Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: lirin chan    18/09/2012    5 recensioni
[Per il DestielDay] "Quattro anni di cosa?" "Di noi"
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Ottava stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Lirin Chan
Fandom:
Supernatural
Personaggio/Coppia:
Castiel!Centric, Dean/Castiel,
Rating:
Pg13
Spoiler: Promo Ottava Stagione
Conteggio Parole:
1988

Beta: Princess_Perona (Il mio Cas personale <3)
Trama: "Quattro anni di cosa?" "Di noi"
Note: Che cosa strana questa che ho scritto... Boh, non so come classificarla. Scritta tra le due di ieri sera e le tre di oggi per l'anniversario dei nostri amorosi patatini! Esattamente quattro anni fa (18/09/2008) Castiel faceva la sua prima comparsa nello show e milioni di ragazze in tutto il mondo (e Dean) rischiarono l'esplosione delle ovaie per il primo piano dei suoi occhi! Che altro dire? Spero vi piaccia!
Il titolo proviene da una strofa della canzone 'Lucky' di Bastian Baker che in questi giorni mi tormenta...
#DestielDay Trend On Twitter!
Disclaimer: Dean, Castiel & Co non sono miei!... Vi prego, datemi un Cass tutto per me çwç Ne ho bisogno!


~ A Lasting Smile Upon My Face ~

Come tutte le creature viventi un giorno mi resi conto di essere vivo.
Respiravo, vedevo, sentivo. Attorno a me c'erano i miei fratelli – esseri fatti di semplice energia come me, senza volto ne nome e tutto era semplice.
Esistevamo e basta. Eppure sentivo che c'era qualcosa di più.
Volevo di più.
Per questo mi allontanai da loro e dalla sensazione di asfissiante e monotona tranquillità. Pensandoci, col senno di poi mi chiedo se fu quello il primo passo verso la mia caduta, la mia dannazione e soprattutto, verso te.
O forse, fu lo stesso Padre a sospingermi via – ogni tanto mi piace pensare che fosse il Destino, e non il mio egoistico libero arbitrio a guidare le mie scelte.
A guidarmi verso quella parte remota del Paradiso e a farmi incontrare lui. Mi guardò con i suoi immensi occhi color miele e sorrise – non con la bocca, non ne aveva una. La mia piccola essenza di sola energia riusciva a malapena a concepire una tale grandezza. Le sue immense ali risplendevano di potenza celata e ancora oggi, le considero le più belle che siano mai state create dalla luce di mio Padre.
"Ehi, piccolo. Ti sei perso?" Disse, con voce imponente, ma dolce.
Non sapevo cosa rispondere, non sapevo cosa volesse dire 'perdersi', non sapevo nemmeno dove stessi andando, ma lui comprese lo stesso. E rise.
"Comprendo. Sei coraggioso, occhioni blu." A quel tempo non sapevo che in realtà una forma l'avevo, solo che non ero in grado di vederla. "Sappi però che quello che desideri è facile da ottenere, ma difficile da amare e che probabilmente un giorno odierai il dono che sto per farti"
Non mi interessava. Io volevo di più, anche se non comprendevo cosa volesse dire.
A quel tempo – oh, così tanto tempo fa – non sapevo che l'unica cosa che volevo era qualcuno vicino.
"Come vuoi, piccoletto. Spero che troverai quello che cerchi" Mi disse, prima di abbracciarmi.
Sentì il suo calore avvolgermi, entrarmi dentro e plasmarmi.
Il suo potere scorreva dentro di me che s'insidiava, mi cambiava e riempiva.
Era il potere, l'amore e la dolcezza, il dolore e la pietà mescolati assieme.
Erano le ali che mi stavano crescendo. Le ali che avrebbero dovuto darmi la libertà.
Quando si allontanò da me provai solitudine, ma sentì di essere un passo più vicino a quel qualcosa che cercavo.
"Beh, posso dire di aver fatto un buon lavoro" Ancora non sapevo che quello che gli arricciava la bocca che non aveva era un ghigno malizioso – me lo avresti insegnato tu milioni di anni dopo. "Io sono Gabriel e da oggi tu sarai Castiel, l'Angelo del Giovedì" Mi porse la mano – anche se non era una mano, nella lingua umana non c'è una parola per descriverla. "Andiamo, Castiel. Hai tanta strada da fare"
E mi lascia guidare da lui. Sentivo che il mio compito era eseguire gli ordini, che quella era la strada giusta da seguire.
Eppure ogni attimo che passava, ogni battito di ali che facevo, io... restavo fermo.
Passarono milioni di anni, vidi la creazione dell'intero Universo, della Terra, dei mari, delle piante – a Joshua piacevano tanto quegli esseri viventi -, dei primi pesci.
