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Autore: Writer96    18/09/2012    16 recensioni
Malinconico, Angst, Comico| One Shot| Remus Lupin, Sirius Black, James Potter, I Malandrini, JamesxLily
James sospira e si avvicina all’amico, che ha gli occhi lucidi e si abbassa quel tanto che basta per sfiorargli la testa con una mano. Remus alza gli occhi e sorride, mentre James scuote le spalle e Sirius sorride, mettendosi una caramella nel palmo della mano e allungandosi verso di loro, un po’ di zucchero che gli è rimasto incollato sul labbro superiore. Peter sorride, un po’ rannicchiato su se stesso, ma sorride.
James è ancora in silenzio e si guarda i piedi nudi, alzando le dita corte e tozze e studiandole, come affascinato.
Poi solleva il piede destro e lo porta sopra il sinistro, strofinandocelo contro con forza, in modo da riscaldare la pelle gelata.
-Ho freddo ai piedi...-
-Credo che sia ora di andare a letto, che dici?-
Genere: Angst, Comico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Novembre, 1995
Grimmauld Place n.12 , Londra


-Non pensavo di vederti così presto...-
-Perdonami. Non sono riuscito a fare prima...-

Sirius si allontanò dalla porta, indietreggiando sul pavimento impolverato, le pareti con tanto di tappezzeria ormai sul punto di cadere scure, che si ergevano come ombre intorno a lui. Remus scosse l’ombrello viola scuro bordato di bianco ed entrò, scuotendo la testa e lasciando che i capelli grigi leggermente radi sulle tempie gli si appiccicassero al volto, per colpa del sudore e dell’acqua. I piedi, nelle vecchie scarpe marroni, si posarono titubanti sul pavimento, producendo un sonoro scricchiolio mentre seguivano Sirius, i cui piedi, nudi sebbene il freddo, non facevano rumore.
Il salotto era come Remus se lo ricordava dall’ultima riunione dell’Ordine. La polvere era ovunque, benchè Molly avesse tentato di ripulirla a più riprese e volteggiava, colpita dal fascio di luce delle lampade ad olio che ornavano le pareti. A Remus sembrava di essere una di quelle particelle, che agognava l’ombra e si ritrovava sotto la luce, sotto gli sguardi di tutti, giudicato.
Sirius gli posò una mano sulla spalla, e nessuno dei due fece un rumore o un gesto che significasse un po’ di vita da parte loro.
Sirius mosse un piede e lo strofinò sopra l’altro, in un gesto infantile che gli riportò alla memoria vecchi e dolorosi ricordi.

-Mi ricordo chi lo faceva quel gesto lì...-
-Quale gesto?-
-Quello dei piedi...-
 

Ottobre, 1973
Torre di Grifondoro, Hogwarts


James cammina avanti e indietro per la stanza, inciampando ogni tanto in un baule ed urlando istericamente quando è il mignolo del piede il povero sventurato che viene colpito.
Sirius, seduto a gambe incrociate sul letto lo guarda, pescando ogni tanto con la mano da un sacchetto di caramelle gommose che gli ha procurato un amico più grande.

-James, mi è venuto il mal di testa...-
-Te lo tieni!-

James è stato scorbutico e non è mai successo. Remus sbuffa, arrabbiato, e torna a leggere, dando una ginocchiata contro il muro ed imprecando.
Peter, appena uscito dal bagno, attraversa davanti a James e per un attimo incontra il suo sguardo arrabbiato. Corre e si rifugia sul proprio letto, mentre Sirius mangia un’altra caramella –rosa, questa volta, con dello zucchero sopra a disegnare uno strano boccino d’oro- e intanto guarda l’amico che fa avanti e indietro. Se potesse, lo farebbe anche lui, mentre qualcosa, al suo interno, lo rode e gli divora l’anima. Distrugge con i denti la gelatina e lo strato di zucchero della caramella e deglutisce, sonoramente, in modo da attirare l’attenzione di James.
Un ciuffo di capelli ricci gli cade sulla fronte e il ragazzino lo sposta con una sbuffo, fermandosi in mezzo alla stanza e indicando Remus con un dito, furente.

