Fanfic su artisti musicali > Lydia Paek
Segui la storia  |       
Autore: Mirime Artanis    22/09/2012    4 recensioni
"Non posso proprio vederti così, perché non glielo dici? Mi sembra la cosa più semplice." suggerì Ji Yong cercando di togliermi la coperta sotto la quale mi ero rannicchiata.
"Non posso!" esclamai dalla mia fortezza "Sai com'è lei! 'Dio qui, Dio lì, grazie Signore' e magari finisco per rovinare la nostra amicizia!"
"Ma non siete mai entrate in argomento? Neanche lontanamente? Giusto per sapere cosa pensa a riguardo..." mi domandò, sedendosi sul letto.
"No, mai. Ho paura che possa sospettare qualcosa..." singhiozzai, tirando su rumorosamente col naso.
Ji Yong si spazientì e prese a colpirmi su un braccio da sopra la coperta.
"Oh, ma sei coglione? Ma guarda 'sto stronzo, va'!" inveii scoprendomi per guardarlo adirata.
"Questa è la mia Mina!" mi rispose, sfoderando uno dei suoi magnifici sorrisi.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti! Dunque, devo ammettere che sono stata parecchio indecisa sulla categoria in cui pubblicare questa storia, giacché è una fanfic, ma i personaggi sono moderatamente noti (credo li conoscano giusto chi segue i vari accounts twitter dei BigBang, chi seguiva le trasmissioni "So you think you can dance?" e "America's Best Dance Crew", qualche fans delle 2NE1 e qualcuno che li ha conosciuti, o meglio, conosciutE, per caso)

 
Detto ciò, questa è la prima FF che scrivo e pubblico a distanza di un lustro, perciò, per cortesia, siate clementi con me! 
Vi invito a recensire, giacché mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate e se avete appunti da farmi, specie per quanto riguarda la grafica.
Scusate le parolacce e il carattere della protagonista... chi la conosce, però, sa che la rispecchia abbastanza [LOL]
Buona lettura, spero vi divertiate!


[Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.]



