita in volto, ma il primo incontro che ebbi con Aiashe fu proprio così.
Non potei non scoppiare a ridere e solo quando lei mi fece eco, notai le fossette che le adornavano le guance quando rideva.
Restammo lì per un bel pò, nel quale lei mi raccontò morte e miracoli della sua giornata, di come, a causa della pioggia, sarebbe sicuramente arrivata in ritardo a lezione di danza e che si sarebbe di sicuro presa una marea di parole dato che si stavano preparando per una rassegna e che la sera poi, appena uscita dalla lezione – se mai sarebbe sopravvissuta – si sarebbe trovata con le ex compagne di liceo per abbuffarsi, nonché ingozzarsi, di dolci.
Anche nelle chiacchiere quella ragazza mi batteva, non c’era ombra di dubbio e quando alla fine, riuscii ad introdurmi nella conversazione creandomi un varco in mezzo a quel fiume di parole, le proposi di accompagnarla verso la sua scuola di danza, dato che la pioggia era sì diminuita d’intensità ma non ne voleva proprio sapere di smettere. Scosse la testa divertita, scusandosi per il tempo che mi aveva fatto perdere e ringraziandomi con un profondo inchino per averla ospitata sotto il mio ombrello.
- Ma comincia a farsi buio. – avevo obiettato io sinceramente preoccupato.
- Ahh, non ti preoccupare! Guarda qua: muscoli d’acciaio. Qualsiasi malintenzionato, lo faccio scappare. – aveva proferito ridendo, mentre si sistemava la sacca a tracolla.
L’avevo guardata sparire lungo la via, come un folletto dispettoso e quando – due giorni dopo – mi capitò di rivederla proprio nello stesso identico posto, non potei non pensare che fosse destino, che quella ragazza era destinata a me … Se solo avessi saputo ….
Quello che sapevo allora, era che Haruki proprio in quello stesso giorno che era venuto a cena da noi – dopo mille tentennamenti – mi aveva confessato in imbarazzo che aveva iniziato ad uscire con una ragazza qualche settimana prima.
- Eh??!! – avevo esclamato io mentre lo aiutavo a stendere il futon per terra in camera mia, tanto da passare la notte insieme. In effetti, non riuscivo a capacitarmi di come mio fratello – idolo delle folle e in particolar modo delle ragazze con il suo carattere solare, ironico ma buono e decisamente di bell’aspetto – dopo la storia durata due anni con una compagna di liceo, all’Università non fosse ancora riuscito a trovarsi una ragazza.
Mi feci raccontare il più possibile, cercando di strappargli più informazioni possibili per quello che quel testone di mio fratello mi permise di indagare e già immaginandomi le nostre uscite a quattro – lui, la sua ragazza, io e il mio folletto della pioggia – mi lasciai andare anch’io a delle confidenze, confessando a mio fratello di aver conosciuto una ragazza e che potevo proprio affermare con sicurezza di aver avuto il classico colpo di fulmine e che anche se non sapevo ancora il suo nome, ero sicuro che l’avrei rivista molto presto.  Oh, come avevo ragione! Certo che l’avrei rivista, molto presto anche ma non nella maniera in cui avevo sperato io e se solo avessi saputo come sarebbero andate a finir le cose, di sicuro in quel pomeriggio di pioggia mi sarei fermato nel negozio di musica insieme a Tsuchiura e al signor Minami a bermi una bella tazza di the bollente, per poi far la strada del ritorno insieme al mio amico. Ma evidentemente, le cose dovevano andare come sono andate …
La seconda volta che vidi Aiashe vi stavo dicendo, quando lei mi riconobbe, mi costrinse dentro ad una pasticceria per sdebitarsi con me. E anche in quell’occasione, fui travolto dalle sue chiacchiere che mi travolsero come un’onda. Era impossibile arrestarla e quando si accorse della custodia della mia tromba, volle sapere ogni cosa: come mi ero avvicinato a quello strumento, da quanto, se speravo di poter fare del musicista il mio mestiere di vita. Era curiosa ma non invadente, mi lasciò raccontare, intervallando il mio racconto con domande interessate ed intelligenti e il tempo volò.