-Non mi interessa la prossima bugia che mi dirai, va bene? Voglio sapere la verità. Ne ho abbastanza di bugie!-
-James, cosa stai dicendo?-
-Perché tua madre sta male tutti i mesi con la Luna Piena, eh?-
-Io...-
-Non guardare Sirius o Peter in cerca di conforto! Anche loro sono stufi delle tue bugie! Remus, mi sono stancato, stancato, di fare tutto per te, di sapere e di non potertelo dire perché tu non hai avuto abbastanza fiducia in me da potermi dire la verità!-
-E allora dimmelo, cosa vuoi sapere!-
-Sei un Lupo Mannaro?-
-...-
-... Allora?-
-Sì.-

James sospira e si avvicina all’amico, che ha gli occhi lucidi e si abbassa quel tanto che basta per sfiorargli la testa con una mano. Remus alza gli occhi e sorride, mentre James scuote le spalle e Sirius sorride, mettendosi una caramella nel palmo della mano e allungandosi verso di loro, un po’ di zucchero che gli è rimasto incollato sul labbro superiore. Peter sorride, un po’ rannicchiato su se stesso, ma sorride.
James è ancora in silenzio e si guarda i piedi nudi, alzando le dita corte e tozze e studiandole, come affascinato.
Poi solleva il piede destro e lo porta sopra il sinistro, strofinandocelo contro con forza, in modo da riscaldare la pelle gelata.

-Ho freddo ai piedi...-
-Credo che sia ora di andare a letto, che dici?-
-Giusto. Buonanotte, ragazzi. Buonanotte, Remus.-

Torna il silenzio, nel dormitorio, mentre James si infila sotto le coperte e chiude gli occhi. Strofina i piedi con forza l’uno contro l’altro e sospira, quando il calore del piumone lo avvolge.
E’ a casa. Tra i suoi migliori amici, nel posto che ama di più al mondo.
Sarebbe perfettamente felice, se non avesse i piedi così ghiacciati.

-Ho ancora freddo ai piedi.-
-James?-
-Sì, Sirius?-
-Sei proprio una rottura di scatole!-
 

Novembre, 1995
Grimmauld Place n.12, Londra


-Me lo ricordo anche io...-
-Già...-

Le parole si persero nel vuoto, mentre Sirius si allontanava e andava verso la cucina. Remus si avvicinò al caminetto e si chiese perché fosse spento nonostante il freddo. Sirius sembrava non avere freddo, sembrava come insensibile al mondo intero. E forse era davvero così, in un certo senso. Era come se la sensibilità di Sirius si fosse fermata quel giorno di ottobre di anni prima e fosse rimasta sopita tutto quel tempo, intrappolata solo in una cella di dolore e senso di colpa che non gli permetteva di avvertire altro che una profonda sofferenza dentro di sé.
Remus si chiese come avesse fatto a non impazzire.
Un rumore di vetri che si scontravano annunciarono l’arrivo si Sirius, che si stringeva un labbro tra i denti, sovrappensiero e due bottiglie di burrobirra tra le mani.
I capelli neri gli ricadevano sul naso e si arricciavano leggermente sulle punte, sfiorando lo strato di barba sfatta che gli scuriva le guance. La felicità e la cura che c’erano state in Sirius durante l’estate sembravano essersi dissolte, intrappolate in tutta quella trascuratezza e tristezza.
Sirius e la sua vita non erano diventati altro che un’ombra di ciò che erano in passato.
L’uomo scosse la testa e le bottiglie tintinnarono. I capelli si agitarono come tentacoli intorno al suo viso e poi gli liberarono gli occhi e lo sguardo, che si era incupito, ancora più di prima.
Remus imitò il suo gesto e i capelli gli atterrarono sulle orecchie, mentre lo stomaco gli cadeva a terra con un tonfo.

-Era irritante, quando faceva così.-
-E’ ancora irritante, Sirius.-
 

Marzo, 1976
Corridoio del quarto piano, Hogwarts


James ammicca in direzione di una ragazza e lei gli sorride, tornando poi a camminare e a chiacchierare con le amiche.
Il ragazzo si volta soddisfatto verso gli amici e Sirius alza un pollice mentre Remus sorride e sbuffa, gli occhi alzati verso il cielo e una mano appoggiata al fianco. Peter ha le labbra strette e, chinandosi per riallacciare una scarpa, prova a rifare la stessa espressione di James, riuscendo solo a perdere il conto dei nodi fatti e a trovarsi un dito incastrato sotto i lacci.

-Dovresti provare con qualcosa di più originale per attirarle meglio, sai?-
-Tipo della carta moschicida?-
-Sai, Remus, se non facessi Babbanologia capirei molto poco la tua ironia...-

James scoppia a ridere e un paio di persone che passano si voltano a guardarlo, mentre lui le sfida con lo sguardo. Una mano gli vola tra i capelli e li scuote, sistemandoli meglio. Una ragazza si volta nella sua direzione e lo studia con lo sguardo, soffermandosi su quei due occhi marroni che tanto sembrano piacerle. Se ne va, scuotendo a sua volta i capelli e ancheggiando lievemente.

