Anime & Manga > Dragon Ball
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Autore: Eman    21/09/2012    0 recensioni
< Tutto qui? > disse con voce divertita, l'allarme di una macchina suonava lontano.
< Perchè non mi uccidi e basta? > un pugnale le si piantò nel petto quando cercò di riprendere fiato. Strinse i pugni e si costrinse a non gemere.
< E avrei fatto tutto questo solo per ucciderti così velocemente? > allargò le braccia indicando il paesaggio davanti a sé. Morte e dolore era ora la città.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La circondava il buio. Denso e pesante. Un lontano bip si sentiva echeggiare in lontananza, il suono era fioco come il verso di un animale morente. Non c'era motivo per aprire gli occhi, non ancora.

 

***

 

Il tocco di un oggetto freddo la destò dal torpore regalatole dalla morfina. Ariel si alzò a sedere di scatto e l'infermiere chino su di lei emise uno strillo di sorpresa, quando la paziente afferrò la mano con la quale la stava toccando.

< S..sono un infermiere > farfugliò con gli occhi sbarrati dalla paura. Ariel lo guardò con occhio indagatore, indossava una mascherina da chirurgo e una veste azzurro smorto, le mani erano fasciate da spessi guanti bianchi in lattice. Sembrava innocuo. Mortificata lasciò andare la mano dell'uomo.

< Sono venuto a cambiarti le fasciature > disse massaggiandosi il polso arrossato nel punto dove Ariel l'aveva afferrato. La ragazza lo guardò sbattendo le palpebre per numerosi secondi.

< Fasciature? > chiese come se non sapesse il significato della parola.

< Fasciature > confermò l'infermiere indicando la garza bianca sul braccio della paziente. Ariel abbassò gli occhi, guardando il punto indicato dall'infermiere con stupore crescente.

< Come me le sono.... > poi tutto riemerse, un lampo di luce accecante risvegliò i ricordi che la sua mente aveva cercato di nascondere. Iniziò a tremare violentemente, i denti sbattevano l'uno sull'altro producendo un rumore simile al ticchettio di un orologio, le braccia e le mani si muovevano come anguille minacciando seriamente di strappare i tubi di plastica attaccati all'avambraccio. L'infermiere la guardò preoccupato per qualche secondo prima che la sua formazione professionale avesse la meglio. Chiamò altri due colleghi e mentre questi cercavano con la forza di bloccare il tremito della paziente, l'altro provvide ad aumentarle la dose di morfina nel sangue. Questo fece subito effetto e Ariel si riaddormentò.

 

***

 

Ottobre incedette con passo svelto portando con sé una fresca brezza autunnale che cullava le foglie dorate posandole dolcemente sul terreno. Il sole era ancora luminoso in cielo e combatteva fieramente la densa nebbia mattutina che ammantava il paesaggio.

Fu in uno di quei giorni che Ariel decise di riaprire gli occhi. Aveva avuto modo di pensare a quello che era successo e anche se, la mente rallentata dalla morfina, aveva faticato a raggiungere grossi risultati, aveva accettato l'idea del suo fallimento. Era arrivata all'egoistica conclusione che poco importasse l'aver salvato parte della popolazione della cittadina, perchè aveva fallito il suo compito: salvare le persone che aveva giurato di proteggere. Aveva meditato a lungo sulla punizione e alla fine aveva concluso che avrebbe scontato la pena solo rimanendo in vita. La colpa l'avrebbe accompagnata ogni singolo giorno, come un marchio invisibile che la corrodeva.

Non era riuscita a salvare la sua famiglia da Lmar, ma avrebbe fatto il possibile perchè altri non subissero il loro stesso destino. La sua vita, il suo corpo nulla le apparteneva più, erano solo mezzi utili per ripagare il suo debito verso la sua famiglia,

L'infermiere entrò in quel momento e vedendola sveglia si gettò a prendere una siringa e riempirla di un liquido trasparente. Strizzò gli occhi, tenendoli fissi su di lei, pronto ad iniettare un'altra dose di morfina nel caso Ariel avesse un altro attacco. La ragazza lo guardò con un sorriso triste.

< Non mi succederà niente > lo tranquillizzò. L'infermiere la guardò con aria diffidente senza lasciare la sua postazione, poi annuì e di malavoglia posò la siringa.

