Film > Alexander
Ricorda la storia  |      
Autore: Artemisia17    18/09/2012    1 recensioni
Alessandro non l’aveva mai tradito, dal punto di vista teorico. Non si poteva definire la gloria un’amante o una concorrente in amore. Eppure era così. Alessandro amava la gloria. Era sempre stata il suo obbiettivo, il suo vero fine. E la consapevolezza di essere solo un compagno in questa cavalcata, un cavaliere fedele e amato, proprio come un cane, gli aveva tolto il respiro. Eppure era disposto ad aspettare. Una vita. Forse era un pò troppo. Ma per passare insieme l'eternità?
Sono molto ben accette critiche e/o commenti, è il mio primo racconto su Alessandro, siate clementi, avrei veramente bisogno di qualche parere. Grazie e buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’aria calda e conturbante della Persia entrò soavemente nella stanza lussuosa, adornata da ricchi mobili e mirabili mosaici, uno raffigurante Azhura Mazda e l’altro il mondo intero allora conosciuto, con fiumi e mari formati da lapislazzuli, il verde brillante dagli smeraldi per le pianure e l’ocra denso e ricco dei deserti e delle montagne. Tutto ciò era risaltato da una sottile pellicola trasparente come l’acqua di montagna che rendeva vivace e splendido ogni colore.
Al centro di questo bendidio si ergeva una figura.
Essa sembrava far pare di quel paradiso, ma nello stesso tempo si trovava stonato di fronte a tanta ricchezza.
I capelli biondi dorati, decorati da tante pagliuzze di un rosso vivo, si intonavano alla perfezione sulla vista. La sua stessa figura era maestosa, scolpita nella roccia dagli allenamenti e dalla forza mentre gli occhi azzurri, quasi grigi, guardavano il mobilio vividi e splendenti, dissetandosi.
Le labbra piene, la fronte spaziosa, il portamento fiero, tutto in lui denunciava bellezza. Certo, le mani erano troppo grosse e callose per appartenere a un re, il naso, rotto durante un combattimento, aveva una leggere gobba e la figura era forse troppo imponente e alta per essere aggraziata, eppure tutti questi difetti sembravano fondersi, far parte della bellezza del soldato.
Tuttavia era in aperto contrasto con l’ambiente.
Il bianco e semplice gonnellino egizio strideva con i ricchi gioielli sul collo, le mani strette a pugno rivelavano un’ansia profonda, lui stesso si faceva più piccolo e scuro notando tanto fasto. Con uno sbuffo lanciò le collane cerimoniali sul comodino intarsiato e si avviò verso il secondo mosaico, al centro della camera. Riconobbe la stazza imponente dell’impero persiano e sfiorò con amore e delicatezza la minuta figura della Grecia. Con un singulto notò Pella. Efestione sospirò lungamente, prima di avviarsi verso il balcone che dava sulla città.

Quel giorno si era sposato. Non c’era niente di eccezionale per un greco, ancor meno per un macedone.
Eppure ce ne era molto per Efestione.
Fin da quando era ragazzo aveva giurato insieme al suo migliore amico di non sposarsi mai. Ricordava ancora quell’odore afoso del tempio e il suono trillante dei sistri. Ricordava il sorriso raggiante dell’amato. Quel giorno era stato il primo di tanti altri. La notte prima della battaglia di Cheronea. Loro si amavano  nell’ombra, nell’odore delle Rose di Pelia, sempre e ovunque. Prima di un combattimento e dopo. Si amavano semplicemente.
A Efestione piaceva pensare che Alessandro non l’avesse mai tradito. Da un punto di vista materiale era vero, come gli rinfacciava da un paio di notti, cercando di ammorbidire la sua resistenza. E Efestione sapeva che Alessandro, una volta diventato re di un simile regno, avrebbe dovuto prendere moglie. Gli era anche piaciuta l’idea che i loro figli sarebbero stato cugini, era la conclusione di un sogno. Ma quando il sacerdote quel giorno li aveva sposati, Efestione aveva di nuovo visto quella luce. Quella luce folle e vivida che giorno dopo giorno stava conquistando le pupille dell’amato, l’iride sempre più grande e vivida per poter osservar meglio il riverbero.
Le male lingue insinuavano che lui seguisse Alessandro solo perché era stato incantato, ma non era vero. Al di là del amore provato, il generale condivideva il suo sogno. Era il loro sogno. Lo avevano costruito insieme. Un grande regno, governato da un’unica stirpe. Non ci sarebbero più state guerre. Un impero che seguiva il corso del sole, da est a ovest. Tutti avrebbero avuti gli stessi diritti, finalmente la meritocrazia avrebbe vinto, ci sarebbe stata un sola lingua, una sola scrittura. Tutte le popolazioni della terra avrebbero conosciuto la pace sotto un'unica mano. Nelle notti passate uno accanto all’altro avevano perfino sognato delle scuole. Come quelle di Aristotele, ma aperte a più persone. Con gli anni il loro sogno non era svanito, anzi. Alessandro aveva segretamente iniziato a redigere un serie di leggi. Quando Efestione le aveva lette, non era molto convinto. Erano troppo severe, ma, come gli aveva spiegato, con tutte quelle innovazioni il popolo avrebbe creduto di poter fare quello che voleva, necessitavano delle norme molto severe, così ci sarebbero state pochi criminali. Anno dopo anno, il progetto si concretizzava. Per certi versi era incredibilmente fanciullesco, idealizzato, per altri era così realistico da sfiorare il credibile. Ma d’altronde nessuno avrebbe scommesso su di loro in questa corsa. Per questo Efestione aveva sentito montare su di sé un rabbia mai provata, esplosiva. Poi, quando stava per buttare tutto all’aria, Alessandro si era voltato. Allora Efestione aveva provato solo dolore.