"Non calpestare quel pesce, Castiel" Mi disse Balthazar, allontanandomi da quel piccolo essere strisciante nella sabbia. "Ci sono grandi progetti per quel pesce... Come farlo alla griglia! O fritto, oppure bollito" Scherzò, mentre si allontanava ridendo. Io detti un ultimo sguardo a quel primo passo dell'evoluzione pensando a cosa avrebbe portato quella boccheggiante e morente nuova forma di vita. Mi chiesi se anche lui, come me, sentisse la stessa mancanza di un qualcosa d'indispensabile e se era per questo che strisciava in avanti, rischiando la propria vita. Morendo per per cercare qualcosa che forse nemmeno esisteva.
Ma poi lentamente, tutto precipitò.
Gli esseri umani. L'Amore di nostro Padre per loro. La rabbia di Lucifer – le sue immense dodici ali aperte per combattere Michael. Le sue urla e il suo dolore mentre veniva rinchiuso.
Quella fu la prima crepa. In me e in tanti altri angeli.
Chi erano questi esseri umani che Dio amava perfino più del suo figlio prediletto?
Essi erano imperfetti, blasfemi e ridicoli con quei loro fragili corpi. Così corrotti e insicuri di se da dare vita ai demoni con l'aiuto del mio fratello caduto.
Eppure Lui li aveva creati. Imperfetti.
Liberi. Liberi di credere... liberi di scegliere.
Li amai a mia volta. Non comprendevo la maggior parte delle loro azioni – perché si uccidessero a vicenda o perché avessero bisogno di nutrirsi e dormire o di fornicare così spesso -, ma le loro anime erano poesia. Ognuna con sfumature diverse, con sogni e scelte diverse.
Ma non era nemmeno la loro libertà che stavo cercando. Non bramavo il libero arbitrio, ero felice di stare con i miei fratelli e di eseguire ordini che ritenevo provenire da mio Padre.
Ma nonostante tutto, continuavo a stare fermo.
Poco dopo l'Annunciazione del Figlio di Dio incarnato Gabriel, il fratello che mi aveva fatto dono delle mie ali, scomparve. Solo adesso comprendo il dolore di quella Grazia così gentile e così piena d'amore per i propri fratelli e per nostro Padre, ma in quel momento rimasi solamente deluso. Ci aveva abbandonati. Il fratello che ammiravo più di ogni altro si era arreso.
Forse fu quello il momento in cui cominciai ad essere veramente quello che ero, quando ti ho incontrato. L'Angelo del Signore, protettore del Giovedì, Castiel.
Smisi di osservare l'umanità. Era colpa loro se i miei fratelli litigavano e sempre loro se Gabriel era scappato – perché la sua non era altro che una fuga dal dolore che i suoi stessi fratelli gli procuravano -, se Lucifer era caduto. Volevo solo riavere indietro la mia famiglia.
E i secoli si susseguivano uno dietro l'altro e tutti uguali tra di loro. Gli stessi litigi, gli stessi ordini, la mia stessa immutabile fiducia nei miei fratelli.
Poi un giorno, nascesti tu. In Paradiso c'era un'agitazione come non si vedeva da duemila anni.
"La spada di Michael è nata" Mi disse Balthazar, sempre con quella sua ridacchiante risata di sottofondo. "E ha le lentiggini! Speriamo che al nostro amato fratellone donino!" Ovviamente io non capii la battuta.
Come tutti gli angeli una volta scesi a vedere colui che ci avrebbe portato o alla vittoria o alla nostra rovina.
Avevi a malapena qualche giorno di vita e dormivi in quella strana gabbia che gli esseri umani usano per tenere i bambini. Respiravi piano, con dei sospiri appena accennati e profumavi ancora di quello strano odore che i piccoli umani hanno appena venuti al mondo. Non credo di averti mai più visto dormire così profondamente e in pace da allora.
Restai ad osservarti per tutta la notte – una strana abitudine che mi sarebbe rimasta pure anni dopo – e quando i primi raggi di sole cominciarono ad illuminare la stanza ti svegliasti in un frullare di ciglia. Facesti un grande sbadiglio e poi mi guardasti – sono sicuro che mi vedesti sul serio. I tuoi piccoli occhi verdi ancora acquosi fissarono i miei e ne rimasi incantato. Erano così verdi ed innocenti. In essi potevo vedere perfino il mio stesso riflesso.
Un angelo dagli occhi blu che ti osservava curioso e meravigliato. Senza che me ne accorgessi, io mi mossi. Allungai una mano mentre tu facevi lo stesso e quasi ci toccammo, ma mi fermai. Avevo paura di farti del male, eri ancora così piccolo e fragile e forse non avresti sopportato il tocco di un angelo. Ti fissai ancora negli occhi e poi volai via.
