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Autore: SapphireLily    21/09/2012    1 recensioni
Gabrielle sorrise comprensiva, e interruppe il signor Weasley, che stava per pormi un'altra ridicola domanda.
-
Voresti... ehm, come si disce?... Ballare?-.
Nonostante sapessi di non essere il miglior ballerino del mondo, accettai immediatamente.

[Dudley/Gabrielle; Dudley centric]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dudley Dursley, Famiglia Weasley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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una notte magica
Questa storia faceva parte di una serie di racconti che però per due motivi non ho voglia di aggiornare: prima di tutto, perchè ho perso da tempo quelli che avevo scritto a parte i due già pubblicati, e secondo, non avevo voglia di riscriverli, perchè non ho più l'ispirazione.
Questo primo racconto l'ho sistemato correggendo gli errori e migliorandone l'aspetto.
Ah, e ho anche reso l'ascento di Gabrielle ancora più francese.
Così, perchè mi andava.
Buona lettura!

Una notte magica


Ho odiato Harry Potter per anni.
Non so, forse l'odio mi era stato trasmesso dai miei genitori, così convinti che la magia fosse il male da convincere anche me.
La magia è male, e i maghi sono mostri che vogliono solo farci soffrire.
Ma è stato all'età di quindici anni che ho finalmente capito che per quanto anche lui mi odiasse la colpa era solo mia, e che lui non mi avrebbe mai fatto del male.
Siamo sempre stati diversi io e lui.
Io ero così straordinariamente arrogante e viziato, oppresso dai miei genitori tanto amorevoli da essere soffocanti, incapace di amarli perchè troppo impegnato ad amare me stesso e a ingozzarmi come un maiale.
Lui era straordinariamente innocente e umile, torturato da me e dalla mia famiglia, rimasto orfano da genitori che senz'altro sarebbero stati migliori dei miei.
Nonostante ciò, lui non mi avrebbe mai fatto del male.

Me ne accorsi quel caldo giorno di agosto, quando la sera stava scivolando tra le case di Little Whinging accompagnata dal tramonto.
Eravamo veramente nemici, ognuno riusciva a colpire l'orgoglio dell'altro: ma in fondo come facevo a sapere che quel Cedric che lui nominava nel buio della notte, quando chiamava i suoi genitori, era davvero morto?
Forse sono stato davvero crudele, ma allora ero così, e me ne vergogno.
La paura che provai quando mi puntò contro la bacchetta la provo ancora, ma ormai è solo per istinto, perchè so che è stata proprio quella bacchetta a salvarmi, quella terribile sera.
Non vidi più niente, ma non era il terrore di essere diventato cieco a tormentarmi, ma quel freddo che iniziava a filtrare nella mia maglietta sudaticcia.
Era sempre più freddo, nonostante fino a qualche minuto prima avessi un caldo spaventoso.
Harry mi aveva davvero fatto una fattura?
Davvero aveva osato accecarmi?
E perchè avevo freddo?
Feci la cosa che, come mi spiegò anni avanti Harry, era la più stupida che potessi fare: scappai.
Mi allontanai in fretta da Harry e da quella bacchetta che tanto temevo, che, invece, mi avrebbe salvato.
O forse no.
In fondo è solo quel terribile senso di disperazione che mi fece capire quanto fossi stato stupido fino ad allora, e quanto stupide erano le credenze che avevano i miei genitori riguardo alla magia.
Ma davvero credevo che era stato lui a farlo, a volermi punire -e salvare- moralmente.
In realtà mi salvò solo fisicamente, ma gliene sono davvero grato.