La terza volta che la vidi, fui messo di fronte alla dura realtà …
Inutile dirvi che ricordo perfettamente anche quel giorno. Ero appena rientrato a casa immediatamente finite le lezioni pomeridiane perché mia madre si era tanto raccomandata, perché quella sera il mio adorato fratellone avrebbe portato a casa la sua ragazza per farla conoscerle alla sagrada famiglia. Tutti e tre – io, mamma e papà, in particolar modo la seconda – eravamo stati terribili poiché avevamo tormentato Haruki per tutto il tempo, godendocela a vedere come arrossisse imbarazzato e cercando di sviare ogni possibile domanda o frecciatina che gli veniva fatta tanto che quando suonò il campanello di casa, ci lanciò un’occhiata ammonitrice ma al contempo anche di supplica prima di andare ad aprire.
Noi tre infingardi ce la stavamo ancora ridendo di gusto, seduti sul tavolo della cucina mentre io cercavo di fare l’ennesimo agguato alla cheese cake di papà dando le spalle alla porta e girandomi quando sentii l’uscio della cucina aprirsi per dare il benvenuto alla nuova arrivata.
Lascio a voi immaginare come mi sentii in quel momento. Mi sembrò di essere stato sbalzato in una dimensione parallela, fu una cosa flashante. Pensai di aver avuto una scissione della personalità, che il mio folletto della pioggia non poteva trovarsi lì in casa mia in quel momento, presentata come la ragazza di mio fratello, che doveva esserci sicuramente una spiegazione fantascientifica, ma quando lei sgranò gli occhi sorpresa ed esclamò gioiosa: “ No, non ci posso credere sei proprio tu!” mettendo in evidenza le fossette sulle guance, non ci furono più dubbi.
Incassai il colpo com’è nel mio carattere, facendo buon viso a cattiva sorte ma arrivarono annebbiate alla mia mente le parole che disse immediatamente dopo: “ Che bello, adesso sarà come avere il fratello che ho sempre tanto desiderato.”
Ecco: avete capito perché, comunque, in ogni caso anche se non fosse la ragazza di mio fratello, io non avrei nessuna speranza con lei? Perché per Aiashe sono semplicemente un fratellino minore con il quale fare scorribande e divertirsi a punzecchiare il fratello maggiore.
Incassai il colpo come vi dicevo, felice – veramente – per mio fratello e convinto che essendo lei la ragazza di Haruki, la questione era chiusa. Stop! Finito!
Come mi sbagliavo anche in quel caso, proprio io che quando suono non sono mai tecnica ma solo cuore e anima, come potevo scioccamente pensare che bastava ordinare al cuore di non battere più all’impazzata quando lei mi sorrideva, quando dividevamo l’ultima fetta di torta sotto lo sguardo esasperato di mio fratello, quando mi salutava prima di andare via o quando insisteva per sentirmi suonare ancora un ultimo pezzo? Semplicemente non si può. Non si può comandare al cuore …
E nel contempo cresceva il senso di colpa nei confronti di mio fratello, che io semplicemente adoro e il resto ormai è storia.
Ed ora eccomi qua, a distanza di quasi un anno, dopo che – come vi dicevo – avevo sperato – inutilmente - che non vedendola per così tanto tempo, i miei sentimenti per lei si sarebbero dissolti all’aria.
Sono seduto a letto, con in mano la tromba pensando ancora alla conversazione avuta pochi minuti fa con papà.
- Papà? – lo avevo interrogato d’un tratto mentre mi ero appropinquato in cucina per fare una pausa e l’avevo trovato intento a sperimentare una delle sue invenzioni culinarie.