L'ultima cosa che sentii mentre raggiungevo di nuovo il paradiso, fosti tu che cominciasti a piangere disperato e poi la voce di Mary che si alzò di corsa dal letto per venire a cullarti, attenta e dolce come solo una neo mamma può essere.
Mi ero mosso. Sentivo, per la prima volta in miliardi di anni di essere in movimento. E ne ero spaventato perché ancora non capivo cosa mi legasse a te, cosa tu mi avessi fatto con un solo verdissimo sguardo.
Non ti cercai, non mi curai più di te e ti rinchiusi in un angolo remoto di me soffocandoti con ordini che ormai mi suonavano solo come quello che erano: azioni da fare senza pensare.
Era comodo non preoccuparsi se fosse giusto o sbagliato... maledettamente facile. Mi rinchiudevo nella sicurezza del 'non pensare'.
Fino a quel giorno.
"Dean Winchester è caduto all'Inferno"
Sapevo che sarebbe dovuto accadere, era il destino dei due tramiti, ma non riuscì a trattenermi dal rimanere sconvolto. Quel neonato così piccolo era caduto in mano ai demoni.
Probabilmente anche se non me lo avessero ordinato avrei attaccato quel luogo disgustoso anche da solo. Mi battei con tutte le mie forze assieme ai miei fratelli, ma ci mettemmo troppo tempo. Era troppo tardi.
Ti trovai nella parte più profonda dell'Inferno, circondato da demoni. Tu nemmeno ti eri accorto dell'attacco, continuavi a torturare quella povera anima senza prestare attenzione a cosa accadeva intorno a te.
Solo quando spazzai via con le mie ali i demoni tu ti voltasti e io, aspettandomi di vedere di nuovo quel verde, per poco non caddi in ginocchio per il dolore alla vista di quegli occhi neri e quelle labbra stirate in un sorriso demoniaco.
La rabbia montò in me furiosa. Se ci ripenso ancora sento scariche di energia attraversarmi il corpo.
Come avevano potuto ridurre quell'anima così bella, così dolce e così innocente in quello stato pietoso? Chi aveva osato toccarti e spezzarti in quel modo? Avrei voluto distruggere con le mie mani quel posto maledetto, ma prima dovevo portarti via. Allontanarti da tutto quell'orrore.
Mi avvicinai a te e cercai di afferrarti, ma tu ti scagliasti contro di me urlandomi talmente tante malignità contro me e mio Padre che avevo voglia di vomitare. Tu non eri così, lo vedevo. La tua anima, nel profondo, brillava e chiedeva aiuto.
"Figlio di puttana! Stronzo! Ti strapperò le ali e poi ti scoperò così forte che diverrò il tuo nuovo Dio!" urlavi e io cercavo di non starti a sentire.
"Sono qui per salvarti, Dean Winchester. E lo farò!"
In uno scatto veloce ti afferrai per la spalla e ti strinsi forte a me. E non so cosa successe in me, semplicemente aprì gli occhi. Adesso respiravo, sentivo e mi muovevo. Percepivo le mie ali, ogni singola piuma, risplendere come mai aveva fatto e il mio intero essere vibrare. L'elettricità che si espandeva dal tocco sulla tua pelle era assuefante e mai avrei voluto lasciarti.
Avevo trovato quel che cercavo e finalmente, cominciai a muovermi... Verso di te. Per stare al tuo fianco ovunque saresti andato.
Quando aprii le porte di quel capannone feci il mio primo vero passo della mia vita.


"A cosa stai pensando?" Chiese il cacciatore sedendosi vicino a lui sulla sponda. Osservò Cas accucciato osservare l'acqua muoversi tranquilla.
Ormai aveva perso il conto dei giorni da quando si erano ritrovati in Purgatorio e l'angelo sembrava sempre più stanco. Aveva cominciato pure a crescergli la barba. La sua Grazia stava scivolando via?
"Cas?" Lo chiamò, preoccupato. Erano ore che non apriva bocca – non che fosse mai stato questo gran oratore, ma era comunque strano.
Lo innervosiva.
"Oggi sono quattro anni" Mormorò Castiel senza guardarlo e Dean, non potè fare a meno di fissarlo con sguardo curioso.
"Quattro anni di cosa?" Domandò. Erano quattro anni che erano lì? Poteva essere, infondo quel posto era davvero spaventoso.
L'angelo si voltò verso di lui e lo fissò con quegli occhi blu che lo avevano sempre fatto sentire strano. Erano antichi e potenti. In essi c'era l'universo.
"Di noi" Rispose semplicemente Cas striando le labbra in un sorriso contento.
E Dean desiderò con tutto se stesso che quel sorriso sul suo volto restasse per sempre o almeno, per altri quattro anni passati insieme.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: lirin chan