Sono arrivato al semaforo
finalmente.
Vuol dire che ci sono quasi, ma il fatto che sia rosso di certo non
aiuta la mia situazione. Purtroppo è proprio quello davanti
al
liceo, non posso fare altro che aspettare e sperare che faccia in
fretta. Non è neanche colpa mia se rischio di arrivare in
ritardo
alla prima lezione dell’anno!
Okay, forse lo è...
Come ho detto è il primo giorno, e
ieri sera devo essermi scordato di mettere la sveglia. Stamattina la
luce del sole che faceva capolino dalla finestra mi ha svegliato
verso le otto meno un quarto, e tempo un secondo e mezzo che il
torpore del sonno si diradasse nel mio cervello ho sbarrato gli occhi
in preda al panico guardando il soffitto. Subito mi sono avventato
sull’orologio poggiato sul comodino cadendo per terra nella
foga e
ho guardato il quadrante: 7:47.
Cazzo!
è tutto quello che sono
riuscito a dire, per dopo ripeterlo un po’ più
forte mentre
scattavo in piedi con gli occhi fissi sull’orologio, quasi
per
convincermi della tragicità della situazione, e poi ho
continuato a
imprecare a intervalli regolari mentre mi vestivo e inserivo quel
poco che avrei portato in classe in uno zaino. Niente colazione, non
c’era tempo.
I denti è meglio di sì, non voglio
fare brutte figure.
Correvo su e giù per la casa, dal
bagno alla camera da letto, poi di nuovo in bagno e infine in cucina,
convintomi che era meglio azzannare un saccottino durante il viaggio,
indossando i primi vestiti che mi capitavano a tiro con il gatto che
mi guardava con un’aria tra il perplesso e il disinteressato
come a
dire “non me ne frega niente di quello che stai facendo ma
sappi
che continuerò a fissarti”, mettendoci anche
qualche sbadiglio qua
e là. Esco e chiudo la porta, corro giù per le
scale del
condominio, spalanco il portone senza fermarmi e corro. Continuo a
correre finché ho fiato e anche oltre, e finalmente sono
davanti a
scuola, al semaforo, l’unica cosa che potrebbe impedirmi di
finire
etichettato dai prof per il resto dell’anno.
Sfilo lo zaino dalla spalla sinistra e
controllo nuovamente l’orologio: 7:57. Ce l’ho
praticamente
fatta, nulla può più evitare che arrivi in aula
giusto in tempo per
le lezioni, sono salvo!
Guardo alla mia destra.
Assorto nei
miei pensieri non mi sono accorto del signore il giacca e cravatta
che arranca lungo il marciapiede nella mia direzione.
Sembra aver fretta, deve essere nella
mia stessa situazione.
Faccio un passo in avanti per evitarlo
ma solo troppo tardi mi rendo conto di aver sopravvalutato la
lunghezza marciapiede, e scivolo agitando le braccia per mantenere
l’equilibrio, mentre la mia cartella praticamente vuota
finisce in
strada. Anche questa adesso! Non ho neanche tempo di pensare che il
mio corpo è già proiettato in avanti per
recuperarla e mi ritrovo
in mezzo alla strada.
Sento un clacson e mi giro.
Una figura enorme riempie rapidamente
tutto il mio campo visivo e sento degli pneumatici che stridono per
terra. Una spinta all’indietro, poi un colpo sulla nuca.
Sento una
pressione sul naso, e una sensazione di calore mi scivola lungo la
faccia. Quando capisco di cosa si tratta la vista si offusca e
annerisce. Sento freddo alla testa.
Svengo.
Credo che sia
passato mezzo minuto. Non ho ancora aperto gli occhi ma mi accorgo
che non sento niente, nessun dolore. Dev’essere
l’effetto delle
endorfine, ho saputo che subito dopo un trauma tendono a eliminare il
dolore quasi completamente. Allora apro gli occhi e la vista
è
tornata normale quindi provo a tirarmi su.
Vedo un sacco di gente
tutta intorno a me, anche in strada. Si è fermato tutto. Mi
tocco il
naso col palmo per vedere quanto è grave e guardo la
mano.
È
pulita.
Questo non ha senso! Mi sfrego la faccia con tutte e due
le mani, sicuro di aver mancato la ferita, e le guardo.
Non una goccia di sangue.
Forse me
lo sono immaginato, forse l’autobus andava piano e mi ha
solo buttato a terra, forse...
Un attimo...
...Il cofano dell’autobus, lì il
sangue c’è...
Scatto in piedi e mi guardo attorno confuso, ma
nessuno sta guardando verso di me. Leggo l’orrore nei loro
sguardi
ma sembrano tutti più interessati a qualcosa che sta ai miei
piedi,
e guardo giù.
Merda.
Sono io, sdraiato per
terra con faccia e maglietta insanguinate e gli occhi chiusi.
Lo zaino è volato poco più in là.
Solo allora sento l’ambulanza che sta arrivando...
Angolo autore
Questa è la prima storia che scrivo, spero che come prologo riesca a catturare la vostra attenzione anche se svelo poco o niente della trama (sì, ammetto che l'ho fatto apposta). Devo ringraziare Danira per essere stata un buon sostegno morale per decidermi a cominciare a scrivere, credo che senza la sua spinta e il suo entusiasmo non avrei mai iniziato, e spero che il mio lavoro vi sia piaciuto e vi convinca a leggere il seguito, perchè credo di avere delle buone idee che a molti di voi potrebbero interessare! A presto :3