- Ti devo chiedere un consiglio. – avevo iniziato io. – C’è un mio amico che è innamorato perso della ragazza di uno dei suoi più cari amici … ehm, ecco: come fa a levarsela dalla testa? – avevo spiattellato lì alla fine, facendo voltare papà incuriosito verso di me con il mestolo a mezz’aria.
- Stai parlando di te e Tsuchiura? – mi chiese perplesso. Papà sapeva perfettamente che da quando l’avevo conosciuto, avevo instaurato un rapporto di amicizia molto profondo con Ryotaro.
- Tsuchiura? – gli feci eco io perplesso inarcando un sopracciglio. Poi scoppiai a ridere. – No, no … - ribattei io ancora ridendo divertito. “ Tsuchiura sta con Tsukimori, figurarsi! Vuoi che Len lo uccida di una morte lenta e dolorosa?” pensai tra me e me.
- No, no. Non si tratta di me e Tsuchiura.- ribadii. – Allora: come fa a levarsela dalla testa? Visto oltretutto che si sente un verme nei confronti del suo amico. –
Avevo già scartato a priori l’ipotesi di confessare a Haruki i miei sentimenti, sarebbe stata solo una prova di egoismo, dettata dal bisogno di scaricare su qualcun altro i miei problemi. Dicasi lo stesso per quanto riguardava rivelare ad Aiashe ciò che provavo per lei.
Mio papà venne a sedersi affianco a me, dopo essersi asciugato le mani sul grembiule.
- Penso che l’unica cosa che possa fare, sia quella di guardarsi intorno. – disse alla fine dopo averci pensato un po’.
- Guardarsi intorno? – gli avevo fatto eco io.
- Sì. – ribadì sempre più convinto.
- Ma così sarebbe una specie di chiodo scaccia chiodo. – avevo obiettato io dubbioso.
- No, no, non in questo senso. Magari questo tuo amico si è fissato con questa ragazza proprio perché, non potendola avere, l’ha idealizzata ma se si comincia a guardare intorno, magari scopre che c’è qualcun’altra che gli può far battere il cuore. –
Sì ok, lo confesso: il mio lato romantico barra disastroso barra idelizzatore, l’ho preso tutto da papà.
- Hum … - avevo mormorato io dubbioso mentre uscivo dalla cucina, ma ora eccomi qui a rimuginare su quanto detto da papà e sono così immerso in queste riflessioni che non mi accorgo che mio fratello entra in camera mia dopo aver bussato e atteso invano che dessi segnali di vita.
È lì che mi fissa pensieroso, appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto guardandomi con sguardo perplesso.
- Che succede fratellino? – mi chiede infatti salendo sul letto, appoggiandosi con le spalle al muro e le ginocchia al petto, imitandomi nella posizione.
- Cosa? – chiedo io distratto.
- Sei strano in questi giorni. – insiste lui, continuando a pressarmi. Non posso nascondere niente a mio fratello, con lui sono un libro aperto, anche se sono sempre allegro e di buonumore.
- Ma no, ti sbagli. – replico io non mollando lo sguardo, iniziando a pulir la tromba prima di riporla nella custodia e sento lo sguardo di Haruki che mi brucia la schiena.
- Ah, ho capito! Qualche ragazza in vista? – infierisce lui senza saperlo allegro, lanciandomi il cuscino addosso e io mi limito a scuoter la testa divertito.
- Dai, portala stasera alla festa in spiaggia di “Fine Estate”. – m’incalza sinceramente interessato.
- Aniki, non c’è nessuna ragazza in vista. – lo becco io rilanciandogli il cuscino che lui prende al volo per poi fissarmi nuovamente dubbioso.
- Che mi dici della ragazza del liceo che avevamo visto quella volta che stavamo giocando a basket?- m’interroga serio.
- Ah, intendi Kaho-chan? No, no: è solo un’amica. – confesso io grattandomi la nuca imbarazzato.
- E quella di cui mi avevi parlato praticamente un anno fa. Ricordo che quella ti aveva proprio colpito tanto; l’hai più rivista? –
Sta parlando di Aiashe ovviamente, del mio folletto della pioggia. Ma lui non può saperlo.
