Cuore d’argilla
Accadeva di rado che le sue guance diventassero purpuree,
accadeva di rado che Toph arrossisse…
Ma il motivo era sempre uno: Sokka.
Si svegliava spesso durante la notte, non riuscendo a dormire o non riuscendo a
sopportare i milioni di suoni che sentiva impadronirsi dei suoi sogni. Il suo udito
affinato dalla necessità di vedere era fastidioso quando i grilli o gli strani versi
degli uccelli non le davano pace.
Nemmeno quella notte Toph aveva chiuso occhio purtroppo, e così aveva deciso
di alzarsi e aspettare l’alba.
Esatto, l’alba. Perché anche se tutti credevano che non fosse capace di vedere e
quindi di emozionarsi quando guardava il cielo, questo non era affatto vero. Lei
poteva sentirlo: sentire il calore sul viso, ascoltare i suoni dei fiori che sbocciavano
a contatto con la luce,percepire la terra che salutava il sole felicemente…!
Ma mancava ancora un po’ di tempo.
E allora si era ritrovata a pensare, mentre fissava un punto vuoto davanti a sé.
Raramente i suoi pensieri erano felici.
Pensava a come i giorni passassero velocemente, a come presto la loro missione
si sarebbe conclusa, in un modo o nell’altro…
Non riuscì a trattenere un sospiro: che avessero vinto o perso, presto le loro
strade si sarebbero divise il loro gruppo si sarebbe sciolto. E anche se faceva un
po’ fatica ad ammetterlo, gli sarebbero mancati molto.
Aang, con la sua esuberanza ma allo stesso tempo con un senso del dovere e della
responsabilità esemplari, con i suoi passetti tanto rapidi e leggeri che spesso la
portavano a pensare che non fosse nemmeno con loro.
Katara, sempre pronta a dare un buon consiglio e ad essere carina e gentile con
tutti, anche se all’inizio l’aveva considerata un po’ troppo bacchettona erano
diventate davvero buone amiche.
Appa, Momo, persino loro gli sarebbero mancati.
Mancava poco tempo e si sarebbero detti addio, e allora non li avrebbe più rivisti,
ma specialmente non avrebbe rivisto lui.
Sokka. Solo il suo nome era capace di tingere di rosa l’oscurità attorno a lei, e ciò la
spaventava e incuriosiva allo stesso tempo. Nessuno l’aveva mai fatta sentire così
e, anche se era cresciuta chiusa in casa, sapeva che non avrebbe mai potuto provare
le stesse emozioni per nessun altro.
Sorrise, Toph, pensando a lui: non sapeva che aspetto avesse, non riusciva
nemmeno ad immaginarlo.
Aveva i capelli biondi o neri? Gli occhi verdi o blu? E il suo sguardo, com’era? E i suoi
vestiti?
Come se per lei facesse differenza! Questi erano i canoni a cui si affidava la gente
normale… corporatura, viso, occhi…
I suoi canoni erano sempre stati diversi. Il tono di voce, il carattere e la forza di volontà.
Lui aveva tutte le qualità: era sempre ottimista, ironico, divertente, riusciva a tenerla
sempre allegra… Era coraggioso e impavido… E anche se lei lo prendeva spesso in
giro lui non si offendeva mai troppo.
Era forse questo il motivo per cui ultimamente gli rispondeva sempre con un tono
sarcastico?
Toph doveva ammetterlo: la paura di perderlo la faceva diventare scontrosa e solitaria,
quasi cercasse di convincersi che non le importava nulla di tutti loro… e di lui,
soprattutto di lui.
Era quasi un modo della sua mente per difendersi, per non fare sembrare l’addio
troppo doloroso, per non fare capire a Toph stessa che i sentimenti che provava
per lui non erano ricambiati.
Sbuffò. Beh, era ovvio che non lo fossero. Non era di certo il tipo di ragazza che si
fa notare per la sua eleganza, femminilità, raffinatezza, gentilezza. Ma lei era così,
e non sarebbe cambiata per nessuno.
Per nessuno, nemmeno per lui.
…O forse era già cambiata per lui?
Anche se faceva fatica ad ammetterlo se ne rendeva conto. Il cuore di Toph, prima
saldo come una roccia, era stato trasformato da Sokka, reso morbido e malleabile
come argilla fresca.
Ecco! Era così che si sentiva quando lui le parlava o era comunque nei paraggi: era
come se il suo cuore d’argilla solida e ferma venisse bagnato fino a diventare soffice
e, soprattutto, fragile.
Allora sembrava diversa, e doveva voltarsi da un’altra parte per nascondere il calore
delle sue guance che sicuramente sarebbe stato evidente per tutti gli altri. Era come
un fuoco che dal suo cuore si faceva strada fino al viso, soffermandosi lì per essere
chiaramente notato dal diretto interessato… ed ecco che Toph diventava
improvvisamente scontrosa e taciturna, in modo da cacciare via quelle sensazioni
dentro di sé.
La ragazza sospirò e chiuse gli occhi, lasciando che i lunghi ciuffi neri le nascondessero
il viso e cercando di eliminare tutti quei pensieri e quelle emozioni, ma proprio non
riusciva a far smettere il suo cuore di battere così forte e non riusciva a cancellare
per un attimo dalla sua mente il pensiero di lui.
E poi l’alba arrivò all’improvviso, con il canto degli uccellini e il risveglio dei fiori, e
Toph si alzò di scatto con un’espressione corrucciata: non era possibile! Aveva
passato un’altra notte in bianco solo pensando a lui?!
Sokka si meritava proprio una lezione dalla maestra del dominio della terra!
***
…E fu così che Sokka passò una giornata d’inferno picchiato da Toph! XD
Beh, non so proprio da dove cominciare… era da un bel po’ che non scrivevo
qualcosa, e non so proprio come sia finita a scrivere una Tokka. Però mi piaceva
e ci tenevo a pubblicarla quindi eccola qua.
Mmh recensite se vi va, mi fa piacere ricevere qualche commentuccio…
Baci, Kirl <3