< Fasciature? > chiese Ariel sollevando il braccio, in un tentativo di allentare l'atmosfera di tensione. L'infermiere aveva ancora i nervi a fior di pelle e una grossa arteria sul collo pompava freneticamente il sangue al cervello quando rispose: < No, veramente oggi era venuto semplicemente a controllare i tuoi valori > disse indicando un piccolo schermo che segnava i battiti cardiaci di Ariel < ma dato che sei sveglia ti porterò anche qualcosa da mangiare >

Ariel non aveva voglia di ingerire niente, ma si sentiva debole e il suo istinto di sopravvivenza le impose di mangiare qualcosa. Annuì e l'infermiere, compiaciuto, lasciò la stanza.

Ritorno pochi minuti dopo con un carrello e le porse un piatto fumante.

< Brodino? > chiese sconsolata Ariel arricciando il naso

< E' l'unica cosa che il tuo stomaco può reggere in questo momento > rispose in tono professionale l'infermiere.

< Da quanto tempo sono qui? > chiese mentre immergeva il cucchiaio nella brodaglia bollente, pezzettini di carne e verdura galleggiavano placidi e poco invitanti sulla superficie untuosa della minestra.

< Circa tre settimane, le tue ferite sono guarite molto velocemente >

< Tre settimane? Cosa è successo intanto? > mentre parlava si ficcò una cucchiaiata di minestra in bocca, il sapore era decisamente meglio di quanto si sarebbe aspettata e il suo stomaco si aprì accogliendo la densa brodaglia.

< La città è in via di ristrutturazione, hanno fatto grandi progressi. Mi dispiace per quello che ti è successo > lo sguardo dell'infermiere si rattristò < ho saputo che non è solo morto tuo fratello quel giorno >

Ariel guardò in basso torturandosi le mani, non aveva voglia di evocare quei demoni < Sì, grazie > rispose in tono sommesso. Notò una profonda compassione negli occhi dell'infermiere che la mise a disagio
 < Non sono in un ospedale, vero ? > chiese per cambiare discorso guardandosi intorno

< No, i giornalisti erano diventati un problema piuttosto serio. Abbiamo deciso di trasferirti qui a loro insaputa >. Ariel annuì pensierosa.

< La lascio da sola adesso > passerò dopo a riprendere la tazza.

 

I giorni passarono noiosi e Ariel si ritrovò a pensare più volte a scappare da quel posto. Non era nella sua forma migliore e il riposo forzato stava indebolendo notevolmente la muscolatura, questo sarebbe potuto diventare un grosso problema.

Il cielo era ricoperto da una spessa coltre di minacciose nubi scure, quando l'infermiere entrò a passi pesanti nella sala, il volto era arrossato probabilmente a causa di una accesa discussione.

< Hai degli ospiti > annunciò laconicamente. Ariel lo guardò stupita.

< Non ero in una specie di posto segreto? >

< A quanto pare non così segreto > sembrava sinceramente infastidito che qualcuno avesse trovato Ariel. Non poteva negare una visita dato che la paziente non era più in condizioni gravi, questo a meno che la stessa interessata non avesse espresso la volontà di non ricevere nessuno. Lui la fissò in attesa di una risposta

< Va bene, falli entrare >. L'infermiere sembrò deluso, ma fece un cenno d'assenso e uscì dalla stanza.

Ariel aveva appena iniziato a vagare con la mente immaginando chi potesse essere, quando due figure si affacciarono alla porta. La rara luce che entrava dalla finestra disegnava le forme di due corpi possenti che si allungavano verso il soffitto con capigliature che sembravano vincere la gravità terrestre. Uno dei due si avvicinò al letto mentre l'altro poggiò la schiena allo stipite della porta e a braccia incrociate iniziò a guardarla con una smorfia schifata che sarebbe durata per tutto il loro incontro.

< Ciao Ariel > l'uomo che le parlò era quello che si era avvicinato al suo letto. La voce era leggermente acuta e il tono rivelava un'allegria genuina e infantile. Ariel si ritrovò a rispondere al saluto con un ridicolo sorriso stampato in faccia.

< Io sono Goku... >

< Lo sapevo che sarebbe stata una perdita di tempo, guardala è patetica > interruppe l'uomo alla soglia. Goku girò la testa per guardarlo infastidito per qualche secondo, poi continuò < e quello là dietro è Vegeta, imparerai ad ignorarlo >.

< Cosa volete da me? > chiese Ariel incuriosita

< Capire una cosa > rispose Goku con un sorriso enigmatico.

  
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