- Ahehm … Svanita del nulla. – mento io e Haruki percepisce immediatamente il velo di tristezza che mi oscura gli occhi e pensando che io sia triste perché non ho nessuno con cui venir accompagnato alla festa, si rabbuia a sua volta.
- Dai, che questa sera ci saranno un sacco di amiche di Aiashe. – cerca di tirarmi su di morale, ingnorando ovviamente il motivo che mi ha rattristato per un attimo.
Ehh, YHAOOO. La festa, non vedo l’ora … niente! Non ho proprio nessuna voglia di farmi del male e torturarmi a vedere alla festa mio fratello e Aiashe insieme felici e contenti e – visto che io e mio fratello per logica genetica ci assomigliamo fisicamente – essere tentato di pensare che sia io quello che sta ballando con lei.
- Senti Aniki, a proposito della festa, non è che avrei proprio tanta voglia di venire … - ma non faccio neanche a tempo a finir di protestare, che mio fratello dopo avermi fissato dubbioso per un instante inarcando il sopracciglio - perplesso sul fatto che uno come me sempre pronto a far casino e star in mezzo alla gente, stia per defilarsi da una festa -, mi interrome.
- Ah, no! Non provarci nemmeno! Abbiamo organizzato io e Aiashe questa festa e non esiste che tu non ci sia. – mi riprende teneramente. – E poi ho già invitato tutto i tuoi amici. – conclude perfido facendomi l’occhiolino.
Figurarsi se la macchina organizzativa “ Hihara” fa acqua da qualche parte, in questo caso siamo proprio fratelli non c’è che dire.
Ed eccomi quindi, a finir di indossare le mie fedeli Converse verdi, i jeans chiari, la camicia a scacchi verdi, sopra una maglia lilla e via pronti …
 
Ok, l’ammetto: la festa in spiaggia si sta rivelando un sucessone. La gente si sta divertendo, chiacchiera e balla allegramente. È tutto praticamente perfetto, d’altra parte mio fratello e Aiashe son due macchine da guerra quando si mettono ad organizzare questo genere di cose. L’unica cosa che non poteva imporre è che durasse il bel tempo. Infatti, nel mezzo della festa, nuvole sempre più minacciose proprio sul finir del crepuscolo, hanno iniziato a marciare verso di noi sempre più velocemente, ma noi – fiduciosi – avevamo accesso ugualmente il falò. Avevamo anche ignorato il folgore dei lampi farsi sempre più vicino e l’unica che li aveva fissati con un misto di apprensione e angoscia era stata Aiashe, ma ora che gocce di pioggia sempre più cariche, hanno iniziato a riversarsi su di noi, nessuno può più ingnorare il ribattere della natura e c’è un fuggi-fuggi generale, con gente che si dà alla fuga ridendo comunque divertita, per niente rovinata l’allegria da questo temporale estivo.
Anche noi tre – io, mio fratello e Aiashe – scappiamo verso casa nostra, dato che lei si fermerà a dormire qui, visto che i miei non ci sono e anche i suoi sono via e a mio fratello non andava che passasse la notte da sola. Sì, sì: avete capito bene! Passerà la notte a casa nostra. Non ricordatemelo vi prego, che altrimenti mi tocca anche diventare un masochista. Che sofferenza! Ma che ho fatto di male nelle mie vite precedenti per meritarmi questo?  
Sono andato a recuperare degli asciugamani e anche delle candele, dato che è saltata la luce e la casa è immersa nell’oscurità e quando scendo al piano di sotto, sento mio fratello al telefono con i suoi amici e quando chiude la telefonata, si gira verso di noi con aria mortificata.