1. One of a kind


Fotografai le ultime caramelle e schifezze varie che avevo comprato, prima di ficcarle velocemente nella tracolla e uscire da quel letamaio che ancora osavo definire "casa".
Ji Yong mi avrebbe rimproverata di nuovo, se avesse visto in quali pietose condizioni verteva la mia stanza: d'altronde avevo finito giusto quella mattina le tavole che stavo andando a consegnare all'editor, quindi non avevo proprio potuto pulire e sistemare. 
Non che lo avrei fatto, se anche ne avessi avuto il tempo.
Salii in macchina, abbandonando sul sedile del passeggero la borsa e il tubo portadisegni. D'accordo, forse avrei almeno potuto togliere dall'abitacolo dell'auto le carte delle merendine e i peli di gatto, ma, che cazzo, una donna adesso non può neanche essere disordinata? Ognuno ha le sue debolezze, no?
Prima di partire, pubblicai su instagram la foto appena fatta: era venuta un po' buia, ma pazienza, tanto i super effettoni avrebbero aggiustato tutto.
Misi in moto, uscendo dal parcheggio di casa con quel riconoscibilissimo cassonetto di Panda giallo uovo sul cui cofano avevo serigrafato la scritta "Fresher than a MuhfuckA!" 
Boia se è figa quella macchina! Ventotto anni, centosettantaseimila chilometri e mai una volta che mi abbia tradito fermandosi in mezzo alla strada! E poi i sedili tigrati danno quel tocco chic, insieme ai dadoni neri di peluche appesi allo specchietto retrovisore.
Devo ammetterlo, non è che fossi proprio attenta alla strada quando per poco non investii un ragazzetto in bicicletta perché mi era sbucato d'improvviso dalla destra, attraversando la carreggiata. Era colpa sua, però! Aveva il semaforo rosso, doveva fermarsi!
"Ehi, nonnetta! Sarebbe il caso che guidasse la badante al posto tuo!" mi gridò contro facendo una smorfia.
Tirai giù il finestrino, cacciando fuori le mani e mandandolo a fanculo con entrambe le dita medie.
"Se non sai andare in bici, stronzo, è bene che ti mettano sotto! Vai a farti fottere!"
Quello neanche mi ascoltò, andandosene via veloce, in compenso lo fecero quelli che stavano in coda dietro di me ed iniziarono a suonarmi il clacson contro.
"Potrebbe muoversi, signorina? Qui c'è gente che deve andare a lavoro!"
Mi sporsi fuori dal finestrino, guardando -arrabbiatissima- quelle sei macchine che mi stavano dietro.
"Sto andando anche io a lavoro, quindi vedete di non rompere il cazzo! Suonatevi il buco del culo la prossima volta!" inveii, tornando in macchina e ripartendo, senza ascoltare cosa mi stessero rispondendo.
Mettersi contro di me dopo tre giorni che non dormo è un grosso, grossissimo errore!
Arrivai in ufficio in tempo per miracolo, per altro lasciando la macchina parcheggiata sui posti adibiti alla sosta dei motorini, ma chi se ne frega, tanto nessuno li usava mai.
"Signorina Kwon! Per fortuna è arrivata!" sospirò il signor Kim, prendendomi per mano e trascinandomi in sala riunioni prima ancora che mi potessi togliere di dosso la giacca e il cappello.
E' necessaria un minimo di presentazione, a questo punto: il signor Kim, 206 cm per 160 kg di peso, è il mio datore di lavoro. Si potrebbe descrivere come uno di quei giganti buoni delle favole: enorme, ma con un sorriso dolcissimo. Non farebbe del male ad una mosca, per quanto le sue braccia e le sue mani, più che ad arti umani, rassomiglino a delle pale da pizza.
Avrebbe anche un nome che vi direi, se solo non me lo fossi dimenticata nel preciso istante in cui si presentò. Di solito non dimentico i nomi, ma, capitemi, ero impegnata, presentandomi, nel salvaguardare la mia mano, giacché avevo paura che me l'avrebbe stritolata, stringendola con la sua. 
Invece la sua stretta fu gentilissima, ma il nome non lo ricordo lo stesso.
Comunque sia, il signor Kim è l'editor di una famosa rivista incentrata sulla diffusione della  filosofia hip-hop e io sono l'illustratrice che si occupa della parte artistica del giornale.
Per quanto gli voglia bene e voglia bene a suo figlio -un marmocchio di otto anni che al momento si aggira sui pattini per la redazione, essendo nel pieno delle vacanze invernali e non potendo rimanere a casa da solo-, in quel momento lo avrei volentieri fatto fuori.
Entrai in sala riunioni, accennando un sorriso imbarazzatissimo mentre mi presentavo, rifiutandomi di spogliarmi di cappello e giacca davanti a tutta quella gente ben vestita e rivelare di avere ancora addosso la maglia del pigiama macchiata di unto, pomodoro e colore acrilico e i capelli sporchi di quattro giorni. Insomma, io dovevo solo passare di lì, consegnare le tavole e andarmene, non presiedere ad una riunione formale!
"Credo di avere un po' di febbre..." mentii piano, fingendo di tossire.
"Uh, signorina Kwon, allora la prego di andare a casa! Mi dispiace non averla avvertita per la riunione, ma se si sente male, basta che mi lasci le tavole, non è necessario che rimanga!"
Annuii, benedicendo l'ingenuità di quell'uomo, lasciando nelle sue mani il tubo portadisegni e dileguandomi, scusandomi più volte con i presenti. 
Ripercorrendo indietro il corridoio, vidi sfrecciare in lontananza il figlio del signor Kim, così affrettai il passo per raggiungerlo.
"Ohi, Schumacher! Ho delle cose per te!" dissi ad alta voce, fermandomi ad un tavolo lì vicino, appoggiando la tracolla.
Il marmocchio si fermò, tornando indietro a bassa velocità.
"Mina noona! Cosa mi hai portato?" mi chiese curioso. Era un bravo bambino, vagamente iperattivo, ma gentile quanto il padre, per cui mi inginocchiai per potergli sistemare la maglia, rimasta a metà dentro i pantaloni e allacciargli meglio la fibbia di un pattino, che era evidentemente troppo allentata. 
Mi si gettò al collo, abbracciandomi. 
"Puzzi un po', ma è okay!" osservò, senza staccarsi. Non riuscii a trattenere un sorriso. "Sì, è possibile" asserii, prima di allontanarlo da me. Non posso non provare un minimo di compassione per quel bambino, la cui madre è morta durante il parto e che è quindi cresciuto solo dal padre.
"Dove sei stata? Non ti ho vista negli ultimi tre giorni e mi sei mancata!" farfugliò.
"Dovevo lavorare, ma adesso sono libera fino a nuovo ordine!" cercai di rassicurarlo.
Annuì in silenzio, forse avrebbe voluto dirmi qualcos'altro, ma non faceva mai i capricci e capiva perfettamente quali fossero le priorità nella vita, nonostante la su età.
"Duuunque" ripresi, alzandomi in piedi ed aprendo la tracolla "vediamo cosa abbiamo qui!"
Curioso com'era, si avvicinò al tavolo, osservando attentamente. 
Tirai fuori diversi pacchetti di caramelle, qualche cioccolatino e un pacco di patatine. I suoi occhi si illuminarono a quella visione.
"Li hai portati per me?" chiese entusiasta.
"Li ho portati per il fratellino più dolce del mondo!" risposi guardandolo. Sembrò pensarci un po' su, prima di chiedere "Sono io?" Annuii ridacchiando a quella domanda, prima di spingere le leccornie verso di lui.
Con un'espressione a metà tra l'estrema contentezza e l'incredulità, mi abbracciò, probabilmente con più forza rispetto al solito per evitare di scivolare dai pattini.
Era normale che gli portassi qualche schifezza da mangiare, ma ogni volta era sempre più riconoscente.
"Noona, quando divento grande, posso sposarti?" chiese, appoggiando il viso su un mio fianco.
"Be', forse dovresti cercare qualche ragazzina della tua età, no? Quando sarai grande abbastanza, io sarò una vecchietta decrepita, quasi!"
Mi guardò e un sorrisetto triste gli si dipinse sul volto, così lo baciai su una guancia e gli aprii un pacchetto di caramelle, perché tornasse a pensare ai dolciumi.
"Se non posso sposarti, allora diventerò uno swagger proprio come te!" disse convinto. 
Gli scompigliai i capelli, prima di richiudere la borsa e rimetterla a tracolla.
"Allora, io devo tornare a casa... mi accompagni fino all'uscita?" gli domandai proprio mentre stava infilandosi in bocca cinque o sei vermi gommosi. Impossibilitato a parlare, annuì, prendendomi per mano e camminando sui freni posteriori per non cadere.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Lydia Paek / Vai alla pagina dell'autore: Mirime Artanis