Come dicevo, cambiai.
Ci misi qualche anno, ma infine scoprii che non era tanto terribile abbassarsi a ringraziare.
Riuscivo anche a capire il male che avevo fatto, e abbandonai la solita compagnia con cui giravo a Little Whinging e, appena mi fu possibile, la mia famiglia.
Non riuscivo più a sopportare mia madre e i suoi Didduccio Patatino, e nemmeno l'ignoranza di mio padre.
Mi trovai isolato, ma finalmente lontano dal mio vecchio mondo.
Fu allora che avvenne il miracolo: per qualche motivo, Harry mi invitò ad andare con lui in un posto che chiamava Tana.
Non so perchè, magari aveva capito il mio cambiamento, o forse voleva solo essere gentile.
Il motivo che mi disse era più semplice: l'anniversario della morte di Voldemort.
Mi spiegò come quel terribile mago avrebbe potuto minacciare non solo il mondo magico, ma anche i Babbani.
Mormorò qualcosa su un padre Babbano, ma non lo stavo più ascoltando: io tra maghi?
Naturalmente non ci sarebbero stati i miei genitori, ancora attaccati alla loro visione medievale della magia, e questa era una buona cosa.
Ma non conoscevo nessuno, e di starmene attaccato a Harry per tutta la serata non ne avevo una gran voglia.
Qualcosa però mi portava ad accettare.

La Tana era un vero e proprio porcile (e non voglio dire che fosse sporca), ma sembrava che i signori Weasley, ormai unici abitanti della dimora, non ci facessero caso.
Era però un posto accogliente, e la signora Weasley, che in seguito mi avrebbe pregato di chiamarla Molly, saltò letteralmente addosso alla moglie di mio cugino per afferrare la piccola Lily, appena nata.
Il piccolo Albus, che sembrava l'unico dei tre piccoli a sopportarmi, mi fu tolto da suo nonno Arthur, meno soffocante della moglie ma altrettanto desideroso di abbracciare i nipoti.
James, per ripicca, iniziò a tirare la gonna di Ginny, che lo prese immediatamente in braccio per consolarlo.
Passo poco tempo, giusto il necessario per spiegare al signor Weasley il funzionamento delle lampade, che con un sonoro crac comparvero in giardino i migliori amici di Harry, Ron ed Hermione.
Lei aveva un visibilissimo pancione, che portava con il sorriso.
Lui un visibilissimo odio per me, dati gli sguardi che mi lanciava mentre riprendevo in braccio Al per far spazio tra le braccia di Arthur alla figlia dei due, Rose.
-Come stai Hermione?- chiese preoccupata la signora Weasley, precipitandosi dalla nuora.
-Benissimo, Molly, mai sentita meglio!- rispose lei con sincerità, ma la suocera non ne sembrava convinta, dato che continuò a passeggiarle attorno.
Terzo crac, e apparve una nuova famigliola.
Il padre doveva aver avuto un grave incidente, perchè gli mancava un orecchio.
La madre era scura di pelle, e teneva in braccio una bambina che le assomigliava molto, mentre un ragazzino le girava attorno.
Credo che in tutta la serata sia stata l'apparizione accolta in modo più strano, perchè la signora Weasley guardò il figlio appena arrivato con malinconia e il marito le dovette stringere le spalle per rassicurarla.
La pausa fu davvero breve, perchè con un sonoro crac, molto più forte degli altri, apparvero un altro uomo dai capelli rossi con due bambine ai fianchi, spiegando che la moglie non poteva venire, e suo fratello maggiore, che portava molti segni di bruciature sulle braccia.
L'ultima apparizione fu la migliore.
Il fratello maggiore arrivò in ritardo, portandosi però dietro una famiglia più allargata.
Bill era strano, credo che il suo abbigliamento avrebbe fatto svenire mia madre.
Sua moglie Fleur era bellissima, come i suoi figli, e i suoi genitori, ma non era quello che la rese la migliore apparizione.
Era sua sorella Gabrielle.
Assomigliava molto a Fleur, ma era più giovane e aveva un aspetto meno altezzoso.
Era sempicemente stupenda.