- Era Tetsuya. Mi ha chiesto se posso dargli una mano a recuperare le casse e l’impianto stereo che abbiamo usato per la musica, prima che con questo acquazzone si rovini. Poi dobbiamo riportarlo a suo zio che, hum … ecco: diciamo non sa che il suo prezioso mixer è stato portato in maniera indebita in spiaggia ma pensa sia al sicuro, ma soprattutto all’asciutto. –
Ecco: questo è mio fratello! Sempre pronto a dare una mano a chi ha bisogno ancora prima che questo qualcuno lo chieda. Mi dite voi come si fa a non adorarlo?
- Beh, ce la caveremo anche senza di te. – lo prendo in giro io.
-Son preoccupato per l’incolumità del frigo veramente. – replica lui mantenendosi serio e incrociando le braccia al petto. Per un attimo io e Aiashe ci lanciamo uno sguardo a capire se ha parlato seriamente o meno e lui, a notare la nostra occhiata colpevole, scoppia in una fragorosa risata prendendo Aiashe per una mano e facendo intrecciare le loro dita.
- Mi dispiace Aia … - mormora mio fratello dispiaciuto, baciandole il dorso della mano. – Farò più in fretta che posso. In un paio di orette conto di farcela. Comunque non ti preoccupare, non resti qui da sola: c’è Kazuki. –
- Ma sì, Haruki, nessun problema! Sarò io a difendere lui. – ride lei mollandomi un pugno sul braccio.
- Ehi! – cerco di darmi un contegno io più che per il pugno, per la battuta che non ho gradito tanto e i due famigerati scoppiano a ridermi in faccia mentre lo accompagniamo alla porta.
Volto lo sguardo dall’altra parte quando mio fratello si abbassa quel tanto su di lei e le poggia un delicato bacio a fior di labbra socchiudendo gli occhi. È una cosa che non riesco a guardare, mai. Non è gelosia no, semplicemente mi sento trafiggere il cuore.
Lo guardiamo attraversare di corsa il vialetto di entrata mentre cerca di bagnarsi il meno possibile prima di trovar rifugio nella macchina di Tetsuya e poi salutarci con la mano sorridente scostandosi i capelli bagnati dalla fronte.
Fissiamo i fari dell’auto perdersi nell’oscurità della notte, rabbrividendo nei nostri indumenti estivi per il brusco calo della temperatura, cosa che ci fa chiaramente capire che è meglio trovar un po’ di tepore in casa o tra le mie braccia … Oh no! Oh no! Kazuki, guai a te! Non ci provare neanche a pensarti una cosa del genere, mi maledico dandomi del deficiente, infame, spregevole, meschino mentre richiudo la porta alle mie spalle.
Bene, ora sono ufficialmente solo in casa con lei …
OH – MIO - DIO!!!
L’unica cosa che vorrei fare in questo momento, è quella di darmi alla fuga, vi giuro! Che qualcuno mi aiuti!
 
CONTINUA …
 
 
Hihara: Ehm, Clau: penso mi sfugga un po’ il tuo senso dello humour ..
Clau: “Senso dello humour”?!
Hihara: Sì, sono o non sono il tuo fratellino?
Clau: Certo^^
Hihara: E allora mi spieghi il perché di questa fic estremamente sadica nei miei confronti?
Clau: Perché: non ti piace?T_T
Hihara: Eh, vedi un po’ tu. Mi fai rimanere chiuso in casa da solo con la ragazza di mio fratello di cui sono innamorato.
Clau: Ma allora non sei contento?
Hihara: Hum, no tanto …
Tsukimori: Mio Dio, questa è in grado di togliere il sorriso perfino a uno come Hihara senpai.
Yunoki: Sì, spregevole proprio.
Clau: Smettetela voi due, che alleati mi fate venire i brividi. Comunque fratellino, non temere: ho già in mente tanti bei colpi di scena per i prossimi capitoli.
Hihara: Davvero^^?
Clau: Tì^^
Hihara: Che bello^__^
Clau: ^____^
Tsukimori: -____-
Kanazawa: Questi due son veramente fratelli virtuali …
Clau&Hihara: Ciao a tutti, grazie per aver letto fino a qui e alla prossima. Non mancate eh!
 
 
 
 
 
 
   
 
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