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Autore: Francisco    17/09/2012    1 recensioni
Scatto in piedi e mi guardo attorno confuso, ma nessuno sta guardando verso di me. Leggo l’orrore nei loro sguardi ma sembrano tutti più interessati a qualcosa che sta ai miei piedi, e guardo giù.
Merda.
Sono io, sdraiato per terra con faccia e maglietta insanguinate e gli occhi chiusi. Lo zaino è volato poco più in là.
Solo allora sento l’ambulanza che sta arrivando...
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono arrivato al semaforo finalmente. Vuol dire che ci sono quasi, ma il fatto che sia rosso di certo non aiuta la mia situazione. Purtroppo è proprio quello davanti al liceo, non posso fare altro che aspettare e sperare che faccia in fretta. Non è neanche colpa mia se rischio di arrivare in ritardo alla prima lezione dell’anno!
Okay, forse lo è...
Come ho detto è il primo giorno, e ieri sera devo essermi scordato di mettere la sveglia. Stamattina la luce del sole che faceva capolino dalla finestra mi ha svegliato verso le otto meno un quarto, e tempo un secondo e mezzo che il torpore del sonno si diradasse nel mio cervello ho sbarrato gli occhi in preda al panico guardando il soffitto. Subito mi sono avventato sull’orologio poggiato sul comodino cadendo per terra nella foga e ho guardato il quadrante: 7:47.
Cazzo!
è tutto quello che sono riuscito a dire, per dopo ripeterlo un po’ più forte mentre scattavo in piedi con gli occhi fissi sull’orologio, quasi per convincermi della tragicità della situazione, e poi ho continuato a imprecare a intervalli regolari mentre mi vestivo e inserivo quel poco che avrei portato in classe in uno zaino. Niente colazione, non c’era tempo.
I denti è meglio di sì, non voglio fare brutte figure.
Correvo su e giù per la casa, dal bagno alla camera da letto, poi di nuovo in bagno e infine in cucina, convintomi che era meglio azzannare un saccottino durante il viaggio, indossando i primi vestiti che mi capitavano a tiro con il gatto che mi guardava con un’aria tra il perplesso e il disinteressato come a dire “non me ne frega niente di quello che stai facendo ma sappi che continuerò a fissarti”, mettendoci anche qualche sbadiglio qua e là. Esco e chiudo la porta, corro giù per le scale del condominio, spalanco il portone senza fermarmi e corro. Continuo a correre finché ho fiato e anche oltre, e finalmente sono davanti a scuola, al semaforo, l’unica cosa che potrebbe impedirmi di finire etichettato dai prof per il resto dell’anno.
Sfilo lo zaino dalla spalla sinistra e controllo nuovamente l’orologio: 7:57. Ce l’ho praticamente fatta, nulla può più evitare che arrivi in aula giusto in tempo per le lezioni, sono salvo!
Guardo alla mia destra.

Assorto nei miei pensieri non mi sono accorto del signore il giacca e cravatta che arranca lungo il marciapiede nella mia direzione.
Sembra aver fretta, deve essere nella mia stessa situazione.
Faccio un passo in avanti per evitarlo ma solo troppo tardi mi rendo conto di aver sopravvalutato la lunghezza marciapiede, e scivolo agitando le braccia per mantenere l’equilibrio, mentre la mia cartella praticamente vuota finisce in strada. Anche questa adesso! Non ho neanche tempo di pensare che il mio corpo è già proiettato in avanti per recuperarla e mi ritrovo in mezzo alla strada.
Sento un clacson e mi giro.
Una figura enorme riempie rapidamente tutto il mio campo visivo e sento degli pneumatici che stridono per terra. Una spinta all’indietro, poi un colpo sulla nuca. Sento una pressione sul naso, e una sensazione di calore mi scivola lungo la faccia. Quando capisco di cosa si tratta la vista si offusca e annerisce. Sento freddo alla testa.
Svengo.

Credo che sia passato mezzo minuto. Non ho ancora aperto gli occhi ma mi accorgo che non sento niente, nessun dolore. Dev’essere l’effetto delle endorfine, ho saputo che subito dopo un trauma tendono a eliminare il dolore quasi completamente. Allora apro gli occhi e la vista è tornata normale quindi provo a tirarmi su.
Vedo un sacco di gente tutta intorno a me, anche in strada. Si è fermato tutto. Mi tocco il naso col palmo per vedere quanto è grave e guardo la mano.
È pulita.
Questo non ha senso! Mi sfrego la faccia con tutte e due le mani, sicuro di aver mancato la ferita, e le guardo.
Non una goccia di sangue.
Forse me lo sono immaginato, forse l’autobus andava piano e mi ha solo buttato a terra, forse...
Un attimo...
...Il cofano dell’autobus, lì il sangue c’è...
Scatto in piedi e mi guardo attorno confuso, ma nessuno sta guardando verso di me. Leggo l’orrore nei loro sguardi ma sembrano tutti più interessati a qualcosa che sta ai miei piedi, e guardo giù.
Merda.
Sono io, sdraiato per terra con faccia e maglietta insanguinate e gli occhi chiusi. 
Lo zaino è volato poco più in là.

Solo allora sento l’ambulanza che sta arrivando...






Angolo autore
Questa è la prima storia che scrivo, spero che come prologo riesca a catturare la vostra attenzione anche se svelo poco o niente della trama (sì, ammetto che l'ho fatto apposta). Devo ringraziare Danira per essere stata un buon sostegno morale per decidermi a cominciare a scrivere, credo che senza la sua spinta e il suo entusiasmo non avrei mai iniziato, e spero che il mio lavoro vi sia piaciuto e vi convinca a leggere il seguito, perchè credo di avere delle buone idee che a molti di voi potrebbero interessare! A presto :3
  
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