La musica risuonava da qualche parte, sicuramente per una magia di cui non volevo sapere niente.
L'avevo persa di vista, e quel che è peggio il signor Weasley non la smetteva di tormentarmi con le sue domande sul mondo dei Babbani.
-Si, fa anche le moltiplicazioni- sbottai irritato all'ennesima domanda sulle calcolatrici, e Arthur mi guardò ammirato.
-Dudlì?-.
Era la voce più dolce che avessi mai sentito, e apparteneva all'unica persona che volevo vedere in quel momento.
-Si?- risposi incantato.
Tutta quella magia non aveva un bell'effetto su di me, mi sembrava di galleggiare, e invece ero sempre ancorato alla mia sedia.
-Piascere, io sono Gabrielle, la sorella di Fleur-.
Mi veniva da ridere, la somiglianza era così palese che non c'era nemmeno bisogno di dirlo, ed era venuta accompagnata da lei, quindi era evidentemente la sorella, ma mi trattenni da qualsiasi commento o risatina, non volevo che sparisse.
-Piacere, io sono Dudley- risposi imbarazzato, e diventai subito rosso: ero così impegnato a guardarla che mi ero scordato che mi aveva già chiamato per nome.
Gabrielle sorrise comprensiva, e interruppe il signor Weasley, che stava per pormi un'altra ridicola domanda.
-Voresti... ehm, come si disce?... Ballare?-.
Nonostante sapessi di non essere il miglior ballerino del mondo, accettai immediatamente
-Ti avevo visto in dificoltà,- sussurrò con un'accento che normalmente mi avrebbe fatto ridere, ma che dalla sua bocca usciva come il verso più tenero -e mi sono avviscinata. Il signor Weslì ama i Babbani-.
Improvvisamente mi sentii un'idiota totale, come un ragazzino in piscina che si accorge di essere l'unico dei suoi amici a non saper nuotare.
Mi sentivo sprofondare dalla vergogna, lei doveva saper fare qualsiasi cosa con la bacchetta che avevo sentito nella sua tasca quando l'avevo presa per i fianchi, mentre io non sarei mai stato capace nemmeno di, che ne so,  trasformare un topo in una forchetta.
Davvero patetico.
Lei sembrò intuire il mio stato d'animo, perchè mormorò:-Anche a me piasciono i Babbani-.

Mi sedetti sulla prima sedia che mi capitò a tiro, ben lontano dal signor Weasley, mentre lei andava a parlare con la sorella.
Mi sentivo il viso in fiamme, e mi ringraziai per la palestra fatta in quegli anni, perchè con la mia vecchia stazza non sarei mai riuscito a ballare per tanto tempo.
Era molto tardi, e mi chiesi se Harry più tardi mi avrebbe potuto portare a casa con mezzi non esattamente Babbani: gli autobus a quell'ora erano affollati di gente poco per bene.
Mio cugino si sedette con un sorrisino al mio fianco e sussurrò:-Eh, il fascino delle Veela...-
Lo guardai storto, come per chiedergli spiegazioni.
-Gabrielle.- arrossii alla sua risposta, ma lui continuò- E' per un quarto Veela. Sono creature a cui non si resiste tanto facilmente. Se fosse una Veela a quest'ora avresti già dichiarato che fra due giorni diventerai Primo Ministro-. 
Ignorai la risatina che mi fece e cercai di capire, ma lasciai ben presto perdere.

-Harry!-.
Lui si voltò verso di me e lo raggiunsi.
-Dimmi-.
-Mi dovresti portare a casa. Sai, io abito lontano e non so fare quel coso del crac da solo-.
Mi guardò perplesso, poi capì cosa intendevo e annuì.
-Dudlì!-.
La vidi correre verso di me, i capelli argentei che volteggiavano nell'aria.
-Ti accompanio io!- si offrì lei scostando Harry, abbastanza sconvolto.
-O-ok- accettai perplesso, arrossendo.
Ginny sembrava divertirsi molto alle spalle di Gabrielle, e cercai di trattenermi quando George fece un'imitazione di Gabrielle facendo quasi cadere Percy e risultando incredibilmente somigliante.
Forse avevo fatto bene ad accettare di andare alla Tana.
  
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