Alessandro non l’aveva mai tradito, dal punto di vista teorico. Non si poteva definire la gloria un’amante o una concorrente in amore. Eppure era così. Alessandro amava la gloria. Era sempre stata il suo obbiettivo, il suo vero fine. E la consapevolezza di essere solo un compagno in questa cavalcata, un cavaliere fedele e amato, proprio come un cane, gli aveva tolto il respiro. Ora, Alessandro stava prendendo tra le braccia la sua amata e le mostrava il suo impero, chiedendogli di vivere per l’eternità insieme. E non era la principessa Statira.
Con un anelito di vita, l’uomo si accorse che il nome dell’amato sarebbe davvero sempre stato accostato ad essa.
Achille non sarebbe stato niente in confronto, per non parlare di Leonida, Temistocle, Epaminonda. Filippo II sarebbe stato ricordato come il padre del conquistatore del mondo, non come re macedone, che, da un territorio di montagna, popolato da analfabeti, era stato in grado di costruire un potente macchina da guerra, usata dal figlio. Dario III, sarebbe stato il Re dei Re più ricordati, e inetti, della storia persiana. Perché? Perché Alessandro l’aveva sconfitto. E lui? Efestione sarebbe stato ricordato solo come un patetico generale al fianco del re. Avrebbe voluto urlare che Alessandro era suo. Lei non sapeva come da bambini giocavano nell’acqua. O quali emozioni avevano provato la prima volta che si erano baciati. Cosa ne sapevano i contadini che Alessandro il Grande aveva concesso la sua verginità a lui?! Sapevano forse come smaniava come un leone in gabbia, rinchiuso dalle sue stessa voglie. Dopo veniva sempre da lui. Un braccio si infiltrò nell’armatura triste del gigante.
Il Re dei Re si ergeva accanto all’amico e lo abbracciava teneramente. I suoi occhi vagano sull’impero appena conquistato. La sua mente chissà dove. Alessandro si voltò.
“ Mi dispiace, Efestione. Mi dispiace tanto. È tutta colpa mia.” Le parole scivolarono a lenire il cuore oltraggiato.
“ Un giorno la incontrerai la gloria, Alexandros. E allora io ti perderò. Brucerai della tua stessa fama.” Mormorò il generale, scostando un ciocca dal viso dell’amato, in un pallido riflesso del loro amore. O almeno di quello che era stato.
“ No.” Il conquistatore del mondo prese il viso dell’amato fra le mani, ancora potenti. “ Quando arriverà il momento noi saremo insieme. Bruceremo, ci purificheremo ed entreremo nell’aldilà, che se possibile sarà più bella di questo mondo.” Una lieve risata sospirò tra le labbra piene di Efestione, derisoria.
“ Ma fino ad allora? Tu sarai preda di essa, cuore mio. E il nostro amore dovrà attendere.” Lo sguardo triste gli confermò le sue paure. Si avvicinò ancora di più, i due petti muscolosi che si toccavano.
“ Posso aspettare una vita per passare con te l’eternità, Alessandro. Per sempre.” Sussurrò contro l’orecchio di lui.
“ Per sempre.” rispose commosso il ragazzo, gli occhi per una volta limpidi e puri, come la prima volta che si erano conosciuti.

Quella notte le due principesse reali non ricevettero alcuna visita da parte dei mariti.
   
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Alexander / Vai alla pagina dell'autore: Artemisia17