-Questa funziona sempre!-
-Ci sarà un momento in cui smetterai di fare l’idiota con tutte e sempre allo stesso modo?-
-Credo di no. Fa parte della sua essenza, Remus.-
-Andiamo, Rem. Non ti preoccupare troppo. Potresti farlo anche tu... sfoderare il tuo lato selvaggio.-
-James...-
-Sai quello che intendo Remus. So che faccio l’idiota, però... se dovessi stare tutto il giorno a preoccuparmi e a disperarmi, come pensi che starei? Non farmi così superficiale.-
-Scusa, non volevo offenderti...-
-Capita. E io dovrei davvero smetterla...-
-Grazie, ora che vi siete riappacificati, potete considerarmi, no?-
-Sirius, come mai questo bisogno di attenzioni così poco da te?-
-Modera il sarcasmo, Ramoscello. Passa Evans, pensavo potesse interessarti...-

James si volta, all’improvviso e i capelli spettinati con cura si spettinano davvero, mentre alcuni gliene finiscono in bocca e dentro agli occhi. Fa appena in tempo a vedere Lily che passa ed entra in una classe, il solito cipiglio mezzo altezzoso mezzo divertito che la accompagna sempre. Qualche metro dietro di lei, Severus Piton la scruta con interesse e per un attimo gli occhi di James lampeggiano, mentre tenta disperatamente di attirare l’attenzione della ragazza, che non lo considera minimamente e gli volta le spalle.
Il ragazzo si volta di nuovo verso gli amici, la bocca storta e incurvata e le braccia abbassate. I capelli gli nascondono gli occhi, ma sicuramente questi devono essere abbassati, mogi, sconfitti.
Una frustrazione interna lo pervade e lui si chiede perché, fra tutte le sfortune che esistono nel mondo, gli sia toccata proprio quella di doversi prendere una cotta per quella tipa così antipatica, scorbutica e carina che è Lily Evans.
Scuote la testa, rassegnato e Sirius inizia a ridere, prima piano e poi sempre più forte, seguito da Remus e poi da Peter, che a momenti crolla sul pavimento.

-Cosa avete da ridere, voi, eh?-
-E’ bello vedere come la baldanza di Potter sparisca in un battibaleno...-
-Smettetela, andiamo.-
-Il modo in cui hai scosso la testa! Fenomenale, davvero...-
-Cosa aveva la mia testa che non andava?-
-A parte i capelli?-
-Spiritoso, Sirius....-
-Lo so. Comunque sia... era fantastico. Prima eri tutto gasato, tutto “Sono il re del mondo” e poi eri tutto “Oh no, sono un cucciolo abbandonato”-
-Smettila!-
-Stai ridendo pure tu!-
-Sto ridendo perché non ha senso quello che diciamo...-
-L’hai rifatto! Hai scosso la testa sconsolato!-
-Non sono sconsolato, ho i capelli negli occhi, ok?-

James si volta, ma sta sorridendo. Remus scoppia a ridere e Sirius si appoggia al muro, una gamba ripiegata sotto di sé e lo sguardo che vaga per il corridoio.
Una ragazza ritardataria passa davanti a loro e James la guarda, alzando una mano e scompigliandosi i capelli.

-Sarà ora di andare in classe, che dite?-
-Sì, mamma Luna.-
-Grazie, Sirius, apprezzo sempre la tua ironia.-
-A me piace la sua ironia.-
-Grazie, Coda.-
-Figurati, sempre un piacere...-


Novembre, 1995
Grimmauld Place n.12, Londra

 

-Scusa, non volevo irritarti...-
-Non mi irrita niente ormai. Tranne... beh, questa guerra, le continue bugie, il Ministero e un Mago oscuro un po’ psicolabile...-
-Non sapevo avessi imparato a fare dell’ironia.-
-Ne è passato di tempo, sai?-

Sirius sorrise e porse all’amico una bottiglia, il tappo già sollevato che lasciava uscire un leggero fumo.
Remus la sollevò e la studiò in controluce, facendo ondeggiare il liquido al suo interno.
Su, giù, su, giù.
Il mare che si agitava dentro di lui gli diede il mal di mare e lui riabbassò la bottiglia, pensando che doveva essere sempre stato così, forse. I ricordi facevano male, quando si agitavano troppo.
Sirius aveva gettato via il tappo della sua e la teneva a sua volta davanti al viso.
Remus allungò la bottiglia verso quella dell’amico e il vetro tintinnò mentre i due brindavano senza neanche sapere a che cosa.
Sirius sospirò e bevve una sorsata di burrobirra calda, che gli incendiò la gola e lo stomaco mentre vi passava, e fissò Remus da dietro il vetro.

-Un brindisi, eh?-
-Un brindisi, sì.-
-Per cosa?-
-...-
-Nessuno ne fa più come lui. Nessuno ne farà mai più.-

 

Giugno, 1979
Una spiaggia sconosciuta in Francia


-Brindiamo, Sirius!-
-Aspetta, perché?-
-Vuoi rifiutare un brindisi? Remus, Sirius sta rifiutando un brindisi!-
-Non l’ho rifiutato, semplicemente non capisco per cosa lo vuoi fare!-
-Remus, vieni qui! Vieni qui!-
-James? Che sta succedendo?-
-Chiama anche Peter!-
-Sono dietro di te, James.-
-Bene. Benissimo.-

James passa un bicchiere pieno di un liquido chiaro ad ognuno di loro, un sorriso entusiasta sulle labbra.
Sirius, che è stato sdraiato fino ad adesso, si tira su spazzolandosi da dietro le spalle i granelli di sabbia residui e un po’ ne finiscono addosso a Remus, che si gira e lo guarda male, guadagnandosi un’alzata di spalle innocente.

-Adesso posso sapere perché mi fai bere alle tre del pomeriggio?-
-Non rompere Sirius e aspetta.-
-Oh, al diavolo!-
-Bene. Vi faccio brindare perché sono riuscito, dopo una meditazione di soli tre giorni, di chiedere a Lily di sposarmi...-
-Ha accettato?-
-Non interrompere, Coda. E’ nel momento in cui ci dice che lei l’ha rifiutato e lasciato...-
-Sirius...-
-Era ironia, Remus. Lo vedi quant’è bianco, sì? Sembra che abbia appena vomitato invece di aver passato la giornata sotto al sole...-
-Dicevo, comunque. E beh, in effetti la meditazione durava da più giorni, ma comunque... Lily ha accettato!-
-James!-
-Cosa?-
-Sono così contento per te!-
-Grazie, Remus.-
-Sono sconvolto, ma me l’aspettavo. Quindi... ahh. Potter, non è che adesso mi diventi responsabile?-
-Tranquillo, Sirius, non vado mica in guerra. Mi sposo e basta.-
-Quindi brindiamo per un felice matrimonio!-
-No, Coda.-
-E per cosa, allora?-
-Perché quando le chiederò di poter invitare anche alcune mie ex-ragazze ma anche ex-compagne di squadra al matrimonio io possa metterci meno di tre giorni prima di decidermi di farlo!-

Le risate squassano l’aria e i bicchieri tintinnano, mentre James incrocia il suo braccio con quello di Sirius e poi con quelli degli altri due, facendo cozzare i bicchieri una seconda volta solo con un movimento contorto del polso. Bevono e il liquore brucia loro le gole solo per un istante.
James si butta con la schiena per terra e guarda Remus che fa evanescere il bicchiere di Sirius.
Dall’alto, un paio di gambe chiare si avvicinano e James riconosce il pareo azzurro che ha regalato a Lily.
Il sole, sopra di loro, splende come non mai.

 

Novembre, 1995
Grimmauld Place n.12, Londra


-Continuerà a esistere, Sirius.-
-Chi?-
-Lo sai chi. James.-
-Non ne sono sicuro, sai?-
-Io sì.-
-Come lo sai?-
-E’ rimasto in noi.-

Bevvero di nuovo un sorso, mentre Sirius strofinava di nuovo i piedi l’uno contro l’altro.
Cominciava proprio a fare freddo, pensò.









Writ's Corner
Quanto tempo che non scrivevo di HP.
Mi sembra passato un secolo. E invece no.
E' una storia triste, con un po' di comicità.
Gesti che scatenano ricordi.
Io non la vedo come una Slash, ma del resto voi potete interpretarla come volete.
E' una storia un po' strana, diversa eppure -temo- con dei personaggi molto stereotipati.
Spero vi sia piaciuta.

Writ

Ps: se volete contattarmi o fare qualunque altra cosa, seguitemi su Twitter!
Sono Writ96

   
 
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